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Autore: Biohazard    17/01/2018    3 recensioni
Sabo va a fare visita alla tomba di Ace, ma farà un incontro inaspettato.
[Smoker/Ace]
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Portuguese D. Ace, Sabo, Smoker | Coppie: Ace/Smoker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NdA:// Era parecchio tempo che non pubblicavo su questo fandom, ma ho avuto ispirazione per questa piccola One Shot su una delle mie coppie preferite e di cui il fandom deficita enormemente. Altri autrici hanno trattato l'argomento, ma volevo dare anch'io il mio contributo. Spero che la fic vi piaccia e sia di vostro gradimento. Saluti!



 

Remember me

 
"...So goodbye for now
And I'll see you again
Some way, somehow
When it's my turn
To go to the other side
I'll hold you again
And melt at your smile..."
(The Disciple-Things left unsaid)





Sabo avanza lentamente sul manto erboso. Il cielo è limpido quel giorno e una leggera brezza gli scompiglia i capelli. Si ferma un attimo e esita, mentre avverte le viscere attorcigliarsi nello stomaco. Succede ogni volta che va a fare visita alla tomba di Ace e non crede che quella sensazione potrà mai passare. Ricomincia a muoversi, un passo dopo l’altro, incessante. Vuole parlare con Ace, dirgli che adesso possiede i poteri del frutto Foco Foco e che la sua volontà continua a vivere in lui e nel loro fratellino Rufy. Comincia ad intravedere le due tombe in lontananza e si ferma, di nuovo, sorpreso. C’è qualcuno seduto davanti alla tomba di Ace, ma è troppo lontano per riuscire a distinguerne la figura. Mano a mano che si avvicina avverte la rabbia salirgli in corpo. Cosa ci fa un marine sulla tomba di suo fratello? Il potere del rogia si risveglia e alcune fiamme involontarie vengono rilasciate dalla punta delle dita. Sono passati due anni, ma il dolore per la perdita di Ace è una ferita viva e pulsante e l’idea che un marine –anzi un vice-ammiraglio- si trovi lì, gli annebbia il cervello, salvo poi ricordare che Garp è l’unico a conoscerne la posizione tra i marines.  Se quell’uomo si trova lì, vuol dire che qualcuno deve avergli rivelato la sua ubicazione. La rabbia comincia a scemare, ma Sabo resta in allerta, è pur sempre ricercato come membro dell’armata rivoluzionaria. 

Arriva alle spalle dell’uomo e lo riconosce: si tratta del vice-ammiraglio Smoker. L’uomo è seduto a gambe incrociate davanti alla tomba di Ace, la jitte è abbandonata sull’erba, tra le labbra c’è l’immancabile sigaro. Sabo vorrebbe dire qualcosa, ma si limita solamente a sedersi poco distante dall’uomo. Il vice-ammiraglio non si muove, né da cenno di aver notato le sua presenza, continua a fissare imperterrito la tomba di suo fratello e mentre lo osserva, si accorge che l’uomo stringe tra le mani una giacca di pelle nera. Sabo sussulta, perché il logo sulla stoffa è inequivocabile e lui sa, guardandolo, che apparteneva ad Ace. L’uomo continua ad ignorarlo, ma lui non riesce più a stare zitto. Apre la bocca per dire qualcosa, ma Smoker lo precede. 

“Sei l’altro fratello del moccioso, vero? Credeva tu fossi morto.” 

Il ragazzo sussulta, solo pochissime persone conoscevano il suo legame con Ace e Rufy. 

“Come lo sai?” 

Smoker si gira a guardarlo e Sabo non può non vedere i pugni che si stringono forte sul tessuto della giacca. Il marine si alza e sia avvicina alla tomba, poggiandovi delicatamente una mano. 

“È stato lui a dirmelo.” 

Benché non lo veda in faccia, le spalle contratte e la voce strozzata sono indizi più che sufficienti, perché la consapevolezza lo colpisca in pieno, rivelando una verità scomoda.  

“Tu e Ace…” 

Smoker gli rivolge un solo sguardo e annuisce. 

Sabo avverte le lacrime iniziare a pungergli gli occhi. 

“Tu eri lì… E lo amavi! Lo amavi e lo hai lasciato morire!” urla alzandosi in piedi. 

 

 

Smoker, da parte sua, continua a fissare quella lapide e vorrebbe gridare. Quel giorno era lì e lo ha visto spegnersi tra le braccia di Cappello di Paglia. Tashigi aveva evitato che commettesse una pazzia, proprio come Sengoku aveva fatto con Garp. 

 

“Ehi vecchio, ho una questione da sistemare, 

ma tornerò presto!” 

 

Ma Ace non aveva mantenuto la sua parola: catturato da Barbanera, il giovane era finito ad Impel Down. Smoker aveva vagliato ogni tentativo per tirarlo fuori di lì, ma senza successo. 

 

“Dove stai andando così mattiniero?” aveva domandato quando, risvegliatosi, aveva trovato Ace già vestito, pronto per la partenza. Era veramente una situazione più unica che rara considerando che spesso doveva cacciarlo dalla propria cabina in malo modo prima che qualche visita inaspettata li facesse scoprire. 

“Ho una questione da sistemare, ma tornerò presto.” Aveva detto prima di sedersi sul bordo del letto e salutarlo con un bacio. 

“Vedi di fare attenzione moccioso.” Aveva soffiato su quelle labbra prima di vederlo uscire di soppiatto dalla finestra. Non aveva più avuto sue notizie per un mese, almeno fino a quando Tashigi non aveva fatto irruzione nel suo ufficio, scaraventando il giornale sulla scrivania. Il sigaro che teneva stretto tra le labbra era caduto sul pavimento, mentre fissava la foto di Ace in prima pagina. Poi tutto era precipitato. 

Si era recato ad Impel Down, chiedendo un interrogatorio privato con Pugno di Fuoco: la scusa era quella di ottenere informazioni su Cappello di Paglia. Richiesta che gli era stata concessa senza troppe domande, grazie all’intervento di Kuzan. In un’altra situazione avrebbe odiato chiedere un favore ad un superiore, ma Kuzan era anche un amico e, nonostante la curiosità, non gli aveva negato la richiesta. Un incontro con Portuguese D. Ace, da soli, in una stanza senza video e audio lumacofoni. Quando aveva varcato la porta della stanza, Ace era già seduto, i polsi bloccati dalle manette di agalmatolite, le spalle ricurve e il capo chino. Smoker aveva il cuore che gli martellava nel petto. Si era seduto di fronte al ragazzo, guardandolo in volto, sembrava molto più vecchio dei suoi vent’anni. 

“Commodoro Smoker saremo qui fuori a sorvegliare la cella. Se ha bisogno di qualcosa non esiti a chiamarci.”  

Non appena la porta si fu richiusa alle spalle delle guardie, Ace alzò gli occhi su di lui. 

“Ce ne hai messo di tempo, vecchio.” Sorrideva. 

Smoker, aveva un groppo in gola: sapeva bene cosa succedeva a Impel Down e a quali terribili torture fossero sottoposti i prigionieri; Ace era un pirata, ma anche un ragazzo e non aveva mai fatto del male agli innocenti. Il lato razionale di Smoker stava cozzando con i sentimenti che provava per il ragazzo. 

“Neanche un – Ace sono contento di rivederti?” 

“In realtà vorrei sapere come ha fatto quella mezza tacca di Barbanera a sconfiggerti.” Disse, accendendosi un sigaro. 

Ace sospirò e iniziò a raccontare del tradimento di Barbanera, del suo inseguimento e del frutto Dark-Dark. 

“È molto più pericoloso di quel che si possa pensare. Guardati le spalle da quell’uomo.” 

“Ti sei messo in un bel guaio questa volta moccioso. Come pensi di uscirne? Hai già un piano?” 

Ace accennò un leggero sorriso. 

“Questa volta sono al capolinea vecchio.” 

“Hai intenzione di arrenderti?” esclamò, alzandosi in piedi. Ace chinò il capo con rassegnazione. 

“Io non sarei mai dovuto venire al mondo, quindi questa non è altro che la chiusura del cerchio.” 

Smoker si alzò, sbattendo le mani sul tavolo. 

“Ehi ragazzino, non so che lavaggio del cervello ti abbiano fatto, ma la devi smettere di dire idiozie.” 

Perché stava dicendo quelle stupidaggini? Era furibondo. 

“Sono il figlio di Gol D. Roger e, per il mondo, non sarei dovuto nascere.” 

Smoker rimase impietrito a quella rivelazione. Il moccioso non solo era un pirata, ma anche il figlio del più pericoloso criminale che fosse mai esistito e di cui aveva assistito l’esecuzione quando era appena un ragazzino. Ora capiva perché il Governo si fosse accanito contro Ace e il perché l’esecuzione fosse pubblica. L’esistenza di Ace era una minaccia che andava estirpata velocemente; il Governo mondiale non avrebbe permesso che la stirpe di Rogers continuasse, anche se a farne le spese sarebbe stato solo un ragazzo, la cui unica colpa era quella di essere venuto al mondo come figlio del Re dei Pirati. 

“Ora che ti ho rivelato la verità so che non proverai altro che ribrezzo e disprezzo nei miei confronti…” lo sentì sussurrare “…ma sappi,” la voce di Ace si era incrinata “sappi che io…io ti-…” Smoker non gli fece terminare la frase, zittendolo con un bacio. Non poteva lasciare che concludesse quell’affermazione, se l’avesse fatto, non avrebbe mai più potuto lasciare la stanza senza Ace e senza commettere qualche stupidaggine, compromettendo qualsiasi tentativo di salvataggio. Lo strinse forte a sé, trascinandolo su freddo pavimento. Il viso di Ace era nascosto nell’incavo del suo collo, mentre lui teneva il viso affondato nei suoi capelli; profumava ancora di mare. 

“Ace” esordì, avvertendo il ragazzo sussultare “non m’importa niente di chi sia tuo padre o che tu sia un pirata, io tengo a te perché…” non era bravo con quelle cose, proprio no. “Perché tu sei tu, sei Ace e io sono felice che tu sia nato.” Il ragazzo aveva alzato lo sguardo su di lui, incredulo. Le lacrime cadevano copiose ai lati del viso. Smoker sorrise appena, appoggiando una mano sul volto del giovane pirata. 

“Sei solo un moccioso.” 

Fu il colpo di grazia per il pirata, che iniziò a singhiozzare tra le sue braccia. Smoker lasciò che si sfogasse, cercando di farsi carico di una parte della sua sofferenza. Quanto dolore si era portato dentro fino a quel momento? Il mondo non era a conoscenza del legame di Ace con Roger, ma non dubitava che  avrebbe chiesto la sua testa se la notizia fosse trapelata. Come si poteva condannare una persona per il solo fatto di essere venuta al mondo? Ace era Ace e non poteva pagare per gli errori di suo padre. 

“Chi è a conoscenza del tuo segreto?” 

“Mio nonno Garp e i miei due fratelli, Rufy e Sabo.” 

“Hai un altro fratello oltre a Cappello di Paglia?”  

“Sì, lo avevo. Ci ha lasciati molto tempo fa.” 

Smoker non domandò altro e lasciò passare alcuni minuti in cui pareva che il ragazzo si fosse tranquillizzato. Lo afferrò per le spalle, guardandolo negli occhi. 

“Ti farò uscire da qui. Non so ancora come, ma ci sto lavorando.” 

“No! Non devi fare niente! Hai capito vecchio? Niente! Non voglio che ci sia una doppia esecuzione quel giorno. Questo è un problema mio e non voglio che tu ne rimanga coinvolto!” 

Ace stava quasi urlando. Smoker fu costretto a mettergli una mano davanti alla bocca. Quando si fu calmato, lasciò la presa. 

“Devi promettermi che non ti metterai in mezzo. Mi hai sentito? Promettimelo.” 

“Sai che non posso farlo.” Rispose, atono. 

“Ma dovrai.” 

Smoker soppesò lentamente cosa dire, fissando il volto teso del pirata. 

“Il Quartier Generale ritiene che Barbabianca farà la sua apparizione per fermare l’esecuzione. Farò la mia parte  e vedrò come si evolverà la situazione. Sappi che se la tua vita dovesse essere in pericolo non esiterò ad attaccare. Non posso prometterti altro.” Guardò l’orologio. “Ora devo andare ragazzino.” 

Si alzarono dal freddo pavimento su cui erano rimasti per almeno quindici minuti, Ace sembrava ancora scosso ed agitato. Smoker lo abbracciò un’ultima volta, depositando un bacio sulla fronte del ragazzo. 

“Ci rivedremo a Marinenford.” 

Quella fu l’ultima volta che parlò con Ace. 

 

 

La battaglia aveva infuriato, violenta e sanguinosa. Quando Cappello di Paglia era praticamente caduto dal cielo con dei fuggitivi di Impel Down, finalmente Smoker aveva intravisto una speranza, che si era concretizzata con la liberazione di Ace. Il suo cuore aveva tirato un sospiro di sollievo, che, purtroppo, era durato troppo poco. Ace, il suo Ace, era morto per salvare la vita di suo fratello. E, anche se lo aveva odiato per averlo fatto, sapeva che quei gesti così avventati, così veri e altruisti, erano una delle caratteristiche che avevano piegato il suo burbero cuore. Non aveva potuto fare nulla: né soccorrerlo, né dirgli addio. Nulla di nulla. Tornato sulla nave si era chiuso in cabina, sfogando la sua frustrazione. Non sapeva neanche dove il Shanks il Rosso aveva portato le due salme. Possibile che non gli fosse permesso neanche visitare la sua tomba? 

Due settimane dopo era arrivata una lettera per lui, firmata semplicemente M.D.R.  e Smoker aveva capito che Cappello di Paglia sapeva. Sulla lettera c’erano solo delle coordinate, ma per lui era stato più che sufficiente. Quando si era trovato davanti alla sua tomba, per la prima volta, era finalmente crollato, piangendo come un ragazzino. Era rimasto lì tutto il giorno, trovando il coraggio di dire confessare apertamente il suoi sentimenti ad Ace e a dirgli addio, con la promessa, però, di non dimenticare. E a distanza di due anni, Smoker era di nuovo lì e questa volta aveva compagnia. 

 

 

“Tu lo amavi e lo hai lasciato morire!” 

“Non c’è giorno che io non senta in colpa per ciò che è successo,” Smoker guarda le fiamme che si sprigionano dalle mani del ragazzo e sorride. "Sono veramente felice che il frutto di Ace sia finito nelle mani di qualcuno di degno," senza altro indugio, Smoker attacca il Rivoluzionario e per l'uomo è come un déjà-vu, mentre le fiamme avvolgono il suo corpo.  Lo scontro è breve e il marine atterra senza sforzo il ragazzo. 

"Dovrai migliorare se vuoi darmi del filo da torcere," ghigna, lasciando la presa sul giovane, che lo fissa con astio. 

"Ora devo tornare alla mia nave, mi ha fatto piacere fare la tua conoscenza Sabo. Sappi, però, che se dovessi incontrarti fuori da questo territorio non esiterò a catturarti. Sei pur sempre un fuorilegge," Gli volta le spalle e si allontana, mentre il suo vascello fa capolino all'orizzonte. 

"Ehi, aspetta!" Smoker si ferma senza voltarsi. "Mio fratello è sempre stato avventato e non capisco che cosa possa aver visto in un marine come te, ma se ti ha scelto devi essere per forza un tipo a posto. Vorrei che ci fosse un altro momento per parlare di Ace. Tornerai?" 

"Sempre." 

  
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