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Autore: xAlisx    17/01/2018    0 recensioni
Harry e Louis sono ad una svolta nella loro travagliata storia.
[Dal testo:
«Non ho mai fatto parte di tutto quello che ti riguarda. È sempre stato tu ed Eleanor. Tu e Briana. Tu e Freddie. Tu e Danielle. E di nuovo tu ed Eleanor. Io non c'ero in tutto questo e non ci sarò mai. Non sarà mai Louis ed Harry.» la voce rotta di Harry fa trasalire Louis.
Lui, che ha sempre avuto solo un'unica certezza, ovvero la solida presenza di Harry, trova nelle parole dell'altro un'amara realtà: sono Harry e Louis, ma non lo sono mai stati davvero. Non insieme, non sempre.]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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My Sweet Creature, I miss you.

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“Ho bisogno di parlarti.” sono le uniche parole che recita il messaggio che Harry ha inviato a Louis.

Ha digitato quelle lettere con un vortice di sentimenti dentro che lo sta divorando. Si sente frastornato dalla rabbia, schiacciato dal dolore. Ma soprattutto, si sente soffocato dall'amore. E l'amore non dovrebbe mai essere così nocivo come quello che stanno vivendo Harry e Louis da anni ormai.

Quando la chiave gira nella toppa della porta, Harry, che è seduto nel divano del salone,si tende come una corda di violino. E tale sentimento lo scorge anche negli occhi di Louis quando fa il suo ingresso in casa.

Ed entrambi si chiedono quando sono diventati così; quando hanno iniziato ad essere nervosi in presenza l'uno dell'altro. Entrambi, forse, sanno la risposta, entrambi sanno che gli anni hanno creato una frattura fra loro, leggera e quasi senza importanza, ma presente.

«Grazie per essere venuto così in fretta. Spero di non averti disturbato.»

Harry prova fastidio a pronunciate quelle parole: non dovrebbe mai sentirsi insicuro davanti a Louis, non dovrebbe mai aspettarlo con una tale ansia. Dovrebbero vivere insieme in quella che è la loro casa e scambiarsi opinioni in modo naturale.

Louis fa spallucce. «Ero in albergo e non avevo nulla da fare.»

E Harry storce il naso perché Louis è costretto a stare in un'anonima stanza d'albergo piuttosto che nelle quattro mura familiari della sua dimora. Tutto il fastidio che sente lo sta soffocando.

«Va tutto bene?» chiede Louis, sedendosi nel divano accanto ad Harry.

Non potrebbe chiedere domanda peggiore, perché lo sa anche lui che non va tutto bene; non va mai tutto bene per loro da anni.

Harry gli porge il computer portatile che era sistemato sul tavolino davanti al divano. Quando Louis toglie la modalità stand-by, lo schermo si illumina sull'ultima pagina che Harry ha lasciato aperta: è un articolo che recita “Louis Tomlinson pronto alle nozze con la fidanzata Eleanor Calder.” con il sottotitolo “Suo figlio Freddie sarà sicuramente un adorabile paggetto.”.

«È uscito questa mattina.» dice Harry, mentre fissa le foto allegate all'articolo, che vedono Louis ed Eleanor in una delle loro giornate insieme.

L'ennesimo articolo costruito che racchiude in poche righe il mare di cose che separa Louis ed Harry da quella che ormai sembra una vita. Perché non hanno mai avuto un attimo che fosse solo loro, un attimo che li facesse respirare e amare liberamente: il contorno era sempre sbavato con finzione e menzogna.

«Mi dispiace, non mi avevano detto che dovesse uscire.» si giustifica Louis.

Il dolore lo nasconde con un sospiro e poi chiude lo schermo del laptop perché non ce la fa a guardare quel finto sé senza sentirti male.

«Io non ce la faccio più, Lou.»

Quello di Harry è appena un sussurro e Louis spera di esserselo solo immaginato, ma non appena incrocia lo sguardo dell'altro e vede le lacrime pronte ascendere capisce che qualcosa sta per crollare.

«Amore, mi dispiace. Lo sai che non posso farci nulla, ma sai che tutto questo non conta niente per me.»

Louis gli sfiora il braccio, ed è come se ricevesse una pugnalata quando Harry scansa la sua mano come se avesse preso la scossa e si alza in piedi. Le lacrime sembra essersele dimenticate e dentro ai suoi occhi c'è solo rabbia.

«Stronzate!» dice, estavolta quasi urla.

Louis ha visto poche volte Harry arrabbiato e quando l'ha visto non ce l'aveva mai con lui. Ma questa volta tutta la furia che Harry sta mostrando è nei suo confronti e trema nel vedere quanto sia profonda e forte.

«Amore-»

«No, Lou, “amore” niente.» ribatte Harry, interrompendolo. Stringe i pugni lungo i fianchi e fa una pausa cercando di calmarsi. «Ti ho offerto mille soluzioni per migliorare la nostra situazione ed evitare queste sofferenze, ma tu hai sempre rifiutato. Ho capito che hai paura e non te ne faccio una colpa, ma io non posso più farcela così. Non posso più subire tutto questo.» ha il fiato corto quando finisce di parlare, come se fosse stato sott'acqua per interi minuti.

Ed è un po' quello che sta succedendo a loro: sono sott'acqua, in apnea, l'aria che non arriva e non li permette di vivere.

Anche Louis si alza in piedi e fa un passo verso di lui. «Harry, io non posso mandare tutto a fanculo, lo capisci? Io non sono te, non sono bravo, bello e carismatico-»

Di nuovo la voce di Harry lo interrompe, e di nuovo c'è rabbia e astio. «Cazzo, Louis, dici sempre le stesse stronzate!»

Louis accusa il colpo, perché sa che Harry ha ragione: lui ha solo una fottuta paura incondizionata e immotivata di uscire allo scoperto e rimanere solo. È come la paura del buio che si ha da bambini, e Louis si sente un bambino terrorizzato all'idea di esporsi.

«Mi dispiace essere così.» dice, mentre abbassa lo sguardo, perché proprio non ce la fa a reggere la rabbia negli occhi del suo amato.

Harry fa un passo verso di lui. «Lou,» ora il suo tono è dolce e Louis riprende a respirare. «io non posso continuare a vivere così. Sei l'unica persona che vorrei accanto, ma non posso averti e questo mi fa male. E non è colpa tua se non riesci ad esporti o hai paura di perdere tutto, ma non puoi trascinarmi in tutto questo, non più.» la sua supplica brucia alle orecchie di Louis.

L'uomo che ama si sente in trappola; legato da quelle catene che Louis gli ha avvolto intorno per anni. Louis che è sempre tornato da Harry qualunque cosa succedesse e loro si nascondevano e si amavano per quanto potevano. Ma quello non è più abbastanza. Non per Harry, che non è più quel ragazzino timido e perdutamente innamorato che lo aspettava sempre. Louis l'amore glielo legge ancora dentro, ma insieme ad esso, ora c'è anche un dolore troppo profondo e rumoroso da non poter essere più nascosto e ignorato.

«Non ho mai fatto parte di tutto quello che ti riguarda. È sempre stato tu ed Eleanor. Tu e Briana. Tu e Freddie. Tu e Danielle. E di nuovo tu ed Eleanor. Io non c'ero in tutto questo e non ci sarò mai. Non sarà mai Louis ed Harry.» la voce rotta di Harry fa trasalire Louis.

Lui, che ha sempre avuto solo un'unica certezza, ovvero la solida presenza di Harry, trova nelle parole dell'altro un'amara realtà: sono Harry e Louis, ma non lo sono mai stati davvero. Non insieme, non sempre.

Erano pezzi l'uno dell'altro, ma non avevano mai mostrato a nessuno quanto fossero perfetti. Qualcosa, qualcuno aveva sempre pasticciato quello che erano insieme. E insieme, con il tempo, non lo erano nemmeno più.

«Ho sentito “Two Gosts” oggi in macchina.» a Louis quelle parole sfuggono, ma pensa che siano appropriate perché, dopotutto, loro qualcosa, tanti anni prima, lo sono stati, ed è stato qualcosa che li ha bruciati e marchiati fino al midollo.

«Mi dispiace.» Harry lo sussurra, perché in effetti non sa per cosa si sta scusando. Gli sembra solo troppo ingiusto che Louis sia costretto a sentire quella canzone in momenti a caso della sua giornata.

Quella canzone che è musica e frasi di una vita che avevano e ora non più. Harry, per un attimo, quasi si pente di averla scritta, in quel lontano giorno di quattro anni fa, quando la loro separazione era appena stata imposta e loro iniziavano a soffocare.

Louis si lascia sfuggire una risata davanti alla dolcezza di Harry. Lui che pensa sempre agli altri, lui che soffre in silenzio per non dare preoccupazioni.

«È meravigliosa.» dice, con un'alzata di spalle.

Noi siamo meravigliosi, vorrebbe dire, ma si limita a sospirare.

Il silenzio che li avvolge è carico di paura, oserebbero dire addirittura terrore. Perché la prima parola che verrà detta sarà l'inizio di quell'inevitabile passo che hanno rimandato per anni.

«Louis.» il tono di Harry è appena un sussurro. Non vorrebbe iniziare quella salita ripida, ma deve; deve per il suo bene.

«Harry.»

Il diretto interessato chiude gli occhi all'udire il suo nome. Il modo fluido e la dolcezza con cui l'ha sempre chiamato Louis non sono più un balsamo tranquillante, ma più un pugno nello stomaco.

«Louis.» dice di nuovo, infatti, quasi pregando, perché non può sopportare quel tono pieno d'amore.

Quelle parole sono le uniche parole che vorrebbero pronunciare. È come se fossero concatenate. Una melodia sempre fluida, quasi una preghiera.

Harry. Louis. Harry. Louis.

HarryLouisHarryLouis.

Harry e Louis.

Quell'accostamento di nomi ha il suono giusto più di ogni altra parola del dizionario.

«Guardami, Harry.» dice Louis, prendendo il viso dell'altro tra le mani.

Il tocco tra le loro pelli brucia come fuoco vivo.

Louis gli accarezza una guancia con il pollice, invitandolo ad aprire gli occhi.

Lo sguardo di Harry, per Louis, è come una pugnalata: quegli occhi, così vivi e brillanti, non dovrebbero essere macchiati da una così grigia tristezza. E Louis si sente morire, perché la consapevolezza di essere in parte autore di tale dolore gli sta strisciando dentro confare velenoso.

«Ti amo.» lo dice come se volesse che quelle parole potessero salvarli, dar loro una nuova vita. «E ti amerò per sempre.» aggiunge, consapevole che, anche se tutto sta per finire, in realtà non finirà proprio niente.

E anche Harry sembra saperlo, perché annuisce e, immerso nell'azzurro degli occhi di Louis, cerca la forza per non piangere. Quella fine non sarà mai tale ed entrambi lo sanno. Ma sanno anche che le cose non possono andare avanti così per sempre.

E allora Harry fa un passo indietro, chiude gli occhi un istante per bloccare le lacrime e prende un respiro profondo. «Anche io ti amo.» fa una pausa e prende un altro respiro. Il suo asma sembra aver scelto proprio quel momento per aggrapparsi ai suo polmoni e impedirli di respirare normalmente. «E ti amerò per sempre anche io.» altra pausa, stavolta per raccogliere il coraggio per dire le parole successive. «Ma devi lasciarmi andare.»

Ti prego, sembra mancare nella frase, ma Harry non lo dice per non sembrare troppo disperato. Perché lui non ce la farebbe ad andarsene e a mollare tutto. Lui si sente piccolo e debole e non può, non vuole più soffrire. È Louis quello forte. O forse lo non è nemmeno lui, ma non importa perché Harry non ce la farebbe mai a scrivere la parola “Fine”.

Louis, ovviamente, gliela legge negli occhi quella preghiera muta. Fa un debole sorriso e Harry non reagisce quando lo vede fare un passo verso di lui. Il tocco delle loro labbra è lieve, ed Harry vorrebbe che durasse di più, che durasse un minuto, una vita, e fanculo tutto. Ma finisce in un battito di ciglia e il sapore dell'altro è ancora lì sulla carne rosa.

Louis indietreggia, si volta e va via.

Il silenzio avvolge la casa ed Harry non capisce più niente, non sa nemmeno più chi è. Sa che quell'azzurro brillante, quel sorriso furbo e quella voce tenue lo perseguiteranno come un incubo. Si sente vuoto. Cade in ginocchio e le lacrime iniziano a scorrere inesorabili. Forse urla, forse no, ma fa fatica a respirare. Si prende la testa tra le mani e si accascia a terra.

E Louis vorrebbe rientrare e abbracciarlo stretto e dirgli che andrà tutto bene. Ma non ha più le chiavi perché quella non è più la sua casa e quello non è più il suo Harry. Allora si allontana, prima a passi veloci e poi corre.

Sale in macchina e parte.

Non vuole che tutto finisca. O forse, vuole proprio che ci sia una fine. L'errore che ha fatto è stato quello di chiudere la parte sbagliata della sua vita e ora l'unica cosa che vuole è rimediare.

 

***

 

Louis è nervoso. Ha già fumato tre sigarette e sono solo le otto del mattino. Non ha dormito praticamente niente la notte precedente, e le occhiaie violacee che ha sotto gli occhi ne sono la prova. Troppi pensieri l'hanno privato del sonno. Due occhi grandi e tristi l'hanno perseguitato e lacrime calde sono state le sue uniche compagne in quelle ore buie. Forse le occhiaie scure sono date anche dal pianto disperato di cui si è trovato vittima. È talmente frastornato e trasandato da sembrare un barbone, ma non se ne cura minimamente.

Fa avanti e indietro davanti all'ufficio del suo manager e l'attesa lo sta uccidendo. Quando finalmente lo vede arrivare dalla porta d'ingresso vorrebbe mettersi ad urlare e sputare fuori tutto ciò che si sta tenendo dentro da ore. Ma si trattiene e aspetta di entrare in ufficio.

«Louis, mi sono preoccupato quando hai chiamato così presto, questa mattina.» John fa una pausa e lo guarda e solo in quel momento sembra metterlo a fuoco. «Dio, ragazzo, sembri un morto che cammina. Non puoi mica farti vedere in giro così. Cosa diranno i giornali? Non puoi permetterti una cattiva pubblicità!» afferma con rimprovero.

E Louis sente una rabbia cieca, perché ciò che è sempre e solo interessato a quell'uomo e al suo staff è l'apparenza di Louis nei tabloid; non la sua salute, la sua musica e il suo benessere, no, era più importante far sapere in giro quanto amasse la sua ragazza e quanto tenesse a suo figlio. Bugie che gli avevano costruito intorno e da cui si era fatto intrappolare.

Ma era arrivato il momento di dire basta.

«Non me ne frega un cazzo di quello che dicono i giornali!» afferma, stringendo la mano a pugno tanto forte che le unghie gli scavano la carne.

John sbuffa mentre si avvicina alla sedia della sua scrivania e ci si accascia sopra. Non è preoccupato per il tono di Louis perché sa che i suoi sono solo capricci e tempo un'ora si sarà calmato. Louis lo osserva nella sua indifferenza e vorrebbe prenderlo a pugni. Si costringe a stare calmo e a mantenere le idee ben chiare su come vuole che le cose vadano. Perché questa volta vuole un cambiamento e lo otterrà a qualunque costo.

«Voglio che le cose cambino.»

La convinzione che infonde in quelle parole lo fa quasi trasalire: è sempre stato terrorizzato di fare ciò che si sta imponendo ora, ma più pensa a quale sarà il risultato più si sente determinato. E stupido, perché la sua paura è totalmente immotivato: quando avrà fatto coming out continuerà ad avere il supporto delle persone più importanti, ovvero la sua famiglia e i suoi fans, ed Harry sarà al suo fianco, fiero e felice. Ora che vede chiaramente tutto ciò di cui si è privato negli anni, vorrebbe prendersi a schiaffi.

«Che cosa vorresti, sentiamo?» dice John con fare annoiato.

«Basta finte fidanzate, voglio dichiarare la mia omosessualità. E ovviamente tutta la storia del figlio dovrà essere smentita al più presto. Tutto ciò di cui vi dovrete occupare sarà pubblicizzare la mia musica.»

Le richieste di Louis sembrano una barzelletta alle orecchie di John. «Louis, ragazzo, sai benissimo che non possiamo permetterci nulla di tutto questo. Come pensi che reagirebbe la gente? Non puoi certo andare avanti grazie alla tua musica!»

È come se Louis ricevesse schiaffo: sa di non essere un ottimo cantante, l'ha sempre saputo, ma sentirsi dire quelle cose gli fa capire che il suo management non ha mai creduto in lui e ha usato la sua ingenuità e paura per costruire un personaggio da sfruttare grazie alla sua vita privata che loro costruivano.

Come una furia cieca si scaglia su John e gli da un pugno nel naso.

L'uomo si divincola. «Ma si può sapere che cazzo ti prende?» urla, tenendosi il naso da cui sta uscendo sangue. «Questa la pagherai, brutto stronzo. Vedrai come ne risentirà il tuo prossimo singolo!» minaccia, puntandogli un dito contro.

Louis fa un risata amara. «Come se ve ne fosse mai fregato qualcosa della mia posizione in classifica o del mio successo. Andatevene a fanculo. Io ho chiuso con le vostre stronzate!»

Sa che le conseguenze delle sue azioni potrebbero costargli caro, ma preferisce rinunciare alla sua carriera piuttosto che perdere Harry e adesso che l'ha capito e ha fatto scattare il meccanismo d'inizio non ha intenzione di tornare indietro. Esce dall'ufficio di John senza curarsi delle urla e insulti che l'uomo gli sta lanciando dietro.

E finalmente, dopo tanto tempo, si sente vivo.

 

***

 

Sono passati due giorni da quando Louis ha messo sottosopra la sua vita. I dirigenti del suo management gli hanno fatto pagare una costosissima multa per il suo abbandono e per la fine del loro rapporto lavorativo. E ha evitato per un pelo una denuncia da parte di John: anche lì, la punizione è stata una somma di denaro non indifferente.

Ora Louis non ha una casa discografica, non ha un team che lo pubblicizza e ha un po' meno soldi nel suo conto. Ma il suo cuore sta battendo all'inverosimile, pieno d'impazienza, soddisfazione e amore, mentre è in macchina e guida verso lo studio discografico. Harry quel giorno sta registrando il suo secondo disco e Louis è troppo impaziente per lasciarlo lavorare in pace: deve parlargli, deve scusarsi e soprattutto gli deve dare tutto sé stesso come non ha mai fatto in passato.

Le guardie all'ingresso dello studio lo salutano cordialmente quando lo vedono e una segretaria gli fa un sorriso. «Ciao, Louis. È da tanto che non ti vediamo qui in giro.»

Louis fa spallucce. L'ultima volta che è andato lì è stata quando Harry stava registrando “Harry Styles” e lui aveva appena finito una delle giornate tattiche con Eleanor che il suo team gli aveva imposto. Era andato da Harry perché gli mancava, ma solo in quel momento Louis si rende conto quanto fosse stato egoista a scegliere per Harry per tutti quegli anni: gli aveva imposto la sua presenza, impedendogli di crearsi una vita tutta sua e facendo subire anche a lui tutto il dramma che si era sempre portato dietro. Con quei pensieri, si rende conto che Harry merita e ha sempre meritato di più. Quasi si pente di essere andato lì e pensa di tornare in macchina e guidare lontano; di lasciare ad Harry la libertà.

Ma poi ci riflette e decide che gli darà la libertà di un'altra scelta, perché Louis è ancora un po' egoista e proprio non ce la fa a privarsi dell'amore che solo Harry gli sa dare: non riesce a privarsi del suo profumo, della sua risata e dei suoi occhi, semplicemente non può e ha sofferto abbastanza quando sono stati lontani nel corso di quegli anni maledetti.

Ora vuole essere egoista con Harry, ma quell'egoismo ha una nuova vita perché sa che le scelte che ha compiuto in quei giorni cambieranno la loro storia completamente.

Saluta la segretaria con un sorriso e si avvia verso lo studio due. Entra addirittura senza bussare, si sistema in un angolo e guarda la band ed Harry che suonano. Come sempre, Louis si accorge che c'è anche un pezzo di lui in quella canzone che Harry sta cantando. Come sempre, Louis rabbrividisce al pensiero del dolore che ha arrecato al ragazzo e a notare come lui, nonostante tutto, canti quei versi con un amore strabordante.

Quando Harry lo nota sgrana gli occhi e interrompe la canzone. La band si rende conto di cosa sta guardando e tutti capiscono che è il momento di una pausa.

Louis si avvicina ad Harry mentre lui sta sistemando la chitarra nel supporto.

«Scusa, non volevo interrompervi.» dice subito il più grande, e vorrebbe solo gettarsi tra le braccia di Harry e baciare via dal suo viso quell'espressione desolata.

Perché sa cosa sta pensando Harry e non vuole che soffra ancora; che soffra mai più. Così si prepara a dirgli tutto quello che si merita di sentire; è pronto a dirgli che sì, finalmente è lì per amarlo come si deve.

Ma Harry lo precede. «Cosa ci fai qui?» non lo dice con tono arrabbiato, ma solo stanco e Louis deve prendere un respiro profondo per non lasciar sfuggire le lacrime.

Perché c'è stato così tanto dolore tra loro, che Harry non ha più nessuna speranza. Non crede più in loro, e forse quando ha pianto tutte le sue lacrime qualche sera prima ha anche messo un cerotto nel suo cuore e ha iniziato a ridisegnare la sua vita. Stavolta, senza Louis.

Ed è una realtà così evidente da far male, e Louis pensa che Harry gli ha aperto gli occhi su così tante cose negli ultimi giorni e si sente uno stupido ad essersi mentito per così tanto tempo.

«Harry.»

«Louis.»

Quei nomi, di nuovo; che suonano così bene insieme, ma che sembrano avere suoni troppo diversi ormai, tanto da stonare.

«Non ti merito. Non ti ho mai meritato perché tu mi hai sempre dato tutto te stesso ed io mi sono fatto mettere i piedi in testa da tante persone. Sono sempre stato insicuro e non ti ho mai fatto vivere in pace perché sono anche egoista.» Louis fa una pausa ed Harry lo fissa, ancora un vuoto in quelle pozze verdi che sono i suoi occhi.

Non vuole mostrare nulla, perché forse ci spera ancora e forse non smetterà mai, ma non può darlo a vedere a Louis e non può darlo a vedere nemmeno a sé stesso. Perché se fosse l'ennesimo fuoco di paglia, si spezzerebbe definitivamente e non potrebbe sopportarlo.

«Ma non posso vivere senza di te, scusa.»

Harry sospira e chiude gli occhi un attimo: non di nuovo; non può reggere.

«Louis, ti prego.» stavolta non gli interessa di sembrare patetico, perché è troppo disperato per accettare tutto, ancora.

«No, Harry, stavolta voglio meritarti. Ho fatto per la prima volta una cosa giusta nella mia vita, e ho scelto te. Te e me insieme, Harry. Come abbiamo sempre meritato.» dice Louis in modo criptico.

Il suo giro di parole confonde Harry: non capisce dove voglia arrivare, non capisce perché si ritorni sempre al punto in cui i loro nomi, dove le loro anime, vengono accostate e mescolate.

Louis ed Harry.

Harry e Louis.

Sempre.

«Io- io non capisco.» fa il più piccolo davanti alla pausa troppo lunga dell'altro.

E Louis sorride davanti al viso confuso di Harry. Non vuole sputargli addosso la sua proposta troppo in fretta, vuole prima spiegarsi e dare ad Harry un sentore del traguardo che hanno davanti.

«Ho mandato a fanculo il mio management e la casa discografica. In questi giorni dovrebbe uscire un'intervista dove dico la verità: che non ho nessun figlio, che sono omosessuale e che amo solo una persona. Che amo te, Harry. Se tu vorrai che io faccia il tuo nome, ovviamente.» Louis lascia andare un profondo respiro e si sente leggero e in pace con sé stesso come non gli capitava da anni.

Harry sbarra gli occhi e vorrebbe urlare. Non sa nemmeno perché, ma sente che quelle parole gli fanno venire voglia di gridare. «Tu-» non sa nemmeno cosa dire, è totalmente confuso. «dici davvero?» alla fine chiede.

Louis sorride di nuovo, perché Harry è meraviglioso e lui non vuole fare altro che baciarlo e coccolarlo. «Sì. Basta mentire. Basta soffrire.»

«Lou- non so cosa dire.» afferma Harry, frastornato.

Perché è vero che Louis è tornato da lui prima e l'ha fatto soffrire, ma non gli ha mai dato garanzie. Non gli ha mai detto con tanta determinazione che ha messo la parola “Fine” a quella parte della sua vita così amara per loro.

«Dì che mi vuoi ancora. Ho un po' meno soldi, perché ho dovuto pagare alcune multe per la scissione del contratto, e sono sempre un cretino, ma dì che mi ami perché io ti amo più di prima e non posso lasciarti andare.»

Louis s'inchina davanti ad Harry. Sta piangendo adesso, ma non gli importa perché quelle che sta versando solo lacrime di gioia, d'amore.

Tira fuori una scatoletta dalla tasca dei jeans e fa un lungo sospiro. Vede Harry diventare pallido e teme che possa svenire da un momento all'altro.

«L'ho comprato questa mattina.» inizia Louis, accarezzando la scatoletta di velluto. «Ho pensato che questa volta dovevo fare le cose per bene e questa è l'unica cosa che ho sempre voluto chiederti. Perché sei la parte più bella della mia vita e mi hai dato così tanto, Harry, che non potrò mai sdebitarmi. Voglio prendermi un'altra piccola parte di te, ora che finalmente ne ho il coraggio. E sarò l'uomo più fortunato del mondo se tu, Harry Edward Styles, mi farai l'onore di sposarmi.» l'emozione quasi soffoca le sue parole, ma Louis scandisce la sicurezza nella sua richiesta.

Perché non si tirerà mai più indietro, non avrà più paura di niente. Sarà degno dell'amore che Harry gli ha sempre dato immeritatamente.

Ed Harry sta piangendo. Le lacrime gli fanno brillare gli occhi, ma stavolta senza tristezza e dolore; c'è sorpresa ed emozione. «Lou.» dice tra i singhiozzi.

Si ferma a pensare a tutte le volte che ha avvolto Louis tra le sue braccia senza davvero sentirlo suo. Pensa a quando lo vedeva sui giornali mano nella mano con la ragazza di turno, o quando stringeva in braccio un bambino come se fosse suo figlio. Ora tutto sembra capovolto: può chiaramente vedere lui e Louis mano nella mano per strada, si vede con Louis a qualche cerimonia di premiazione, vestiti di tutto punto, e Louis non saprà nemmeno cosa sta indossando ed Harry potrà dirlo per lui perché sarà stato lui stesso a scegliere quell'abito. Può vederli condividere sorrisi, sguardi, baci, in un palco, per strada, ovunque. Sono insieme, sposati. Finalmente Harry e Louis.

«Amore, rischio di morire se mi fai aspettare così tanto.» la voce di Louis lo risveglia da quel sogno ad occhi aperti.

Harry ride, mentre piange, e non crede di essere mai stato così felice in vita sua. «Sì. Voglio sposarti, Lou.» non ci pensa nemmeno, sapeva la risposta non appena Louis gli ha fatto la proposta.

Perché stavolta è diverso, lo sa perché gliel'ha detto Louis con i suoi occhi pieni di loro due insieme e della vita che ora possono vivere.

Si baciano, e le lacrime scendono, e si amano così tanto da far male. Ma è un dolore così piacevole che scelgono di amarsi ogni giorno. E quella che hanno davanti è la vita che hanno sempre sognato, fatta di Harry e le sue fossette e la sua dolcezza, e di Louis e la sua voglia di far ridere gli altri e i suoi occhi azzurri sempre così allegri. È la loro vita di ragazzini innamorati che si sono sempre nascosti. Ma ora sono liberi, e sono adulti che si ameranno per sempre.

 

***

 

Sono state scritte mille canzoni sull'amore, lui stesso ne ha scritte diverse, ma la canzone che Louis sta suonando, seduto davanti a quel pianoforte, ha una magia che non aveva mai provato prima. Gli solletica le dita, lo fa vibrare dentro e sospirare di passione. Una passione che ritrova quando sfiora i tasti bianchi e neri e canta: dopo tanto tempo, quella canzone è piena di gioia e lui ne è immensamente soddisfatto.

Harry entra in casa quando Louis è nel bel mezzo della strofa. Si blocca, si poggia nello stipite della porta e lo ascolta. Ad Harry sono sono state dedicate molte canzoni, alcune piene di odio e altre di sentimenti celati al mondo, ma questa che Louis sta cantando adesso è piena di una cosa che a lui piace moltissimo: amore. Solo e puro amore, libero da barriere, libero di sbocciare e volare.

«Ti faccio pagare il biglietto del concerto.» la voce di Louis lo risveglia da quel torpore in cui si era abbandonato.

Si avvicina all'uomo, si siede accanto a lui nella sedia davanti al pianoforte e gli da un bacio a fior di labbra. «Tecnicamente, questa sarebbe anche una mia canzone.» precisa, premendo qualche tasto.

Louis fa spallucce. «Anche tu hai ragione.» e di nuovo cattura le labbra dell'altro, stavolta in un vero e proprio bacio.

Quella canzone dalla melodia che sa di sicurezza l'hanno scritta insieme l'anno prima. Perché dopo “il grande passo”, come piace chiamarlo a Louis, avevano deciso di voler esprimersi tramite ciò che sapevano fare meglio, ovvero una canzone. E così si erano lasciati catturare dai loro abbracci, si erano persi nel fare l'amore e si erano ubriacati di baci per creare un'ulteriore parte della loro vita da dedicarsi a vicenda.

Quando l'avevano pubblicata, le fans erano scoppiate in un uragano di complimenti e loro si erano sentiti fieri di poter far conoscere loro quell'amore che stavano vivendo.

Harry sorride, le fossette bene in vista e gli occhi sempre brillanti. Louis prende la sua mano sinistra e bacia l'anulare, lì, poco sopra alla fede in oro bianco che lo circonda.

 

La loro canzone risuona come colonna sonora della loro vita. Tutti, ora e finalmente, sanno quanto brillano insieme Harry e Louis.

 



 

Angolo Alis:

Non so davvero cosa dire. Erano anni che non venivo su EFP.

Cosa mi ha riportata qui? Non lo so nemmeno io. So solo che qualche giorno fa mi è ronzata in testa questa idea e ho dovuto metterla nero su bianco. È nata quasi completamente così come l'aveva letta, ho fatto davvero minuscole modifiche. Perché si è praticamente scritta da sola e devo ammettere di essere abbastanza soddisfatta del risultato.

E niente, spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento o con una stellina; qualunque opinione è ben accetta.

Un abbraccio,

Alis

   
 
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