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Autore: ROW99    19/01/2018    0 recensioni
Dopo i fatti di "One of Us", la vita insieme di Minaho e Manabe è messa a repentaglio da innumerevoli problemi. Quando ogni giorno sembra più difficile del precedente, con l'aiuto di vecchi e nuovi amici, riusciranno a combattere ancora per la loro amicizia?
Genere: Commedia, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Mio zio era allora nella prima giovinezza: l’età in cui i sentimenti stanno tutti in uno slancio confuso‚ non distinti ancora in male e in bene; l’età in cui ogni nuova esperienza‚ anche macabra e inumana‚ è tutta trepida e calda d’amore per la vita.
(Il visconte dimezzato)


Avvicinandosi alla casa lungo il vialetto, Minaho notava particolari sempre nuovi.
Il giardino era straordinariamente curato ed incredibilmente ampio. Sulla sua destra si apriva un laghetto tradizionale incorniciato da alcuni ciliegi, sul quale un ponticello in legno rosato sembrava offrire intimità e pace. A sinistra, invece, un gazebo avvolto da rampicanti abbastanza spazioso da ospitare un tavolo e molte sedie, nonché due divanetti.

La porta di casa era in quercia. Si vedeva che erano di fronte all’abitazione di un uomo ricco.
Manabe afferrò il pomello e lo girò. La serratura, già schiavata, scattò permettendo al battente di aprirsi.
Minaho era letteralmente terrorizzato, ma non poté che rimanere stupito. La casa, all’interno, fondeva in maniera incredibile antico e moderno.
Le pareti erano in carta, e le porte nient’altro che pannelli scorrevoli come nelle residenze tradizionali giapponesi… Minaho ne aveva viste altre così. La cosa curiosa però era che invece gli arredamenti erano quanto di più moderno ci si poteva immaginare. Tutto, sui toni del bianco e dei colori pastello, contributiva ad amplificare il mare di luce che entrava da una grande parete vetrata che permetteva alla sala di affacciarsi direttamente sulla parte più intima del giardino, alla quale si poteva anche accedere attraverso una porta a vetri.
La tecnologia era ovunque, e faceva da contraltare ai libri e alle enciclopedie che affollavano le moderne librerie alle pareti.

Una voce risuonó dalle scale.
-Scendo subito! Devo finire di scrivere una cosa al computer… accomodatevi pure nella sala e prendete un biscotto… sono sul tavolo!


-Min… ma stai tremando?
Il lilla, seduto su un divano del salotto sul quale aveva costretto anche il suo amico, sorrideva.
-N…no! Assolutamente. .. no!
Minaho era ancora più bianco del solito, e non sembrava sentirsi tanto bene. Armeggiava con la mano sul colletto della divisa scolastica come per allargarlo e non riusciva a tenere i piedi fermi.
-Min… guarda che mio zio non è come papà… te l’ho detto! Hai visto che non era nemmeno al processo? È da quando ero piccolo che cerca di convincere suo fratello… cioè mio padre… ad essere… ecco… diverso, con me. Sai… lui è un importante psichiatra. Ha lavorato anche per la famiglia imperiale.
-D…davvero? -Minaho si riscosse un istante dalla sua paura, interessato.
-Certo! Ha prescritto dei farmaci all’imperatrice, dopo la morte del primo figlio in un incidente stradale… ricordi? Tre anni fa... ne hanno parlato tutti i giornali.
-S…si… ricordo! Papà diceva sempre che non doveva essere stato solo un incidente.
-Ecco… vedi? Zio aiuta le persone, non le fa stare male come… come… ecco, hai capito.

Minaho era rincuorato… anche se aveva ancora paura. Come era possibile che nella famiglia di Manabe non ci fosse stato un minimo di passaparola? Certamente il pregiudizio contro di lui era all’ordine del giorno nei discorsi di quella gente…
Corse con lo sguardo alla scatola di biscotti sul tavolo. Costosa, firmata da una pasticceria alla moda del centro. Niente foto alle pareti se non quella di due ragazzi... uno circa della loro età, l'alto decisamente più piccolo, vestiti secondo la moda degli anni ottanta, e quella di un bambino appena nato. Niente ragazze, né  donne adulte, né foto di famiglia… il cervello dell’arancione elaborata i dati.
-Man… Man, tuo zio è single, vero?

Il lilla sorrise debolmente. -Sì. .. cioè… diciamo di si. È vedovo… mia zia è morta a venticinque anni. Erano sposati solo da tre anni quando è successo… si erano conosciuti all’Università. Lei… lei è stata portata via da una di quelle malattie che aveva deciso di studiare e curare… crudele, vero?
Minaho sussultó. -Oh Dio… mi dispiace… non potevo immaginarlo… è… è davvero triste.
L’arancione era arrossito. La confusione di quel momento gli aveva impedito di sentire dei passi lungo il corridoio… la porta scorrevole si aprì ed un uomo della stessa età di Endou entrò in sala. Indossava una giacca blu e sorrideva.
-Manabe! Era da così tanto tempo che non ti vedevo! Perché non sei mai passato a trovarmi in questi mesi? So… so cosa sta succedendo con tuo padre…


L’arancione era allibito.
-Questo… questo è… è tuo…
-Mio zio? -Manabe sorrise. -Sì! Zio… ti presento Minaho, l’amico di cui ti parlavo. Minaho… lui è Manabe Terauchi, mio zio.
L’arancione fissava L’uomo, (o il ragazzo?) ad occhi spalancati.
-M…ma…
-Min… perché fai quella faccia? -Il lilla scoppiò a ridere. -Cosa ti aspettavi, Babbo Natale? Con tanto di barba bianca? Zio ha solo ventisette anni! Forse dovevo parlartene di più prima…

Minaho, allibito, finalmente si riscosse.
-Oh mio Dio… sono stato tremendamente maleducato! Mi. .. Mi perdoni… io… io sono Minaho Kazuto, l’amico di Man… avrà… avrà sentito parlare di me, e niente affatto bene, temo…
Il giovane sorrise. Minaho notó quanto assomigliasse a Manabe… molto più del padre. Aveva capelli lilla come quelli del nipote, anche se gli occhi erano neri, ed era cinque o sei centimetri più alto. Se possibile, dimostrava ancora meno degli anni che aveva.
-Tranquillo… sono uno psichiatra, so distinguere un pettegolezzo interessato da una parola di verità… è soprattutto so che mio fratello maggiore ha… come dire… la tendenza a vedere le cose sotto una luce un po’ troppo drammatica. Pensa… quando ero piccolo e lui stava per prendere il diploma, tutti i giorni tornava a casa imprecando e lamentandosi di quanta strada dovesse fare a piedi… dalla fermata dell’autobus, in fondo alla strada!

Minaho non poté evitare di sorridere. Quell’aneddoto lo aveva messo a suo agio.
-Lei è… è così… giovane! È vero che… che ha già pubblicato relazioni su importanti riviste scientifiche? -L’arancione si morse la lingua. Dannata curiosità!
Il giovane rise e guardò Manabe. -Man… hai già raccontato tutta la mia vita a questo bel ragazzo? Comunque si… -si rivolse a Minaho con gentilezza. -… ho già pubblicato alcune cose. Diciamo che… ho avuto una carriera lampo. Ho avuto la fortuna di incontrare le persone giuste,  credo, e mi hanno saputo valorizzare.  Comunque… non parliamo di me! Ditemi… perché siete qui? Vi serve un aiuto di qualche tipo? So che la situazione tra voi, mio fratello e mia cognata non è rosea… però non posso dire di condividere le loro motivazioni. Man… io c’ero. So quanto hai sofferto per le loro pretese e so in quale isolamento ti hanno lasciato per tutta la tua infanzia.

Minaho si sentiva la testa in fiamme. Un po’ per l’ansia, un po’ per la sorpresa… non capiva più nulla.
-Ma allora perché non avete fatto nulla per aiutarlo, dannazione? Perché avete lasciato che soffrisse così?
L’urlo era partito senza che Minaho potesse fermarlo. -Dio, ho fatto una cazzata… -Pensò.
Manabe era sbiancato. -Ehm… Min… forse non era il caso, non trovi? Non è stata colpa sua…

Il medico sorrise ancora. -No Man… ha pienamente ragione. Lascia che gli risponda. -Si voltó verso L’arancione e gli mise una mano sulla spalla. Minaho sussultó. Quel ragazzo aveva qualcosa di… particolare.
-Vedi… io vedevo quello che succedeva e lo capivo… forse troppo. Ho finito l’università con due anni d’anticipo grazie a questa mia capacità di leggere nella psiche degli altri, sai? Dicevo… vedevo la sofferenza di Manabe, e la cecità di mio fratello che non capiva quanto suo figlio stesse male. Avrei fatto qualunque cosa per intervenire ma… avevo meno di vent’anni,  Minaho. Pensi che mi avrebbero dato retta? Mio fratello aveva dieci anni in più di me, una moglie in carriera e una professione prestigiosa, io ero uno studente che, geniale o meno, sopravviveva con i soldi dei genitori e con quanto messo da parte facendo vari lavoretti. L’unica cosa che potevo fare era prendere Manabe con me ogni volta che mi era concesso, e portarlo a giocare al parco, o in biblioteca. Dio, quanto amava i libri… fin da piccolissimo. Dicevo a tutti che fosse il mio fratellino… ero così fiero di lui!

Minaho sorrise debolmente. -Mi… mi perdoni se può. Avrò confermato le maldicenze nei miei confronti, con questa mia frase idiota. Mi… mi perdoni!
-No, tranquillo. -Il giovane prese un biscotto dalla scatola sul tavolino. -Anzi… non solo hai smentito le tesi di mio fratello, ma hai confermato le mie. Vuoi bene al mio nipotino. Solo questo conta. Sei un ragazzo curioso, molto interessante. Mi piaci, sai?
Minaho arrossí come un pomodoro. -Io… io non… non so cosa…
Manabe scoppiò a ridere. -Min… che ti avevo detto? Non è fantastico?
L’arancione iniziò finalmente a rilassarsi. Riprese un minimo di colore e sentì la tensione sciogliersi.

-Ma… quindi? -Il medico sorrise mentre offriva i biscotti ai ragazzi. -Ditemi… perché siete venuti? Chiedetemi qualunque cosa… farei di tutto per Manabe e i suoi amici!
Il lilla sospirò. -Zio… sai che mamma e papà mi hanno bloccato i fondi, vero? Abbiamo bisogno di denaro, oppure tutto il castello crollerà, e i giudici non mi daranno l’emancipazione.
-Certo… capisco. Ho letto le carte processuali.
Manabe prese un biscotto. -Dunque saprai della nostra situazione. Ebbene… ho lavorato tanto, in questi mesi, a un progetto speciale. Matematica complessa… tu mi capisci. Ora ho in mano un bel malloppo di appunti,  e delle formule nuove… che forse non sono malaccio. Ci chiedevamo… tu potresti darci l’indirizzo email, o il numero di telefono di qualcuna delle riviste scientifiche con cui hai collaborato? Se potessi… se potessi vendere queste carte magari potremmo tirare avanti un po’ di più… fino a che non troveremo un lavoro che ci permetta di sostenerci.

L’uomo spalancò gli occhi. -Certo ragazzi… certamente vi darò quello che mi chiedete ma… non sarebbe meglio se vi facessi direttamente un prestito?
Manabe si alzò in piedi. -Zio, non se ne parla! Non… non posso chiederti tanto, e poi così non dimostreremmo affatto di essere indipendenti, lo capisci vero?
L’uomo sospirò. -Purtroppo sì … aspettate qui, torno subito.


L’uomo si alzò ed uscì dalla stanza.
Minaho e Manabe si guardarono sorridendo debolmente. -Min… ora sei tranquillo?
L’arancione annuì. -Sì… è… è simpatico. Non sembra vedovo… è così allegro!
-Sai Min… ci sono dolori che rimangono sepolti molto più in profondità del colore degli occhi, e della luce del sorriso.


Pochi minuti dopo il giovane rientrò in sala.
-Ecco qua ragazzi… private a sentire con questi numeri e con queste email... Sono tutte riviste nazionali molto importanti, tranne questa… questa è internazionale. Roba davvero grossa… ma mi sembrava il caso di passarvela comunque, io ho fiducia in voi! -Fece l’occhiolino ai ragazzi. -Piuttosto… state molto attenti. Quella gente non sempre è disinteressata. Mi raccomando Man… fai sempre il mio nome così che sappiano che non sei scoperto, e non accettare nulla se non ti offrono un contratto scritto e se non ti garantiscono che il tuo nome comparirà in tutti i fogli necessari. Quella roba è tua, Man. Tua e di nessun altro.

Il lilla era commosso. -Zio… zio, ti ringraziamo infinitamente! Senti… perché non vieni a cena da noi, domani sera? Vorrei che tu e Minaho vi conoscesse meglio… e che tu possa conoscere i nostri amici! Min, tu che ne dici?
L’arancione sorrise, finalmente rassicurato. -Certamente! È una splendida idea! Accetti, la prego!
Il giovane scoppiò a ridere. -Davvero? Perché no? Però tu devi farmi una promessa…
Minaho sussultò. -Io?
-Sì… proprio tu! Ti prego, dammi del tu! Mi fai sentire vecchio!
Ci fu silenzio per un attimo… quindi scoppiarono tutti a ridere!


Di ritorno a casa, Minaho e Manabe parlavano allegramente. Le cose erano andate nel migliore dei modi.
-Man… tuo zio è fantastico! È così… così particolare! E giovane…
Il lilla sorrise. -Lo so… quando sono nato aveva solo undici anni, ci pensi? Ho dei bellissimi ricordi di lui… era l’unico con cui giocavo, da piccolo.
Minaho sorrise tristemente. -Man… non posso dire che sia allegra questa cosa, lo sai… cioè, è dolce, però è dannatamente triste.
Manabe sospirò. -Lo so.


La giornata seguente sarebbe stata particolarmente pesante, Manabe lo sapeva.
Avevano un compito di inglese, avevano l’allenamento per la partita di domenica che si avvicinava, la lezione con Shindou e la cena da preparare. Lui e Minaho avevano deciso di invitare, oltre allo zio del lilla, anche Endou, Rex e, se lo avesse voluto, Shindou stesso. Nemmeno lui sapeva spiegarsi il perché, ma voleva che suo zio vedesse la sua nuova vita.
Ma allora… se il lilla sapeva di avere davanti a sé una giornata così piena, perché non riusciva a chiudere occhio?
Pensò che si trattasse semplicemente di ansia. Oramai era così abituato ai suoi effetti da non stupirsi nemmeno più. Il fatto era che il problema denaro proprio non riusciva a toglierselo dalla testa.
Certo, aveva i numeri di telefono delle redazioni di tutte quelle riviste, e lui e Minaho avevano deciso di svegliarsi presto la mattina dopo per inviare un mucchio di email, ma gli sembrava una soluzione improbabile e lenta. Loro avevano bisogno di denaro subito… facendo la spesa, prima di cena, aveva dato fondo ai suoi risparmi. Ora i pochi yen che gli rimanevano erano a malapena sufficienti per tirare avanti due, al massimo tre giorni. Non si era mai posto il problema di non avere soldi per mangiare… era una sensazione strana, per chi era figlio di milionari. Incredibilmente però preferiva mille volte non avere il cibo,  piuttosto che non avete Minaho.
Doveva prendere delle decisioni… il giorno seguente, non oltre. Non poteva più temporeggiare e lo sapeva.

Ebbe un tremendo attacco di malinconia. Odiava sentirsi sempre così debole… proprio mentre Minaho invece era così volitivo, così certo è così acuto. Non sarebbe mai stato come lui, pensó.
Scese dal letto. Tanto valeva andare a farsi una camomilla, visto che non riusciva a dormire in nessun modo, si disse. Rabbrividí al contatto con il pavimento gelido.
Aprì la porta della stanza e si tuffó nel buio del corridoio, alla ricerca dell’interruttore della luce. Andando alla cieca sentì qualcosa muoversi alle sue spalle. Qualcosa che lentamente si avvicinava… e lo abbracciava con delicatezza!
Manabe saltò come una molla, con un urletto alquanto buffo.

-Man!! Man sono io! Tranquillo! -Minaho emerse dal buio sorridendo. -Ti ho sentito muovere e volevo assicurarmi che stessi bene… immaginavo che non riuscissi a dormire.
Il lilla sospirò. -Già… stavo andando a fare qualcosa di caldo da bere.
-Man… so io cosa ti serve. Altro che camomilla… dai, prendi una coperta e vieni in camera da me, tu faccio spazio, razza di panda furbetto!
Manabe sorrise dolcemente. Minaho sapeva sempre cosa fare, in qualunque circostanza, e riusciva sempre a dire la parola giusta al momento giusto.

-G… grazie…
-Non mi ringraziare! Piuttosto preparati… camera mia non è prooooprio in ordine, sai?

   
 
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