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Autore: MaryMatrix    17/01/2018    1 recensioni
La nostra fiaba inizia tanto tempo fa in un luogo molto lontano, un luogo posto nel cielo. Qui spensierate fanciulle vivono dilettandosi in giochi e curando gli unicorni. Tra di loro solo Lyse sembra essere attratta e affascinata dal Mondo di Sotto, dove vivono gli umani, e quando finalmente le si presenterà l'occasione di visitarlo non si farà pregare.
Col solo ausilio di tre crini magici, di un apprendista cavaliere e del suo fedele unicorno Tuxìn, Lyse farà finalmente la conoscenza degli uomini, dei loro sentimenti e delle loro contraddizioni, e per riuscire a tornare nel cielo dovrà imparare ad avere giudizio, a essere coraggiosa e, soprattutto, a non perdere la propria verginità... qualunque cosa essa sia.
[I classificata al contest indetto da E.Comper sul Forum EFP, ‘Fairy and Spirits - Raccontami una Favola"]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti!!

Per la serie “a volte ritornano” eccomi di nuovo di qui, pronta a cimentarmi questa volta con un’originale, una fiaba suddivisa in 7 capitoli.
Dal momento che si tratta di un genere diverso dal mio abituale e che richiede un certo impegno mi farebbe molto piacere ricevere suggerimenti, commenti e critiche… insomma, ogni stimolo è ben accetto.
Vi lascio alla lettura e spero che vi piaccia.

La storia partecipa al contest indetto da E.Comper sul Forum EFP “‘Fairy and Spirits - Raccontami una Favola”:
- Nick EFP: MaryMatrix
- Nick Forum: JuliaMel
- Titolo: Lyse che viene dal cielo
- Pacchetto: Luce
- Obbligo: la protagonista deve essere una fanciulla, giovane e innocente, che si trova ad affrontare le crude realtà della vita
- Divieto: la storia non deve presentare coppie slash o femslash ma solo het
- Bonus: verginità
- Creatura: unicorno
- Luogo: tempio

1. Il tempio di zucchero filato

C’era una volta, tanto tempo fa, un regno lontano, ma così lontano che si trovava niente meno che nel cielo, sulle nuvole.
Al di fuori del normale fluire del tempo, al di fuori di ogni umana regola di vita, perennemente in movimento, questa piccola oasi di pace era popolata esclusivamente da giovani fanciulle che si dilettavano con giochi, con gli unicorni e preparando dolci. Beatamente assorbite da una quotidianità fatta di spensieratezza e risate nessuna di loro invidiava davvero il Mondo Di Sotto, uno strano luogo che, come suggerisce il nome, si trovava al di sotto del cielo.

Nessuna tranne Lyse. Lyse aveva dei luccicanti occhi blu, una lunga e morbida chioma dorata, delle dolci guance rosee e una gran curiosità nei confronti di quel mondo che, al contrario del loro, “andava avanti”. Lei stessa ignorava che cosa intendessero le sue compagne più grandi utilizzando quell’espressione, ma aveva cessato di porre domande, stufa di sentirsi rispondere con i soliti severi avvertimenti: “Stai lontana da quel mondo, Lyse. Sai bene che chiunque vi abbia messo piede non ha più fatto ritorno!”.

La giovane cercava così di placare il proprio interesse sprofondando nei cristalli di ghiaccio e osservando quelle misteriose terre dall’alto. Chissà chi le abitava? E poi, chissà cos’era effettivamente questa “terra” e chissà che consistenza aveva.

Si crucciava per la consapevolezza che non ne avrebbe mai imparato di più ed era stizzita per la carenza di informazioni al riguardo nella biblioteca delle nuvole.

Consumata da quel desiderio di conoscenza, con le altre taceva e continuava a comportarsi come se niente fosse. Finché un giorno, mentre giocava con le sue amiche, non riuscì a riprendere al volo la palla che le avevano lanciato e questa finì dritta dritta nel Mondo di Sotto.

Tutte a quel punto si affacciarono per accertarsi che non si fosse impigliata in qualche nuvola sottostante, ma quel giorno il cielo era piuttosto sereno e la palla era andata perduta.

- Vado a riprenderla! – esclamò Lyse con decisione.

A nulla servirono le proteste delle sue compagne, a nulla le loro lacrime: Lyse aveva deciso di cogliere, più o meno letteralmente, la palla al balzo e di non sprecare quell’occasione.
Sapeva che l’unico modo per raggiungere il Mondo di Sotto era aspettare il momento tra la pioggia e il sereno e scendere dal grande arco colorato a cavallo di un unicorno. Così attese paziente che la pioggia iniziasse e altrettanto pazientemente che questa finisse. Infine lo vide, l’arcobaleno, stendersi dalle sue nuvole fino alla terra.
Accarezzò il suo unicorno bianco, Tuxìn, per poi saltargli in groppa e scivolare giù verso la più grande avventura della sua vita.

Atterrò in uno strano ambiente dove il terreno era stranamente solido, non offriva la possibilità di affondare morbidamente, e le macchie verdi che dall’alto sembravano così indistinte adesso apparivano ben definite in quella che, aveva letto, si chiamava “vegetazione”. Riconobbe qualche “albero”, dei “cespugli” e anche dei delicati steli che terminavano in morbide e colorate “foglie” profumate: per quanto Lyse ne sapeva dovevano chiamarsi “fiori”. Al suo primo impatto col Mondo Di Sotto Lyse poteva affermare che le piacesse parecchio.

Tuxìn procedeva tranquillo per il sentiero e Lyse ebbe come l’impressione che il suo unicorno sapesse precisamente dove andare. Qualche minuto dopo, infatti, la giovane Lyse raggiunse una radura d’erba al centro della quale si stagliava imponente un maestoso tempio bianco. Tuxìn si avvicinò al tempio fino a raggiungere le scale e si abbassò perché la giovane scendesse.
Lyse guardò affascinata il tempio e si rivolse al suo amico animale.

- Oh, Tuxìn, credi che la palla sia nel tempio? -.

L’animale non era purtroppo dotato della parola, ma se esistessero i nitriti d’assenso, i lettori potrebbero senza alcun dubbio affermare che il verso che emise altro non era che una conferma alle parole della fanciulla.

Lyse annuì e salì i tre gradini che la distanziavano dall’entrata nell’edificio. In un primo momento la giovane aveva creduto che questi fossero solidi, di quel materiale tanto nobile di cui aveva letto che ricordava chiamarsi “marmo”, ma invece li scoprì malleabili e soffici, e altrettanto cedevoli erano il pavimento, le lunghe colonne e probabilmente anche gli elaborati capitelli corinzi di cui facevano sfoggio. Lyse allungò la bianca mano verso la colonna alla sua destra e la lasciò affondare al suo interno: la sostanza con la quale era costruita era quasi inconsistente e Lyse la riconobbe subito.

- Zucchero filato! – esclamò gioiosa, portandosi la mano alla bocca.

La dolce sostanza si sciolse nella sua bocca e lei sorrise contenta per poi entrare in una grande sala di zucchero al centro della quale si trovava, seduto, un unicorno nero. Questo, non appena lei fu entrata, la fissò con i suoi enormi occhi verdi.
Lyse si emozionò tantissimo: non aveva mai visto un unicorno nero, ma sapeva che questi erano gli Unicorni Perduti delle sue compagne che una volta scese non erano più tornate.

- Tu sei un Unicorno Perduto! – esclamò Lyse.

L’unicorno si alzò sulle quattro zampe a quelle parole.

- Io sono il Guardiano del Tempio e lo proteggo affinché nessun umano possa accedere alle nuvole. – precisò, avvicinandosi a lei. - E tu sei Lyse che viene dal cielo, per recuperare la palla. -.

- Tu parli! – esclamò Lyse, sorpresa.

- La mia padrona è diventata un’umana molti anni fa. – spiegò l’unicorno. – Io sono diventato nero e ho acquisito caratteristiche umane, come la capacità di parola, ma anche i brutti sentimenti. -.

Lyse si portò entrambe le mani alla bocca, sconvolta.

- Oh no! Che cosa orribile! Come si possono provare i brutti sentimenti? -.

L’unicorno nero non rispose subito, ma le ruotò intorno, osservandola a fondo e quasi mettendola a disagio. Per Lyse quella fu una sensazione nuova, non si era mai sentita a disagio prima di allora. Anzi, a onor del vero, non sapeva nemmeno che quella sgradevole sensazione potesse essere definita “disagio”.

- Gli umani sono più complessi di quanto tu possa pensare. – rispose enigmatico. – E tu, Lyse che vieni dal cielo, non sei qui solo per la palla, dico bene? -.

Lyse non riuscì a sostenere lo sguardo di quei due occhi di smeraldo che sembravano leggerla come un libro aperto e abbassò il proprio, colta in fragrante.

- Io sono un unicorno e posso leggere i cuori. Nel tuo, cara Lyse, leggo curiosità. Sarai felice di sapere che potrai soddisfarla. Non temere per la palla, quella l’ho recuperata io, ma, se la rivorrai, ci sarà una prova da superare: dovrai resistere nel Mondo Di Sotto per una settimana. Non è infatti possibile risalire sulle nuvole se si nutre curiosità, in quanto questa è propria degli esseri umani e non delle creature sulle nuvole. -.

Lyse credeva di comprendere: avrebbe dovuto restare nel Mondo Di Sotto per una settimana in modo da saziare la propria curiosità e ritornarne priva al tempio di zucchero filato.
L’unicorno nero sembrava ben disposto nei suoi confronti e proseguì.

- Avvicinati, Lyse, e prendi tre dei miei tre crini neri. Ciascuno è intriso di una goccia di cielo che ti verrà in soccorso se chiederai aiuto. -.

La fanciulla si avvicinò e strappò all’unicorno i suoi tre crini, facendo attenzione a non ferirlo.

Ma le parole successive dell’animale furono ben più enigmatiche.

- Prima di partire per il tuo viaggio, ricorda: non c’è posto sulle nuvole per chi perde la propria purezza, la propria verginità. Buona fortuna, cara ragazza. -.

Quell’avvertimento confuse Lyse, che non aveva idea di cosa fosse la verginità. Avrebbe voluto chiedere informazioni più dettagliate, ma l’Unicorno Nero volò via e lei rimase da sola, circondata dallo zucchero filato.

Decise che avrebbe risolto il mistero durante quella settimana e che sarebbe stata attentissima a preservare la sua verginità, qualsiasi cosa fosse.

  
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