Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mistiy_Ronny    17/01/2018    2 recensioni
"Levi! " il chiamato arrestò i propri passi ma non si voltò.
" Là fuori, noi due ci rincontreremo sotto al sole " la voce tremante dall'emozione giunse così forte e chiara che non c'era bisogno d'aggiungere alcuna altra parola.
Levi andò avanti e un sorriso tirato si disegnò sul suo volto, voleva credere alla promessa silenziosamente stipulata.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Buongiorno a tutti.

Da quanto tempo? Tanto!
Devo scusarmi con tutti coloro che seguono la storia, purtroppo avevo accantonato questo ultimo capitolo, ma finalmente ho avuto il tempo per risistemarlo e pubblicarlo.
Prima di lasciarvi alla lettura, ci tengo a precisare che è presente un salto temporale: le vicende trattate nel testo che leggerete, si collocano dopo il capitolo 70 del manga, per tal motivo sconsiglio a tutti coloro che non seguono con regolarità Hajima di non proseguire la lettura per non cadere nello “Spoiler”.

Un abbraccio
spero di sentirvi

Mistiy


Nulla è finito per sempre


Ti ho visto.

Era una notte limpida, priva di nubi, le stelle brillavano alte assieme alla luna.
Tu volavi utilizzando il 3D, l'arpione si conficcava tra le mura degli edifici e agile come un'aquila volavi, a volte appoggiavi i piedi sui tetti per prendere la rincorsa ed innalzarti sempre più in alto. Io ti stavo dietro tenendo gli occhi fissi sullo stemma stampato sul tuo mantello, le ali della libertà. Quella notte ti calzavano a pennello dato che non riuscivo starti dietro.
Da quando in qua sei diventato così veloce? Diamine, mi avevi fatto venire il fiato corto, lo sai?! Nonostante ciò riuscii a non perderti di vista, persino quando voltasti il capo mostrandomi una parte del tuo viso, sorridesti.
<< Che cavolo ridi?! >> rabbiosa urlai, ma non ridevi di me. Eri semplicemente contento di sentire l'aria scompigliare i riccioli, d'andare controvento.
Continuammo a rincorrere la luna poiché stava sul nostro orizzonte, alta e luminosa come non era mai stata.
Appoggiammo i piedi sulle tegole d'un edificio e mi bastò un'occhiata fugace per capire che non potevamo proseguire: dinnanzi a noi c'era una pianura, una infinita valle erbosa priva di alberi e mura. Il 3D era divenuto inutilizzabile perciò era giunto il momento di voltarci e ripercorrere il tragitto intrapreso, ma tu non condividevi la mia idea perchè ti vidi correre. Quando capii che volevi gettarti nella valle gridai << fermati >>
Non ubbidisti, anzi …
<< Pazzo! >> sbraitai.
Quando giungesti alla fine delle tegole, saltasti in alto, azionasti il gas, un'altra spinta in alto e ti guardai con terrore, osservai sapendo che ti saresti sfracellato contro il suolo ed io corsi già pronta a soccorrerti ma non avevi bisogno del mio aiuto.
Non sei caduto, anzi ti innalzavi verso l'alto, sempre di più. Volevi raggiungere la luna e il 3D non ti serviva più, ci pensava il vento a sospingerti con leggerezza verso il cielo. Incredula ti guardai svolazzare in aria come un fazzoletto di carta. Ti muovevi un po' a destra, poi a sinistra ma sempre verso l'alto verso quella luna luminosa. Ridevi, diavolo se ridevi! Gioiosa come quella di un bambino privo di pensieri la tua risata echeggiava nella notte. Non resistetti, persino io risi anche se tu t'allontanavi sempre di più

Mi sveglia che era giorno e tu non c'eri.

Se devo essere sincera ti ho visto altre volte.
Due giorni fa mentre camminavo nel paese.
Ti ho visto in armatura camminare assieme a un nostro compagno d'armi. Il mio respiro si bloccò in gola, poi ti focalizzai per comprendere che non eri tu. Era un ragazzo qualsiasi con i capelli ricci, ma non eri tu.

Un altro giorno ti vidi dinnanzi alla vetrina d'una bottega, un altro ancora ti trovai di spalle rivolto verso una bella ragazza, poi in una locanda ma non eri mai tu. Il motivo è ovvio, sei morto due settimane fa. Ero persino presente al funerale.
Mia madre diceva spesso: “ Nulla è finito per sempre”.
I contesti in cui diceva tal frase non lo rimembro, eppure solo oggi a distanza di anni sono entrata in empatia con tal affermazione.
Nulla è finito per sempre.
Anche se tu sei morto, continuerai a riapparire all'improvviso strappandomi il respiro e il cuore. Anche se sei cenere ritornerai a farmi compagnia durante la notte, t'intrufolerai nei miei sogni senza neppure chiedere il permesso. Non c'è niente da fare, sei nel mio animus e non te ne andrai con facilità.


Colta da un brivido di freddo causato dal vento, appoggiò la penna, si voltò per guardare oltre la finestra un cielo cerino. Le nubi scure racchiudevano acqua che non voleva scendere verso terra, eppure il temporale era vicino. Lo sentiva nell'odore del vento che correva lungo gli alberi, l'erba, le case, fino ad arrivare nella sua stanza per scuotere le tende e i capelli.
Un sorriso amaro apparve sulle sue labbra perché le pareva di vedere in quel cielo il riflesso dei suoi occhi. Non aveva pianto per la morte di Trevis, l'intenzione c'era eppure non ci riusciva. Ogni volta che sentiva gli occhi pizzicare, non riusciva a versare quelle stramaledette lacrime liberatorie che forse l'avrebbero fatta sentire un poco leggera.

leggera?!” il pensiero scatenò una risata sgradevole.
L'unica volta in cui si era sentita leggera era quando imitava le aquile, quando volava con 3D al fianco dell'amico. Entrambe le cose non c'erano più.
Toccò la gamba ingessata, il suo secondo motivo per piangere. Era diventata una storpia in così poche ore che ancora non riusciva capacitarsene. Non riusciva a convincersi del fatto che la sua vita era cambiata radicalmente.
Il suo posto non era più tra i combattenti, neppure sotto terra tra i malfamati, allora dove stava?
Levi s'era premurato d'offrirle un appartamento in affitto situato in una campagna del Wall Sinea. Era un luogo pacifico, l'attività principale dei cittadini del paese era l'agricoltura. Stava bene, eppure sapeva di non poter stare lì per sempre. Non poteva dipendere per sempre dall'arbitrio di un uomo.

Riprese la penna in mano per proseguire la scrittura.

Nulla è finito per sempre eppure io devo dirti addio, anche se non sarà difficile, ci devo provare, per andare avanti per realizzare il fatto che non sarai più con me in carne ed ossa. Vivrai nei miei ricordi, nelle cose circostanti, nella mia anima ma non sarai più al mio fianco ad aiutarmi.
Prima di salutarti, voglio dirti come sta proseguendo la mia vita. Mi sento in dovere di raccontartelo dato che sei stato tu a salvarmi.
Al momento vivo qui, in un piccolo paese rurale situato tra le mura Sinea.
È un luogo tranquillo composto da piccole case e fattorie. È stato Levi a procurarmi questo alloggio provvisorio, difatti la casa appartiene a un vecchio signore proprietario d'una fattoria a tre km da qui.
Levi è mio padre,assurdo! L'ho sempre visto sul suo cavallo, negli uffici della legione a comandare tutti i sottoposti con quell'aria perennemente imbronciata ed ora scopro che un uomo del genere è mio padre. Ed io che pensavo d'essere nata da una carogna!
Non so cosa pensare di Levi, onestamente non ho neppure avuto modo di parlare con lui. Il giorno dopo in cui è venuto a tirarmi fuori dalla città sotterranea, mi ha portato in questo luogo poi non l'ho più visto. Forse non vuole avere a che fare con me e come posso biasimarlo?! L'ho minacciato, gli ho detto che l'avrei ucciso se si fosse presentato durante la mia adolescenza! Ahaha …
Non so se voglio ampliare il mio rapporto con lui poiché non mi pare quel tipo di persona affettuosa incline ad entrare in empatia con un altro individuo, eppure pare essere l'unica persona che mi sta aiutando. Levi potrebbe essere l'ultima persona che vuole avere a che fare con me.
Basta divagare, questa è l'ultima volta che ti scrivo, cosa sarà della mia vita .. non ne ho idea, ma il momento è giunto Trevis.
Ti ringrazio per essere stato al mio fianco in tutti questi anni, d'aver sopportato il mio carattere aggressivo, d'aver ignorato i miei costanti insulti perché tu eri bravo a guardare le persone. Eri un ottimo interprete perché tra i miei insulti sprezzanti, riuscivi a scorgere il mio amore per te.
Avevi ragione, ti voglio tanto bene. Te ne vorrò per sempre.

Conoscerti è stato un toccasana per il mio spirito.
Ti abbraccio forte per poi lasciarti andare.
Addio


Un rombo assordante.
Un flash squarciò il cielo nuvoloso.
Il diluvio cominciò


.***.


Piano lasciò chiudere la porta dietro di sé.
Era notte fonda e Levi decise di compiere lentamente i passi, non sapeva se Lysa dormiva, ma non c'era alcuna fonte di luce perciò decise di procedere con cautela.
Afferrò il lume posto sul tavolo della cucina, con un fiammifero l'accese.
Con cipiglio guardò l'ambiente circostante: era il caos totale: ndividuò una pila di stoviglie nel lavello, armadietti aperti, giornali cartacei ammassati sul tavolo, qualche vestito buttato sulle sedie.
Un caos del genere non era ammissibile, anzi era intollerabile secondo gli standard di Levi. Se non fosse stato così stanco avrebbe pulito ma per la prima volta l'idea di cimentarsi nelle faccende casalinghe, non lo allettava affatto. La testa faceva male come i suoi muscoli, troppe cose erano capitate in quei giorni, per l'umanità, per la legione esplorativa, per se stesso. Dopo anni aveva incontrato Kenny, l'uomo che credeva suo padre.
Nei suoi ultimi attimi di vita aveva smentito tale credenza dichiarandogli che era solamente suo zio. Inizialmente s'era sentito sollevato, Kenny era un uomo spregevole e il fatto di non derivare direttamente da lui l'aveva rincuorato.
Kenny era solamente suo zio, non aveva alcun obbligo morale nel stare al suo fianco, anzi aveva fatto già troppo insegnandogli a stare al mondo.

Sarò il figlio di chissà quale puttaniere” pensò fra se e sé ben sapendo che non l'avrebbe mai saputo. In fondo era giusto così, che la sua curiosità non sarebbe mai stata accontentata. Sapeva già che il padre biologico sarebbe stato un cittadino della città sotterranea, perciò una gigantesca delusione. Non ci voleva neppure pensare, voleva solamente vedere Lysa. Intraprese il corridoio in punta di piedi, non continuò in avanti verso il bagno. Si bloccò per aprire con lentezza la porta socchiusa, fu colto da una folata di vento. Pose in avanti la candela, vide la ragazza giacere sul letto, sdraiata sul fianco sul letto. S'affretto per chiudere la finestra sbarrata. Un vento gelido era giunto per rompere il clima primaverile. Non diede della screanzata alla ragazza per essersi addormentata in quel gelo, neppure per non aver mantenuto in uno stato decente l'appartamento, anche la camera come la cucina era immerso nel disordine. Lysa doveva riprendersi doveva adeguarsi alla nuova situazione, come poteva fare qualcosa con quel gesso invadente?

Domani pulirò da cima a fondo la casa, poi assumerò una domestica”

Si accomodò sull'orlo del materasso rivolgendosi verso la ragazza. Sotto la tremolante luce della candela vedeva mezzo volto, la parte mancante sprofondava nel cuscino. Avvicinò di poco la candela e da quel poco che riusciva ad avvistare, lei pareva star bene: respirava, non c'erano tracce di sangue, lo zigomo sotto la luce non era incavato. Non aveva altri indicatori per valutare lo stato di salute della giovane dato che stava raggomitolata su se stessa.
Levi non la svegliò, non le pareva giusto disturbarla per saziare la sua curiosità.
Era stanco e voleva dimenticare il volto bruciato di Kenny. Voleva chiudere gli occhi per qualche minuto così pose la candela sul comodino. Veloce sfilò gli stivali per sdraiarsi sulla schiena. Il letto matrimoniale era abbastanza grande, se ne sarebbe stato lì qualche minuto per poi ritornare negli alloggi della legione.


La luce del lume danzava creando ombre sulle pelli.
Due corpi scoperti dalle lenzuola giacevano sul materasso.
Lei appoggiava il volto sul suo petto, il braccio cingeva la vita del ragazzo. La gamba s'intrecciava alla sua.
Levi la stringeva a sé, non stavano stretti con la paura di perdersi, ma con l'obbiettivo di scaldarsi, per ingannare l'umidità gelida presente nel sottosuolo, per ingannare la solitudine perpetua che li avrebbe colti una volta separatesi.
Erika decise d'interrompere quel silenzio
<< Nulla e finito per sempre, lo sai? >> sussurrò ma Levi non rispose, non osò rispondere con cinismo a quella frase romantica. Si limitò a stringerla più forte a sé


Si svegliò. Aprì e chiuse più d'una volta le palpebre infastidito da un raggio di luce.
Aveva sognato Erika eppure le pareva d'aver vissuto in passato quell'episodio assieme a lei, ma non ne era certo ... era passato trascorso troppo tempo.
Alzò il busto ponendo una mano sullo sguardo per non rimanere accecato dalla luce.
Guardò in basso per accorgersi che Lysa non era sul letto.
Scese di fretta dal materasso, nella stanza non c'era. Entrò nel corridoio per capire che non era situata nel bagno dato che la porta era spalancata. Qualche passo per accertarsi che non stava neppure in cucina.
Lysa pareva essere sparita e fu colto dalla paura di non rivederla mai più.
Decise di non pensare al peggio così infilò gli stivali per uscire dalla casa. Non poteva scappare, la giovane doveva rimettersi in forma, doveva acquisire nuove capacità intellettuali per colmare l'incapacità fisica per crearsi un futuro, per poter essere un giorno autosufficiente e rispettata. Lui sarebbe stato sempre al suo fianco, seppure silente sarebbe stato lì sempre pronto a porgerle la mano nei momenti opportuni. Non poteva essere un buon padre ma poteva pur sempre porgerle aiuti di indole materiale: soldi, una casa, cure mediche … avrebbe avuto tutto!
Camminò tra i pochi passanti.
Levi li squadrava da capo a piedi alla sua ricerca, orientava lo sguardo verso i vasti campi verdi senza vederla. Accelerò il passo e finalmente poté fermarsi; stava a qualche metro dalla strada, seduta tra le spine di grano guardava il cielo tappezzato da qualche stralcio di nuvola bianca.
Piano la raggiunse per sedersi sulle spighe al suo fianco.
Lei non emanò alcuna parola così di sottecchi sbirciò il suo volto osservando il suo profilo caratterizzato da quel naso all'insù. Lei continuava a guardare verso l'alto, come se lui non ci fosse, decise di seguire la traiettoria del suo sguardo per capire cosa vedeva in quel cielo.


Nulla è finito per sempre” ripeté mentalmente Levi la frase detta da Erika. Lei non esisteva più, eppure aveva messo al mondo qualcuno che protraeva la sua esistenza cessata ingiustamente anni fa, nel silenzio della città sotterranea. Lysa era l'ereditaria del sogno di Erika, quello di vivere sotto la luce del sole, senza doversi nascondere come una carogna.
La faglia era il prolungamento dell'essenza di Erika, per tale motivo Levi si sarebbe presa cura di lei.

<< Lysa >> la chiamò e finalmente la ragazza distolse lo sguardo dall'alto per porlo su Levi.
<< Cosa ne pensi del cognome Ackerman? >>
<< Penso che non sia un brutto cognome. >> disse lei in fretta.
Sorrise, la sua schiettezza era così sincera da sembrargli inverosimile.
<< Allora dobbiamo andare entrambi all'ufficio anagrafe. Sei d'accordo? >>
Pensò qualche secondo per poi affermare << sono d'accordo >>.
Levi si alzò in piedi, prese la mano della ragazza pronto per aiutarla, per accompagnarla ovunque.


Fine


Ringrazio tutti voi che avete continuato a seguire la storia. Un ringraziamento speciale lo dedico a tutti coloro che hanno recensito <3 Mistiy
   
 
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