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Autore: Ladyhawke83    19/01/2018    2 recensioni
Note:
Questa piccola Os nasce come risposta ad un prompt assegnatomi per il gioco “obbligo verità, o salvataggio” della pagina Facebook il giardino di efp.
Il prompt era questo: “A ha preso una nota a scuola ed è in punizione B pur di farlo/a felice va da sua madre e.... " Lieto fine.
Fandom D&D, Fantasy.
Rating Verde
Parole 1681
Ringrazio Sonia per l’idea e spero sia gradita.
Buona lettura.
Ladyhawke83
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The magician's promise'
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Questione d’onore.
 

Nak’ell non aveva molta voglia di tornare a casa quel giorno, già si immaginava la voce di Isabeau nella testa “cosa hai combinato questa volta?” Glì avrebbe chiesto lei, con quello sguardo di rimprovero e rammarico tipico di sua madre. Lui avrebbe fatto di tutto per non confessare, si sarebbe preso tutta la colpa, o tutto il merito, a seconda dei punti di vista. Qualsiasi cosa pur di non ammettere ciò che era accaduto quella mattina nella classe terza dell’Academia, per giovani maghi dotati.

Sarebbe stato Difficile però nascondere la verità  a sua madre, se a dargli il richiamo, davanti a tutti i suoi compagni, era stato proprio l’Arcimago in persona.

“Proprio una bella fortuna, essere il figlio dell’Arcimago!” pensò il bambino, dando un calcio ad un sasso, mentre percorreva a passo lento il sentiero che portava dalla scuola alla sua modesta abitazione. 

Era frustrato, arrabbiato e si sentiva in colpa, e non avrebbe voluto sentirsi cosi, Nak’ell era convinto di aver agito bene.

“Quei cretini…” il piccolo mezzelfo così apostrofò i tre elfi, suoi compagni di classe, responsabili del suo penoso richiamo scritto.

Mi hai deluso molto” risuonarono nella sua testa le ultime parole, con cui il padre, lo congedava, rispedendolo a casa.

Nak’ell strinse ancora più forte la propria tracolla di pelle e si costrinse a non piangere. Se avevo deluso l’Arcimago, suo padre, con il quale non aveva chissà quale rapporto, figuriamoci sua madre. La giovane druida letteralmente stravedeva per suo figlio, però al tempo stesso, gli imponeva anche delle regole molto rigide, che lui, il più delle volte non capiva.

Giunto sulla soglia di casa, il bambino spinse lievemente il battente ed entrò, per nulla sorpreso di trovarsi davanti entrambi i genitori sull’attenti.

Come diavolo faceva sua padre ad essere già lì Nak’ell non lo sapeva, lo aveva appena congedato dalle aule dell’Academia, ed ora era già a casa, e da un po' a giudicare dalla sua espressione.

“Ti sembra questa l’ora di rientrare?” Gli Domandò suo padre, lievemente infastidito, anche se il viso serio, non faceva trapelare nessuna emozione.

“C’è qualcosa che devi dirmi?” Chiese sua madre, in attesa a braccia conserte.

“Perché, non te lo ha già detto lui?” Rispose a tono il bambino, gettando a terra la propria scarsella, con aria sprezzante e per nulla intimorita.

“Ehi! Porta rispetto a tuo padre!” Gridò Isabeau andandogli vicino.

“Sono qui solo per sincerarmi che tu dia il messaggio a tua madre, e per decidere insieme a lei la punizione poi adatta per il tuo gesto”.  Ammise il mago mezzelfo, lanciando un’occhiata altrettanto eloquente al suo giovane figlio.

Solo in quel momento Isabeau, finalmente, si rese conto dello stato pietoso in cui versava la faccia di suo figlio, in particolare zigomo, occhio e labbro sul lato sinistro.

“Cosa hai combinato questa volta?” Chiese lei, chinandosi per curargli le ferite ed i lividi sul viso.

“Lascia stare mamma, lo sapevo che avresti detto così…” dichiarò Nak’ell sconsolato, allontanando le mani curatrici di sua madre dal viso.

“L’ho beccato che scaraventava in aria con un incantesimo, che non dovrebbe conoscere né usare, tre poveri elfi suoi compagn, e poi non contento, li colpiva col fuocoi…”. Raccontò brevemente Vargas l’Arcimago alla druida Isabeau, sua ex consorte.

“Cosa ti ho sempre detto a proposito della violenza?” Chiese la madre al ragazzino.

“Alla violenza non si risponde mai con la violenza…” parafrasò Nak’ell, imitando la voce di sua madre e sbuffando.

“Ma hanno cominciato loro!” Gridò alla fine esasperato il piccolo mezzelfo, mostrando il suo lato meno controllato, quell’aspetto caratteriale che lo rendeva più simile alla madre, e non alla freddezza misurata del padre.

“E, di grazia, cosa avrebbero fatto loro per meritarsi ustioni e contusioni da parte tua?” Chiese Vargas al bambino, gli occhi scuri risotti a fessure, le mani strette intorno al bastone da mago.

“Niente… non hanno fatto niente, ho fatto tutto io…” Disse infine Nak’ell, con un filo di voce, abbassando lo sguardo e lasciando cadere la nota di demerito, che aveva in mano, sul pavimento.

“Fila nella tua stanza e restaci finché non ti chiamo! E stasera non avrai la cena!”. Tuonò sua madre, guardandolo con occhi carichi di delusione e rabbia.

“Cosa sto sbagliando con quel bambino?” Chiese alla fine lei, all’Arcimago, quando Nak’ell fu fuori dalla portata d’orecchio.

“Tu niente, ma credo che abbia bisogno di una bella raddrizzata. Per quanto sia privilegiato, essendo mio figlio, non può andarsene in giro a scaraventare magia sui coetanei, come un gradasso qualsiasi…” Ammise infine Vargas, preoccupato per quello che avrebbe potuto fare il figlio di lì in poi.

“Nak’ell non è mai stato violento, o cattivo, e tu lo sai... Eppure ultimamente fatico a capirlo, non so davvero cosa gli sia preso…” Isabeau si sentiva mortificata e si vergognava per la reazione del figlio, come se lei stessa avesse colpito quei piccoli elfi.

“Ha nove anni, forse è solo una fase” Aggiunse Vargas pensieroso.

“eppure ti dico che, quando sono entrato nel laboratorio, c’era il finimondo, e quei poverini urlavano e piangevano, mentre Nak’ell era impassibile!e li guardava vorticare e soffrire con gli occhi di ghiaccio”.

“Non è da lui Vargas… ma non vuole parlare. L’Academia che dice?” Chiese la druida in apprensione.

“Non vorranno espellerlo vero?” Chiese, dopo una breve pausa.

“No, il richiamo l’ ho redatto io personalmente. Nak’ell verrà sospeso dalle lezioni ed attività per una settimana e dovrà chiedere scusa a ciascun bambino coinvolto nella zuffa”.

“Mi sembra equo. Ma vorrei capire perché ha fatto una cosa così brutta” disse Isabeau.

“Non parlerà con te, tu sei sua madre…” le ricordò il mezzelfo dai lunghi capelli corvini.

“Se è per questo, tuo figlio non ha confessato neanche a te il motivo del misfatto…” sottolineò lei, con un mezzo sorriso compiaciuto.

“No, ecco il motivo per cui sono venuto qui. Credevo che vedendoci insieme parlasse”. Vargas si guardò le mani, non sapendo più che altro fare.

D’un tratto entrambi udirono un lieve tocco alla porta, un timido bussare.

“Ciao Gaia, entra pure” L’accolse Isabeau, che nel frattempo era andata ad aprire.

“Sei venuta a trovare Nak’ell? Ora è in punizione, dovrai ripassare domani…” La informò la druida dagli occhi nocciola e i lunghi capelli sciolti sulle spalle.

“Ecco… io… sono venuta proprio per Nak’ell” La voce della bambina tremava, si sentiva in soggezione davanti alla figura alta e scura dell’Arcimago.

“Parla pure cara, non aver paura” cercò di incoraggiarla Vargas esibendo un sorrido gentile.

“Ecco, io so perché ha fatto ciò che ha fatto… non merita di essere punito … anzi…” Disse Gaia, sfregandosi le manine, un po' incerta sulle parole da usare.

“Avanti cara, siedi qui e racconta…” la incalzò dolcemente Isabeau, facendola accomodare su una sedia, davanti ad un cestino ricolmo di frutta.

La bambina prese una mela e la addentò, iniziando il racconto.

“… e poi lo hanno insultato, spinto, e picchiato, lui non reagiva…”. Gaia era sul punto di mettersi a piangere, essendo molto amica del piccolo mezzelfo.

“ poi uno di loro gli ha detto qualcosa sulla madre, qualcosa tipo -figlio di una cagna- e Nak’ell, solo a quel punto, si è divincolato dai due che lo tenevano stretto, mentre quell’altro lo picchiava, e a quest’ultimo lo ha colpito con un pugno”.

La bambina finì la mela e continuò, mentre druida e mago ascoltavano con attenzione.

“Siccome Edrahil non sopporta di essere colpito, ha pensato bene di vendicarsi per il pugno subito e ha preso le sembianze di Nak’ell, scambiandosi con lui. E poi ha fatto quel finimondo…” concluse Gaia, a cui nel frattempo era venuto il singhiozzo.

“Ci stai dicendo che è stato Edrahil camuffato come mio figlio, a picchiare i suoi compagni e ad incendiare con la palla di. Fuoco, per poi far cadere la colpa su Nak’ell, dopo averlo insultato?”. Chiese Isabeau, di nuovo speranzosa, ma molto più adirata.

“Se è così, e tu eri là e hai visto, perché allora Nak’ell non ha parlato, cercando di discolparsi?”. Chiese l’Arcimago alla bambina.

“Signore, io non lo so… forse si vergognava di essere stato insultato, o picchiato… io gli voglio molto bene, vi prego non punitelo. Non se lo merita!” Chiese, quasi implorando la piccola Gaia, ed i suoi occhi azzurri brillarono di emozione e di innocenza.

“Credo che mio figlio sia molto fortunato ad averti come amica. Ora vai, dobbiamo discuterne. E grazie…” Disse Vargas, posando una mano affusolata sulla spalla della piccola.

Gaia, la piccola barda, si congedò con un lieve inchino dai genitori di Nak’ell, e corse fuori felice e soddisfatta di aver detto la verità sul suo amico. Sperava in cuor suo che le credessero e lo lasciassero tranquillo.

“Cosa facciamo?” Chiese ad un tratto Isabeau.

“Andiamo a parlare a nostro figlio, si merita le nostre scuse e i nostri abbracci” Ammise Vargas.

“Per una volta sono d’accordo con te, mio caro, anche se, però, Nak’ell non è del tutto esente da colpe…” Disse Isabeau, ripensando alla faccenda del pugno, la druida detestava l’uso della violenza fisica.

“Isabeau… ha solo nove anni… e stava difendendo l’onore della mamma…” Le ricordò Vargas in tono pacato e comprensivo.

“Hai ragione, hai ragione… Andiamo, credo che qualcuno dagli occhi smeraldo e le orecchie fini abbia sentito tutto…non è vero Nak’ell?” Domandò la druida a voce alta, di modo che il figlioletto potesse sentirla.

Il bambino varcò la soglia della sua stanza, gli occhi lucidi di pianto e i capelli scompigliati, andando titubante verso la madre.

“Vieni qui tu!” Disse Isabeau allargando le braccia, per poi stringere in un caldo abbraccio suo figlio, mentre i capelli neri del bimbo le solite cavano il viso e dietro di lei, un serissimo Arcimago, si lasciava sfuggire un sorriso commosso.

 

 

Note: 

Questa piccola Os nasce come risposta ad un prompt assegnatomi per il gioco “obbligo verità, o salvataggio” della pagina Facebook il giardino di efp.

Il prompt era questo: “A ha preso una nota a scuola ed è in punizione B pur di farlo/a felice va da sua madre e.... " Lieto fine.

 

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Ringrazio Sonia per l’idea e spero sia gradita.

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