Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: mari05    17/01/2018    1 recensioni
La nostra cara Sally non è pronta a vedere entrare e uscire Annabeth Chase dalla tana del lupo... cosa combinerà?
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Paul Blofis, Percy Jackson, Sally Jackson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Annabeth era decisamente in ritardo.
Alle 10:15 (non un minuto più o minuto meno) sarebbe dovuta stare esattamente sotto casa del suo ragazzo, l’ineguagliabile Percy Jackson, che probabilmente la stava aspettando… aspettate un attimo! Aspettando?
La figlia di Atena si fermò all’improvviso, dietro di lei un tassista scorbutico che aveva bruscamente frenato per non fare della ragazza un ragù accompagnato da salsa all’arrabbiata.
Stava andando a casa di Percy Jackson. Come minimo il ragazzo stava ancora dormendo. Annabeth sorrise pensando alle condizioni in cui l’avrebbe trovato, nel letto, avvinghiando un cuscino (immancabilmente bagnato per la saliva) e attorcigliandosi le coperte attorno ad una gamba, il tutto a petto nudo…
Rallentò il passo, lasciando al suo ragazzo tutto il tempo per prepararsi.


Percy era decisamente in ritardo.
La sveglia aveva stranamente (ovviamente Percy non l’aveva posticipata di dieci minuti per dormire un altro po’) suonato dopo l’ora prestabilita, e neanche quella volta il figlio di Poseidone era riuscito ad alzarsi.
Alla fine aveva rimediato Sally Jackson, l’immancabile mamma che vorremmo un po’ tutti (dai, lo so che hai visitato almeno una volta un sito di compravendita mamme alla ricerca di una Sally Jackson rimpiazzatrice della tartaruga rugosa e severa che ti ha messo al mondo), svegliandolo solamente un quarto d’ora dopo, presentandosi davanti al letto del giovane con la frase: “Ma tu non avevi un appuntamento?”
Percy era balzato in piedi, gli occhi sbarrati, i capelli in una posizione indescrivibile e l’alito che sapeva di calzini bolliti e formato ammuffito. O forse di calzini ammuffiti e formaggio bollito… l’alito del figlio del dio del mare non sapeva certo di fiori, diciamo.
E in una circostanza simile –dove di alito se ne sarebbe usato fin troppo– puzzare di formaggio o chi per lui non era affatto una buona cosa.
Quindi stava giusto giusto dirigendosi in bagno (pronto a lavarsi come dopo un duello, dove ci si sporca di sangue e terra a non finire) quando sua madre, che stava intanto rifacendo il letto del figlio, non lo chiamò.
“Percy?” disse, mentre raccattava sbuffando i calzini dal pavimento.
Il ragazzo si voltò, accorgendosi troppo tardi che il treno di sua madre si sarebbe fermato alla fermata “discorsetto”.
“Sì?” disse, sapendo di non potersi ritrarre da quello che stava per succedere.
“Tu…” sua madre lo guardò, gli occhi cangianti che lo squadravano con apprensione, “tu e Annabeth siete sempre attenti quando lo fate, vero?”
Se la parete dietro di lui fosse stata rossa e non blu Percy avrebbe vinto il premio come miglior camaleonte esordiente. “Mamma!” sbuffò, le orecchie che si dipingevano di un rosso fragola.
“Io pensavo solo che tu volessi parlarne” borbottò la donna, guardandolo con occhi da cerbiatto.
A volte quegli occhi facevano vergognare il figlio di Poseidone, che si domandava poi perché fosse stato così cattivo nei confronti di quella bellissima creatura, che gli ricordava uno dei personaggi degli anime che lui tanto amava guardare assieme Frank, seduto sul divano, un pacchetto di patatine saldo in mano. Ma era necessario.
“Quando vorrò te ne parlerò.”mormorò lui, cercando con tutto sé stesso di non assomigliare ad una lucertola per il colorito verdognolo che aveva assunto.
“Io…” Sally non fece in tempo a parlare, che il figlio si era già catapultato in bagno.
 
Annabeth bussò al citofono dell’appartamento, il cuore che faceva dei piccoli saltelli ogni volta in cui pensava a cosa si fosse messo il suo ragazzo.
Rispose Paul, e la ragazza fu ben felice che non fosse stato Percy a farlo, visto che voleva entrare in casa con l’inaspettatezza di una scena d’azione, con l’unica differenza che Lara Croft sarebbe stata bionda e Daniel Craig un affascinante moro dai capelli neri e gli occhi verdissimi.
Quando salì e trovò Sally ad aspettarla sulla porta sorrise, in attesa di poter entrare nella camera del ragazzo. Ma evidentemente la donna non era pronta a lasciarla andare così presto.
“Annie!” esclamò soffocandola in un abbraccio lungo quanto un film del Signore degli Anelli, “che bello vederti!”
“AncheleisignoraJackson” mormorò tutto d’un fiato la figlia di Atena, sorridendo a malapena in quel groviglio di braccia.
“Pensavo fossi venuta per me” le interruppe con sarcasmo una voce più che familiare. Annabeth si voltò, e dietro di lei c’era forse il ragazzo più bello che avesse mai visto, il suo ragazzo.
La corsa verso di lui fu quasi istantanea, e in men che non si dica la ragazza si trovava già tra le sue braccia.
“Ehi, Annie” sussultò sorridendo Percy, ricambiando l’abbraccio affettuoso e passandole una mano tra i capelli. “anche tu mi sei mancata”
Quel meraviglioso momento sarebbe stato meraviglioso se a coronarlo ci fosse stato un bacio, ma per chissà quale motivo la signora Jackson aveva avuto in mente di interromperlo con una frase più che inopportuna: “Perché non vedete un film sul soppalco? Lì la tv si può connettere ad internet e a Netflix, quindi…”
Percy aveva l’aria di uno in grado di strangolarti con due dita, e di certo avrebbe risposto male alla cara Sally, e proprio per questo Annabeth gli mise una mano sul petto e annuì. “Certo, signora Jackson.” e poi, rivolta al suo ragazzo “non c’era quell’anime che volevi farmi vedere?”
Il figlio di Poseidone aggrottò la fronte.
“Sì, ma io…”
La figlia di Atena si mise in punta di piedi per arrivare all’orecchio del suo ragazzo, e, con la voce più seducente possibile mormorò “Prima vediamo l’anime e poi ne riparliamo, okay?”
Il ragazzo sembrò irrigidirsi un po’, ma dopo una scrollata di spalle tornò tutto normale. “Okay” assentì, dirigendosi verso il soppalco e scoccando un’ultima occhiata di fuoco alla madre, che intanto se la rideva sotto i baffi.
 
Il soppalco era forse la parte che Percy amava di più di tutta la casa (dopo camera sua, ovviamente): era stato metà arredato da lui quando avevano deciso di rimodernarlo, infatti i quadretti di specie rare di pesci erano idea sua, assieme al piccolissimo acquario posizionato in un angolo. A pensarci bene, quei due elementi erano in forte contrasto rispetto al resto della stanza, dove vigevano il rosso e l’arancione.
Il figlio di Poseidone si sedette sul divano ed esortò la sua ragazza a fare come lui, mentre osservava dalla ringhiera in ferro battuto sua madre, a cui stavano lentamente crescendo due corna di diavolo.
Sapeva perché li aveva messi lì. Così avrebbe potuto controllarli, se avessero fatto cose troppo spinte sarebbe sempre stata a ricordargli: “Ehi! Sono qui!” e la odiava per questo. Perché doveva sempre controllare tutto?
Cercò di rilassarsi mentre connetteva la tv al suo account Crunchyroll. Forse l’unica cosa buona di tutta la faccenda era che avrebbe potuto far vedere alla sua ragazza dopo mesi di prediche e suppliche l’anime per cui era impazzito, Yuri on Ice.
Non sapeva cosa lo avesse attratto all’inizio (forse i muscoli di Victor o i buffissimi occhiali di Yuri Katzuki) ma una cosa era certa: si era innamorato di quell’anime non appena aveva messo play alla prima puntata.
Però, proprio mentre Yuri incontra Yurio in bagno e ha lo scontro con lui, la noia cominciò a prendere il sopravvento. Aveva una ragazza così bella accanto e non stavano facendo niente?
Avvicinò la mano alla spalla della ragazza, ma fu respinto bruscamente (o meglio, Annabeth tentò di farlo, ma Percy le ricordò che al piano di sotto a sorvegliarli c’era sua madre), tentò di interagire con lei toccandogli una ciocca di capelli, ma la figlia d’Atena era talmente presa da Victor Nikiforov che non se ne accorse neanche. Infine provò ad approcciarsi alla bocca, ma Paul decise di salire proprio nel momento in cui Annabeth sembrò starci.
Perché la vita è così ingiusta? si domandò il figlio di Poseidone mentre qualcosa ribolliva in lui, un sentimento misto a rabbia e desiderio che si impadroniva delle sue viscere.
Non si accorse neanche di quello che stava succedendo, così preso a pensare all’insensatezza dell’esistenza umana. Ma quando sembrò terminare, Percy dovette fare i conti con qualcuno di piuttosto arrabbiato…
“Percy!” gridò Sally Jackson, agitando le braccia cercando di asciugarsi. “Rimedia subito a questo casino!” Il figlio di Poseidone sgranò gli occhi, notando la distesa d’acqua che sembrava essere sgorgata fuori dal lavandino in direzione di sua madre.
“Io…”
“Percy, fai qualcosa!” gli sussurrò in orecchio Annabeth, mettendogli una mano tra i capelli corvini.
IN men che non si dica l’acqua era sparita e tutto quello che era rimasto danneggiato tornato come prima.
“Possiamo andare in camera mia ora?” domandò il ragazzo, guardando sua madre furibonda.
La donna sbuffò, aggiustandosi un ciuffo ribelle con noncuranza. “Va bene… ma promettetemi che starete attenti. E che me ne parlerete, qualche volta.”
Percy arrossì e Annabeth sorrise per l’imbarazzo. Nonostante ciò, non ebbero paura di andare in camera e fare faville.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: mari05