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Autore: Eneri_Mess    17/01/2018    4 recensioni
« … Papà? »
« Vorrei la indossassi come fece tua madre, come Regina del Regno della Sabbia. Penso sia arrivato il momento per me di ritirarmi e lasciarti il trono. Non ho più le forze di un tempo, mentre tu hai dimostrato a me, al nostro popolo, al mondo, che le cose possono cambiare in meglio. Bibi, figlia mia, vuoi fare l’onore a me e al nostro regno di diventare la tredicesima sovrana di Alabasta? »
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nefertari Bibi, Sabo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cow-t, prima settimana, M1 
Prompt: Cerimonia
N° parole: 2020



 

La capitale di Alabasta, Alubarna, era una visione per gli occhi, un tripudio di odori e di festa nell’aria. Con file di lanterne e carovane in visita, le strade della città erano ricche di banchetti che sfoggiavano i prodotti tipici e migliori di tutto il regno, degustazioni di quel vino rinomato o di quel pane croccante; spiedini di frutta erano un omaggio per tutti, per gli avventori, per i turisti capitati in visita per caso o lì a posta per l’evento dell’anno. Forse del secolo. Nelle osterie e nelle piazze, nelle case, da mane a sera, e di notte anche, la gente già ballava, già brindava da giorni.

Hip hip urrà per la Principessa Bibi!

Lunga vita alla Principessa!

Mille di questi regni!

L’euforia era frizzante, contagiosa ma anche col suo lato pesante, per chi la stava vivendo sulla propria pelle.


« Grazie Terracotta, va bene così, non cambiare altro sul vestito. Mi riposo un po’ e più tardi andrò a vedere come sta papà »

Insieme alla porta delle sue stanze, Bibi chiuse anche gli occhi. Ci poggiò la fronte e prese un lungo respiro, presto tramutato in un sospiro. Le parve che con l’uscio appena accostato gli impegni, le voci, gli ordini, gli scalpiccii frettolosi fossero ora a qualche miglio di distanza.

Quando riaprì gli occhi, questi inquadrarono la chiave nella toppa. La girò in un impulso poco calcolato e molto istintivo; sentire il suono limpido del click diede alle sue stanche spalle un momento di sollievo. Per un paio d’ore poteva chiudere fuori il mondo a cui presto avrebbe dovuto dedicare tutta se stessa.

Non era una prospettiva che le dispiaceva in fondo: ci teneva al proprio ruolo, di Principessa prima e di Regina di lì a poche ore. Voleva cambiare le cose, lo voleva dal profondo, dal corpo che ancora riportava i segni delle sue missioni in incognito nella Baroque Works, all’anima, dove custodiva i segreti e i giorni trascorsi con le persone che le avevano toccato il cuore. Avrebbe dato un nuovo volto alla realtà che vivevano anche per loro, anche se per tutti erano dei criminali per il vessillo nero svettante sulla loro nave.

Ma si trattava di fare un passo alla volta, di procedere su una strada sempre in salita, senza perdere fiato; e uno dei passi più importante sarebbe stato quello del giorno dopo.

La cerimonia di incoronazione a Regina di Alabasta.

Il solo pensarlo la fece vibrare. Aveva i brividi da giorni, settimane, da quando suo padre l’aveva invitata nella propria stanza quasi tre mesi prima, dopo cena, per parlare di questioni importanti. Ad attenderla insieme al genitore c’era stata una sorpresa che, così presa com’era dal suo ruolo di Principessa e ambasciatrice, l’aveva lasciata interdetta.

Depositata su un cuscino di preziosa stoffa arabescata, con nappine dorate, la corona portata da sua madre Titi brillava al chiarore delle lampade serali. Le pietre incastonate e l’oro della montatura erano esattamente come Bibi ricordava e il petto le si strinse per le memorie d’improvviso riportate a galla.

« … Papà? »

« Vorrei la indossassi come fece tua madre, come Regina del Regno della Sabbia. Penso sia arrivato il momento per me di ritirarmi e lasciarti il trono. Non ho più le forze di un tempo, mentre tu hai dimostrato a me, al nostro popolo, al mondo, che le cose possono cambiare in meglio. Bibi, figlia mia, vuoi fare l’onore a me e al nostro regno di diventare la tredicesima sovrana di Alabasta? »

Aveva risposto di sì.

Stordita dalle emozioni, commossa, abbracciata a suo padre, aveva detto sì.

Il sì più importante della sua vita.

Ora, a poche ore dalla legittimazione e dalla consacrazione di quella sera, Bibi non stava dubitando della propria scelta, né del futuro. Era semplicemente stanca dalle lunghe giornate, dalle trattative, dai convenevoli e soprattutto dai preparativi.

Tutti erano in festa, tutti erano gioiosi, ma tutti erano anche così invadenti che aveva dovuto relegare il suo piccolo segreto, il suo piccolo spiraglio di vita personale, di cui nessuno era a conoscenza, a sprazzi di momenti tanto brevi da essere appena refoli di vento a scompigliare i capelli mentre ci si scambiava uno sguardo, un abbraccio, a malapena un bacio.

Forse era il modo che il destino stava usando per dirle che doveva smettere e mettere da parte quella felicità egoistica di cui non aveva fatto parola a nessuno, né con suo padre né con la sua guardia del corpo Pell, e nemmeno accennato a quell’amica di penna, crittografata, che era Nami, e che aveva intuito ci fosse qualcuno ma non aveva insistito a sapere chi fosse il fortunato con in mano il suo cuore.

La stessa mano che le si poggiò su un fianco mentre labbra gentili le posavano un bacio tra i capelli.

« Bentornata, mia Regina »

Il primo, innocente bacio divenne presto una scia goliardicamente insistente, come le braccia in cui si trovò circondata, stretta contro il petto che amava. Bibi ridacchiò di quell’assalto affettivo e del lieve solletico.

« Smett-- Dai, ahahah-! E non sono ancora Re-- Regina! »

« Se lo affermi così mi trovo costretto a insistere con le mie argomentazioni »

Le dita sul suo fianco presero a muoversi e il solletico divenne reale. La Principessa di Alabasta lasciò andare una risata viva e felice, senza il pensiero di essere udita, senza il peso del futuro sulle spalle.

« Sabo piantala! Per favore! » rise ancora, sentendo che non avrebbe mai voluto che niente di quella bolla intima e dolce cessasse.

« Ogni suo desiderio è un ordine mia Regina. A malincuore »

Anche se il ragazzo smise la tortura giocosa, non si staccarono. Bibi si rigirò nel suo abbraccio per trovarsi occhi negli occhi. Sabo non aveva lo stesso sguardo di quando si erano conosciuti, nella confusione di polvere e urla di una rivolta orchestrata dalla Baroque Works; quella volta era stato uno sguardo penetrante, serio, e con una muta consapevolezza a colpirla e lasciarla senza fiato.

So chi sei, conosco il tuo segreto diceva, e lei si era spaventata, timorosa che la propria copertura fosse saltata, che il suo progetto di salvare il proprio paese fosse andato in fumo così presto. Quello che non si era aspettata era il sorriso che era seguito, la mano tesa, porta con la stessa gentilezza con cui la toccava ancora a distanza di anni, e l’invito a fidarsi di lui.

Lo sguardo di Sabo si era addolcito col tempo, con gli avvenimenti che erano seguiti, con gli abbracci, prima amichevoli e via via sempre più intimi. Bibi osservava mutarlo a seconda dell’argomento in discussione e ogni volta che finiva su di lei, ecco che notava un guizzo agli angoli, renderli più teneri come se la stesse sfiorando con una piuma.

Se avesse dato retta a quella vocina della testa, nel petto, nel piccolo tremito delle mani, forse Bibi avrebbe dovuto dirgli basta per sempre. Non guardarmi così. Non innamorarti più di quanto tu non lo sia già.

Non che per lei fosse diverso. E neanche che non ne avessero parlato.

Forse proprio uno dei motivi per cui Bibi sentiva di non potersi realmente separare dal Rivoluzionario era l’intesa, il capirsi, il fidarsi reciproco che avevano instaurato. Adoravano parlare. Per ore avevano chiacchierato nelle lunghe notti in cui Bibi sgattaiolava via dall’attenzione vigile di Igaram per incontrarsi con quel ragazzo che voleva aiutarla, quando si sentiva sola e schiacciata dalla prepotenza altrui; per mesi lui l’aveva ascoltata illustrare i suoi progetti per la capitale, il regno, il mondo. Per giorni lei gli era stata vicino quando si era sfogato per la morte del fratello. Entrambi sembravano esporre ogni cosa tenendo in mano ciò che di più caro avevano, così che l’altro potesse vedere, in un gesto sincero di condivisione.

Che a questa intesa fossero seguite notti d’amore, troppo spesso brevi e con l’obbligo di Sabo di dileguarsi prima del chiarore dell’alba, per Bibi era stata una conseguenza naturale, in parte voluta, in parte una chimica che aveva raggiunto la reazione finale e stabile degli elementi che la costituivano.

Anche se per qualcuno quella relazione avrebbe potuto essere motivo di vergogna o scandalo, per lei rimaneva un tesoro prezioso a cui non avrebbe potuto rinunciare.

« Pensierosa per domani? »

Le parole di Sabo, sussurrate all’orecchio al seguito di un altro bacio, sulla tempia, la riportarono alla realtà. Gli strinse le dita sulle braccia, per sentirlo reale, un sostegno di cui aveva bisogno.

« Stanca. Sarà una giornata interminabile » ma lo disse col sorriso.

« Sarà una giornata indimenticabile »

Entrambi risero.

« Riesci a farmi sentire come se domani non fosse il giorno più importante della mia vita »

« Sono un maestro nel rassicurarti, lo sappiamo entrambi » scherzò lui, ma non senza una nota di orgoglio. « Domani sarai meravigliosa, e chiunque nutra ancora dubbi nei tuoi confronti e nei tuoi propositi resterà abbagliato dal tuo splendore e, soprattutto, dalla tua fermezza. Sarai una Regina che rimarrà indelebile nei libri di storia, Bibi »

Bibi non riuscì a rispondergli, mentre sentiva quelle parole scenderle nel petto come miele, un’ambrosia con cui il cuore prese a batterle all’impazzata. E impaziente. Di cosa, non lo sapeva. Di lui, della prospettiva nelle sue parole, del calore e l’affetto con cui le aveva dette.

Riuscì a ricambiare solo abbracciandolo, così forte da perdere lei stessa il fiato, affondando il viso nella sua spalla.

« Ci sarai domani? » chiese, in un desiderio spontaneo e altrettanto martellante. Sapeva che se gli avesse detto di no avrebbe dovuto farsene una ragione. Era pericoloso, era inconcepibile, era proibitivo.

« Certo, mia Regina »

Tutti moniti che il Rivoluzionario avrebbe elegantemente scavalcato in barba a leggi e inconciliabilità.

Bibi non riuscì a non sospirare con un po’ di rinnovata leggerezza e a preoccuparsi seriamente. Sapeva che avrebbe trovato un modo, non doveva dubitare.

Lo pizzicò sotto la giacca, alzandosi sulle punte dei piedi per baciarlo di nuovo.

« Sabo, ancora non sono Regina » tornò a precisare scherzosa. Affrontare il mondo in quel momento sarebbe stata una passeggiata in riva al mare, a osservare l’orizzonte terso e a sentire le onde tra i piedi, lasciando insieme orme nella sabbia.

Il sorriso del ragazzo andò sciogliendosi lentamente, fino a sfiorarle con le labbra il dorso della mano che si portò al viso. Nello sguardo che la fissava riaffiorò la stessa serietà e sicurezza che di lui aveva conosciuto la prima volta.

« Non sarà una corona a fare di te una Regina ai miei occhi, Bibi. È già successo molto tempo fa »


La cerimonia di incoronazione fu fastosa quanto i preparativi diedero a intendere.

Le decorazioni furono anche più belle del matrimonio tra Re Cobra e la consorte Titi, a detta di Terracotta, in lacrime tra le braccia del marito, piegato anche lui dall’emozione.

I lumacofoni dei giornalisti erano stati attivi dalle prime luci dell’alba, a trasmettere per tutta la Grand Line, forse anche nei quattro mari, la cronaca di quel giorno. Lampi di flash, voci risonanti, maxi schermi montati sulle mura del palazzo e in giro per la città, così che nessuno potesse perdersi il momento solenne. Tutto era perfetto, tutto sarebbe stato indimenticabile, come preannunciato. Probabilmente per giorni, mesi, non si sarebbe parlato d’altro.

La principessa Bibi sfilò davanti al proprio popolo, ai re giunti dei regni limitrofi, ai funzionari del Governo Mondiale e della Marina, a chi aveva navigato fino ai lidi del Regno della Sabbia per l’occasione; camminò davanti alle persone fedeli che le erano state al fianco fin dalla nascita e procedette dinanzi al genitore che tanto amava. Camminò a spalle e capo ritto, col sorriso che la distingueva, più incantevole dei monili di cui era adorna.

Passò anche davanti a Sabo, al suo aspetto camuffato che celava il loro segreto. Nonostante non potesse averlo al fianco come avrebbe desiderato, o guardarlo, per condividere anche solo con gli occhi l’emozione di quel momento, saperlo lì le bastò.

Si sedette sul trono e guardò di fronte a sé come una regnante.

E poi abbassò lo sguardo, abbracciando la corte, come la Regina che voleva essere.  




°°°
Faccio questa toccata e fuga in sezione tornando con una delle mie (crack) ship preferite, Sabo/Bibi! Non è il massimo (cadute di stile a gogo UU''), buttata giù in una giornata, ma mi è piaciuto questo "ritorno alle origini". 
Grazie di aver letto!
Nefelibata ~
   
 
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