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Autore: Alison92    18/01/2018    0 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Susan non sapeva quale evento raccontare al suo sconosciuto. Era stata una settimana impegnativa e quando era giunto il sabato, Susan aveva voglia di restare sotto le coperte e rinunciare a qualsiasi impegno preso. Poteva darsi per malata, l’inverno era a soli venti giorni di distanza e il freddo in città si faceva sentire prepotente. Ashley la chiamò proprio in quel momento e Susan non si sentì di mentirle, inventando una scusa solo per restare in casa quella notte.
-Dobbiamo ad ogni costo comprare degli abiti per stasera, quindi fra dieci minuti sono sotto casa tua e andiamo alla ricerca dei nostri vestiti perfetti.
-No, Ash, dimmi dove vuoi andare e ti raggiungo io, volevo andare in un posto prima.
Ashley le diede l’indirizzo del negozio di alta moda dove si sarebbero incontrate, poi Susan uscì. La giacca di lana tartan che aveva acquistato insieme alla sua amica si rivelò preziosa, con quel clima le sue giacche di jeans o i vecchi impermeabili stinti non l’avrebbero tenuta al caldo. Com’era suo solito, passò davanti alla scuola di musica. Si meravigliò quando vide l’entrata libera dalle assi e due uomini discutere davanti a essa. Susan si avvicinò, incuriosita dall’insolito trambusto attorno a quell’edificio, qualche ora prima deserto.
-Buongiorno, è successo qualcosa?
I due uomini si voltarono verso di lei e uno dei due, con gli occhi scuri e con una chioma bianca in testa, le sorrise. Susan impiegò qualche secondo per rendersi conto di avere difronte il marito di Giselle Choran. Stephen Mason era invecchiato parecchio dall’ultima volta che Susan lo aveva visto e lui non la riconobbe, forse ricordandola quando era ancora bambina, oppure avendo rimosso il ricordo di quell’allieva della moglie dalla sua memoria.
-Le mie figlie, Sally e Angelina, hanno deciso di fare un sopraluogo dettagliato della struttura.
-Angie me ne aveva parlato.
-Sei un’amica di mia figlia?
Susan si morse le labbra e si chiese se potesse ritenersi amica di Angie.    
-Si, la conosco da qualche anno.
-Beh, se vuoi entrare a salutarla fai pure, sarà lieta di vederti.
-Immagino che siano occupate al momento, la chiamerò io questo pomeriggio.
Mentì, prima di congedarsi dall’uomo. Non voleva rientrare nella scuola di musica, il tempio dei suoi ricordi era stato sconsacrato e rivederlo sarebbe significato sentire il peso dei suoi sentimenti gravarle addosso. Lasciò quella strada e si diresse verso il negozio, consapevole che i suoi fantasmi dannati l’avrebbero seguita comunque, anche dopo essere stati liberati.
Ashley scelse per sé un abitino dorato e ricco di pietre che l’avrebbero resa la regina della serata, mentre Susan fu indirizzata verso un abito in jersey nero, dalla generosa scollatura a V incrociata sul petto. A Susan non importava molto, apparire affascinante per una sera era allettante, ma non certo qualcosa a cui dava molto peso.
-Che cosa avete fatto tu e Adair l’altra sera?
Ashley arrossì e lasciò cadere la gruccia che teneva stretta fra le dita.
-Abbiamo solo passeggiato un po', era molto tardi ed eravamo entrambi stanchi.
Susan ridacchiò e porse l’abito che aveva scelto alla commessa. La biblioteca presto svanì dai suoi pensieri, sommersa da scarpe costose e vertiginose, abiti dorati e giacche in preziosa ecopelle. Solo il pensiero ormai assillante di Felix la seguiva ovunque, non c’erano stoffe o gioielli che potevano distrarla da lui e da ciò che provava. Avrebbe mai trovato il coraggio di confessare a Felix quello che sentiva da ormai settimane?      
-Susan? Mi stai ascoltando?
-Certo.
Susan scosse la testa nel tentativo di liberarsi dall’immagine del viso di Felix che la perseguitava. Forse quella sera avrebbe potuto distogliere la sua attenzione da quel ragazzo.
-Bene, allora dimmi quali mi stanno meglio.
-Non importa Ash, ti staserebbe bene qualsiasi cosa.
Ashley fissò con attenzione i sandali dispendiosi e i tacchi sottili che aveva appena provato.
-Significa che le prenderò entrambe.
Susan la invidiò, avrebbe voluto risolvere anche lei i suoi problemi in quel modo semplice e senza ripercussioni insistenti.
La fiammante macchina di Ashley arrivò davanti al J12. La discoteca era affollata come non mai, nonostante non fosse neanche mezzanotte. Susan si destreggiò insieme ad Ashley e Adair fra i corpi madidi di sudore e pesante profumo economico.
-Sei scintillante come non mai Ash.
Le disse Adair con le guance coperte di lentiggini rosate.
-E anche tu Susan, ti dona quest’abito.
-Tranquillo Adair, so bene che Ash è di gran lunga più attraente di me.
Ashley le diede un buffetto sulla schiena, poi sorrise con imbarazzo al ragazzo. La musica rendeva difficile comunicare in alcun modo, quindi Susan si appiattì contro il muro della discoteca, sperando che il dj scegliesse qualche canzone più allettante. Osservare quel mucchio di gente sconosciuta, che strusciava i propri corpi contro quelli degli altri, che agitava chiome voluminose e si muoveva con impaccio era uno spettacolo grottesco per Susan. Poteva buttarsi anche lei nella mischia, di certo alcuni l’avrebbero adocchiata, magari anche poggiato le loro mani irriverenti sui fianchi di Susan. Poteva essere una ragazza come tutte le altre, una giovane donna che si divertiva e gustava il piacere di quella nube di ormoni e sentimenti effimeri. Voltò la testa verso Ashley e Adair, appoggiati al bancone del bar a parlottare l’una stretta all’altro, con bicchieri ricolmi di un liquido rosato fra le mani. Susan fece un passo verso la gente, sentendo curiosità per quella folla trepidante. Che cosa potevano mai provare? Qualcuno la spinse e Susan barcollò sui tacchi fin troppo sottili e alti per lei. Il ragazzo dalla chioma rossa che l’aveva urtata si voltò e le rivolse un sorriso di scuse, poi la ignorò e continuò a muoversi come il resto del gruppo. I giovani più popolari erano tutti lì, Susan ne riconobbe alcuni che non avrebbero mai potuto ricordarsi di lei. Grandi accentratori e ammaliatori per quella città fin troppo piccola, il posto di capobranco era sempre conteso dai migliori, dai personaggi immortali delle vite di qualcuno considerato “di poco conto”. I popolari sarebbero stati ricordati, chi per la loro attrattiva, chi per il portafogli, altri per le imprese giovanili memorabili. Susan non aveva mai fatto parte di loro, né tantomeno ne sarebbe mai stata, quella era una delle poche occasioni nelle quali entrava a contatto con quel gruppo. non riuscì a muovere neanche un muscolo, restò ferma fra i corpi che la spingevano, la urtavano e la ignoravano.
Al lato opposto, lui era lì. Lontano dalle persone che ballavano fra le luci accecanti e soffuse della discoteca, ma abbastanza vicino per sentire il calore che gli altri emanavano. Lì, accanto alle poltrone scure e la gente accomodata sui tavoli che ingollava cocktail di ogni tipo, appariva un’altra persona. Fuori dal tempo e dallo spazio, forse non si aspettava di vederla. Restò con il suo bicchiere in vetro fra le mani, con il ghiaccio che tintinnava immerso nel liquido chiaro. Camicia bianca, giacca scura e pantaloni abbinati, non poteva scegliere abiti migliori per magnetizzare l’attenzione su di sé. Poteva essere uno dei tanti, Susan lo fissò e credette che i suoi occhi le stessero giocando un brutto scherzo. Lui era uno di loro, non alzò una mano per salutarla, né diede cenno di conoscerla mentre la fissava inespressivo. Susan avanzò un passo tremante, quando emerse un’altra figura. Una cascata di capelli scuri e in boccoli le discendeva fino alla schiena, i pantaloni bianchi erano separati dal top nero da una striscia di perfetta pelle marmorea. La ragazza serrò la mano sul braccio di lui, in una morsa che Susan poté interpretare solo come possesso. Perché era lì e perché c’era anche lei? O andarsene via, oppure avvicinarsi ai due. Susan respinse le lacrime e avanzò verso Felix.  
  
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