Eccomi,
nuova, nel fandom Pandora Hearts,
per presentare la mia ultima creazione.
La dedico a Shi, sperando
che questa volta il lavoro sia degno di lei.
Anche se è corta e può
sembrare stupida, ho cercato di riempirla di emozione.
Hope you’ll like it! <3
Enjoy!
La sua mano
>Vincent Nightray
«Fratello…»
Gilbert si scostò, con violenza, all’improvviso.
E non riuscii a pensare ad altro, in quell’attimo.
Con dolore – un dolore
immenso, che mi squarciava il petto – capii.
Mi aveva dimenticato.
Dopo anni - ormai ne sono passati tanti – non riesco ancora a dimenticare quel
momento.
La frazione di secondo in
cui allontanò il suo corpo dalle mie dita, per non farsi toccare.
Ancora oggi ricordo la sua
espressione: è lì, limpida, chiarissima, nella mia mente. C’era paura nei suoi
occhi dorati, così diversi dai miei, una paura folle. La paura di essere anche solo sfiorato da una mano che non fosse la sua.
E quel giorno non mi resi pienamente conto di quello
che invece avrei dovuto capire subito: non venni a conoscenza, attraverso il
buio del suo passato, di tutta la verità.
Rimaneva quella parte,
celata e invisibile soltanto a me, che Gilbert non mi
avrebbe mai rivelato.
Ma quando si scostò dal candore e dalla purezza del
mio semplice gesto, un brivido di consapevolezza mi attraversò.
Qualcuno – chissà chi e quanto tempo prima – aveva già toccato mio fratello.
«Signorino…»
«Tranquillo, Gil, non è
nulla».
«Ma, signorino, io…»
«Non vuoi che ti faccia del male, Gil? È questo?»
«…»
Sospiri. Labbra sul collo candido.
«Non ti farei mai del male, Gil».
«…Lo so».
«Gil…»
«Signorino Oz?»
«Gil… Faresti una cosa per
me?»
«Tutto, signorino-»
«Allora… Puoi chiamarmi soltanto Oz?»
«Certo».
«…»
«Posso chiederle una cosa?»
«Dimmi».
«Perché?»
Sorriso. Un bacio leggero.
«Detto tra i sospiri quando ti tocco, “Signorino Oz” è troppo lungo».
«Gil?»
«Dimmi»
«Hai smesso di chiamarmi
Signorino, eh?»
Silenzio. Parole sospese
nell’aria.
«L’avevi chiesto. Sbaglio?»
Un sospiro soffocato.
«Sei esattamente come
allora».
Sorrisi. E
baci.
«No…»
Una risposta agognata,
attesa. Nel freddo acuto della notte che riporta alla
mente troppa solitudine.
«…Ora sono io che insegno a
te».
«Gil?»
«Mmh?»
«Gil,
non…»
Una risata. Sincera,
aperta.
E un
bacio sul collo candido, come allora.
«Non ti farei mai del male,
signorino Oz».
«Lo so».
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Piaciuta? Piaciuta?
Piaciuta?
Mi lasciate un commento? Please. ç.ç I need it.
Beh, alla prossima!
Aki