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Autore: Edelwise    19/01/2018    0 recensioni
Peter Parker prossimo a diventare un Avengers, incontra lo scorrettissimo Deadpool. Dal loro incontro scaturirà un'amicizia e, forse qualcosa di più.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti i lettori,
Lo so siete curiosi di leggere questo vaneggio mentale che mi è capitato di scrivere in una notte povera di sonno. Vi comunico prima di tutto che riportare su carta un personaggio come Deadpool è molto difficile,  è un tipo tosto, scorretto con sessualità ambigua, e insomma tutti noi abbiamo fatto dei pensieri un po’ fantasiosi su lui e Spiderman, il bimbo ragno. Non ci saranno scese forti, non ci saranno scene di sesso, sarà tutto rigorosamente velato! Il perché è molto semplice, Peter Parker è lo Spiderman di 20 anni e Wade  invece è un po’ più grandicello…quindi ho deciso di mettere tutto in questa modalità così da essere tutto più carino. E’ rimasto solo il linguaggio scurrile di Deadpool che quello non può mancare. Dentro troverete gli Avengers in un universo alternativo. Spero nei vostri commenti!
Buon divertimento.
 
 
 
 
 
 
 
Voglio diventare un’Avenger!




 
 
Peter sapeva di aver sbagliato.
Sapeva che portare li dentro Deadpool non era proprio una delle sue idee migliori.
L’aveva capito dallo sguardo duro e severo di Tony.
“Che ci fa lui qui?” gli aveva domandato a denti stretti.
“Io…”
“Hai idea di chi sia?”
Spiderman sapeva bene chi fosse, l’aveva visto all’opera, ma guardandolo ora, in un brodo di giuggiole sull’orlo di un pianto di felicità guardando le tute dei suoi colleghi, gli faceva ben sperare.
“Ho perso una scommessa…”
“Credo di non aver capito bene!” precisò Tony.
“Voleva essere sicuro che io appartenessi davvero agli Avengers!”
“Quindi ti è sembrato logico portarlo qui, al quartier generale.”
Un gridolino di gioia fece girare entrambi, Wade era spiaccicato sulla tuta della Vedova Nera e parlottava cose senza senso toccando la parte superiore della tuta “Ha davvero così tante tette?”
Peter scosse la testa e tornò a guardare Tony che “Portalo fuori di qui prima che faccia qualche stupidaggine o considerati fuori definitivamente da questo progetto!”
Peter annuì tornando dal suo amico.
“Ei Wade, dobbiamo andare!”
“Scherzi? Non ho ancora finito di fare pensieri poco carini sulla Vedova, che bomba quella donna eh?” gli diede delle gomitate sul braccio “quante volte ti…”
“Wade, piantala!”
Tony li osservava da lontano, aspettando che il suo prediletto portasse fuori quello che lui lo considerava un criminale.
“Che succede qui?” domandò una voce nella stanza.
Steve Roger, Captain America aveva appena fatto il suo ingresso e Deadpool aveva appena emesso l’ennesimo gridolino ed era caduto in ginocchio con le mani sulla testa.
Peter sospirò, sapeva che nulla sarebbe andato a buon fine.
“Tu…Tu…” Wade cercava di esprimersi mentre Peter lo aiutava ad alzarsi.
“Ei ragazzo, bella tuta!” Steve porse la mano “Vuoi un autografo?”
In quel momento Deadpool si alzò in piedi tutto d’un pezzo, ferito nell’orgoglio perché Captain America il capo di tutta quella combriccola non lo riconoscesse.
“No, non voglio l’autografo del Capo fighette!”
Steve parve confuso “Ci conosciamo? Perché questo linguaggio non mi piace per niente.”
“Lui” intervenne Tony “è Wade Wilson, meglio conosciuto come Deadpool!”
“Mai sentito nominare”
Il sangue ribolliva nelle vene di Wade
“E’ un mercenario”
“Quindi tu uccidi le persone per soldi?”
“Quando mi va!”
“Questo non è un comportamento corretto, non si…”
“Bla, Bla, Bla…non devo entrare in questo funclub di femminuccie che salvano il Mondo, cercando di trovare il bene in ogni cosa” lo interruppe “risparmiami la lezioncina, a me piace uccidere punto, ci godo proprio, sai quando scop..”
“Wade!”lo rimproverò Peter.
“Senti Peter” si voltò verso il ragazzo “Io non sono qui per fare a gara per vedere se è più lungo il mio o il martello di Thor!”
“Santo Cielo!” urlò Tony con le mani al cielo.
“Wade è meglio se andiamo via!”
“No, mi hai promesso che mi presentavi il capo di tutta questa stronzata e mi facevi entrare.”
“Wade Wilson!” esclamò una voce femminile.
“Adoro quando il mio nome viene pronunciato da una donna, ma preferisco quando siamo a letto e io ho la testa in mezzo…”
“Ora basta Wade!”
Natasha Romanoff era approdata alle spalle di Steve e lo osservava con il suo sorriso sardonico “Cosa ti porta qui?”
“Lo conosci?” domandò Steve.
“E’ il più famoso mercenario di tutti i tempi e i suoi metodi non sono per niente male.”
“Oh si così va già meglio…” disse con voce sensuale.
Peter gli tirò una gomitata “E qui, perché ho pensato ci fosse utile.”
“Io sapevo che non lavoravi in gruppo” precisò Natalia portandosi le bracci incrociate al petto.
“Con te posso fare un’eccezione.”
La rossa sorrise.
“Perché ci può essere utile?” domandò Steve a Peter.
“Beh, oltre ad essere un assassino, ma vi giuro che possiamo cambiare il suo atteggiamento, è praticamente immortale.”
“C’è già un immortale su questo pianeta!” esclamò Tony.
“Walwerine? E’ schiattato qualche tempo fa!”
Steve guardò in modo confuso Tony.
“Okey ora lo porto via” disse Peter voltandosi verso Deadpool e spingendolo per il torace.
“Che c’è?” domandò sottovoce.
“Mi stai innervosendo.”
“Sei geloso che sto guardando quel paio di tette sode di Nat.”
“Finiscila”
“Lo sai che ho occhi solo per il tuo culo sodo?”
“Wade!”
“Aspetta!” li fermò Steve “mettiamolo alla prova.”
Peter si voltò a guardare il trio. Tony era furioso, sapeva che dopo avrebbe pagato le conseguenze di questo suo gesto, Natalia sorrideva così come anche Steve.
“Perfetto!” esclamò Wade sorpassando Peter.
“Dovrai sfidare Nat” propose Steve “Senza armi, un corpo a corpo.”
“Così di fronte a tutti? Non eri una tipa pudica?” domandò alla ragazza.
“Ridi adesso, perché dopo che ti avrò staccato la lingua, non potrai nemmeno parlare.”
“Mi sta venendo d…”
“Wade!”
Ciò che successe dopo fu qualcosa di davvero assurdo, Nat attaccò ma Wade si difendeva e basta senza nemmeno sfiorarla, faceva qualche battuta sconcia. Finché con un solo gesto Deadpool mise a terra la donna. Si alzò trionfante e porse la mano alla ragazza che la prese e ribaltò completamente la situazione.
“Okey, basta così” gli interruppe Steve.
Nat si alzò e si riportò alla sinistra di Captain America.
“C’è tecnica” ammise Steve “stile, hai anche un bel costume, ma…” e si rivolse a Peter “come lo hai trovato.”
“E’ una storia lunga” disse lui arrossendo e grattandosi la nuca.
“Beh se il signor Wilson…”insistette Steve
“Chiamami Wade..”
“Wade” precisò “ha del tempo, potremmo bere una birra insieme e parlarne.”
“Oh ma si” intervenne Tony “perché non un the con i biscotti e magari ci facciamo pure le treccine tutte insieme?”
“Fate davvero questo nel vostro tempo libero?” chiese Deadpool.
“Tony” lo rimproverò Steve “ e’ pur sempre una risorsa, lui…”
“Lui dovrebbe stare negli X-Men ecco cosa! Non negli Avengers!”
“Gli X-Men hanno già fatto la loro offerta, declinata. Voi cosa offrite oltre le belle donne cazzute?”
Steve sorrise “Devo dire che mi piace parecchio! Allora Peter inizia il tuo racconto.”
 
Era un venerdì sera. Peter se ne stava in giro per la città in attesa di prendere qualche criminale nel sacco e consegnarlo trionfante alla polizia.
Da quando compariva spesso sui telegiornali la criminalità era diminuita parecchio, si c’era ancora qualche rapina di qualche sprovveduto ma erano episodi sporadici di poco conto.
Mentre appeso a testa in giù leggeva i testi per il prossimo esame captò una radio della polizia che parlava di una classica rissa da bar.
Annoiato e stufo di leggere i libri si diresse sul posto.
Quando entrò trovò una vera  propria babele, bicchieri che volavano, bottiglie rotte, uomini che se le davano di santa ragione ed in mezzo alla stanza armato di katane c’era un uomo con una tuta attillatissima in rosso che minacciava con una lama alla gola un ragazzo. Peter non ci pensò due volte puntò una ragnatela sulla lama che finì spiaccicata al muro.
“Ma che cazzo…”urlò l’uomo per poi voltarsi verso di lui “ e tu chi diavolo sei con quel ridicolo costume da fighetta?”
“Ti sei visto prima di dare della fighetta a me?”
“Senti coso, io qui o da fare, vai a fare l’eroe da un’altra parte, è tutto sotto controllo!”
Prese una pistola e la puntò alla tempia dell’uomo.
Anche quella finì spiaccicata sul muro.
“Mi stai facendo incazzare…” disse buttando l’uomo a terra e voltandosi verso Peter.
“Non si risolve così un conflitto! Se è un criminale finisco in cella punto!”
“Ei non mi pagano per sbatterlo in cella, mi pagano per ucciderlo.”

“E chi saresti?”
“Sono Deadpool!”
“Mai sentito!”
“Senti fighetta, questo è il mio criminale che devo uccidere per poter riscuotere la paga con ciu vivo, potresti andare a cercare altro.”
“La radio della polizia parlava di te..”
“La radio della polizia…un momento come diavolo…”
“I miei sensi di ragno.”
“I tuoi cosa? Santo Cielo ragazzo sparisci da qui o mi farai perdere del denaro” si inchinò e raccolse l’uomo che stava cercando di scappare.
Peter imprigionò nella ragnatela l’uomo per poi bloccare Deadpool.
“Ok, ora mi sono veramente seccato, non so chi diavolo tu sia, ma ti farò fuori!”
Si liberò dalle ragnatele e puntò contro Peter, il ragazzo si incamminò sui muri.
“Ma che diavolo…cosa diavolo sei tu?”
“Io sono Spiderman!”
“E’ inutile che usi quell’aria di saccenza con me, non so chi tu sia” e puntò una pistola contro il ragazzo, sparò, ma bucò il muro.
Peter tirò una ragnatela contro la pistola che finì spiaccicata da qualche parte.
“Mi vuoi dire perché lui?” domandò Peter.
“E’ un pedofilo!”urlò a quel punto Deadpool!
Peter rimase di stucco, Wade riuscì a staccare la pistola dal muro e sparo in pieno volto l’uomo. Sembrava un film splatter in piena regola. Deadpool sniffò il fumo che uscì dalla canna della pistola e si voltò verso il ragazzo.
“Ragazzino, questo è un avvertimento, non ti voglio più tra i piedi, o io sarò il tuo peggior insetticida!
 
 
“Frena, frena, frena…”intervenne Tony “dopo questo episodio l’hai portato qui?”
“Ei…tu come ti chiami” disse Wade  lucidando la canna della pistola “lascia finire il ragazzo.”
 
Peter fece delle ricerche su questo Deadpool, ma ciò che gli si parò di fronte gli fece venire  la pelle d’oca. Persone massacrate, sparate, accoltellate.
Era un assassino in piena regola.
Ma ciò che si mise in testa Peter in quel momento fu la cosa più assurda: trovare Deadpool e mettere fine alla sua scorrettezza.
Girò in lungo e in largo quella sera per la città. Ma niente di niente. Fu attirato da un bar uno di quelli strani, ma frequentabile da Deadpool.
Entro vestito da Peter Parker, il locale puzzava di alcol e sigarette. Si avvicinò al bancone e prese la sua ordinazione. Alzò lo sguardo e notò un pannello con segnati sopra dei nomi e dei numeri.
“Che cos’è quello?”
“Ma guarda” disse un uomo avvicinandosi “carne fresca.”
Peter non riusciva a vederlo in faccia aveva un capello ed in più il cappuccio della felpa.
“E’ una specie di toto morte” spiegò il barista.
“Come ti chiamo ragazzo?” domandò il tipo con il capello.
“Peter.”
“Bene, Peter” proseguì “questo non è esattamente il posto per quelli come te, fighetti e con la puzza di libri addosso, quindi o mi dici perché sei qui, o altrimenti me lo ricaverò con la forza.”

Peter lo osservò.
“E non provare a fare un movimento falso, perché ognuno di noi ha una pistola. Chi nel pacco, chi tra le chiappe, chi tra le tette.”
Peter non si fece intimorire e tagliò corto “Cerco Deadpool per conto di un amico!”
“Chi lo vuole?” continuò il ragazzo con il cappello.
“Spiderman.”
“Dannato ragno!” battè il pugno sul tavolo in quel momento l’uomo alzò lo sguardo e Peter con sua grande sorpresa vide che il volto era bruciato.
“Sei tu Deadpool?”
“Mi chiamo Wade Wilson, e si sono io, che vuole quel mostriciattolo?”
“Ti vuole incontrare, vuole mettere fine al tuo massacro.”
“Perché non è venuto lui a dirmelo, è troppo femminuccia?”
“Non vuole esporsi troppo” fece spallucce

Wade rise “Non vuole esporsi troppo con quella tutina attillatissima e quel culo che canta?”
Peter arrossì per l’ultima frase.
“Ci sono persone, me compreso, che fanno i peggio pensieri su quel fondoschiena. Di al tuo amico che si lo incontrerò al vicolo tra le cinquantatreesima e sessantesima, domani notte.”
 
“Stai raccontando le cose a metà!” protesto Wade “Avevo anche detto che me lo sarei volentieri…”
“Wade!”lo bloccò Peter.
 
La notte seguente Peter arrivò nel vicolo.
“Sei in ritardo” protestò Wilson.
“Non hai specificato l’orario.”
“Oh per favore, che altro vuoi?”
“Voglio mettere fine a questo tuo scempio, non è corretto uccidere le persone, sarà un tribunale a decidere cosa fare di loro non tu!”
Deadpool gli fece un applauso.
“Mi prendi in giro?”
“Spari un mucchio di cazzate!”
Le sirene della polizia attirarono l’attenzione di Spiderman erano tante, le auto correvano veloci e udì qualcosa come una sparatoria in una banca.
“Non finisce qui Wade!” lo minacciò Spiderman.
“Hai una città da salvare, ragnetto!”lo canzonò
Peter si dileguò dal vicolo seguendo la polizia, era una rapina ma con qualcosa in più c’era un pazzo con delle armi che ricordavano materiale alieno.
Arrivato sul posto, il malvivente sparava all’impazzata raggi accecanti. Sapeva bene che il mercato nero delle armi vendeva ancora di questo materiale nonostante Tony Stark stesse facendo di tutto per far sparire anche l’ultimo missile.
Peter entrò in scena e con una ragnatela bloccò il fucile, che a poco servi, qualche istante dopo la sua ragnatela. Peter fu colto di sorpresa, in un batter d’occhio si ritrovò  circondato da scagnozzi con fucili a raggi laser, cerco di divincolarsi ma uno lo colpì alla gamba e cadde a terra.
Non riusciva ad alzarsi. Immobilizzato.
Un uomo gli puntò il fucile in faccia, Peter chiuse gli occhi.
Uno sparo, fu l’ultima cosa che sentì. Poi buio più totale.
 
Si risvegliò in un luogo che puzzava di muffa.
Era su un divano, con indosso dei pantaloncini e una maglia bianca d’istinto si toccò la faccia non aveva la maschera.
Si alzò di scatto e si gettò nell’angolo più alto della stanza.
“Buongiorno Principessa!” lo salutò Wade, aveva indosso solo i pantaloni della tuta “Protesti per cortesia scendere dalla parete non è carino.”
“Tu…Tu…”
“Ti ho salvato il tuo bel culetto” disse buttandosi sul divano.
“Il mio costume…”
“E’ in lavatrice, ha quasi finito, sono un mago nel lavare le tute!”
Peter lo osservò.
“Hai fame?” domandò Wade.
“Tu ora sai la mia identità.”
“Non preoccuparti con me il tuo segreto e’ al sicuro, ora per favore puoi scendere.”
Peter scese e si accomodò sul divano.
“Sei un ragazzino”
“Già…”disse lui guardandosi intorno.
“Perché lo fai?”
“Mi hai violentato?”domandò a bruciapelo.
Wade lo guardò per qualche secondo “Oh si, è stato bellissimo” poi scoppiò a ridere “certo che idiota! Sono una persona con dei principi!”
Peter sorrise “ Qualcuno un giorno mi disse che da grandi poteri derivano grandi responsabilità.”
“E’ una bella frase, di gran peso.”
“Già…”
“I tuoi poteri…”
“Un ragno radioattivo.”
“Che schifo i ragni, con tutto rispetto.”
“Perché mi hai salvato?”
Wade fece spallucce “Sono uscito sui giornali, la mia faccia di..”
“Wade…”sibilò Peter.
“Che c’è?”
“Usa un linguaggio più appropriato” si alzò dal divano e si diresse verso il frigo, prese una bottiglietta d’acqua e la sorseggiò.
“Ho perso un’occasione” disse a voce alta.
Wade lo fissò.
“Potevo entrare ufficialmente negli Avengers, fermando questa banda, insomma il signor Tony avrebbe visto quanto sono capace.”
“Ti rifarai ragazzo, hai fegato e quelli che hanno fegato…un momento Avengers?”
“Si, io li conosco.”
“Tu li conosci, ma fammi il piacere!”
“Te lo giuro!”
“Facciamo così” lo interruppe Deadpool “ti crederò solo se mi farai conoscere Captain America in persona.”
“E tu cosa mi dai in cambio?”

“La smetterò di uccidere i criminali e li consegnerò alla polizia.”
“Affare fatto.”
 
“Quindi” intervenne Tony “la scommessa tecnicamente l’ha persa Wade, non tu Bimbo Ragno.”
“Ei non chiamarlo con quel nomignolo disgustoso, lui è Ragnetto!” protestò Wade.
“Bene” proseguì Steve guardandolo “Hai salvato la vita del nostro amico, è un punto a tuo favore, ma Wade devi dimostrarci davvero che sei cambiato se vuoi entrare qui.”
“Oh merda” sbuffò
“Il linguaggio…”
Alzò gli occhi al cielo.
“Facciamo così, Peter sarà una specie di Tutor e ci riporterà tutti i tuoi cambiamenti, anche i più piccoli e appena riterrò opportuno entrerai a far parte degli Avengers!”
“Dici sul serio?”
“Parola mia ragazzo!”
Peter sorrise, Wade si voltò a guardarlo.
“Ti dovevo un favore.”
Wade gli diede un pizzicotto nel sedere.
 
 
 
 
 
Wade
 
 
 
A Wade non dispiaceva affatto la presenza del ragno intorno a lui. Non aveva mai spiegato il perché quella notte gli avesse salvato la vita, ma si ricordò perfettamente tutta la situazione. Appena il ragno era fuggito via, lo aveva seguito e si era ritrovato in questa banca dove era in atto uno show di luci pirotecniche che neanche nelle peggio feste. Spiderman era in difficoltà, ed era stato ferito. Voleva andarsene, ma qualcosa dentro di lui prese il sopravvento e intervenì uccidendo quei malviventi. Si accorse che il ragno era a terra svenuto. Si inchinò e controllò il respiro. Era ancora vivo. Poteva tranquillamente lasciarlo li e lasciare che se ne occupasse la polizia ed invece lo raccolse da terra tra le sue braccia e lo portò a casa sua.
Lo stese sul divano, si tolse la maschera e pensò cosa fosse più giusto fare.
Tremava. Forse aveva freddo.
La tuta era completamente sporca.
Decise di spogliarlo e di lavarle quella tuta.
Cerco di fare il più piano possibile per non svegliarlo, prese le prime cose che trovò nel suo disordinatissimo armadio e gliele infilò. Il ragazzo aveva ancora la maschera. Senza pensarci due volte gliela tolse.
Era un ragazzo.
Quel ragazzo del bar.
Quello che aveva attirato la sua attenzione nel bar, con quel profumo e quel viso.
I lineamenti così delicati, quel corpo così esile e quella forza.
Era un bel vedere.
Gli toccò il viso, sfiorandolo delicatamente.
Era bello, non poteva negarlo.
Un ragazzo che volentieri avrebbe invitato nei suoi appartamenti e ci avrebbe fatto le peggio cose, per poi svegliarsi l’indomani mattina abbracciati e sfatti.
Osservò ancora il suo viso, e alla fine preso dall’istinto lo fece, posò le sue labbra su quelle di Peter.
Quando si svegliò notò che il ragazzo non ricordava nulla. Era agitato ma alla fine si tranquillizzò.
Sapeva che avrebbe potuto conquistarlo in poche mosse, farlo suo.
Ma non lo fece.
Quando Steve diede il suo verdetto, dentro di lui tirò un sospiro di sollievo, il ragnetto intorno a lui ancora per molto e forse sarebbe riuscito a conquistarlo.
Intanto come anticipo, Wade, gli regalò un pizzico sul sedere.
 
  
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