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Autore: Shikayuki    18/01/2018    2 recensioni
«Diamine, ma ti sei visto? Fai pena! Mi eviti da giorni e cosa pensavi di fare, non venire alla cerimonia di consegna dei diplomi? A tua madre sarebbe venuto un infarto come minimo, per non parlare di come questo avrebbe potuto influire sulla tua borsa di studio. Sei il rappresentante del terzo anno, sei il capitano della squadra di pallavolo e presto sarai un giocatore della Nazionale giapponese, cresci Tooru, cresci, ne è arrivata l’ora! Io non sarò sempre lì per te, io non...»
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Hajime, Tooru e il terrore di diventare grandi.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono!

• Iniziativa: Questa storia partecipa al "COWT" di Lande di fandom
• Settimana: Prima
• Missione: M1
• Prompt: Cerimonia
• Numero Parole: 2.111



N.B.: mi dispiace, ma non è betata! Sorry not sorry, ma sotto cowt vale il "quantity over quality", verrà fixata prima o poi!


Boys love boys



Hajime si svegliò e subito un senso di vuoto e di malessere gli strinse lo stomaco. Sotto la doccia calda, con l’acqua che gli massaggiava le spalle contratte, durante la colazione, con sua madre che gli sorrideva radiosa dall’altra parte del tavolo, mentre si metteva le scarpe tirate a lucido la sera prima, quel nodo nella gola continuava a torturarlo. Uscito di casa un refolo d’aria tiepida gli scompigliò i capelli, giocando con le frange della sua sciarpa messa a caso, senza particolare cura. Alzò gli occhi ed osservò le fronde del giovane ciliegio che tenevano in giardino muoversi leggere nel vento di marzo, già punteggiate di delicati petali e boccioli rosa. Si ritrovò a pensare che quella stagione era proprio strana, con i ciliegi già fioriti in netto anticipo, come a voler rendere più sopportabile quell’infausto giorno. Il nodo nella sua gola si strinse, ma si impose di ignorarlo, come faceva ormai da giorni - da mesi - e si incamminò. Il buonsenso gli suggeriva che quel giorno sarebbe dovuto essere un giorno importante, un giorno felice, un giorno che avrebbe ricordato per sempre e beh, lui lo avrebbe ricordato per sempre, forse però non per i motivi giusti, o per lo meno non per quelli imposti dall’etichetta e dal buonsenso.
Era una giornata poco trafficata ed il silenzio era rotto solo dai suoi passi e da qualche passante o automobile occasionale, che si limitavano a passargli accanto, senza prestare troppo attenzione a quel ragazzo dallo sguardo cupo e la divisa scolastica ben stirata addosso. Ci mise un po’ ad accorgersi di quel silenzio, eppure alla fine lo fece e, stringendo prima i pugni in un moto di frustrazione, si frugò nelle tasche per tirarne fuori le cuffie. Non era abituato al silenzio Hajime, quelle cuffie le aveva infilate in tasca il primo giorno di scuola e non le aveva mai utilizzate o toccate, se non per passarle dalla tasca di una divisa a quella di un’altra. Ormai non ricordava neanche più da quanti anni il silenzio non faceva più parte della sua vita, era come se non ne avesse mai fatto parte in realtà. Eppure lui, con il suo carattere ombroso, lo aveva sempre apprezzato, a volte lo ricercava anche, semplicemente però ormai era più familiare alla sua assordante assenza che alla sua ingombrante presenza. Schiacciò play e storse il naso alle prime parole di quella canzone che ormai gli era insopportabilmente familiare. L’aveva ascoltata a ripetizione, non per sua scelta, accompagnata da risate, balletti scombinati e discorsi profondi sul suo significato e sul modo corretto di tradurre quella lingua straniera.

Pose, you've gotta save your reputation
They're close to finding out about your girlfriend
But if you change your mind, you know where I am
Yeah if you change your mind, you know
Where to find me
'Cause I don't wanna save your reputation

Iwa-chan~

Hajime si fermò improvvisamente e si voltò, seguendo quella voce familiare e lo vide. Seduto sull’altalena del piccolo parchetto dove erano soliti fermarsi dopo gli allenamenti, c’era Tooru, le braccia arrotolate sulle catene che reggevano la seduta. Teneva le gambe, troppo lunghe per quel+l’altezza adatta ai bambini, stese mollemente di fronte a lui, la testa abbandonata contro la mano stretta intorno agli spessi anelli di metallo intrecciati. Lo sguardo era perso nel vuoto, privo della solita scintilla maliziosa e giocosa che lo caratterizzava, presumibilmente non si era accorto neanche dei petali di ciliegio che, volteggiando graziosi, andavano a posarsi sulle onde castane dei suoi preziosissimi capelli. Il nodo nella sua gola si fece pesante, quasi soffocante, mentre Brendon Urie finiva di cantare di amori gay non accettati. Inconsciamente cominciò a camminare verso di lui, un passo dopo l’altro, sentendosi sprofondare ad ogni centimetro che guadagnava, non capendo se il nodo si stringeva a vedere Tooru così o per i pensieri che gli gridavano di far finta di nulla e continuare per la propria strada.
«O-Oikawa...»
Era stato difficile parlare, eppure non lo aveva fatto di proposito, gli era uscito e basta, perchè per lui era naturale pronunciare quel nome, lo faceva da quando ne aveva memoria. Tooru sollevò lo sguardo assente ed Hajime sentì chiaramente il nodo spostarsi dalla gola allo stomaco e poi al cuore. Aveva visto Tooru in quelle condizioni solo quando il suo amatissimo gatto era morto dopo anni insieme, e mai avrebbe voluto rivederlo così, per lo meno non sapendo di essere lui parte della causa di quell’apatia.
«Iwa-chan...»
«Se resti qui farai ritardo per la cerimonia di consegna dei diplomi...»
Hajime fece per voltarsi e riprendere la strada verso la scuola, quando qualcosa afferrò un lembo della sua giacca, fermandolo dal proseguire.
«Iwa-chan.»
OIkawa aveva abbassato la testa, quindi era difficile vedere i suoi occhi, ma la linea dura della sua bocca parlava per lui.
«Tooru, non di nuovo, per favore.»
La voce gli si era rotta, mentre il nodo tornava a stringergli la gola, facendo risultare le parole meno dure di quanto avrebbe voluto.
«Iwa-chan»
Hajime strinse i pugni e digrignò i denti, voltandosi di scatto e schiaffeggiando quella mano che lo tratteneva e che sembrava pesare come un macigno.
«Smettila! Smettila, va bene?»
«Iwa-chan.»
Tooru finalmente alzò il volto ed Hajime si sentì male a vedere quegli occhi lucidi, il volto dai bei lineamenti accartocciato in un’espressione che trasmetteva solo sofferenza e rifiuto, che Hajime sapeva essere rivolto verso se stesso. Strinse i denti e s’impose di non cedere, afferrandolo per il colletto della divisa.
«Basta Tooru, basta! Non possiamo andare avanti così, non puoi tu e non posso io! Devi lasciarmi andare, dobbiamo… dobbiamo darci un taglio. Per il mio bene e per il tuo…»
Hajime non riuscì a finire la frase, non con quegli occhi lucidi puntati in faccia, non con quel viso così vicino. Eppure Tooru non reagiva, se ne stava lì, a prendersi tutto, ad accettare tutto, senza fare nulla, se non piangersi addosso a se stesso e ad Hajime.
«Iwa-chan, io…»
Quella pausa, quell’ennesima indecisione, furono la goccia che fece traboccare il vaso. Hajime perse la pazienza e decise di mandare al diavolo tutti i suoi buoni propositi.
«L’ho lasciata. L’ho lasciata, va bene? Gliel’ho detto, le ho detto che non potevo andare avanti così e che le sue scenate di gelosia erano arrivate al limite. Prima le nazionali, poi gli esami, adesso questo… che cosa vuoi di più da me? Dimmelo per favore, perché io sono stanco, io non ce la faccio più a reggere questa situazione.»
Gli occhi di Tooru si sgranarono a quelle parole e poi il suo volto si contrasse, mentre copiose lacrime iniziavano a scendergli lungo le guance.
«Iwa-chan perché lo hai fatto?»
«Diamine, ma ti sei visto? Fai pena! Mi eviti da giorni e cosa pensavi di fare, non venire alla cerimonia di consegna dei diplomi? A tua madre sarebbe venuto un infarto come minimo, per non parlare di come questo avrebbe potuto influire sulla tua borsa di studio. Sei il rappresentante del terzo anno, sei il capitano della squadra di pallavolo e presto sarai un giocatore della Nazionale giapponese, cresci Tooru, cresci, ne è arrivata l’ora! Io non sarò sempre lì per te, io non...»
Anche ad Hajime si ruppe la voce, ma s’impose di non versare neanche una lacrima: quella questione andava risolta, ed andava risolta in quel preciso momento. La cerimonia di consegna dei diplomi avrebbe segnato la fine di tutto, di tutto quello che era stato certo e che era crollato, ma Hajime aveva intenzione di sistemarlo, provare a ricostruirlo. Anche se come qualsiasi cosa rotta, forse non sarebbe mai tornato come prima.
«Iwa-chan perché lo hai fatto?»
Oikawa seppellì la faccia nel suo petto, iniziando a bagnargli la camicia di lacrime ed annullando la distanza tra di loro, circondandogli la vita con le braccia.
«Perché lo hai fatto?»
«Sai dire solo questo? È solo questo che importa per te? Non ci arrivi da solo? Perché mi sono stufato Tooru, stufato di aspettare e stufato dei tuoi maledettissimi silenzi.»
Fece per sciogliersi da quell’abbraccio, da quel calore e quelle lacrime non richieste, ma non ci riuscì.
«Perché proprio adesso, dopo tutto questo tempo?»
«Perché? Perché me lo hai chiesto tu, in lacrime, dopo il nostro ultimo allenamento. Perché mi hai baciato e mi hai confessato i tuoi sentimenti e tu non sai neanche da quanto tempo io inconsciamente ti stessi aspettando. Ti ho aspettato per anni e neanche lo sapevo, eppure tu sei sempre stato così vicino ed allo stesso tempo lontano… ed io sono un idiota. Il grande Oikawa Tooru chiede, il grande Oikawa Tooru riceve, dovresti esserne felice.»
«Non volevo tutto questo, non così. Adesso tu mi odi ed io non lo voglio, non lo sopporto, non quando a giorni devo lasciarti per stare a chilometri di distanza da te.»
In quel momento, con quelle parole, Hajime capì tutto e tutto improvvisamente tornò al suo posto.
«Tu... hai paura del mio rifiuto?»
Tooru singhiozzò più forte ed Hajime con uno strattone lo stacco da se, per poterlo osservare dritto negli occhi.
«Come puoi anche solo lontanamente pensare che io possa rifiutarti. Io ho lasciato la mia ragazza per te, ho accettato il tuo bacio e la tua confessione, sei tu che sei scappato via senza darmi il tempo di reagire. Come puoi essere così tremendamente stupido, spiegami. Sono spaventato anche io per il futuro, ho paura anche io di perderti, andrai… andrai a Tokyo, giocherai nella Nazionale, girerai il mondo, mentre io resterò qui. Farò la mia anonima università, seguirò il mio comodo destino e magari giocherò nella squadra del quartiere, insegnando a giocare ai bambini quando mi verrà chiesto. Il pezzo di carta che ci daranno oggi segnerà la fine di tutto, ma allo stesso tempo sarà l’inizio di tutto. Entrambi abbiamo paura ed entrambi abbiamo il diritto di averne, dobbiamo solo capire se vogliamo affrontarla insieme o da soli, mettendo un punto definitivo a tutto.»
«Ma come faremo Iwa-chan?»
«Siamo nel ventunesimo secolo Idio-kawa. Abbiamo cellulari, computer, una maledettissima connessione internet. Esistono treni che vanno a quattrocento chilometri orari, aerei che volano sul mare, sai? Dobbiamo solo avere la voglia di farlo, d’impegnarci.»
«Iwa-chan...»
«Scemo-kawa, se non lo avessi capito, ti sto dicendo che io ho voglia di farlo. Ho fatto il mio passo finalmente, adesso spetta a te fare il tuo, uscire dal tuo guscio e venirmi incontro, una volta per tutte.»
Hajime prese il volto di Tooru e lo alzò, asciugandogli le lacrime con i pollici, senza delicatezza, con il suo solito fare rude, per poi baciarlo, a fior di labbra, senza chiedere e senza aspettarsi una risposta, assaggiando il sapore delle lacrime di Tooru e non curandosi dei petali di ciliegio che si depositavano delicatamente su di loro.
Tooru rimase immobile in quel bacio, le lacrime che continuavano a scorrergli sulle guance, lasciando scie che più tardi si sarebbero seccate e gli avrebbero dato noia. Hajime sapeva quanto l’altro odiasse piangere e soprattutto quanto odiasse piangere di fronte a lui. Erano stati così stupidi entrambi: lui a non aprire gli occhi prima, Tooru a non aver saputo decidere della propria vita.
«Ma come faremo con gli altri?»
«Gli altri possono andare al diavolo.»
Tooru finalmente gli rivolse un sorriso radioso ed Hajime non potè fare a meno di pensare a quanto fosse dannatamente bello, anche con la faccia arrossata ed il naso che colava, e a quanto fosse stato idiota a non averlo mai ammesso prima, neanche a se stesso.
«Adesso andiamo, il rappresentante del terzo anno non può presentarsi in ritardo ed in queste condizioni alla cerimonia di consegna dei diplomi.»
Tooru accettò la sua mano tesa e si lasciò tirare su dall’altalena, cosa che Hajime fece senza sforzo, nonostante l’altro lo sorpassasse in altezza di qualche centimetro.
«Sono un’idiota, Iwa-chan.»
«Lo sei, Scemo-kawa.»
Mentre camminavano verso la scuola, senza neanche farci caso, le loro mani s’intrecciarono ed il calore corporeo l’uno dell’altro fece da effetto calmante, e presto i loro volti si distesero definitivamente, aprendosi in sorrisi felici.
«Iwa-chan, non sei mai stato così loquace, sai?»
«Mi tenevo tutto per il momento giusto, e poi di solito sei tu quello che parla per entrambi.»
«Rude, Iwa-chan!»
Tooru provò a sfilare la sua mano da quella di Hajime per fare l’offeso, ma lui non glielo permise, stringendo la presa, quasi a fargli male.
«Non ho intenzione di lasciarti andare, non più.»
Tooru rise felice e per la prima volta in vita sua si sentì invincibile. Sarebbero andati a scuola, avrebbe parlato su quel palco davanti a tutti, avrebbero preso ognuno il proprio pezzo di carta e finalmente avrebbero potuto iniziare a vivere insieme. Certo, per qualche anno sarebbero stati separati, ma non sarebbe stato per sempre, se lo sentiva.
«Ti amo Iwa-chan.»
Lo disse guardando il cielo, ridendo, e le sue parole vennero accarezzate dal vento carico di petali di ciliegio, mentre Hajime lo teneva stretto a se, con nessuna intenzione di lasciarlo mai più andare.



Shikayuki's corner: Altro giro, altra storia! Mi ero ripromessa di scrivere su altri fandom per questo cowt, ma sono ricaduta nel fandom di Haikyuu come una pera e non mi pento di nulla <3 Questa os non mi soddisfa particolarmente, forse perché manca del betaggio, forse perché Oikawa doveva essere morto teoricamente e solo un fantasma, ma sono un'autrice troppo magnanima per uccidere uno dei miei precious cinnamon rolls XD Anyway, spero vi sia piaciuta ~ See you next volleyball time ~ (Shika e le pessime citazione ai pessimi anime sul nuoto <3)

P.S.: avevo dimenticato di postare la canzone utilizzata come ispirazione e citata u.u girlsgirlsboys - Panic! At the disco, godetevi un Brendon Urie nudo bonus

PAGINA AUTRICE: Hecate - Shikayuki Efp
PROFILO AUTRICE: Shikayuki Efp chiedetemi tutti l'amicizia, ho i biscotti *^*

  
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