Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Onyxandopal    20/01/2018    0 recensioni
[Luke Hemmings+Chrissy Costanza]
Ognuno di noi ha diritti e doveri. Luke ha il dovere di portare a termine una missione: trasformare quanti più mutanti possibili. Chrissy ha il dovere di vincere i campionati di atletica per riscattare se stessa e la scuola dal precedente fallimento e dimostrare a tutti di che pasta sia fatta. entrambi hanno il diritto di amare ed essere felici. Avranno il coraggio di venir meno ai propri doveri, per riscuotere il diritto ad essere amati? Dovranno essere giocatori pronti, perché la vita ha intenzione di rimescolare le carte.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il piede di Chrissy colpiva ritmicamente il pavimento opaco del pianerottolo. L'orologio al suo polso scandiva i secondi trascorsi nel suo elegante cinturino rosa antico e il quadrante rotondo. Ogni millimetro percorso dalle lancette ricordava a Chrissy quanto tempo stesse perdendo. Dopo tutto era solo Michael. Lui, il suo migliore amico, colui che la conosceva in tutto e per tutto. Qualcosa però la bloccava e lei sapeva perfettamente cos'era. Il suo orgoglio. Quella fastidiosa vocina continuava a blaterare ''è stata colpa sua, ha sbagliato lui!''. La mise a tacere suonando al campanello. Il rumore dei passi di Mike si fece sempre più vicino. 

«Raggio di sole»  In un primo momento sorrise sorpreso, poi un'idea dolorosa gli attraversò la mente. Chrissy era arrabbiata con lui, non sarebbe mai andata a trovarlo se non per una valida -e soprattutto grave- motivazione. «Ti... è successo qualcosa?» Un peso abissale si appollaiò sul cuore del ragazzo, appesantendo immediatamente lui e l'aria che lo circondava. 

«Sì, è successo che ho capito che ti voglio bene e non posso perderti per una stronzata simile»  Parlò velocemente e divenne immediatamente color porpora, ma si sentì subito più leggera. Con una falcata Michael la raggiunse, annullò la distanza fisica ed emotiva che c'era tra loro e l'abbracciò, sollevandola persino di qualche centimetro dal pavimento. La strinse con le lacrime agli occhi, era la prima volta da quando erano piccoli che glielo diceva. 

«Non so se tu abbia bevuto o fumato, ma qualsiasi cosa sia giuro che te ne farò avere una scorta a vita» Respirò il suo profumo come si respira l'ossigeno dopo una lunga apnea. Non appena nascose il viso tra i suoi capelli, le lacrime cominciarono a scendere sul suo viso pallido.

«Non esagerare, micio. Non sarei io se te lo dicessi ogni due secondi»

«Hai ragione» Si scostò tirando su con il naso. Aveva un sorriso così radioso, il cuore di Chrissy impazzì di gioia nel constatare la felicità che attraversava quegli occhi verdi che tante volte l'avevano vista crollare e l'avevano aiutata a rimettere i pezzi al posto giusto. Perché Michael c'era sempre, c'era sempre stato. La conosceva, sapeva dove andavano quei piccoli frammenti. Conosceva a memoria ogni centimetro della sua pelle, ogni espressione, ogni momento in cui era stata come un uragano in un paio di jeans e tutte le volte in cui l'uragano, invece, l'aveva investita. E fu anche felice di vedere quelle labbra rosse e piene piegate in un sorriso sincero, che poi si spostò sul suo volto e baciarne ogni millimetro facendole il solletico.

«Hey! Così mi consumi» Ridacchiò strizzando gli occhi scuri e stanchi, inumiditi da piccole lacrime di felicità.

«Stai zitta, ora che sei presa così bene ti coccolo un po'»

*

Luke aspettava Chrissy torturandosi. Aveva una serie infinita di motivi per cui ciò era sbagliato. Primo su tutti l'aveva attirata nella tana del lupo, nel suo appartamento proprio accanto alla M.a.H. Academy. Perché era stato così idiota? Era vero, Chrissy aveva insistito per vedersi fuori dalle mura di casa propria, probabilmente aveva genitori piuttosto severi che non volevano che la loro figlia rimanesse sola in casa con un ragazzo. Il che non reggeva, perché lì era ancora più isolata che in casa sua. Lui, d'altra parte, si era subito proposto di studiare nella sua modesta dimora. Idiota. Agli occhi di tutti gli altri studenti accademici che l'avrebbero vista girovagare per i corridoi dello stabilimento sarebbe sembrata la classica ragazza da una botta e via. Peggio, sarebbe sembrata una ragazzina facile da una botta e via, o ancora una ragazzina ingenua che si sarebbe concessa al primo venuto. Chi, a diciotto-vent'anni, studia da solo a casa con una ragazza tanto attraente? L'idea che le persone potessero avere quella considerazione di lei gli fece salire il sangue al cervello e sentì la rabbia montare. Doveva fare qualcosa per tenersi impegnato o avrebbe avuto una crisi di nervi. Si passò una mano tra i capelli che cominciavano a essere un po' troppo lunghi. Si alzò e butto il deodorante per ambienti al mango. Era finito da una settimana, avrebbe dovuto sostituirlo, ma il suo chiodo fisso aveva sovrastato qualsiasi altro pensiero. Sbuffò e fissò il frigo indeciso se farsi una birra fredda o meno. Il frigo! Luke lo raggiunse e spalancò il congelatore. Vi frugò dentro e trovò delle focaccine rotonde. Lanciò uno sguardo all'orologio, forse ce l'avrebbe fatta. Posizionò in fretta e furia i panetti su una teglia e la infilò nel forno, sperando di avere in frigo qualcosa con cui farcirle. Insalata, prosciutto, salsa rosa, maionese, salsa piccante dal nome impronunciabile. Oh, anche due pomodori. Ottimo.

*

 Chrissy continuava a pensare alla stupida scenata che aveva fatto perché non voleva che Luke andasse a casa sua per studiare. Aveva insistito così tanto da rasentare l'offesa. Le dispiaceva essersi comportata così, ma... sua madre si trovava sempre molto a disagio quando c'erano estranei intorno a lei e Chrissy voleva solo proteggerla. E, sotto sotto, temeva di essere giudicata per via della sua situazione familiare. Si guardò riflessa nel finestrino e si pentì immediatamente di averlo fatto. Aveva un aspetto orribile. Rimpianse di aver indossato quella camicia troppo grande per lei. La faceva sembrare ancora più piccola di quello che era, nascondendo quel corpo minuto che era stato spesso motivo di tristezza e repulsione nei confronti di quella ragazzina che vedeva ogni giorno allo specchio. Nascose il viso con la sciarpa e lasciò andare un sospiro. Quel che è fatto è fatto, si disse mentre la città scorreva sotto i suoi occhi profondi come gli abissi dell'oceano. Guardò una ragazza copertina messa in mostra sotto gli occhi di tutti grazie ad un manifesto e ne invidiò le ipnotiche forme morbide esaltate dalla posa che sembrava così naturale. Sentì la fenditura nel suo animo squarciarsi e dilaniarla nel profondo. In meno di un secondo le si riempirono gli occhi di lacrime e ringraziò l'impatto termico tra il bus e l'esterno per averle dato una buona scusa per strizzare le palpebre. Doveva darsi un contegno prima di raggiungere Luke per studiare. Prese un profondo respiro e ignorò il bruciore che l'aria fredda intorno a lei provocò quando attraverò il setto nasale. Camminò a passo svelto verso il complesso abitativo che le aveva indicato Luke, domandandosi cosa ci facesse lui in mezzo a tutti quegli studenti universitari. Una volta le aveva accennato dell'assenza totale dei suoi genitori e dell'intermittenza con la quale compariva il suo tutore legale, ma non avrebbe mai immaginato che fosse finito in mezzo a tutto quel trambusto. Si sentì ancora più in colpa per non aver accettato di studiare da lei. Camminando per i corridoi dello stabile si sentì in soggezione, in un posto simile avrebbe dovuto finirci due anni dopo, sempre che decidesse di abbandonare la casa in cui era cresciuta. Prima che potesse rendersene conto si trovò all'ottavo piano, davanti alla porta di Luke e con l'ansia bloccata in gola. Suonò al campanello e attese, ammazzando il tempo con il conteggio delle crepe nella vernice che copriva il muro.

«Fatina!» Luke le sorrise in tutto il suo splendore e per un secondo stentò a riconoscerlo. Aveva gli occhiali poggiati sul naso e i capelli spettinati, una tuta grigia fasciava le sue gambe lunghe e atletiche e la sua solita maglietta nera metteva in risalto le spalle larghe.

«Giraffa» Abbozzò un sorriso, cercò di non fissarlo troppo. Quella mise casalinga l'aveva destabilizzata e si rese conto solo in quel momento che stava per vedere un altro lato di Luke. Stava per entrare nella sua sfera personale.

«Oddio, che maleducato. Accomodati»

«È più ordinato di camera mia»

«Non ti facevo un tipo disordinato. Sembri una precisina»

«Tu così sembri quasi una persona seria. Come la mettiamo?»

«La mettiamo che non credi ai tuoi occhi perché questa versione nerd sexy non te l'aspettavi»

«Dove sarebbe il nerd sexy? Lo nascondi nell'armadio come si fa con gli amanti?» Sollevò un sopracciglio castano guardandosi intorno.

«Antipatica»

«Egocentrico»

«Saputella»

«Noioso»

«Splendore» Chrissy strabuzzò gli occhi e per poco non si strozzò con la propria saliva.

«Mi hai chiamato...?»

«No, ti ho corretta» Le fece la linguaccia, accompagnandola con un occhiolino e Chrissy spalancò la bocca. Luke scoppiò a ridere.

«Mentre recupero i miei appunti, cerca di non mangiarti tutte le mie mosche» Le richiuse la bocca poggiando le dita affusolate sotto il suo mento. 

Rimasta sola Chrissy inspirò profondamente a occhi chiusi. Il piccolo bilocale sapeva di cannella. Era un profumo caldo e complesso, era avvolgente. Le ricordò i dolci che la nonna preparava ogni anno nel periodo di natale. Inalando con più attenzione riuscì a captare una nota vanigliata. Pensò che ci stesse bene. Pensò che sapesse di Luke, pungente e dolce come lui. Le sue considerazioni furono interrotte dal ritorno del padrone di casa, che si stiracchiò dopo aver appoggiato distrattamente un libro e un astuccio sul tavolo a quattro posti.

«Come va la caviglia, Fatina?»

«Bene, lunedì torno a romperti le scatole» Gli diede un pugno leggero sulla spalla, per quanto il suo braccio potesse arrivarci.

«Hey» Il ragazzo mise su un broncio teneressimo.

«Mettiamoci all'opera, Giraffa» Si tolse la giacca e cercò di non guardare lo specchio sopra il mobile accanto alla porta.

«Ok, ok, mamma»

«Mi porti ad Alcatraz?» Luke le rivolse uno sguardo dubbioso.

«Perché vuoi che ti porti in un ex carcere federale di massima sicurezza?»

«Stai scherzando? È una sensazione incredibile vedere di persona, con i propri occhi, dove vivevano i criminali peggiori dell'epoca»  

«Ti renderebbe felice?» Chrissy annuì con un piccolo sorriso sulle labbra.

«Sai una cosa? Ti ci porterei se fossimo vicini a San Francisco» La ragazza sgranò gli occhi sorpresa. Non credeva che lui facesse sul serio, ma non si poteva mai sapere. Aveva un'inimitabile capacità di sembrare serissimo anche quando stava dicendo una stupidaggine o stava per combinarti uno scherzo dei suoi.

«Davvero?»                                            

«Solo se saprai essere convincente con la tua lezione di storia, signorina Costanza» Le fece l'occhiolino. Di nuovo. Chrissy cominciò a pensare che avesse un tic.

«Mi hai illuso» Aprì il proprio quaderno e lo scrutò con attenzione, per poi guardare Luke con un'aria furba e un po' inquietante. «Spero tu abbia un po' di soldi da parte, Anderson»

«Credi così tanto nelle tue capacità, prof?»

«Puoi giurarci» Luke scoppiò a ridere per l'espressione di Chrissy, che sembrava una finta reginetta del concorso miss universo, per poi concentrarsi su ciò che la Fatina aveva da dire. C'era qualcosa di ipnotico nel tono della sua voce, nelle sue movenze. Il suo viso era espressivo come in poche altre persone aveva visto essere. Guardava un po' il foglio, un po' di lato, un po' lui. E ogni volta che i suoi occhi cobalto incontravano quelli della ragazza, lui poteva notare quanto luminoso fosse lo sguardo di lei. Gesticolava con le mani e a ogni minuscolo movimento le onde castane dei suoi capelli si muovevano, infrangendosi ora sulle spalle, ora sulla sua guancia puntinata di lentiggini come fossero stelle, ora venivano spostate dietro la schiena da quelle stesse mani che avevano sfiorato la carta e giocherellato con una penna poco prima. Luke rimase affascinato dal modo in cui Chrissy inclinò il viso verso il foglio per nascondere un po' il sorriso che le spuntò sulle labbra mentre andava avanti con la sua spiegazione e i suoi capelli lo incorniciarono solo su un lato, come a volergli lasciare una piccola finestra su quella meraviglia del mondo. Per un attimo gli mancò il respiro, mentre i suoi occhi registravano con avidità ogni minimo dettaglio di Chrissy. Non riusciva più a sentire una parola di quello che lei stava dicendo, troppo concentrato su quella confusione brutale che sentiva dentro.

«Luke, ci sei? Se vuoi facciamo una pausa» Luke sbatté le palpebre velocemente e rimise a fuoco la situazione. Era fregato. Anzi, per usare un termine tecnico*, era completamente fottuto.  

«Sì, grazie. Mi sento un po' fuso» Ammise sporgendo il labbro inferiore. 

«Solo un po'? Sembri la colata di metallo di un'impresa siderurgica»

«Sono così figo da farti sentire bollente?»

«No, sei solo fuso come il metallo» Chrissy si stiracchiò come una bambina e strizzò gli occhi. Luke decise che era il momento di tirare fuori le focacce e distrarre entrambi. 

«Hai fame, Fatina?»

«Uh, sì. Sei un alunno impegnativo» Lo guardò con un occhio chiuso e scoppiò a ridere quando lui incrociò le braccia al petto offeso.

«Sto scherzando, Giraffa. Sei un alunno adorabile. E ti adorerei ancora di più se mi nutrissi»

«Come la vuoi farcita la focaccia?»

«Focaccia? Penso di amarti» Per poco non sputò l'acqua che stava bevendo, ma gli andò di traverso e si ritrovò a tossire con una mano che gli batteva sul petto.

«Wow, mi vuoi proprio male» Chrissy ridacchiò. «Dovrei incipriarmi il naso»

«La porta a sinistra dell'armadio a muro» 

Circa dieci minuti dopo Chrissy non era ancora tornata e Luke cominciò a preoccuparsi. Che fosse rimasta chiusa dentro? Non gli pareva possibile, la porta e la maniglia funzionavano benissimo. Si affacciò sul corridoio e vide la porta del bagno aperta, la luce che ne proveniva proiettava l'ombra immobile di Chrissy sul muro. 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Onyxandopal