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Autore: miseenabime    18/01/2018    2 recensioni
Songfic ispirata alla canzone "I bet my life" degli Imagine dragons.
Riza e Roy.
Una serie di momenti condivisi, del passato e del presente, che si sviluppano con la canzone, perché chi, più di loro, mette la propria vita nelle mani dell'altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I bet my life

 

I know I took the path that you would
never want for me
I know I let you down,
didn’t I?

 

Riza chiuse il forno, sfregandosi le mani soddisfatta. Erano le sei del pomeriggio e Roy era chiuso nello studio dalla mattina presto – che è strano, di solito pranziamo insieme, era quasi rimasta delusa – ma quando sarebbe sceso a cena – perché sarebbe sceso a cena, non poteva saltare anche quella, no – Riza gli avrebbe fatto una sorpresa, facendogli assaggiare i suoi muffin preferiti – quelli dal libro di ricette di mamma.
Poi qualcuno suonò il campanello – che strano, a quest’ora?
Si pulì le mani nel grembiule e se lo tolse, avviandosi verso la porta. Appena uscita dalla cucina fu travolta da una folata di vento, schivando appena qualcuno che, precipitandosi in tutta fretta giù dalle scale, urlava «Vado ioo!».
Roy aprì la porta, salutò qualcuno, prese una lettera, salutò di nuovo qualcuno e chiuse la porta. Si voltò e alzò il viso dalla busta, solo allora si accorse di Riza «Ciao»
«Ciao» rispose lei perplessa, il ragazzo sembrava alquanto entusiasta – strano, non è da lui.
«Allora» riprese fiato dalla corsa, guardò la busta «ti va se l’apriamo insieme?»
Riza era ancora molto confusa «Okay» ma non poté dire di no a quell’espressione sul suo viso.
Si accomodarono in cucina.
«Che buon profumo» Roy annusò l’aroma «cos’è?»
«Oh, niente» rispose in fretta, fece un cenno verso la busta «cos’è?»
«Il futuro» - criptico.
«Uhm?»
«Ora vediamo» ruppe cautamente la busta e ne tirò fuori un foglio. Nel leggerlo il suo sorriso si allargò. Riza non capiva, ma era bello vederlo così. Come se fosse una naturale conseguenza, sorrise anche lei.
«Mi hanno preso!» esclamò soddisfatto «Ce l’ho fatta!» mostrò il foglio a Riza. Prima ancora di leggere vide quel simbolo, in alto, a destra. Il suo sorriso prima si bloccò, poi regredì a una semplice bocca aperta «Entrerò in accademia militare!» Riza continuava a guardare il foglio. Entrerà in accademia militare. Era rimasta completamente senza parole. Arrivarono uno di fila all’altro, come tre colpi, tre coltellate: Se ne va. È contento di andarsene. Ti lascia qui tra questi muri del pianto che qualcuno chiama “casa”.  Voleva piangere. Ma poi guardò il suo viso. Era così contento – così contento di lasciarti qui, era contento del suo futuro – il suo, suo solo suo, era così contento di avere un’occasione – lui era la sua occasione, che ora se ne stava andando. Ed era contento di andarsene.
Un sospiro
«Oh»
Fu tutto quello che riuscì a dire.
Riza riuscì a percepirla: la luce flebile, la piccola speranza che quel ragazzo aveva portato in quella casa, si stava esaurendo, sarebbe rimasta di nuovo sola, al buio – Oh.
«Riza» la chiamò «Cos’è quest’odore?»
Odore. Bruciato. Il fuoco! –l’alchimia, l’esercito- I dolci. Spense il forno, recuperò un paio di presine e tirò fuori la teglia in fretta, buttandola nel lavandino.
«Oh» disse «Sono bruciati».

 

 

So many sleepless nights
where you were waiting up on me
But I’m just a slave unto the night

 

«Dovrebbe provare a dormire»
«Non ci riesco» Roy sistemò lo scomodo cuscino dello scomodo letto dell’ospedale militare e si mise a sedere «è come quando sei ubriaco: chiudi gli occhi e il mondo gira. Io chiudo gli occhi e vedo le facce di quelli che ho ucciso oggi. Quelli che sono riuscito a vedere, per lo meno. Quelli che non sono riuscito a vedere sono i peggiori, migliaia cadaveri senza volto che mi vengono incontro e mi soffocano»
Riza girò la testa verso di lui. La missione di oggi era andata prima molto bene poi discretamente male, e ora si ritrovavano entrambi feriti, nella stessa stanza all’ospedale di Ishval.
«Posso capirla, signore»
«No, non puoi» rispose secco «sei un cecchino. I tuoi non urlano»
Riza aggrottò le sopracciglia «No, i miei non urlano, signore, ma in quel mirino, io le loro facce le vedo tutte» si mise a sedere, la frase del colonnello l’aveva innervosita «Ho visto tutti i volti di tutti quelli che ho ucciso, compresi tutti i bambini che accidentalmente finivano sulla linea di fuoco nemica, venivano colpiti e lasciati a morire dissanguati in qualche angolo della strada. Anche a loro ho sparato, colonello, un colpo in testa, o uno dritto al cuore con una buona visuale. Anche a loro ho fatto da Nera Mietitrice, pur di non lasciarli a contorcersi per ore sotto il sole. Ma no, non urlano, signore, non hanno la possibilità di farlo»
«Mi dispiace» Mustang abbassò la testa, continuando a non guardarla «Non avrei dovuto prendermela con te. Sono solo stanco. E non riesco a dormire»
«Lo so»
«Credi riusciremo mai a dormire?»
«Ce lo meritiamo, signore?» lui, nel buio della stanza, si girò verso di lei.
«Non lo so» ammise «Quello che più mi preoccupa, è che questo succederà sempre, tutte le notti. Ma non tutte le notti ci sarà qualcuno con cui parlarne, come adesso»
Riza inspirò «I suoi demoni sono i miei demoni, signore» Roy «In qualsiasi momento e in qualsiasi posto» io sono qui.
Riza non lo vide, ma le labbra di lui si incresparono leggermente. «Grazie, tenente»
«Provi a dormire» - io sono qui.

 

Now remember when I told you
that’s the last you’ll see of me
Remember when I broke you down
to tears

 

«Quindi, questa è l’ultima»
«Così pare»
Roy inspirò a polmoni aperti l’aria fresca dell’alba, Riza, accanto a lui, restava immobile, gli occhi fissi all’orizzonte.
«Mi mancherà»
«Ti faranno alzare talmente presto in accademia che la vedrai tutti i giorni»
«Ma non ci sarai tu»
Riza sussultò.
«Allora hai sbagliato»
Lui la guardò interrogativo.
«Ti. Ti mancherò» - l’hai scelto tu, di andare via. Tu.
«Mi mancherai»

Riza si alzò in piedi «Dovresti andare»
«Già» Roy la imitò.
Restarono a guardarsi, nessuno dei due sapeva cosa dire.
«Beh, io…» iniziò titubante Roy, passandosi una mano dietro il collo.
«Non c’è bisogno che tu dica nulla» - tranquillo, ti tolgo dall’imbarazzo. Riza fece un cenno con la testa e si avviò verso il sentiero che, dalla collina dove erano soliti guardare l’alba nelle notti insonni, riconduceva a casa.
«Cosa? No!» Roy le andò incontro, prendendola per un braccio «Ferma, non è così che deve andare»
«E come deve andare?» In realtà Riza non era così arrabbiata come sembrava, aveva superato quella fase, aveva accettato che Roy volesse proseguire verso un futuro in cui non c’era spazio per lei, era una sua decisione e non avrebbe potuto obbligarlo a fare altrimenti. Tutta quella che ora sembrava rabbia era solo profonda tristezza.
«Non possiamo salutarci così. Deve essere un bell…» - addio. Forza dillo. Un bell’addio. «Non posso andarmene così» - non esiste un modo giusto in cui tu possa andartene.
«Okay» le si fece un po’ più vicino «Ascolta. Ho scelto una strada difficile, una strada che so non volevi che prendessi: pericolosa, faticosa, senza certezze. Quello che mi aiuterà a superare qualsiasi ostacolo incontrerò sarà il mio ricordo di te, dei mesi passati qui, in questa casa, su queste colline, in tua compagnia. Ogni volta che sarò sul punto di mollare mi ricorderò che non posso permettermelo, perché per intraprendere questa strada ho dovuto lasciare qualcosa di molto caro e non potrei sopportare che questa scelta – questo dolore – non serva a nulla. Io… io non so come ringraziarti per come ti sei comportata con me. Tu sei magnifica, hai così tanta forza e nemmeno te ne accorgi, ti sottovaluti così tanto ma sei la persona migliore che abbia conosciuto e so che sei così determinata che nessun obiettivo potrà essere troppo per te. Perciò, ti prego, anche se io non sarò più qui tu continua ad essere te stessa, continua ad essere forte e capisci il tuo valore, perché tu vali tanto, Riza Hawkeye e, nonostante sia contento di questa nuova opportunità, lasciarti adesso è una delle cose più difficili – strazianti – che io abbia…» Roy si fermò di colpo. Una lacrima stava attraversando il viso – quel viso così vicino - della ragazza di fronte a lui. L’asciugò con un dito.
«Non piangere…» le disse a bassa voce. Per tutta risposta una lacrima scese anche dall’altro occhio e, prima che potesse asciugarla, due lacrime solitarie divennero un pianto silenzioso.
«Non piangere, non piangere» continuava a sussurrarle, mentre la stringeva tra le braccia e lei iniziava a singhiozzare.
«Non piangere» non piangere per me.
Quando si fu un attimo calmata Roy sciolse l’abbraccio, prese il suo viso tra le mani e appoggiò la propria fronte alla sua.
«Ti prego. Non piangere» Riza tirò su con il naso un’ultima volta.
«Okay»
Roy aprì gli occhi e incontrò subito quelli di lei. Così gonfi e arrossati. Gli si strinse il cuore. Rimase a guardarla per quelle che gli sembrarono ore, sentiva il suo respiro affannoso mano a mano rallentare e tornare regolare, il suo viso distendersi un poco alla volta. Dio, anche in quelle condizioni era così bella. Così bella. Così vicina. Eppure quella distanza così piccola sembrava così grande. Le si avvicinò di più, chiuse gli occhi. Avrebbe tanto voluto – No. Ma lui voleva solo – No. Non rendere le cose più difficili Roy. No. Si bloccò a pochi centimetri dalla sua bocca – No. Aprì gli occhi – Non puoi farle anche questo. Vattene.
«Mi dispiace» le sussurrò a un soffio dalle labbra «Quell’alba» continuò «Non sarà l’ultima. Non ci sarà mai l’ultima. Ci sarà sempre e solo andare avanti»
Le diede un bacio sulla fronte, lei gli strinse i polsi.
Dopodiché lui si alzò e se ne andò.
Senza voltarsi.
Solo andare avanti.

 

I know I took the path that you would
never want for me
I gave you hell through all the years

 

«Non mi hai mai detto perché»
«Signore?» Riza alzò lo sguardo dai fogli che stava leggendo e lo volse al colonnello.
«Tu sai bene perché io sono entrato nell’esercito» Erano soli nella stanza, tornati da poco più di un mese dalla guerra civile «Eppure, un giorno vado a ringraziare il cecchino che mi ha salvato la vita e trovo Riza Hawkeye. Perché?»
«Avrei dovuto lasciare che l’attaccassero?»
«Non intendevo questo»
«Lo so»
«Perché sei entrata nell’esercito, tenente?» insisteva, lo sguardo fisso su di lei.
«Lo sa bene, signore»
«Voglio sentirtelo dire» Riza ebbe un sussulto.
«Avevo qualcuno da proteggere» ammise la donna.
«Chi?»
«Signore…» stava andando troppo in là.
«Finisci le frasi, tenete Hawkeye» la durezza con cui la rimproverò non le fu indifferente.
«Lei, signore» sputò fuori «Dovevo proteggere lei»
«Capisco» si alzò, Riza lo imitò e si avvicinò alla sua postazione.
«Arrivi al punto, colonnello» riprese spazientita.
«Quindi come sospettavo è colpa mia» Riza sussultò «Non solo ho deciso di andare all’inferno, ma ci ho trascinato anche te. Per tutti questi anni. È colpa m-»
Riza sbattè il pugno sul tavolo «Tenente!» la riprese Mustang, più sorpreso che arrabbiato.
«Stia a sentire, colonnello. Non provi ad usare questo suo prendersi la colpa per qualsiasi cosa con me, non funziona. Si è già attribuito troppi fardelli, la mia scelta di entrare nell’esercito non rientra nelle sue colpe» dopo questa premessa iniziale la sua voce si ammorbidì «Lei sa come mi stesse distruggendo quella casa, signore» anche lo sguardo di Roy si fece meno duro «L’esercito è stata una seconda opportunità sia per lei che per me. Per quanto riguarda l’inferno… l’avrei seguita ovunque»
Roy fece per rispondere, ma lei fu più veloce «Con permesso, signore, sfrutterei la mia pausa pranzo» e si avviò verso l’uscita, chiudendo la porta dietro di sé.
Ovunque.

 

So I, I bet my life

I bet my life, I bet my life on you

I, I bet my life,

I bet my life, I bet my life on you

 

«Signore, mi ha fatta chiamare?»
«Tenente» Roy alzò la testa dalla scrivania, verso la donna che ora gli veniva incontro «Sì, esatto»
Riza attese che iniziasse a parlare.
«Siete il mio subordinato più affidabile, quello più vicino a me, quello da cui costantemente dipende la mia vita»
«Ed è un onore, signore»
«Io ve l'affido» continuò lui «ma ho bisogno che mi facciate una promessa, anzi, prendetelo come un ordine»
Riza lo guardò interdetta
«Siete stata con me a Ishval. Sapete molte cose sugli uomini. Voi mi guarderete sempre le spalle, ma da quella posizine potrete anche colpirmi. Ecco tenente, io voglio che, se mai dovessi diventare quel tipo di uomo, se mai dovessi perdere la retta via, voi prendiate quella pistola e mi spariate dritto alla schiena»
Per Riza fu un colpo al cuore, come se avessero sparato a lei, ma non lo diede a vedere. Ormai era diventata brava a nascondere e reprimere tutte le sue emozioni. Si fidava di lei con tutto sé stesso, al punto da metterle in mano la sua vita e darle la possibilità - anzi, l'ordine - di togliergliela. Ma ora lui non era Roy, lei non era Riza, qualsiasi obiezione non sarebbe stata lecita, erano solo un colonnello e il suo sottoposto. Perciò Riza, con il cuore in gola, sperando, per la prima volta in vita sua, di non dover mai adempiere ad una promessa, rispose quello che doveva rispondere:
«Sì Signore»

 

I’ve been around the world
and never in my wildest dreams
would I come running home to you

 

Riza fissò la sveglia.
03:41
Non dormiva. Non dormiva da almeno tre giorni. Aveva paura di non sentire il telefono.

-

«Non dorme, signore»
«A volte»
«Non era una domanda»
«Allora cosa le serve, tenente Hawkeye?»
«Lei a niente, se non dorme»

-

03:41
Roy si sedette sul bordo del letto e si passò le mani sul viso. Non dormiva, di nuovo. Alzò la testa e vide il comodino. Il telefono. Forse…

-

«Così mi ferisce, tenente»
«Colonnello» Riza si fece seria, richiamando la sua attenzione «Forse lei non si ricorda, ma io gliel’ho già detto: i suoi demoni sono i miei demoni» - in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo. Riza si allontanò.

-

Riza non dormiva. Non dormiva almeno da tre giorni. Aveva paura di non sentire il telefono. Perché all’inferno, dopo tutto, ci erano stati insieme. Guardò la sveglia. 04:15. Sospirò e si rigirò nel letto.

 

Forse… allontanò il pensiero – No. Non puoi farle anche questo.
Si alzò. Guardò di nuovo il telefono. Si allontanò, verso la cucina – magari domani.

 

I’ve told a million lies but now I tell a single truth
There’s you in everything I do

 

Ogni mattina Riza si svegliava e la domanda era sempre quella.
Perché.
Se lo chiedeva in continuazione.
Perché qui. Perché me. Perché loro. Perché la morte. Perché la distruzione. Perché l'inferno.
Appostata sul tetto di qualche edificio ancora in piedi per miracolo vegliava silenzioso, l'Occhio del Falco, sui soldati a terra, così piccoli nel suo mirino. Fare saltare la testa a qualcuno non era mai stato così facile come lì, come ora. D'altra parte era questo che faceva ogni giorno: faceva saltare teste. Anche a loro. Anche ai bambini.
Perché loro. Perché loro e non me. Perché.
Poi c'era sempre un momento in cui vedeva le fiamme levarsi da qualche parte nelle strade, allora con il mirino inquadrava quel piccolo frangente di mondo. E in quel piccolo frangente di mondo stava la sua risposta. E la risposta era quel ragazzo, ancora troppo giovane - come lei, come tutti gli altri - per stare lì in quel posto, per uccidere così tante persone. Anche loro. Anche i bambini. Lo inquadrava e poi spostava la traiettoria nei d'intorni, eliminando chiunque fosse un pericolo per i soldati, per lui.
Perché lui era la sua risposta.
Perché qui.
Perché è qui che ha scelto di essere.
Perché la morte. Perché la distruzione. Perché l'inferno.
Per evitarla, la morte. Per evitargliela.
Perché me.
Perché l'ho scelto io. Perché ho schelto io di proteggere Roy Mustang.
Perché io ho scelto Roy Mustang

 

Don’t tell me that I’m wrong
I’ve walked that road before
and let you on your own

 

Ci aveva già pensato. Ci aveva già pensato troppe volte, doveva smetterla di tormentarsi, smetterla di comportarsi da ragazzino. Era il momento di affrontare… affrontare, cosa… beh, tutto.
«Tenente» Riza, qualche passo avanti a lui, si voltò. Erano appena usciti dall’ufficio dopo una lunga giornata, era ormai notte, e si erano appena salutati, ognuno diretto verso il proprio appartamento.
«Sì?» chiese. Panico. Roy andò subito in panico. E aveva pronunciato solo una sillaba.
«Ti… ti accompagno» fu l’unica scusa che riuscì a inventarsi.
«Si figuri, non serve» la donna si voltò, intenzionata a proseguire
«No! Insisto» la raggiunse velocemente
«Va bene, se questo è un ordine…»
Camminarono in silenzio l’uno accanto all’altra. Maledetto silenzio. Roy non aveva previsto il silenzio. Roy ci aveva pensato, ci aveva già pensato tante – troppe – volte, e aveva pensato che questa fosse quella giusta – ma evidentemente…. No. Ora basta. Le si parò davanti all’improvviso.
«Sì?» si ritrovo a chiedere per la seconda volta un’interdetta Riza.
«Tenente… Hawkeye… Riza…»
«Sì, sono più o meno tutti i miei nomi»
«Io… io ho pensato. Tante volte…»
«Non ne dubito, colonnello»
«No! Intendo…» Roy si passò una mano sul viso «è troppo tempo che ci sto pensando. È diventato difficile, io…» non riusciva a trovare le parole. Ma poi la guardò negli occhi – quegli occhi, oh quegli occhi -  e in un attimo fu chiaro «ci ho pensato per la prima volta anni fa, quando me ne sono andato. Quando ti ho vista piangere per la prima volta»
Riza capì dove voleva arrivare, quel discorso non le piaceva, avrebbe solo fatto male ad entrambi, perciò cercò di stroncarlo sul nascere «Colonnelo, io non credo che sia-»
«No! Non dirmi che non è opportuno» la interruppe Mustang «perché è circa da tutta la vita che ci penso ed è più che opportuno, cercare di non avere rimpianti è più che opportuno. Se domani fosse il mio ultimo giorno sulla terra non potrei sopportare di aver vissuto senza aver fatto tutto il possibile per avere…»

 

Please, believe me when I say
that’s left for yesterday
and the records that I play

 

«…te.»
«Signore»
«Riza»
riprese «da sempre ci siamo fermati a pensare che è troppo tardi. Che ormai il passato è passato, ma è troppo tardi. Questo è giusto per metà, perché sì, il passato è passato, quello non si può cambiare e so per certo che, con la consapevolezza di adesso, se potessi farlo, tornerei indietro e sceglierei te. Sceglierei te prima dell’accademia, dell’alchimia, sceglierei te e scapperei con te, lontano da tutto e da tutti gli orrori che abbiamo vissuto. Ma questo non lo posso fare, non posso fare in modo che tu sia il mio passato. Quello che posso fare, invece, è fare in modo che tu sia il mio futuro. E come ora sono pieno di rimpianti per non aver scelto te anni fa, sono sicuro che ne avrei anche molti di più quando sarò vecchio, se ora non ti dicessi quanto sei essenziale nella mia vita, tutti i gironi. Molti potrebbero considerarlo sbagliato su molti livelli, ma non importa, non m’importa» le si avvicinò «tutto quello di cui mi importa è passare ogni attimo possibile con le persone che amo, perché un giorno le perderò, perché un giorno finirò il tempo e voglio essere sicuro di averlo sfruttato tutto fino alla fine. Voglio che tu prenda il mio tempo, Riza Hawkeye, voglio che tu prenda tutto il tempo che ho da darti e lo trasformi in qualcosa di meraviglioso, come già fai con i pochi attimi che abbiamo.

Please forgive me

Mi dispiace che siamo dovuti arrivare a questo punto perché me ne accorgessi. Mi dispiace di averci messo così tanto. Mi dispiace per tutto il dolore che c’è stato e che avrei potuto evitare. Mi dispiace di non essermi ubriacato prima di parlarti, probabilmente sarebbe uscito un discorso meno sconnesso e più profondo.

For all

Ma ora ti sto parlando così, con il cuore in mano e quell’espressione sul tuo viso mi fa così tanta paura perché non capisco se stai per tirarmi un pugno o metterti a piangere ma ti prego non piangere, non potrei sopportarlo per la terza volta – quando me ne sono andato, quando credevi di avermi perso – solo ti prego di’ qualcosa perché il silenzio sarebbe la peggiore delle risposte. Dimmi qualcosa. Dimmi cosa vuoi.

I’ve

Dimmi che vuoi me»

Done.

 

 

So I, I bet my life


Riza restò in silenzio, e il cuore di Roy si fermò ad ascoltarlo.

I bet my life, I bet my life on you

 

Poi continuò a restare in silenzio, ma gli buttò le braccia al collo e lo strinse fortissimo, come non aveva mai fatto – nemmeno quando gli stava dicendo addio.

I, I bet my life


«Maledetto idiota» fu solo un sussurro nella sua spalla, ma Roy pensò di aver capito proprio bene, perciò quando Riza si allontanò da lui pensò avrebbe finalmente ricevuto un pugno

I bet my life,


Ricevette un bacio, che lo colpì allo stomaco con circa la stessa intensità

I bet my life

Circa.

I bet my life on you.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

nota dell'autrice______________________________

Okay, ciao a tutti, è la seconda fanfiction che scrivo su questi due (per quanto mi stia pentendo della prima, che proprio non mi piace) e, uhm, qualche precisazione: 
- non so quali fossero i loro ranghi ad Ishval, più in generale non me la cavo bene con i ranghi dell'esercito, perciò piuttosto di fare casino li ho lasciati invariati
- so che la scena in cui le chiede di sparargli è diversa, ma sono pigra e non trovavo le battute giuste, perdonatemi (e poi, è anche l'una di notte)
- per il sopra citato orario notturno, fatemi sapere se ci sono degli errori, provvederò a correggere
Inoltre, ho dovuto tagliare qualche strofa perché quella che doveva essere una piccola songfic si è trasformata in una COSA LUNGHISSIMA e per non annoiare né voi né me ho tagliato qualcosina,
detto questo, spero vi sia piaciuta, fatemi sapere
un bacio,
Hyp.

 

  
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