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Autore: esserre93    17/01/2018    1 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Quella sera, Amelia e Arizona, tornarono a casa stremate; dopo essersi salutate nello studio ginecologico, non erano più riuscite ad incontrarsi, se non di sfuggita ed entrambe avevano sentito la mancanza l’una dell’altra. Lavorare nello stesso ospedale aveva i suoi pregi ed i suoi difetti. Molto spesso, Amelia, si ritrovava a pensare ad Arizona più del dovuto e se non l’avesse avuta costantemente a pochi passi da lei, probabilmente, non sarebbe stata la stessa cosa. Altre volte, invece, quando si trovavano ad essere in disaccordo per qualcosa, Amelia desiderava con tutta se stessa non averla accanto, o nella stessa sala operatoria. Si vergognava per ciò che pensava, ma sapeva perfettamente che il matrimonio non era sempre rose e fiori.
- Mi manca già Sofia – Arizona posò la borsa e si diresse nella loro camera da letto, trascinando i piedi, come se non avesse voglia neanche di camminare – Callie ha insistito per averla con lei e la capisco, ma mi ero già abituata alla sua presenza – la bionda iniziò a spogliarsi per mettere qualcosa di più comodo e la mora la imitò
- Lo so, anche a me manca, ma vedrai che presto tornerà, ha un’altra mamma con cui stare
- A tal proposito dobbiamo parlare di una cosa – Arizona si sedette sul letto e battendo la mano sul materasso fece capire ad Amelia di doversi sedere accanto a lei
- È successo qualcosa?
- Ho avuto i risultati delle analisi
- Già? Pensavo ci volesse più tempo
- Sono riuscita a ritirarli prima della fine del turno
- Bene, come sono?
- C’è qualcosa che non va
- Nelle mie o nelle tue?
- Nelle mie
- Le fai leggere anche a me?
- Certo – Arizona si alzò e si diresse in salotto, dove prese due buste gialle dalla borsa – eccole – la bionda porse la busta con il suo nome ad Amelia, che iniziò ad analizzarle
- Ti preoccupano questi livelli elevati di FSH?
- Si, molto probabilmente è per questo che ho abortito
- Dopo che è accaduto non hai fatto alcun test?
- No, è stato un periodo tremendo e da allora non ho più voluto sentir parlare di gravidanza, mi sono buttata a capofitto nel lavoro e non ci ho più pensato fino ad ora
- Mi dispiace, è colpa mia, se non avessi avuto un ripensamento ora non staresti così male
Arizona prese le mani di Amelia e le intrecciò alle sue
- Non devi dire assolutamente questo, sono stata felicissima quando mi hai chiesto di avere un bambino insieme, non credevo neanche io di poter provare qualcosa di così forte parlando di gravidanza, ma purtroppo sapevamo a cosa andavamo incontro e mi dispiace non poterti dare il figlio che desideri.
Amelia allargò le braccia e Arizona vi si rifugiò. La notizia che avevano appena ricevuto gettò nello sconforto entrambe le donne, ma non era ancora tutto perduto.
- Possiamo comunque avere un figlio, amore. Porterò avanti la gravidanza come avevamo deciso
- Ma avevamo anche detto che avrei contribuito anche io
- Lo so amore e mi dispiace
Arizona, però, si alzò e si diresse verso la cucina
- Dove vai?
- A preparare qualcosa da mangiare
- Ma stavamo parlando
- Non ne ho più voglia, Amelia
- Ma cosa ti prende ora?
- Nulla, sono stanca, voglio mangiare e andarmene a letto
Amelia cercò di comprendere il malumore di sua moglie, probabilmente avrebbe reagito anche lei in quel modo, se avesse scoperto di non poter aver figli, ma non sapeva cosa fare per poterle stare accanto.
Da quel momento, nella casa, regnò il silenzio. Arizona si limitò a mangiare e Amelia, nonostante cercasse di intraprendere un qualsiasi argomento, non riuscì mai a portarlo a termine, se non con una risposta brusca da parte di Arizona.
A cena terminata, la mora decise di stendersi sul divano e guardare qualche film in tv, mentre Arizona si diresse verso la loro camera, nonostante Amelia le avesse espresso la volontà di stare con lei.
 
Il televisore stava trasmettendo i titoli di coda quando Amelia si svegliò. Era rimasta addormentata sul divano e probabilmente non aveva resistito neanche alla prima mezz’ora di film, poiché non ricordava di cosa trattasse. Dopo aver spento la televisione, si cambiò per andare a letto.
- Ehi, dormi? – la mora prese posto accanto a sua moglie e le cinse la vita con il braccio, per poi avvicinarla sé.
- No, non riesco
- Parlami ti prego, sto impazzendo
A quella richiesta, Arizona si voltò, in modo da poter essere l’una di fronte all’altra. Amelia si accorse immediatamente che la bionda avesse pianto e con il pollice destro, cercò di asciugare le lacrime che ancora rigavano il suo viso.
- Desideravo un figlio che potesse avere qualcosa di me, so che sembra egoista, ma dopo che ne abbiamo parlato, mi sono ritrovata a desiderarlo davvero tanto
- Non è egoista, è una cosa bellissima, ma possiamo fare delle cure, possiamo rivolgerci a qualcuno e probabilmente è una cosa temporanea
- Apprezzo il tuo ottimismo, ma dopo tutti questi anni le statistiche non sono a mio favore e non me la sento di combattere una battaglia persa in partenza
- Io posso darti questo bambino, Arizona; posso e voglio allargare la nostra famiglia
- Ho bisogno di metabolizzare questa notizia prima
- Va bene, tutto ciò che vuoi
Arizona si avvicinò ad Amelia, le stampò un bacio sulle labbra, per poi darle le spalle e tornare a dormire. Amelia rimase ferita da quel comportamento, ma cercò di lasciare a sua moglie il tempo di cui aveva bisogno e cercò di prendere sonno anche lei.
Qualche ora dopo, Amelia si svegliò di soprassalto, un brutto sogno aveva rovinato il suo sonno. Guardò dal lato di Arizona e si consolò nel vederla dormire, apparentemente serena. Lei, invece, decise di alzarsi e andare in salotto e dopo aver composto il numero di cellulare di Meredith, avviò la chiamata.
Al quarto squillo, quando ormai la mora stava per perdere le speranze, dall’altro capo del telefono rispose una voce assonnata e preoccupata
- Amy, tutto bene? È successo qualcosa?
- Meredith, scusami se ti chiamo a quest’ora, ma non riuscivo a dormire
- Mi hai chiamata perché non hai sonno? Mi hai fatto prendere un colpo
- Lo so, scusa, ma avevo bisogno di sentire qualcuno di famigliare
- Potevi svegliare tua moglie
-  Non ha voglia di parlarmi
- Ma è successo qualcosa?
- Oggi abbiamo fatto le analisi del sangue per una probabile gravidanza
- E?
- Arizona non può avere figli
- Mi dispiace Amy
- Anche a me, non sai quanto
- Arizona come l’ha presa?
- Peggio di quanto mi aspettassi
- E’ comprensibile, quando non riuscivo ad avere figli ero continuamente di malumore e mi sentivo sbagliata, non riuscivo a dare a Derek quella famiglia che tanto desiderava
- Ma poi avete avuto Bailey
- Si, ho seguito una cura ed ha funzionato
- Arizona non vuole sentirne parlare, non vuole combattere una battaglia già persa, parole sue
- Penso sia comprensibile
- Si, forse, ma ci non anche io con lei e sa che io desidero portare avanti la gravidanza
- Non credo il punto sia questo, però, vero?
- No, infatti, ma credevo che potesse capire meglio di chiunque dopo aver avuto Sofia. E’ sua figlia quanto di Callie e ha lottato per diventare sua madre a tutti gli effetti
- Penso che Arizona, però, stia soffrendo più di Callie per quanto riguarda Sofia. Callie l’ha presa con se, perché biologicamente sua e Arizona ha deciso di non lottare in tribunale per paura di perderla definitivamente
- Quindi pensi che stia reagendo così perché se un giorno dovessimo lasciarci, lei ne soffrirebbe come per Sofia? Ma io non ho nessuna intenzione di lasciarla, o di portarle via nostro figlio
- Lo so, ma forse ha semplicemente bisogno di sentirselo dire
- Grazie Meredith, ti prometto che non ti disturberò più a quest’ora
- Non preoccuparti, mi fa piacere che tu riesca a confidarti con me. Ci vediamo più tardi a lavoro
- Va bene, buonanotte Mer
- Buonanotte Amy
Non appena ebbe chiuso la chiamata, Amelia si sentì meglio; aver parlato con sua cognata le aveva permesso di capire meglio cosa potesse pensare Arizona in quel momento. Sua moglie aveva paura di perdere sia lei, che un probabile bambino e nonostante Amelia fosse sicura di non poter mai permettere che accadesse ciò, Arizona aveva dei timori e ne aveva tutto il diritto dopo il suo passato burrascoso.
 
Il mattino seguente, Amelia decise di svegliarsi prima del dovuto, per poter preparare la colazione ad Arizona e cogliere l’occasione di parlare. Quando si svegliò, però, non trovò sua moglie nel letto e dopo svariate ricerche in tutta casa, dovette accettare il fatto che se ne fosse andare senza avvisarla.
Nonostante la tentazione fosse alta, la mora decise di non chiamarla e quindi di lasciarle i suoi spazi.
Si preparò e andò in ospedale. La prima persona che incontrò non appena varcò l’ingresso, fu Owen. Non era dell’umore adatto per intrattenersi con l’uomo, ma cercò di non darlo a vedere.
- Buongiorno Amelia
- Buongiorno Owen
- Spero che il capo stia bene
- Come mai tutto questo interessamento?
- So che è a casa con l’influenza e che la sostituisce Richard
- Guarirà, grazie per l’interessamento
Amelia cercò di superarlo, ma l’uomo la fermò di nuovo
- Tutto bene, Amelia?
- Certo, salgo altrimenti faccio tardi per il giro
La mora salutò Owen e si diresse verso il suo studio. Non riusciva a credere che Arizona si stesse comportando in quel modo, dove era finita? Dopo averle inviato un messaggio, decise di cambiarsi e iniziare con il giro visite.
- Buongiorno Kyle
- Buongiorno a lei dottoressa
- Come ti senti stamattina?
- Meglio grazie, le droghe che mi date funzionano
- Fortunatamente non perdi il tuo senso dell’umorismo – Sorridendo, Amelia gli si avvicinò e iniziò a visitarlo – bene, confermiamo l’intervento per oggi stesso
- Andrà bene, vero?
- Certo che si
- Hai bisogno di qualcosa?
- No, sta per arrivare mia moglie con qualcosa da mangiare, grazie
- Perfetto, ci vediamo più tardi allora
Amelia salutò l’uomo ed uscì dalla stanza per recarsi da un altro paziente. Kyle era un uomo di quasi mezza età; era andato qualche giorno prima in ospedale per una tac di controllo, per poi ricevere la notizia di un imminente ricovero per un aneurisma celebrale.
La mora, prima di entrare nella stanza successiva, prese il telefono dalla tasca del suo camice, sperando di avere notizie da parte di Arizona, ma così non fu. Amareggiata, entrò nella stanza, dove trovò ad attenderla Jessica, una ragazza con la passione per la danza, alla quale però era stato strappato il sogno in seguito ad un infortunio. Jessica era andata alla ricerca di un chirurgo che accettasse di aiutarla, fino a quando non trovò Amelia Shepherd, la dea della chirurgia, così l’aveva definita la ragazza il giorno in cui il chirurgo aveva accettato il suo caso. Jessica avrebbe avuto bisogno di un riallineamento della colonna vertebrale e solo Amelia le aveva garantito il 100% della mobilità.
- Buongiorno Jessica
- Buongiorno Dott.ssa Shepherd, tutto bene?
- Dovrei chiederlo io a te, come stai?
- Bene grazie, ma non vedo l’ora di tornare a ballare. Ora dimmi di te, così tanto stanca di prima mattina?
-  Nottata movimentata, comunque mi raccomando, una volta che ti avrò dimesso non potrai iniziare a ballare, dovrai pazientare un po’ e ti assicuro che ce la farai
- Mm, va bene dott.ssa
- Vogliamo provare ad alzarci?
- Ma mi ha operato solo ieri
- Non preoccuparti, ti reggo io
Amelia fece sedere Jessica per poi porle il braccio come sostegno. La ragazza, con tutte le sue forze, si appoggiò ad Amelia e si alzò.
-Bravissima, visto che puoi farcela? Ora proviamo a fare qualche passo
Jessica cercò di alzare la gamba destra, ma non riuscì
- Basta, non ce la faccio, sono stanca
- Solo un passo, Jessica, devi camminare un po’, altrimenti sarà stato tutto vano
Jessica cercò di seguire l’incitamento di Amelia e dopo vari tentativi finalmente riuscì a muoversi in piccoli passi
- Bravissima, ora possiamo tornare a letto, per stamattina va bene così, torno poco prima della fine del turno
- Va bene
- A dopo allora
- Ah dott.ssa?
- Dimmi
- Qualunque sia la cosa a preoccuparti sono sicura che si risolverà
- Grazie Jessica, se vuoi puoi chiamarmi Amelia
- Va bene, a dopo Amelia
La mora uscì dalla stanza e si recò nel suo studio. Ammirava la tenacia di quella ragazza, ma come ogni altra persona, anche lei aveva bisogno di essere incoraggiata ed era sicura che ce l’avrebbe fatta a seguire il suo sogno. Una volta arrivata nel suo studio, si sedette dietro la scrivania e sperò che Arizona le avesse fatto sapere qualcosa. Con mani tremanti, prese il telefono, sbloccò lo schermo e finalmente trovò la notifica di un messaggio da parte di sua moglie. Non appena aprì, però,  Amelia non potette credere ai propri occhi, Arizona la informava di essere andata dai suoi genitori e che sarebbe tornata quella sera stessa.
Sua moglie era scappata. Sua moglie le chiedeva spazio e del tempo per riflettere.
Sul viso della mora iniziarono a scendere delle lacrime, lacrime di dolore, impotenza e frustrazione. Non riusciva a credere che sua moglie se ne fosse andata senza dirle nulla.
Ad un tratto, qualcuno bussò alla porta, la luce della stanza era spenta, così la mora decise di non rispondere, non aveva voglia di vedere nessuno e se fosse stato importante l’avrebbero chiamata sul telefono.
- Amelia, sono Meredith, so che sei qui, posso entrare?
- Vattene Mer, non mi va di parlare
- Dai, Amy, io entro
La luce del corridoio abbagliò il viso di Amelia nel momento in cui sua cognata aprì la porta. La mora potette vedere benissimo l’espressione sorpresa della donna, nel vederla in quello stato.
- A quanto pare le mie parole valgono molto per te
- So che non stai bene, ho saputo di Arizona
- Cosa hai saputo?
- Si è data malata, ma so che non è così, o almeno non fisicamente
- Se ne è andata dai suoi genitori
- Ma che dici
- Me lo ha appena scritto, tornerà stasera. Stamattina mi sono svegliata e non l’ho trovata né in casa, né in ospedale, non sapevo cosa fare, ma le ho dato i suoi spazi, le ho mandato un semplice messaggio giusto per essere sicura che non fosse morta
- Ha bisogno di tempo Amy
- Poteva averlo anche qui a Seattle il suo tempo, invece ha deciso di allontanarsi da me, da sua moglie, dalla sua famiglia, non ha senso e mi fa incazzare questa cosa, perché dovremmo risolvere tutto insieme
- Non è così semplice, tu per prima dovresti capirlo. Quando si sta male, l’ultima cosa che si vuole è far star male anche le persone che ami, così scappi. L’ho fatto io, lo hai fatto tu, lo fa lei, lo facciamo tutti
- Io la voglio qui con me
- Lei aveva bisogno dei suoi genitori, vedrai che stasera quando tornerà avrà bisogno di sua moglie
- Perché è tutto così maledettamente difficile? Credevo di aver trovato la felicità
- Infatti è così, ma ci sono gli alti e i bassi, anche nella coppia più felice del mondo. Andiamo a pranzo?
- Non mi va molto di mangiare
- Invece tu vieni, non puoi non mangiare, poi hai un intervento
- Va bene, andiamo allora
 
Alle 8:00pm in punto, Amelia era nel parcheggio dell’ospedale diretta a casa. L’intervento era riuscito alla perfezione e Jessica era riuscita a compiere di nuovo qualche altro passo. Sarebbe stata una giornata perfetta se solo la donna non avesse avuto il cuore spezzato.
Una volta arrivata a casa, il cuore le mancò un battito, l’auto di Arizona era parcheggiata nel vialetto, sua moglie era tornata a casa. La mora parcheggiò e scese velocemente dall’auto, per poi entrare trafelata in casa.
-Bentornata, come è andata a lavoro?
Amelia trovò Arizona in cucina, intenta a preparare la cena. Sembrava che nessun uragano si fosse abbattuto sopra di loro, sembrava tutto nella normalità e Amelia non sapeva se gioirne o esserne furiosa.
La mora, anche se a stento, riuscì ad optare per la prima soluzione, così si avvicinò a sua moglie, le diede un leggero bacio sulla guancia, per poi recarsi in camera da letto per cambiarsi.
- E’ andato tutto bene. Ho operato Kyle e Jessica si sta riprendendo bene, non vede l’ora di tornare a ballare
- Posso immaginarlo, l’hai fatta camminare?
- Si, ha fatto qualche passo, sono contenta per come sta reagendo
- E’ davvero forte quella ragazza
- A te come è andata? Come stanno i tuoi?
- Tutto bene, sono andata a trovare Tim, mi mancava
- Mi hai fatto preoccupare
- Lo so, mi dispiace e spero tu mi possa perdonare
Amelia si avvicinò ad Arizona e da dietro, la cinse in un abbraccio
- Sei tornata, l’importante è questo
- Avevi paura che ti avessi lasciata?
- Non sapevo cosa pensare; mi sono svegliata e non ti ho trovata, in ospedale mi hanno detto che eri malata ed ho dovuto far finta di saperlo
- Mi dispiace da morire, ma avevo bisogno di spazio e…
- Di tempo, lo so, ma ciò non toglie che ci sia stata male, non farmi più una cosa del genere
- Te lo prometto – Amelia lasciò un bacio dolce sull’incavo del collo di sua moglie, per poi sedersi a tavola
- Quindi il viaggio ti ha fatto bene?
- Direi di si, in questi anni sapevo di avere qualcosa che non andasse, ma non ci ho mai dato peso, perché non desideravo avere un figlio. Con te invece è tutto cambiato, ho riscoperto la volontà di diventare madre ed essere davanti al problema mi ha destabilizzata
- Tu lo sai vero che io non potrei mai lasciarti e che non potrei mai toglierti nostro figlio?
- Perché dici questo?
- Hai paura di rivivere ciò che stai vivendo con Sofia e ti capisco, ma per me quel “finché morte non ci separi” è reale, lo sento nel profondo del mio cuore e se vorrai ancora avere un bambino con me, sarò e ti renderò la donna più felice del mondo
- Certo che voglio un bambino con te, ti amo da impazzire
- Ti amo anche io, matta del mio cuore
   
 
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