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Autore: Kuruccha    17/01/2018    2 recensioni
«Ho sempre sognato di guidare una Mercedes» aggiunge Chat Noir, rubandole dalle mani il mazzo di chiavi.
Genere: Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Racer


 

«…Un mazzo di chiavi?»

Ladybug solleva lo sguardo verso il punto imprecisato del cielo da cui è caduto l’oggetto che dovrebbe aiutarla a sconfiggere l’akuma, poi lo abbassa di nuovo sulle proprie mani. Dovrebbe essere abituata alla stramberia di certe situazioni - anche quando dette situazioni riportano altisonanti loghi della Mercedes stampati su ogni superficie - ma la realtà è che ancora non ci ha fatto il callo, né crede che ci riuscirà mai.

«Ironico, non trovi?» commenta Chat Noir sbirciando da sopra le sue spalle, e per una volta non può far altro che dargli ragione: Racer - il nome in codice del ragazzino akumizzato da Papillon - dev’essere proprio un grande appassionato di automobili, visto che ha trasformato mezza Parigi in una pista di Hot Wheels. Ma lei cosa dovrebbe farne, esattamente, del mazzo di chiavi di una Mercedes quando quasi tutte le auto sono già incanalate su rotaia?

Quasi ma non tutte, le suggerisce il suo sesto senso di coccinella, e le ci vuole poco a notare l’enorme macchinone parcheggiato poco distante, il set di cacciaviti in bella mostra nel bagagliaio e il meccanismo deviatore delle direzioni della pista. D’improvviso come agire le è chiarissimo.

«Ho sempre sognato di guidare una Mercedes» aggiunge Chat Noir, rubandole dalle mani il mazzo di chiavi. La sua bocca è piegata in un ghigno soddisfatto ed eccitato, come se avesse aspettato fin dal principio che i fatti prendessero quell’esatta piega.

«Sei sicuro di sapere come far partire quest’automobile?» gli domanda quando ormai è troppo tardi: sono entrambi a bordo, ben assicurati dalle cinture, e Chat Noir sta armeggiando con la leva del sedile per avvicinarsi di più ai pedali.

«Ehi, per chi mi hai preso?» risponde, girando la chiave nella toppa. Il motore si avvia con un rombo esagerato, che diminuisce solo quando Chat Noir muove una gamba. «Visto? Una passeggiata, Milady.»

«Guarda. Le macchine in pista aumentano ad ogni minuto che passa. Diamoci una mossa.»

«Agli ordini!» grida Chat Noir, poi ingrana la marcia e rilascia il pedale.

E la macchina s’ingolfa e muore con un singolo balzo in avanti.

«Ops. Cambio manuale. Falsa partenza» si scusa lui, voltandosi col più innocente degli sguardi stampato in viso. «Ora riprovo.»

«Sei davvero sicuro di sapere come si fa a guidare un’automobile?» ripete lei, stringendosi d’istinto alla cintura di sicurezza.

«Certo. In teoria. Ho giocato a Need For Speed per anni!»

«Tu avresti fatto cosa?» replica, ma la sua domanda si perde nel nuovo rombo del motore e Ladybug è troppo terrorizzata per pretendere una risposta. L’auto si muove ad una velocità impressionante e ora non è più la sola a gridare come un’ossessa.

«Quindi è questa la vera potenza di un motore Mercedes!»

«Stiamo andando troppo veloci!»

«Temo di non sapere come si rallenta.»

«Premi l’altro pedale!»

«Quale altro pedale? Quanti ce ne sono?» domanda Chat Noir, muovendo il piede a casaccio e schiacciando l’acceleratore.

«Rallenta immediatamente! Il limite per quest’area è di 30 chilometri all’ora e noi stiamo viaggiando a...»

«Ventidue chilometri all’ora!»

«Il tachimetro si sbaglia! Questi non possono essere ventidue chilometri orari!» esclama, cercando di appigliarsi ad ogni minima sporgenza presente all’interno dell’auto.

«Ora accelero.»

«Ci rimetteremo la pelle!»

«Malfidente» le risponde, voltandosi per guardarla. «Ti dico che è più facile di quel che sembra. Poi potrei farti provare e...»

«Guarda avanti! Guarda avanti, c’è un palo, un palo della luce, aaah!» grida, coprendosi la faccia nell’aspettare la collisione.

Ma il tonfo non arriva e la macchina procede spedita, anche se per un momento le manca il coraggio di aprire gli occhi e verificare che la strada che stanno percorrendo non sia direttamente diventata il dolce lastricato del Paradiso. Poi conclude che avranno più possibilità di restare vivi se saranno in due a guardare avanti.

Chat Noir ora le sembra più rilassato, come se avesse riguadagnato un qualche tipo di controllo sulla situazione. «Dove dobbiamo arrivare?» le chiede.

Ladybug si guarda intorno, studiando la loro posizione. «Fino a quel capo della pista» gli dice. «Là, poco distante dalla Torre Eiffel, c’è un deviatoio. L’obiettivo è questo: sposteremo la leva e dirigeremo il flusso della pista verso quel vicolo cieco laggiù. Racer sarà costretto a fermarsi per evitare di finire fuori strada insieme a tutti gli altri veicoli, e nel momento in cui scenderà dalla propria automobilina per riposizionare il deviatoio...»

«… noi gli ruberemo di mano il telecomando in cui si è annidata l’akuma e lo distruggeremo!» completa Chat Noir, voltandosi di nuovo per sorriderle.

«Guarda avanti» ripete lei, girandogli di forza la faccia con il palmo della mano. «E rallenta, per l’amor dei cielo!»

«Siamo ai ventisette all’ora» replica. «Però è vero, sembra proprio una velocità pazzesca.»

«Non prenderò mai la patente in vita mia.»

«Ok, sei pronta? Ora entriamo in pista. Reggiti forte.»

Quello si piazza senza dubbio nell’elenco dei migliori suggerimenti che Chat Noir le abbia mai dato in vita sua: appena le ruote della Mercedes toccano il tracciato l’auto subisce un’accelerazione pazzesca, al punto tale che questa volta non è lei la prima ad urlare.

«Ladybug.»

«Dimmi!»

«Abbiamo un problema. Un grosso problema.»

«Quanto grosso?»

«Almeno quanto una Mercedes che non risponde a nessuno dei comandi. Nè il volante, né i pedali.»

«Come abbiamo fatto a non pensarci?» dicono in coro. Il motivo è ovvio: ora che sono in pista anche la loro auto è soggetta alle regole del circuito.

«Beh, a questo punto potremmo rilassarci e goderci un giro o due» replica Chat Noir, incrociando le gambe sopra al volante e reclinando lo schienale del sedile dopo aver acceso la radio.

«Certo, fino a quando Racer non si accorgerà di noi e deciderà di farci schiantare da qualche parte» risponde, ironica. Osserva nello specchietto retrovisore l’automobile scelta da Racer, inconfondibile nei colori di Saetta McQueen: sta completando il Giro della Morte dell’altro lato della pista, perciò hanno venticinque, forse addirittura trenta secondi di vantaggio. Si slaccia la cintura di sicurezza.

«Che stai facendo?» le chiede Chat Noir nel vederla armeggiare con lo yo-yo dietro i sedili per creare una complessa ragnatela di fili.

«A questa velocità passeremo accanto al deviatoio tra pochi secondi. E dobbiamo pur fermare questa macchina, no?»

«Non possiamo, che so, saltare fuori e basta?»

«No, ci servono i cacciaviti che sono nel bagagliaio. Non c’è tempo» replica, controllando la tenuta dell’intreccio appena creato. «E ora rimetti dritto quello schienale. Temo che faremo un bel volo» continua, abbassando il finestrino. La velocità è così alta che la resistenza dell’aria contro la sua mano è fortissima.

«Sei pronto?» chiede, guardandolo negli occhi mentre inizia a far ruotare lo yo-yo.

«Prontissimo, milady» le risponde, con le mani strette sul volante.

Lo yo-yo si allaccia ad una delle gambe della torre Eiffel; appena completa tre giri il filo si tende e lo strattone è tale che sia Ladybug che Chat Noir si stupiscono che la Mercedes rimanga intera con i sedili piantati al loro posto. Peccato non si possa dire lo stesso dei loro stomaci, che volano prima all’altezza della gola e poi giù verso i piedi, seguendo la parabola dell’auto che ora fila dritta con il muso verso terra.

«Ci schianteremo, ci schianteremo!» urla Ladybug ad occhi serrati, immobilizzata dalla cintura, impegnata a tenere quanto più possibile la schiena appiccicata al sedile.

«Non starai mettendo in dubbio le mie capacità di guidatore, mi auguro.»

«Non mi sembra il momento giusto per fare dell’ironia!»

«Beh, se non ora, quando?» le risponde, girando il volante a destra e a sinista, riprendendone finalmente il controllo. «Occhio, tra poco si tocca terra. Reggiti for...»

Non fa in tempo a finire la frase che le ruote impattano contro il cemento; un gran stridio di freni riempie l’aria insieme alla puzza di gomma bruciata, e Ladybug chiude gli occhi e sente la testa girare in ogni direzione e la nuca sbattere da qualche parte. Poi tutto si fa silenzioso per un momento, almeno fino a quando le orecchie non le si riempiono di nuovo prima del suono di una vecchia canzone che passa per radio e poi dei rumori sempre uguali della pista di Hot Wheels di Racer, a pochi metri di distanza dall’auto.

Riapre gli occhi uno per volta e osserva la ragnatela sottile di crepe sul parabrezza della Mercedes, il vero e proprio incavo scavato sulla portiera dal filo dello yo-yo, il braccio di Chat Noir di traverso sul proprio petto, incastrato sotto la sua cintura di sicurezza, come se avesse voluto assicurarsi che lei sarebbe rimasta ferma lì.

«Il deviatoio!» grida, d’improvviso cosciente. Cerca di aprire la portiera ma si blocca dopo qualche centimetro; la lamiera è deformata e non c’è verso di forzarla.

«Avanti, Chat Noir, dobbiamo andare!»

«Non mi sento più il braccio...»

«Non è il momento di fare il melodrammatico.»

«Non sto scherzando. Non lo muovo davvero.»

«Oddio» commenta lei, studiando la situazione. «È incastrato nella cintura. Forse coi movimenti si è slogato.»

«Non lo so. Non sento niente» risponde. Poi viene riscosso dal suono del clacson di una delle automobili che passano per la pista. «Il deviatoio!»

Ladybug annuisce, districandosi dal groviglio delle cinture e del braccio di Chat Noir per poter uscire dal lato del guidatore. Si precipita verso il bagagliaio contando i secondi; il vantaggio che hanno su Racer si riduce ad ogni attimo che trascorre.

Recupera il set di cacciaviti e si precipita verso il bordo della pista. Il deviatoio funziona esattamente come fosse uno scambio ferroviario; in tutta fretta prova due o tre cacciaviti prima di indovinare la misura corretta delle viti che lo tengono serrato.

«Nemmeno Ladybug riuscirà a fermare Racer, il più grande pilota di tutti i tempi!»

Il suo avversario è ormai vicinissimo; ha meno di quindici secondi per completare il lavoro, ma la vite è durissima e non sembra volersi muovere di un millimetro. Tutto sembra perduto quando ecco che il meccanismo si allenta; la leva diventa più morbida e finalmente Ladybug può spostarla da sinistra a destra, variando definitivamente il flusso della pista.

«Non esultare troppo presto, carina» replica Racer, sporgendosi dalla portiera con il telecomando in mano. Preme un pulsante e la leva si sposta di nuovo da destra a sinistra, ripristinando il flusso regolare. «Credevi che non ci avessi pensato?»

Ladybug sente il panico salire. Hanno utilizzato male il mazzo di chiavi? Com’è possibile che il loro piano non abbia funzionato?

Non fa in tempo a chiedersi altro perché una Mercedes - la Mercedes - s’infila di traverso nella carreggiata della pista, oltrepassando il primo muretto basso per schiantarsi contro gli pneumatici di protezione dei bordi. Il grido di frustrazione di Racer riempie l’aria insieme allo stridore dei freni di innumerevoli automobili.

Il telecomando vola alto sopra le loro teste, e Ladybug non capisce come sia possibile, almeno fino a quando non nota il bastone di Chat Noir allungato attraverso il finestrino del passeggero, dritto verso la macchina di Racer. Non rimane a pensarci un secondo di più: con un colpo di yo-yo allaccia al volo il telecomando e poi lo scaglia a terra con tutte le proprie forze, liberando l’akuma sotto forma di farfalla.

«Chat Noir!» grida però Ladybug, tuffandosi verso l’auto per aprire precipitosamente la portiera. Il suo collega ha ancora il braccio incastrato tra il sedile e la cintura di sicurezza, ma l’espressione sul suo viso è del tutto differente da quella di prima.

«Le partenze sono sempre il mio forte» dice, con quel suo solito ghigno soddisfatto a fare da contorno alla frase. Ladybug è così sollevata che gli salta al collo, ma subito lo lascia andare, sentendolo urlare.

«Ops» si scusa lui. «Non è vero che il braccio non mi fa male. Ora mi fa molto male.»

«È ora di riportare tutto alla normalità, quindi» gli risponde, staccando le chiavi dal cruscotto per poi gettarle in aria.

«Miraculous Ladybug!»

E ogni cosa ritorna al suo posto.

 

*

 

«Sei sicuro che non vuoi che ti accompagni oltre?»

Chat Noir si massaggia la spalla; ogni minimo movimento gli provoca ancora una fitta che corre dal collo al gomito, ma da quando ha liberato il braccio dalla cinghia la situazione è nettamente migliorata.

«Tranquilla» la rassicura. «Poco più in là c’è la fermata della metropolitana, e da lì posso raggiungere casa senza problemi.»

«E quello come lo spiegherai?» gli chiede, con un cenno del mento al suo braccio.

«Oh. Giovane e scavezzacollo, no? Sono cose che ai ragazzi capitano spesso.»

Lo dice con un tono strano, però; quasi distaccato, come se in realtà situazioni di quel genere non fossero mai e poi mai capitate a uno come lui.

«Non farti vedere in giro fino a quando non sarai guarito, però»

«Oooh… sei forse preoccupata per me?»

«Come no. Sto solo dicendo che me la caverò da sola.»

«Ok, sei preoccupata» conclude lui, soddisfatto.

Fa per aprire bocca, ma la richiude subito. Sa che sarebbe inutile.

Gli posa una mano sulla spalla ancora sana. «Chat Noir, ti devo un favore. Perciò nel frattempo riposati.»

Le è impossibile non notare le labbra che sporgono verso di lei in cerca di un bacio.

«Scordatelo» gli dice, volando via appesa allo yo-yo.

Però sorride.

 



17.01.2018
Olè! Prima fic dell'anno, primo fandom nuovo dell'anno! Che felicità :D
Avevo una gran paura di cimentarmi con Miraculous Ladybug perché ho intravisto in sezione mostri sacri dello spessore di Shainareth, però poi mi sono detta: o la va o la spacca, non ho mica l'età per tergiversare! E così eccoci qui.
Il titolo, come nella migliore tradizione degli episodi di questo cartoon, coincide con il nome del povero akumizzato di turno. Ho preferito iniziare con qualcosa di action che ricalcasse la trama di una puntata standard in modo tale da prendere la mano con i personaggi; spero ne sia uscito qualcosa di abbastanza dinamico e, soprattutto, di credibile.
Questa storia partecipa a ben due iniziative contemporanee
organizzate da Lande di Fandom: la prima settimana del COW-T #8 (ispirandosi al prompt "partenza") e la Maritombola (con prompt "chiavi della macchina"). Ormai incastro gli ingranaggi per andare avanti :D
Grazie mille per essere arrivati fino a qui :3
Kuruccha

 
 
   
 
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