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Autore: Laila Inkheart    19/01/2018    3 recensioni
Dal Prologo
"Le ultime luci dell’alba, tremolanti mentre lasciavano posto al giorno, disegnavano pallide ombre azzurrine sulle case quadrate di Little Whinging.
La cittadina, che di solito pullulava di zelanti signore intente alla cura maniacale del proprio giardino e di panciuti impiegati muniti di pompa e idrante per il lavaggio di auto scolorite, era avvolta in un dolce torpore: la si poteva quasi sentir respirare, come il lento e ritmato alzarsi e abbassarsi del petto di un bambino.
Solo il sonnacchioso, ovattato e beatamente felice silenzio."
L'ennesima fanfiction su Harry Potter... O forse no?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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CAPITOLO 3
 
Ritorno al passato
 
 
Qualche anno prima
 
Nel vialetto di Wisteria Road tirava un fresco venticello settembrino, così piacevole dopo un’estate afosa.
Laila stava tornando da scuola con la brezza che le scompigliava il caschetto scuro e aveva un’aria decisamente sconsolata.
Ad un’occhiata più attenta, si poteva notare che era conciata piuttosto male: sulle calze bianche sporche di terra compariva un grosso buco, che lasciava intravedere un ginocchio ossuto con una sanguinolenta sbucciatura che la faceva zoppicare.
Su una guancia bagnata di lacrime c’era un livido viola simile ad una patacca.
Entrò di soppiatto in casa, il più silenziosamente possibile per non farsi notare.
Ma troppo tardi, la signora Van Winklewick era un falco: “Laila, cos’hai combinato questa volta?”
“Niente, nonna.” Rispose la bambina seccamente, evitando lo sguardo dell’anziana signora.
“Oh, benedetta bambina, come devo fare con te? Torni a casa ogni giorno con un livido diverso e ricoperta di sangue come se avessi lottato con un’Acromantula , e hai anche la faccia tosta di dirmi che non è successo nulla?” ribattè Vera, ma la sua voce non era arrabbiata, notò con sollievo Laila, solo preoccupata e un po’ esasperata.
Era inutile mentire, la nonna lo avrebbe scoperto comunque, così decise di sputare il rospo: “Ho fatto a cazzotti con Dudley Dursley e la sua banda.”
Allo sguardo interrogativo della nonna, continuò: “Mi hanno insultato perché non ho i genitori.” Disse mestamente con gli occhi fissi sul pavimento.
“Oh è così? Allora non ti dispiace se lo Trasfiguro in un maialino appena lo vedo, vero cara?”.
Laila scuotè la testa: la prospettiva era sicuramente allettante ma avrebbe senz’altro contribuito all’immagine poco consona che la loro bizzarra famiglia aveva nel vicinato.
Laila si chiedeva spesso perché era costretta a vivere quella noiosa e frustrante vita Babbana: non che avesse qualcosa contro i Babbani, sia chiaro (a meno che non si chiamassero Dudley Dursley o Piers Polkiss), anzi, li trovava alquanto simpatici e ingegnosi; ma proprio non capiva perché nonna Vera, una strega Purosangue di alto lignaggio, molto rispettata nella comunità dei maghi per le sue strabilianti qualità e proprietaria di un delizioso cottage nel Kent, avesse deciso di vivere una vita squallida e triste a Little Whinging.
L’argomento sembrava tabù per la nonna: appena Laila ne parlava, la vecchia Vera rompeva accidentalmente tutto ciò che aveva in mano oppure si ricordava all’improvviso di dover fare una commissione importante.
Così, spesso, Laila si ritrovava a fantasticare su una vita magica, sulla fantomatica lettera che sarebbe dovuta arrivarle a undici anni, sulla sua futura bacchetta, sul castello di Hogwarts di cui la nonna narrava storie incredibili…
Dopotutto, Vera Van Winklewick ad Hogwarts ci aveva insegnato: dopo essere andata in pensione dal suo ruolo di Capo del Dipartimento Auror della Gran Bretagna, Silente l’aveva esplicitamente richiesta per la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure, che a quanto pare rimaneva vacante ogni anno.
La donna aveva accettato entusiasta, ma la sua felicità non durò a lungo; al termine di quell’anno di insegnamento, una serie di eventi sciagurati si susseguirono: sua figlia morì in un tragico incidente e suo genero fu imprigionato ad Azkaban, colpevole di diversi omicidi.
Così Vera decise di ritirarsi a vita privata per occuparsi della nipote, che altrimenti sarebbe rimasta sola al mondo: inspiegabilmente per tutti, abbandonò il Mondo Magico e per anni non vi fece ritorno salvo rare occasioni.
Tuttavia, per quanto agli occhi esterni l’abitazione della vecchia signora potesse apparire come tutte le altre, l’interno era piuttosto singolare: fotografie che si muovevano, il fuoco del camino che talvolta diventava verde, quadri parlanti... Anche quello che sembrava un grasso gatto dal muso schiacciato e che rispondeva al nome di Albert, in realtà era una creatura magica: un Kneazle.

Mentre la nonna armeggiava con l’essenza di Dittamo per guarire le ferite di guerra della sua giovane nipote, lo sguardo di Laila passò incuriosito sulle numerose foto animate, messe in cornici d’argento, sul grande comò antico del salotto.
C’era la squadra Auror di Vera che salutava di rimando, poi una fotografia della nonna al suo matrimonio con nonno Emmitt, morto svariati anni prima che lei nascesse; i due giovani sorridevano felici e Laila pensò che il nonno le ricordava vagamente il principe delle fiabe Babbane per via dei capelli biondi e i ridenti occhi chiari.
Una graziosa bambina dai lunghi capelli mossi svolazzava entusiasta su una scopa giocattolo.
E, infine, una Vera con una lunga treccia ramata striata di grigio, stringeva la mano ad un mago alto, dalla lunga barba bianca e degli occhiali a mezzaluna, che Laila sapeva essere il mago più grande di tutti i tempi nonché Preside di Hogwarts: Albus Silente.
Ma la sua fotografia preferita non figurava accanto a quelle sul mobile; la custodiva gelosamente sotto il cuscino, nascondendola alla vista della nonna che, Laila non sapeva bene per quale motivo, aveva fatto scomparire tutte le foto simili dalla circolazione.


Non aveva mai conosciuto i suoi genitori: Vera le aveva detto che erano entrambi morti prima che lei potesse ricordarli.
Anche questo, evidentemente, era un argomento intoccabile per la vecchia signora: non amava parlare della figlia e di suo marito, ed era sempre molto vaga riguardo le circostanze della loro morte; a quanto aveva capito Laila, erano morti entrambi in un incendio di fiamme magiche che non si spegnevano mai.
La mamma, Ophelia, aveva un bel vestito rosso svolazzante, la carnagione un po’ più scura della sua e lunghi capelli castani e ondulati.
Laila pensò che assomigliasse ad una farfalla mentre volteggiava, sorrideva e volteggiava ancora.
Mentre suo padre, da quel poco che si vedeva, sembrava un uomo incredibilmente bello: aveva i capelli neri e un po’ scomposti come i suoi, la pelle diafana, gli occhi grigi e brillanti, anche lui ballava incurante di tutto, immortalato in quella vecchia fotografia: l’unico ricordo che, per anni, Laila ebbe di loro.

 
*
.
Hogwarts, terzo anno


“E cosa me ne faccio di una vecchia pergamena?” chiese Harry.
“Una vecchia pergamena!” esclamò Fred fortemente offeso, scuotendo la testa.
“Beh, in effetti ha tutta l’aria di essere carta straccia.”, ribattè Laila stizzita e con le braccia incrociate sul petto, il suo umore non era affatto dei migliori quella mattina: sua nonna Vera si era rifiutata di firmarle il permesso per andare a Hogsmeade, poiché sembrava essere terrorizzata da un criminale pluriomicida che era addirittura comparso nel notiziario babbano.
Ma Sirius Black in comune con Laila non aveva nulla se non il cognome, tanto che la ragazza era arrivata a chiedersi se non fosse un suo lontano parente; “Ma non dire baggianate!” le aveva risposto la nonna su tutte le furie quando lei aveva avanzato quell’ipotesi, “Non scherzare su queste cose, piccola incosciente, non hai idea di cosa sia capace quell’uomo!”.
Laila risolse la questione pensando che fosse un omonimo, ma dopotutto non aveva mai conosciuto la famiglia del padre, Lewis Black: una volta la nonna le aveva detto che erano morti tutti in preda ad una violenta epidemia di vaiolo di drago, ma perlopiù era abbastanza restia a parlarne, come tutto ciò che riguardava i suoi genitori: Laila aveva immaginato che non aveva ancora superato la morte della giovane e unica figlia, per cui non insistette più di tanto sull’argomento.


“Questa qui, cara la mia signorina miscredente, è il segreto del nostro successo.” le rispose secco George, sfiorando il foglio.
“Darla a voi due è una vera sofferenza, ma al momento ne avete più bisogno di noi.” Continuò Fred in tono melodrammatico, come se stesse dando via una sacco pieno d’oro.
“Continuo a non capire cosa possa servire se non a scriverci gli appunti di una materia orribile come Pozioni, o fabbricarci un qualcosa da tirare in testa a quell’imbecille di Malfoy.” Replicò la ragazza accigliata, guadagnandosi una serie di sguardi torvi dai due gemelli e un tacito consenso da parte di Harry.
“Spiega tu, George.”
E George raccontò di come, il primo anno, avevano impunemente fregato la Mappa del Malandrino da un cassetto nell’ufficio di Gazza quando erano in punizione, di come bastasse un “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” e quella vecchia pergamena strappata si sarebbe trasformata in una mappa che rivelava la posizione di ogni essere presente nella scuola (che fosse una persona, un fantasma, un animale o addirittura un poltergeist).
Mentre Fred e George si profondevano in solenni lodi e ammirazione verso i creatori della mappa (“Ah.. Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso.. Nobili signori che hanno lavorato instancabilmente per aiutare una nuova generazione di fuorilegge!”*), Laila notò che vi erano sette passaggi segreti che conducevano fuori dalla scuola: capì cosa intendevano Fred e George quando avevano detto che la mappa era proprio ciò di cui avevano bisogno in quel momento; c’era un passaggio dietro la statua di una strega orba che portava dritto alla cantina di Mielandia!
I gemelli guardarono Harry e Laila con aria decisamente fiera e commossa: stavano per seguire il loro balordo esempio entrando nel mondo dei trasgressori della legge.

 
*


Harry e Laila, seduti ad un tavolo dei Tre Manici di Scopa con Hermione e Ron a sorseggiare Burrobirra, sobbalzarono violentemente quando dalla porta aperta entrarono niente poco di meno che i professori Vitious e McGranitt, seguiti da Hagrid e dal Primo Ministro, Cornelius Caramell.
I due si acquattarono velocemente sotto il tavolo: Laila stringeva spasmodicamente il bicchiere vuoto di Burrobirra e lanciava occhiate terrorizzate ad Harry, che sembrava ascoltare con attenzione la conversazione che si stava tenendo qualche tavolo più in là.
“Non hai la più pallida idea di quello che ha fatto, Rosmerta” disse Caramell burbero. “Le cose peggiori non sono note ai più.”*
Madama Rosmerta era incredula: cosa poteva esserci di peggio che uccidere tutta quella povera gente?
“Dici che te lo ricordi ad Hogwarts, Rosmerta” mormorò la professoressa McGranitt “Ti ricordi chi era il suo migliore amico?”
“Ma certo” rispose Madama Rosmerta con una risatina.
“Dove c’era uno c’era anche l’altro, vi ricordate? Quante volte sono stati qui… ooh, mi facevano ridere, eccome. Che coppia Sirius Black e James Potter!”.*

Laila sbiancò fino ad assumere il colorito iridescente di un fantasma, Harry fece cadere il boccale vuoto con un tonfo e Ron gli sferrò un calcio.
Harry aveva gli occhi fissi davanti a lui, come se stesse contemplando qualcosa di invisibile, mentre Laila lo guardava di sottecchi con aria preoccupata per ciò che avevano appena sentito.
Nessuno staccò un orecchio da quella conversazione, che diventava sempre più sorprendente ad ogni parola: appresero che Black era il Custode Segreto dei Potter, designato dall’Incanto Fidelius, ma li aveva traditi e consegnati a Voldemort; successivamente aveva provato a scappare, ma un amico di infanzia suo e di James, un tale Peter Minus, aveva fatto di tutto per fermarlo. Di lui era rimasto solo un dito, Black l’aveva letteralmente polverizzato.
“Ma c’è di peggio.” Affermò la McGranitt con voce tetra.
“Cosa può esserci di peggio?” sbottò Madama Rosmerta: al peggio non c’era mai fine quando si trattava di Black.
“Sirius Black era.. Ed è tutt’ora… Il padrino di Harry Potter!”
Harry trasalì, come se gli avessero buttato addosso una secchiata di acqua gelida.
“Frottole, un mare di frottole” disse Hagrid contorcendosi le manone. “Io ho incontrato quel traditore assassino, tutto bianco e tremante era, quel disgraziato. ‘Dammi Harry, sono il padrino, lo curo io..’.. E se gli davo Harry,eh? Ci scommetto che lo buttava giù dalla moto. Il figlio del suo migliore amico..”
Un lungo silenzio seguì il racconto di Hagrid; fu interrotto da Caramell, che disse con il suo solito tono concitato:
“Black non ha rovinato solo la famiglia dei Potter, ma anche la propria. Aveva sposato la figlia di Vera ed Emmitt, te la ricordi Rosmerta?” e si rivolse alla locandiera.
“Certo, come dimenticarla? Lei e Lily erano inseparabili ai tempi di Hogwarts, era una ragazza così bella…”
La professoressa McGranitt tirò su con il naso ed esordì con voce stranamente spezzata: “Era… Era una fanciulla così dotata. La povera Vera non si è mai ripresa completamente, è ovvio. Ophelia aveva intercettato il folle piano di Black, aveva capito che era malvagio… Cercò di fermarlo, ma lui si fece scudo con la loro figlia neonata, Laila. E poi uccise brutalmente sua moglie, dopo averla torturata.”
Harry distolse finalmente lo sguardo, che scattò furtivamente su Laila: anche lei lo stava guardando, con gli occhi neri inondati di lacrime e il viso contorto in un’espressione di dolore.
“Naturalmente la ragazzina non sa nulla e mai dovrà sapere.” Disse sbrigativo Caramell. “Lei e Potter potrebbero mettersi inutilmente in pericolo, perciò è meglio tenerli all’oscuro fin tanto che non riacciuffiamo Black.”
Poi il cervello di Laila andò in completo stand by, come se si fosse spento improvvisamente; fu richiamata alla realtà da Harry che le aveva preso la mano e la guardava con un’espressione sconvolta e spaventata.
Si accorse che stava tremando come una foglia, incontrollabilmente.
“Laila? Harry?”
I volti di Ron e di Hermione spuntarono da sotto il tavolo. Li fissarano entrambi, senza parole.


 
*

 
“E’ lui il cane… E’ un Animagus…”
Ron guardò un punto imprecisato oltre la spalla di Harry: gli occhi spalancati in un’espressione di puro terrore.
Laila si voltò di scatto e dovette puntare saldamente i piedi a terra, perché altrimenti le gambe esili avrebbero ceduto.
Dinanzi a lei ritto in tutta la sua altezza, stava quello che sembrava un vero e proprio cadavere con abiti da prigioniero: la pelle cerea era tesa sul volto scavato e cupo, la mascella tagliente lasciava intravedere un sottile collo tirato, una massa aggrovigliata di capelli sudici gli ricadeva sulle spalle; l’unica cosa che pareva essere ancora in vita erano i grandi occhi grigi che scintillavano nell’oscurità, di un brivido folle, febbrile.
Era Sirius Black.
Prima che i ragazzi potessero fare qualcosa, Black li Disarmò con uno scatto rapido della bacchetta.
Poi si avvicinò di un passo, pericolosamente vicino a Laila, il suo sguardo brillante non smetteva di guizzare da lei a Harry, da Harry a lei.
“Bene, bene, bene… Cosa abbiamo qui? La mia figliola, con il mio figlioccio e i loro amici. Sapevo che sareste venuti…”
Un ghigno giallognolo e canino si allargò sul volto senza vita di Black.
“Tu… Hai ucciso mia madre, hai ucciso i genitori di Harry… SEI UN ASSASSINO!” la voce dapprima tremante di Laila si era trasformata in un grido di rabbia.
Gli occhi incavati del prigioniero, all’improvviso si riempirono di… lacrime; splendevano nel buio come due fari in mezzo al mare.
Laila era incredula e pensò che fosse pazzo, teoria che si confermò ad ogni passo che Black faceva verso di lei con la mano tesa, come per accarezzarle il volto.
Avrebbe voluto indietreggiare ma le sue gambe non collaboravano, era come raggelata, poi tutto accadde molto velocemente: Harry le si parò davanti per poi scagliarsi con tutta la sua forza addosso a Black, urlando con tutto il fiato che aveva in corpo: “Non ti azzardare a toccarla o ti uccido!”.
Forse per la sorpresa di vedere Harry fare una cosa così stupida, ma Black non fece in tempo ad usare la bacchetta: caddero entrambi all’indietro, stesi sul pavimento, Harry che colpiva ogni parte dell’uomo che gli capitava sotto tiro con una furia e una veemenza che né Laila, né Ron né Hermione, avevano mai visto prima.
Poi Harry recuperò una delle bacchette finite sul pavimento e la puntò sul petto di Black, che si alzava e abbassava furiosamente: “Vuoi uccidermi, Harry?” disse in un sussurro che alle orecchie di Laila suonò quasi beffardo.
“Tu hai ucciso i miei genitori.” Rispose Harry tremante, ma la mano che stringeva la bacchetta era immobile.
“Non lo nego, ma se solo sapessi com’è andata…”
“STA’ ZITTO! SONO STANCA DI SENTIRE BUGIE!” urlò Laila, aveva raccolto la sua bacchetta da terra e ora la stava puntando verso suo padre, con uno sguardo pieno d’odio.
“Hai torturato e ucciso mia madre. Hai consegnato i genitori di Harry a Voldemort. Meriti di pagare per tutto questo.” Sebbene la voce di Laila era rotta e scossa da continui tremolii, giunse ad Harry come molto risoluta.
“Volete uccidermi senza sapere la verità? Potreste pentirvene…” mormorò Black con una nota di urgenza nella voce.
A quel punto Grattastinchi atterrò morbidamente sul petto dell’uomo, quasi come se volesse proteggerlo, ma Harry e Laila non abbassarono le bacchette; Hermione singhiozzò.
Improvvisamente, quel silenzio assordante venne interrotto da dei passi smorzati al piano di sotto, c’era qualcun altro nella Stamberga Strillante.
Hermione gridò “SIAMO QUASSU’! C’E’ SIRIUS BLACK… PRESTO!
La porta della stanza si spalancò in una pioggia di scintille rosse, Harry e Laila vennero Disarmati per la seconda volta quella notte; con il viso esangue e pallido ma la bacchetta levata davanti a sé, il professor Lupin si diresse verso Black e, dopo averlo rimesso in piedi, lo abbracciò come un caro amico che non vedeva da molto tempo.


 
*


“Mi dispiace di averti detto quelle cose orribili, prima… Io, beh ecco, io…” balbettò Laila incerta, con gli occhi fissi sulla pietra battuta ai suoi piedi.
Lei, Harry e Hermione avevano appena salvato Sirius da una sorte orribile, con l’aiuto della Giratempo e di Silente; ora era giunto il momento di salutarsi.
“Non devi scusarti: per anni hai pensato di non avere un padre, scoprire tutt’un tratto che fossi rinchiuso ad Azkaban, e che tutto quello che credevi di sapere fino a quel momento erano menzogne… Dev’essere stato un bello shock per te.”
Laila scoppiò in lacrime e strinse i pugni mentre diceva: “E’ stato tutto inutile, Minus è scappato, non si saprà mai che sei innocente…”
Sirius si piegò leggermente sulle ginocchia per essere alla sua altezza e guardarla attentamente per la prima volta dopo dodici anni: assomigliava incredibilmente a sua moglie Ophelia.
Gli stessi lineamenti delicati e un po’ infantili, le stesse lentiggini sul naso, gli stessi occhi grandi e neri che ora erano inondati di pianto.
Sirius provò una sensazione di infinita tenerezza che gli contorse qualcosa in fondo allo stomaco: aveva trascorso anni ossessionato dalla vendetta, dal pensiero di essere innocente, al punto che aveva completamente dimenticato la gioia che aveva provato tempo prima, quando strinse per la prima volta quel fagottino con un ciuffo di capelli corvini.
Ora davanti a sé vedeva una ragazzina coraggiosa, forte, che non aveva esitato a mandare in pezzi la finestra della torre Ovest per restituirgli la libertà.
Le posò istintivamente una mano sulla spalla e le disse “Tu sai che sono innocente, è questo che conta.”
E il suo volto scavato e tormentato si aprì nel primo vero sorriso che Laila avesse visto fino a quel momento.
Lei si portò entrambe le mani sul viso e continuò a singhiozzare sommessamente.
“Non piangere Laila, questo non è un addio, è un arrivederci.”
Sirius ringraziò ancora una volta i suoi salvatori, e Laila lo guardò salire in groppa a Fierobecco, per poi scomparire volando nella notte.


*Angolo dell’inetta autrice*
Buonsalve a tutti i miei cari lettori!
Innanzitutto un giga grazie a tutte le adorabili personcine che prendono del tempo per lasciare una recensione a questa storia, ma anche a chi l’ha inserita nei preferiti, ricordati e seguiti o chi la legge in silenzio!
Vi ringrazio davvero di cuore, significa moltissimo per me.
Dolcezza da diabete a parte, volevo dire due parole su questo capitolo.
E’ stato decisamente il più difficile da scrivere ed infatti l’ho steso in più momenti; è un po’ più lungo degli altri perché volevo cogliere vari attimi importanti per la storia di Sirius e Laila, spero di aver reso tutto il più plausibile e verosimile possibile.
E’ stato davvero faticoso per me, tant’è che ho ripreso in mano il terzo libro e non nego di averlo consultato più volte quando ero in difficoltà (il corsivo con i * sono frasi prese direttamente dal libro, infatti): ho cercato di descrivere tutto dal punto di vista di Laila perché beh, quello di Harry lo conosciamo già e mi sembra inutile riproporlo.
Avevo in mente un capitolo più introspettivo ma all’ultimo momento l’ho stravolto perché pensavo che il ritmo della narrazione fosse troppo appesantito; in effetti questo è un capitolo più di “azione” che di “pensiero” e quindi.
Spero che vi sia piaciuto questo tuffo nel passato e che abbia chiarito qualche dubbio, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate anche con un paio di righe, ci tengo molto alla vostra opinione e ai vostri pareri!
Nel prossimo capitolo riprenderemo da dove ci siamo interrotti con il capitolo precedente, ossia quinto anno, Grimmauld Place numero 12.
Detto ciò vi lascio con qualche foto dell’aspetto che, nella mia fantasia, hanno i personaggi!

 
Laila


 
Come prestavolto per Laila del quinto anno con la frangetta scombinata ho scelto Winona Ryder (nei panni di Lydia Deetz nel film "Beetlejuice") che è proprio esattamente come la immagino ^^ l'unica differenza con Winona sono gli occhi: i suoi sono hazel, quelli di Laila neri.


Laila da bambina (9 anni)/durante il terzo anno ad Hogwarts




Nonna Vera

  
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