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Autore: KiarettaScrittrice92    20/01/2018    1 recensioni
Juliette e Arno sono i due portatori dei Miraculous della Coccinella e del Gatto Nero. Lei è una nobildonna di buone origini, lui il capitano dei moschettieri del re.
Durante la loro battaglia contro Comt Ténèbre e l'imminente rivoluzione francese, scopriranno il loro folle e passionale amore.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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La partenza
20 - 21 Giugno 1791

Juliette si era finalmente addormentata: il suo viso era tornato sereno e rilassato, come se nei suoi sogni avesse finalmente trovato la tranquillità.
Il giovane capitano si alzò e si rivestì, il più silenziosamente possibile. Aveva una cinquantina di minuti per raggiungere Tuileries in tempo, il che voleva dire che aveva ancora un po’ di tempo per non fare le cose di corsa. 
Quando fu vestito di tutto punto, con la sua divisa rossa e blu, si voltò di nuovo verso di lei: era messa su un fianco, rivolta verso dove, in teoria, ci doveva essere lui; le onde dei suoi capelli castani erano sparse sul cuscino e le sue rosee labbra chiuse, lo attiravano in una maniera incredibile, come un’ape attratta dal dolce miele dei suoi occhi.
Non le aveva detto che sarebbe partito quella sera stessa, era già abbastanza preoccupata di suo per darle anche l’angoscia di un arrivederci che, lui sapeva, lei aveva paura fosse un addio.
Il suo cuore perse un battito quando quelle sue labbra perfette si mossero nel sonno, sussurrando il suo nome. Prese un lungo respiro e si chinò su di lei.
«Tornerò Juliette, te lo giuro!» disse con voce flebile, appena percettibile, per poi darle un leggero bacio sulla guancia.
Per qualche assurdo motivo, uscire da quella camera fu più difficile di quanto avrebbe creduto: sentiva le viscere contorcersi nel suo stomaco al pensiero di abbandonarla lì, senza nessuna spiegazione, ma sapeva che doveva farlo.
Prima di uscire completamente dalla villa, si recò nell’ala della servitù, con l’intenzione di salutare sua madre. Come immaginava, la trovò ancora sveglia, a ricamare uno degli abiti di sua moglie che lui, nella foga di un loro qualche rapporto, aveva strappato.
Appena aprì la porta, la donna alzò lo sguardo color del cioccolato su di lui.
«Arno, cosa…?!» tentò di domandare, con voce bassa per non svegliare il resto della servitù nelle piccole camere adiacenti.
«Devo andare, entro la mezzanotte la carrozza del re partirà da Tuileries.» disse risoluto lui, avvicinandosi di qualche passo alla donna. Fu lei, però, a scostare l’abito blu cielo dal suo grembo e alzarsi, per poi stringerlo forte tra le braccia.
A quel gesto improvviso sentì il cuore martellargli furioso in petto: era da quasi dieci anni, se non di più, che non riceveva un abbraccio così affettuoso e carico di apprensione da parte di sua madre. L’ultimo che si ricordava era quello di quando lui e il padre si erano dovuti trasferire a Sèvres.
«Fai attenzione…» gli disse e lui finalmente ricambiò l’abbraccio, rassicurandola.
«Non durerà più di una settimana, forse anche meno. Il tempo di portare la famiglia al sicuro a Varennes e tornerò qui in men che non si dica.» si staccarono e, con un ultimo saluto, il giovane uscì nuovamente dalla stanza, per poi recarsi fino al portone della villa e prendere il piccolo vialetto per le stalle.
Sellò velocemente il cavallo e montò con altrettanta velocità.
«Avanti François, prima ci sbrighiamo, prima torneremo a casa.» disse, per poi dare un colpo secco di talloni sui fianchi dell’animale.
Ci mise relativamente poco ad arrivare a destinazione: quando fu a Tuileries erano già presenti il Delfino, la sorella Maria Teresa, la loro governante e l’accompagnatore, mentre la famiglia reale ancora non si era vista.
Era scattata da poco la mezzanotte quando, arrivò Élisabeth, la figlia del re; qualche minuto dopo in lontananza videro avvicinarsi il sovrano:per camuffarsi e non essere notato, si era travestito da valletto.
Arno e Axel de Fersen, l’altro accompagnatore, si rizzarono sull’attenti, facendo i dovuti ossequi, per poi aprire la portiera della carrozza posteggiata lì, a Rue de l’Échelle, che avrebbe trasportato tutti i nobili, che avevano aderito a quella fuga, lontano dalla capitale.
«Maestà, vostra moglie?» domandò il giovane capitano, chiudendo nuovamente l’anta della citadine e affacciandosi verso il suo interno.
«Siamo partiti in momenti diversi in modo da non destare sospetti, sarà nell’arrivare.» rispose il sovrano.
«Maledizione… – commentò irritato Axel, mentre lui si scostava dalla vettura che ospitava il re – Siamo in ritardo. Più tempo passiamo qui più rischiamo di farci scoprire.» Arno invece rimaneva zitto e serio, sondando l’orizzonte nella speranza di vedere ben presto la regina, in modo da poter finalmente partire. Gli unici che li raggiunsero, però, furono gli altri nobili che sarebbero dovuti fuggire assieme alla famiglia reale, nella carrozza.
Con un sospiro osservò per l’ennesima volta l’orologio da taschino, tirandolo fuori dalla giacca, esattamente dal lato opposto in cui percepiva il suo piccolo compagno nero dormire beato. 
«Mezzanotte e venti…» sospirò, mentre l’altro, vicino a lui, continuava a borbottare lamentele. Non sapeva davvero se fosse più nervoso lui che stava in silenzio solamente per l’ansia della situazione oppure l’altro soldato che cercava quasi di sfogarsi nelle sue continue proteste per quel ritardo.
D’improvviso la voce acuta e adirata della marchesa de Croÿ de Tourzel echeggiò per la strada.
«Stiamo scherzando spero?!»
I due rappresentati dell’esercito del re, si voltarono preoccupati: la giovane donna se ne stava in piedi davanti alla carrozza aperta, guardando all’interno inorridita, quasi come avesse visto un topo.
«Madame, la prego non faccia tutto questo baccano.» chiese quasi esasperato Axel.
«Non capisco perché non possa partire anche io. – protestò lei, abbassando nuovamente la voce, per poi rivolgersi al sovrano, che si trovava già all’interno della carrozza assieme agli altri – Vostra altezza, non avete giurato di non abbandonare nessun figlio di Francia? Se non mi aiutate voi, quei folli mi taglieranno la testa.»
«Qual è il problema?» domandò Arno avvicinandosi anche lui alla carrozza.
«Il duca di Choisel ha fatto occupare un posto da uno dei suoi uomini, negandolo in questo modo a me!» esclamò ancora irritata la donna.
«Non fuggirò da Parigi senza di lui! È esperto in colpi di mano e non sappiamo cosa o chi troveremo durante il tragitto.» ribatté il diretto interessato.
«Nonostante ciò, madame de Croÿ ha ragione, monsieur Choisel. – intervenne il re – Non lasceremo nessuno dei figli di Francia a Parigi, soprattutto durante questa rivoluzione che sta creando continui disagi a chiunque sia un po’ più ricco.»
«Ma…» tentò di protestare nuovamente il nobiluomo.
«Le posso assicurare che il capitano Pierre saprà difendere la carrozza se succederà qualcosa.» lo rassicurò il sovrano. A quella citazione, il giovane fece un leggero inchino, sia per ringraziare la fiducia del re in lui, sia per confermare all’altro ciò che era stato detto della sua persona.
Il duca con un sospiro rassegnato, fece un gesto con la mano all’uomo che era seduto di fronte a lui sulla carrozza, cacciandolo. Questi, senza discutere si alzò e scese dalla vettura, per poi fare un leggero inchino e congedarsi da loro, allontanandosi, mentre la marchesa finalmente prendeva il suo posto.
Quando finalmente anche Maria Antonietta arrivò, era ormai mezzanotte e trentacinque.
«Vostra altezza, cosa vi è successo?» domandò cercando di mantenere un tono il più possibile educato Axel, da cui però si notava comunque l’agitazione.
«Perdonatemi tutti, mi sono persa nelle viuzze che circondano il Louvre.» rispose lei con il fiato grosso, salendo a bordo.
«Bene, direi che possiamo partire!» constatò Arno, chiudendo la portiera della carrozza alle spalle della regina e issandosi nuovamente sulla sua cavalcatura.
Fece un cenno al cocchiere e i quattro cavalli, due che conducevano la carrozza e due quelli degli accompagnatori, partirono.
Prima tappa la Barrière de la Villette, in cui avrebbero cambiato carrozza.

  
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