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Autore: PlottatoriSeriali    20/01/2018    0 recensioni
Nella città della notte eterna di Nopturnia due giovani ragazzi molto diversi fra di loro compiono gli anni lo stesso giorno.
In qualche modo gli eventi li condurranno al Gam Over, un modernissimo locale, dove proprio quel giorno è stata orgnaizzata una corsa virtuale.
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Questa storia partecipa al contest NEON lights di fanwriter.it e al Cow-T, ragion per cui non ho avuto tempo di correggere. Vi vorrò bene per sempre se mi segnalerete gli strafalcioni e i refusi che trovate.
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Questa storia è opera di Steno il link è nelle note.
Have Fun
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa al “Neon Lights” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 8000
★ Prompt/Traccia: 34

★ Autore: Steno (efpfanfic.net/viewuser.php?uid=851636)
Game Over

Nella città della notte eterna di Nopturnia sorgeva un nuovo giorno...e quando dico sorgeva si fa per dire. La nostra storia inizia nel distretto multicolore al centro della città, dove un giovanotto si sta giusto svegliando nel giorno del suo compleanno…e quando dico giorno…avete capito.
Ghitem rimirò il suo riflesso allo specchio un’ultima volta. Aveva indossato il giacchetto nuovo che i suoi genitori gli avevano regalato per il compleanno. Era meraviglioso, completamente nero in bio-pelle sintetica, innestata di fasce che risplendevano di blu alle luci neon. Quando il custode del dormitorio aveva bussato alla sua porta con il pacco quella mattina non poteva crederci.
Pigiò il pulsante alla destra dello specchio e la superficie riflettente sparì lasciando il posto alla chiamata in corso, dopo un secondo i suoi genitori apparvero sullo schermo.
“Tesoro!” trillò sua madre “Stai benissimo!”
“Buon compleanno figliolo!” suo padre circondò le spalle della donna con un braccio per entrare meglio nell’inquadratura.
Anche loro indossavano i vestiti in bio-pelle all’ultima moda.
“Grazie! Il regalo è meraviglioso!” fece un giro su sé stesso per farsi ammirare.
“Stai benissimo piccolo mio, ricordati che ti abbiamo anche messo dei soldi sul tuo account, vatti a divertire con i tuoi amici” disse sua madre
“Ma non troppo!” aggiunse suo padre con la sua potente risata.
Chiusa la chiamata Ghitem, afferrò la sua borsa carichissimo, quel giorno diventava maggiorenne, erano mesi che aspettava quel giorno. Sarebbe stata una giornata perfetta!
Uscendo dalla sua stanza con lo sguardo fisso sul suo palmare di ultima generazione urtò un altro corpo solido.
La borsa gli cadde in terra e Ghitem fece una mezza acrobazia per riprendere il pad che gli era stato sbalzato dalle mani.
Afferrato il costoso apparecchio, si voltò con intenti omicidi verso la figura in terra.
“Rubian!” ragliò “Maledizione! Vuoi stare attento!”
Il ragazzo in terra non alzò neanche lo sguardo impegnato com’era a raccogliere uno stupido pad talmente vecchio che probabilmente risaliva a quando ancora esisteva la luce solare.
“Imbranato” brontolò Ghitem prima di allontanarsi, neanche quello sfigato Rubian gli avrebbe rovinato il suo giorno perfetto.
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Rubian passò le dita sullo schermo del suo pad, una nuova ammaccatura era comparsa al lato. Una singola lacrima colpì il vetro prima che scuotesse la testa scacciando la tristezza. Quella mattina sua sorella gli aveva mandato un breve messaggio di auguri dicendogli che i suoi genitori erano di turno alla fabbrica e avrebbero provato a sentirlo nel pomeriggio. La sua famiglia era della Sfumatura viola-blu, il settore manifatturiero, dove le fabbriche non chiudevano mai grazie ai turni rotatori degli operai.
Era il giorno del suo compleanno e probabilmente quelli sarebbero stati tutti gli auguri che avrebbe ricevuto.
Raccolse le sue cose con un macigno che gli pesava sui polmoni. In genere riusciva a farsi scorrere addosso le cose ma quel giorno si sentiva fragile.
Una vibrazione nella tasca lo informò di un messaggio. Spalancò gli occhi leggendo le poche righe, ci sarebbe stata un’altra gara al Game Over quella sera, Rubien non riusciva a credere alla sua fortuna.
Forse qual giorno non sarebbe stato così terribile in fin dei conti.
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La sua scuola non era lontanissima dal dormitorio. All’inizio era stato strano abituarsi alle luci della zona multicolore, abituato com’era ai neon blu del suo distretto di origine; ma dopo tutti quegli anni gli sembrava naturale vedere le insegne di mille colori diversi disposte in parata lungo la strada.
“Ghitem!” urlarono i suoi amici al suo ingresso nel cortile della scuola. Il ragazzo si fermò a bocca aperta, gli avevano fatto un grosso striscione fluo e brillava della sua tonalità preferita di blu con scritto: -Happy Birthday-
Amelise gli corse incontro e Ghitem spalancò le braccia prendendola al volo. Gli altri studenti confluirono ai loro lati abituati a quel tipo di scene ormai.
“Tanti auguri” gli sussurrò in un orecchio prima di baciarlo, la ragazza, proveniente dal settore verde, era tutto ciò che Ghitem avesse potuto desiderare. Era bellissima, con dei lunghi capelli dorati che rilucevano di mille colori sotto le luci artificiali.
“Ma questa è la nuova giacca della collezione Mistic Blue, non è ancora in commercio, come sei riuscito ad averla!” il ragazzo le sorrise, era semplicemente perfetto il modo in cui lei notava ogni suo nuovo acquisto e come fosse attenta al look pure con le sue risorse limitate
“Un regalo dei miei” mormorò spostandole una ciocca dietro l’orecchio.
“Hai dei genitori meravigliosi, l’ho sempre detto, mica come i miei che mi hanno regalato quella terribile collana auricolare in platino, come se bastasse un metallo prezioso per fare un gioiello”
“Ehi!” a parlare era stato il suo migliore amico, Andret, con i suoi assurdi occhiali da sole arancioni che toglieva raramente “Lasciamene un po’ anche a me” i due ragazzi si abbracciarono fraternamente “Auguri vecchiaccio! Adesso sei penalmente perseguibile!”
“Mi basterà dare la colpa a te!”
“Ah è così? Quindi non t’interessa il regalo?” Andret gli sventolò dei biglietti sotto il naso.
Ghitem lo guardò incredulo: “Non è possibile…quelli non saranno i biglietti per…?”
“Stasera” gli sussurrò Amelise abbracciandolo da dietro “E delle voci di corridoio millantano la presenza di Heartbreaker” il festeggiato li guardò senza parole.
“Ma voi siete matti! Costano una follia! E non ci faranno mai viaggiare da soli fuori dal settore multicolore!”
“Hai ragione, per questo mio fratello ci viene a prendere alle otto! Non c’è di che!” Andret sorrise compiaciuto che il loro regalo fosse piaciuto tanto.
“Adesso andiamo, magari possiamo saltare la prima ora e inaugurare quel posticino riservato che abbiamo scoperto all’ultimo piano” il tono carico di sottintesi di Amelise gli fece scendere una cascata di brividi lungo la schiena.
“Tu!” abbaiò la ragazza con un tono del tutto diverso rivolta ad una figura che era rimasta in disparte, sua cugina Aymee si fece avanti esitante “Prendi le nostre cose e portale in classe e attenta alle borse! Sono di marca!”
Senza aggiungere altro il terzetto si allontanò lasciandola da sola con il mucchio di borse.
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Aymee si morse il labbro: “Auguri Ghitem” mormorò al vuoto.
Il cuore le doleva in modo insostenibile. Ogni volta che vedeva Ghitem e Amelise insieme le mancava il respiro, quando si baciavano aveva l’impressione che un ago arroventato le scavasse la carne.
Le era sempre piaciuto il ragazzo, sin da quando lo aveva incontrato tre anni prima, poi si era andato a mettere proprio con sua cugina, fra tutte le ragazze, l’ennesima beffa del fato.
Si abbandonò un attimo sul muretto cercando la forza di andare avanti, quel giorno sembrava particolarmente difficile.
Svogliatamente prese il pad dalla tasca, già da un po’ stava vibrando ma con la fortuna che aveva sarebbe stato solo l’ennesimo messaggio di spam.
Invece una sorpresa l’attendeva. Ci sarebbe stata una gara quella sera. Aveva proprio bisogno di staccare un attimo la spina, fortuna che sua cugina si guardava bene dall’impicciarsi dei suoi ‘pomeriggi di studio’.
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Ghitem si sentiva al massimo quando rientrò in camera sua quel pomeriggio. Era stata una mattinata incredibile; il posticino in cui si era appartato con Amelise era riservato ma non potevano fare molto rumore perché oltre la parete c’era il laboratorio di scienze energetiche e le pareti erano ben lungi da essere isolate. Era stato incredibilmente eccitante cercare di non fare rumore, dovevano tornarci assolutamente.
Adesso non gli rimaneva che prepararsi per la sera.
Per quanto gli piacesse la sua nuova giacca stavano andando nella Sfumatura rosso-arancio, avrebbe attirato troppo l’attenzione e non ci teneva ad avere guai proprio il giorno in cui avevano i biglietti per la corsa.
Avere buon gusto per la moda significava anche sapersi vestire in modo adeguato alle occasioni. Soppesò le sue limitate opzioni, gran parte del suo vestiario recava le bande blu del suo settore e avrebbe stonato sulla scala dei rossi che predominava in quella sfumatura.
Molti studenti approfittavano del periodo degli studi per farsi un guardaroba quanto più variopinto possibile, a volte anche con risultati infelici, ma non Ghitem. Lui era fiero di essere del blu e fosse stato per lui non avrebbe indossato altro, ma era anche ben consapevole di quando era meglio fare un passo indietro.
Era abbastanza sicuro che avrebbe messo la nuova maglia che gli avevano regalato i ragazzi del club di modeling, era relativamente semplice ad una prima occhiata: uno smanicato nero a collo alto leggermente lungo che gli arrivava fino a mezza coscia; ma ad un’occhiata più da vicino si notavano intricati disegni astratti di un nero più lucido che correvano lungo la stoffa dando al tessuto un effetto baluginante. Poi realizzò che sapeva perfettamente cosa mettersi, in fondo all’armadio giacevano rintanati un paio di pantaloni con gli stivali integrati che aveva ottenuto con una promozione circa un mesetto prima. Il modello gli piaceva moltissimo, i pantaloni di pelle sintetica lo fasciavano perfettamente e la suola spessa deli stivali gli regalava quei due centimetri in più che aveva sempre voluto, ma che non erano mai arrivati.
Il problema stava nelle fasce laterali che correvano dalla suola delle scarpe fino ai fianchi, era di un giallo dorato che, per quanto bello, non era decisamente il suo colore. Ma questa era l’occasione perfetta per sfoggiarli. decise anche d’indossare dei guanti nerissimi fino al gomito, ornati di borchie senza ragione alcuna, e una mantellina corta come quelle che andavano tanto in quel periodo.
Si guardò allo specchio e rimase piacevolmente sorpreso, nonostante gli abiti fossero ben lontani dal suo solito stile stava benissimo. Sembrava uno di quei modelli ambigui che marciavano sulle passerelle dell’alta moda. A questo punto decise che valeva la pena completare l’opera. Si riempì le mani di gel UV-reflect e pettinò i capelli di lato lasciando allo scoperto la zona rasata sul lato della testa.
Doveva commemorare in quel momento e il suo outfit perfetto, si mise in posa davanti allo specchio e scattò una valanga di foto. Più tardi avrebbe scelto la migliore per caricarla sui social.
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Ghitem abbassò la visiera del casco mentre la sua moto-taxi lo portava verso il confine della Sfumatura rosso-arancio, non c’era un motivo in particolare per cui voleva mantenere l’anonimato, dopo tutto il Game Over gli aveva spedito un lasciapassare ufficiale e non avrebbe avuto problemi alla frontiera, però era come se nel momento in cui usciva di casa per andare ad una corsa diventasse un’altra persona. Questo rituale lo aiutava ad entrare meglio ad entrare nell’ottica della competizione.
L’auto volante con il nome del locale marcato in eleganti lettere al neon sulla fiancata lo aspettava al solito posto. S’infilò dentro in fretta e chiuse lo sportello.
“Ben arrivato” lo accolse l’inviato del locale passandogli un pad con un contratto.
“Le solite clausole, assicurazione infortuni, pagamento standard più il 5% delle scommesse in caso di vittoria”
“Molto bene” il ragazzo premette il pollice nell’apposito spazio firmando mentre l’auto si alzava in volo “Ho sentito che ci sarà anche Heartbreaker”
“In realtà non ha ancora confermato la sua partecipazione ma abbiamo fiducia che infine accetterà”
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Aymee si guardava allo specchio in preda al panico. Era accaduto l’inimmaginabile. Ghitem aveva invitato anche lei alla corsa di quella sera.
Non erano mai usciti insieme. Mai. In genere finita la scuola lui, Amelise e Andret se ne andavano per i fatti loro e lei tornava ai dormitori.
Ma dopo pranzo il ragazzo aveva annunciato che avrebbe fatto una grossa festa verso la fine della settimana con tutti i suoi amici, apparentemente i suoi lo avevano riempito di soldi per affittare uno dei locali chic in centro e pagare un manager che si occupasse dei dettagli. Così il ragazzo aveva deciso che quella sera sarebbe stata solo per loro.
E lì era sorto il problema: Andret e Amelise avevano approfittato di una promozione per affittare una tribuna privata, il che voleva dire quattro posti, Ghitem si era scervellato ma era difficile invitare solo un’altra persona senza trovarsi nell’obbligo di invitare anche l’eventuale fidanzato o i suoi amici.
Qualche settimana prima non ci sarebbe stato problema, Andret usciva ancora con Kimra e il quarto posto doveva essere il suo. Ma poi si erano lasciati malissimo e ora non si parlavano.
Così aveva invitato Aymee, sua cugina aveva sbuffato un po’ ma alla fine aveva convenuto che almeno avrebbero potuto mandarla a prendere le bevande e il cibo in caso di bisogno.
Passato il momento la ragazza adesso era nel panico. In teoria quella era la sua occasione per lasciare Ghitem senza fiato, ma non aveva mai pensato che il ragazzo la invitasse effettivamente ad uscire, quindi si trovava tristemente a corto di vestiti adatti all’occasione.
Gherti, la sua compagna di stanza, la trovò così, in lacrime davanti al suo guardaroba.
“Fammi capire, Ghitem, quel Ghitem ti ha invitato ad andare ad assistere ad una corsa semi-illegale con quella arpia di tua cugina e quella zucca vuota di Andret?” Aymee annuì tirando su con il naso.
“E non ho niente da mettermi!”
Gherti la osservò sprofondare la faccia fra le mani, aveva provato più volte a far notare alla sua amica quanto Ghitem fosse superficiale e materialista, ma Aymee, pur essendo un genio in campo scientifico, era davvero ottusa in campo sentimentale.
Sospirò.
Lei era una rosa, una di quella piccola minoranza che perseguiva quel colore in una città dove nessuno lo calcolava. Non era una vita facile, ma era la sua e non l’avrebbe mai cambiata con nient’altro. Per definizione i rosa erano compassionevoli; e anche se la sua amica si era innamorata del ragazzo più sbagliato che potesse scegliere lei si sentiva in dovere di sostenerla.
Fortuna che aveva più gusto di lei nel vestire.
“Da brava adesso asciuga quelle lacrime e lascia fare a me” la spedì in bagno a fare una doccia e nel frattempo spalancò il guardaroba, aveva una vaga idea di cosa prestarle, la domanda era come se la sarebbe cavata Aymee sui tacchi.
Risposta: molto male.
Infine le fece indossare dei sandali rosa shoking, con un tacco si media lunghezza, non erano super eleganti ma almeno non sarebbe finita in terra…con un po’di fortuna…molta fortuna. Le aveva fatto indossare una morbida tuta nera che le stava sorprendentemente bene: la slanciava e le sottolineava il punto vita quanto bastava per metterle in risalto il seno. Da un cassetto aveva ripescato un accessorio vintage, era un semplice collarino in pelle con una sottile linea di fucsia, un regalo di sua madre quando aveva fatto outing come amante del rosa.
Fece un passo indietro per rimirare il suo operato, aveva arricciato i capelli castani della ragazza che ora ricadevano in morbide onde sulla schiena. Le aveva messo giusto un filo di trucco perché non sarebbe più stata Aymee altrimenti.
Quest’ultima si rimirò allo specchio senza parole, stava benissimo così, Ghitem non poteva non notarla.
E la notò in effetti.
Sotto suggerimento di Gherti lo aveva salutato casualmente facendo finta di nulla, ma sentiva gli occhi del ragazzo seguirla ovunque anche se non disse niente. Amelise lo controllava come un falco e le aveva lanciato più di un’occhiata avvelenata.
Andret invece non si fece altrettanti problemi. Fischiò apertamente davanti a lei osservandole spudoratamente il sedere. Mentre aspettavano il fratello si mise a raccontarle animatamente le ultime gare ragguagliandola sui vari piloti favoriti, il tutto dopo averle messo un braccio intorno alle spalle senza il minimo ritegno.
Da una parte Aymee si sentiva a disagio, dall’altra aveva notato il modo in cui Ghitem li guardava, sembrava quasi…invidioso. Questa costatazione le fece girare la testa.
Ghitem era geloso! Perché Andret ci poteva provare con lei mentre lui era incastrato con quell’arpia di Amelise che li si era avvinghiata al braccio e continuava a cercare di richiamare la sua attenzione con argomenti sciocchi.
“Quindi” disse rivolta a Andret “Voi fate il tifo per questa Heartbreaker? Come mai è carina?” inclinò la testa di lato in modo civettuolo come tante volte aveva visto fare a sua cugina. Ovviamente conosceva molto bene la risposta a quella domanda ma loro non potevano saperlo e non lo avrebbero scoperto mai.
“Non lo sappiamo, il suo avatar ovviamente è stupendo, tifiamo per lei perché è sistematicamente imbattibile, è il pilota più giovane che esista nel panorama competitivo” disse con aria bonaria, poi si avvicinò con aria cospiratoria “Abbiamo intenzione di scommettere una grossa cifra su di lei”
Aymee spalancò gli occhi interdetta: “Ma è illegale scommettere al di sotto dei ventiquattro anni” scattò scatenando le risate dell’altro.
“È illegale solo se ti beccano!” rispose.
Aymee si voltò senza parole e scoprì che Amelise aveva approfittato della loro conversazione per mettersi a cavalcioni delle gambe di Ghitem e cercare di divorargli la faccia. Fu un duro spettacolo da vedere, il ragazzo affondò una mano nella voluminosa gonna di tulle rosso che indossava lei e infilò l’altra sotto il giacchetto di pelle nera accarezzandole la schiena. Li aveva già visti baciarsi prima, ma mai così.
“Ewww, prendetevi una stanza voi due!” gridò loro Andret ricevendo un dito medio in risposta da parte di Amelise.
Fortuna che suo fratello scelse quel momento per atterrare davanti a loro con il suo bolide nuovo fiammante. Andret si accomodò sul sedile davanti senza chiedere niente a nessuno e così Aymee si trovò schiacciata dietro con la coppietta. Fortunatamente sua cugina non sembrava molto incline a pomiciare davanti al fratello di Andret perché scacciò la mano che le si era posata sulla coscia.
Aymee si concentrò sul panorama cercando di rimandare giù l’amaro che le era salito in gola dopo quello spettacolo. Ma chi voleva prendere in giro? Ghitem non l’avrebbe mai guardata neanche di striscio.
Il Game Over era uno dei locali più in vista della Sfumatura rosso-arancio. Quel giorno poi era anche particolarmente affollato a causa della corsa. Il fratello di Andret li salutò all’ingresso per ricongiungersi con i suoi amici.
Un membro dello staff un po' su di giri li accompagnò alla loro postazione, era una stanzetta privata dalle luci rosse con quattro comode poltrone attrezzate per il viaggio virtuale.
"Aymee!" trillò Amelise con una voce così amichevole che la mise subito in guardia "Devo andare in bagno, andiamo insieme?" poggiò la borsa su una sedia e si allontanò.
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Amelise aveva passato il limite di sopportazione. Quella sgualdrina l'aveva messa a dura prova tutta la giornata ma era ora di ristabilire i ruoli.
Lei era destinata a sposare Ghitem, che l'avrebbe portata con sé nel settore blu dove avrebbe vissuto una vita felice immersa nel lusso.
L'unica funzione di Aymee nel loro gruppo era di farla sembrare ancora più bella, possibile che quella stupida che in teoria avrebbe dovuto essere quella intelligente.
Entrò nel loro bagno privato, tutti palchi VIP ne avevano uno, e si rimirò allo specchio, aveva speso un mucchio di soldi su quel rossetto anti-sbafo, ma ne era valsa la pena. Probabilmente Aymee sarebbe entrata da un momento all'altro così si voltò a squadrare la porta pronta a rimetterla al suo posto.
Non sapeva quanto si sbagliava.
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Aymee si fermò un secondo prima di entrare, si poteva ben immaginare cosa l'aspettava lì dentro. Era stata sciocca a pensare che Amelise non avrebbe notato le sue manovre.
Soppesò le sue possibilità: poteva entrare e andare in contro ad una delle scenate per cui sua cugina era famosa. Ma le venne in mente un'altra opzione.
La sua attenzione si focalizzò sul pannello di controllo alla destra della porta, era un dispositivo semplice, una sciocchezza per una figlia del settore verde., ci mise mezzo minuto netto a sorpassare i controlli di sicurezza e circa dieci secondi per bloccare definitivamente i circuiti, senza esitazione resettò il pannello. Adesso per aprire quella porta ci sarebbe voluto un tecnico esperto e anche lui avrebbe avuto problemi.
Con una scrollata di spalle si girò canticchiando, adesso poteva anche gustarsi la sua serata.
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"Amelise?" le chiese Ghitem al suo ritorno
"Non si sentiva bene, ha chiamato un taxi per farsi venire a prendere, mi ha chiesto di portarle la borsa" afferrò la borsetta firmata e sparì nuovamente in corridoio. Trovò quello che faceva al caso suo in fondo al corridoio, senza troppe cerimonie scaricò la borsetta in un inceneritore di rifiuti.
Probabilmente avrebbe passato dei guai, lo sapeva bene, ma aveva passato tutta la vita nell'ombra, per una volta che desiderava qualcosa se lo sarebbe preso.
La fortuna sembrava essere dalla sua, al suo ritorno anche Andret era sparito.
"È andato a prendersi qualcosa d maangiare" le spiegò Ghitem fissando il pad "Non riesco a chiamare Amelise, che strano"
"La conosci, non le piace essere al centro dell'attenzione quando non è al massimo" si sedette lievemente sul divanetto sfiorando il ginocchio del ragazzo con il suo.
Questi mise via il pad apparentemente soddisfatto della spiegazione, ma invece di dedicare la sua attenzione alla ragazza aprì il menù a proiezione dal muro con le informazioni dei contendenti.
Aymee si morse l'interno della guancia indispettita. Ma cosa doveva fare per meritarsi la sua attenzione. Si fece coraggio e si sporse in avanti poggiando casualmente la mano sul suo avambraccio.
"Non c'è quel pilota che dicevate?" Disse sgarando gli occhi, si sentiva un po' scema così, ma se funzionava per Amelise poteva funzionare anche per lei. Il ragazzo si voltò appena ma lei si sforzó d'ignorare la cosa. Sapeva che da quell'angolazione lui aveva una perfetta visuale della sua scollatura, ma un dettaglio l'aveva distratta.
C'era un nome che non si aspettava di vedere nella lista. Polvere di Rubini. Conosceva quell'appellativo, era un altro giovane pilota emergente, aveva visto alcune delle sue corse ma non si erano mai incontrati sulla pista.
Era così presa che non si accorse della mano sul fianco finché non giunse un po' troppo in basso. Senza che lei se ne accorgesse Ghitem si era avvicinato, adesso sentiva il suo respiro bollente sul collo.
"Sai Aymee" le sussurrò mandandola a fuoco "Sembri diversa stasera" la mano compieva dei lenti cerchi sulla parte bassa della sua schiena.
"Mi sento diversa" mormorò e la mano si chiuse con decisione sul suo fianco, si sentì trascinare di lato fino a che non si trovò con le mani sul petto del ragazzo e il suo naso affondato nel collo.
"Che fortuna che stasera Amelise non potrà essere dei nostri, così possiamo divertirci noi due" Aymee aveva la testa che le girava, non riusciva a credere che era fra le braccia di Ghitem, poi le parole di lui si fecero strada fra i suoi pensieri annebbiati. Lo spinse via all'improvviso con il fiato grosso.
"Tutto bene?" le chiese lui ancora con le mani sui suoi fianchi.
"Stasera?" chiese lei e il ragazzo le regalò uno dei suoi splendidi sorrisi.
"Beh" disse portandole una mano sulla guancia in una lieve carezza "Possiamo divertirci quando vuoi, per me basta che teniamo un basso profilo" fece per avvicinarsi.
Aymee lo aveva sognato infinite volte, lo desiderava da così tanto tempo che una parte del suo cervello si rifiutò di capire quando scattò in piedi evitandolo.
"Io non voglio divertirmi!" gli disse sconvolta "Non voglio che sia una cosa segreta!"
Anche Ghitem si alzò cercando di prenderle un polso ma lei si divincolò; allora il ragazzo si tirò indietro: "Ehi scusa ma che ti aspetti che faccia? Che lasci Amelise? Stiamo insieme da due anni, i miei l'adorano e fa tutto ciò che le dico, non voglio rompere con lei!"
"Tu non capisci proprio!" gli urlò contro "Se non la vuoi lasciare cosa doveva essere quello" indicò il divanetto.
Ghitem alzò le mani con un sorriso strafottente: "Che avrei dovuto pensare? Dopo che ti sei vestita così e mi ti strusciavi addosso!"
"Tu sei un porco!" gridò con tutto il fiato che aveva in gola.
"Puoi abbassare la voce?" Ghitem si guardò intorno preoccupato "Cerca di calmarti"
Questo contribui a farla inviperire ancora di più: "Io ti ho amato per anni! E tu mi hai notata solo dopo che ho iniziato a comportarmi da puttana! Sei un mostro!" afferrò un bicchiere e gli svuotò il contenuto in faccia "Mi dispiace solo che ci ho messo tanto a capirlo!" si voltò verso la porta che scivolò di lato come ansiosa di lasciarla passare. Entrata nell'ambiente principale un'idea malvagia si era fatta strada in lei e marciò verso l'area riservata.
Sfortunatamente Andret scelse proprio quel momento per ricomparire: "Aymee! Dove vai, stiamo per diventare ricchi, dato che c'è non so che altro novellino, polvere di qualcosa, Heartbreaker è data due a uno!" lei lo sorpassò e lui commise l'errore di afferrarla tirandola indietro.
"Ehi, ascoltami quando parlo!" ma aveva fatto male i suoi conti, non aveva notato il gigantesco buttafuori che incombeva su di lui. Non poteva immaginare che lo staff la conoscesse benissimo. L'uomo afferrò Andret per un braccio allontanandolo da lei:
"Vada pure signorina, me ne occupo io"
Aymee lo ringraziò con un cenno e si voltò senza esitazione, ignorando i richiami di Andret.
La sua meta era un portone sorvegliato, ma nessuno cercò di fermarla. 
"Signorina che piacere vederla, ha deciso di unirsi a noi?"
"Si, segnalatemi pure nella lista, ma ho una proposta da farvi, voglio vedere Polvere di Rubini"
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Rubian sedeva nervosamente in un salottino. Heartbreaker voleva vederlo, proprio lui. Conosceva quel pilota, la ammirava moltissimo. Si era tolto il casco perché si sentiva ridicolo ad incontrarla con quel coso e addosso, ma se ne stava già pentendo. Adesso non era altro che un ragazzo impacciato.
La porta si aprì e lui scattò in piedi come una molla, ma si bloccò subito, così come la ragazza che era entrata con il padrone del Game Over.
Lui la conosceva!
"Aymee?"
"Rubien?"
"Bene!" esclamò l'uomo "Vi conoscete già, vi ascio a discutere i dettagli, sappiate solo che appoggio totalmente quest'idea, fatemi sapere cosa decidete"
°°°°°
"Non ci devi pensare!" disse Andret stringendo appenala spalla di Ghitem "Dimenticati le ragazze stasera, quelle sono tutte matte!"
Si guardò intorno poi lo schermo con la lista dei componenti che era rimasto accesso attirò la sua attenzione, un nuovo nome era apparso.
"Guarda! Hanno annunciato la partecipazione di Heartbreaker!" almeno questo sembrò attirare l'attenzione del suo amico “Impressionante, danno Heart due a uno, questo nuovo sfidante deve essere davvero forte. Segnalo subito la nostra scommessa, quanto facciamo?”
“Tutto” mormorò Ghitem con una luce pericolosa negli occhi.
Andret esitò: “Tutto? Sei sicuro? Sono anche i soldi per la tua festa e…”
“Ho detto tutto! Faremo una montagna di soldi! Ho visto altre gare di Polvere di Rubini, non ha speranze, stanno bleffando!” senza esitazione scansò l’amico e piazzò la scommessa.
Uno stupido messaggio vocale gli fece le congratulazioni ma Ghitem chiuse tutto senza riguardo. Era stato umiliato e accusato di essere un pervertito, non era molto incline a farsi dare anche del codardo, si riteneva una persona in grado di fare scelte vincenti anche se rischiose, ora finalmente lo avrebbe dimostrato.
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Aymee e Rubian raggiunsero la postazione indicata dai programmatori: a un loro cenno, i due ventenni indossarono il casco che li avrebbe condotti nella realtà virtuale dedicata ai più entusiasmanti ed estremi circuiti di gara su scenari diversi. Intorno a loro gli altri piloti erano già pronti.
"Benissimo. Non perdiamo tempo allora" suggerì la ragazza, ravvivandosi i capelli con una mano, Rubien annuì prendendo posto nella postazione vicino.
"Io non perdo tempo" disse tra sé e sé il ragazzo, raggiungendo il sedile con un meccanismo che scattò appena si sedette, collocandogli il casco della realtà virtuale in testa.
La ragazza fece lo stesso e si ritrovò catapultata in un'altra dimensione insieme a lui.
Il paesaggio tranquillo e paradisiaco di un'isola caraibica li accolse non appena i due atterrarono sulla sabbia fine.
Heartbreaker, Aymee rispondeva solo a quell’appellativo durante le competizioni, si osservò e notò che indossava una tuta aderente da pilota, con diverse sfumature di rosso nella fibra sintetica che le fasciava comodamente il corpo, anche i suoi capelli avevano assunto un aspetto più virtuale, adesso cadevano dritti come spaghetti fino al sedere con delle sfumature carminio che richiamavano la tuta.
Rubian, alias Polvere di Rubino, sollevò i suoi occhialini dalle lenti colorate sulla frangia e si ammirò anch'egli: la sua tuta presentava sfumature blu e viola, inoltre indossava un gilet con il numero ventinove sul lato destro, il Game Over non aveva badato a spese per programmare quell’ambientazione, spostò la sabbia con un piede ammirando i singoli granelli in alta definizione attaccarsi ai suoi stivali.
Il numero di Aymee era anche il suo preferito, cioè il dodici; era stampato in giallo dietro la sua schiena e brillava leggermente.
Due esserini del gioco precedente, una specie di tigrotti con una gemma incastonata sulla fronte e le code lunghe e folte, li guidarono docilmente verso la linea di partenza, una lunga striscia a quadrati bianchi e neri alternati, come nel gioco degli scacchi.
E allineati dietro essa, vi erano otto veicoli dalle forme più strane e originali, con i turbo propulsori e altri marchingegni integrati dentro l'abitacolo, probabilmente nel mondo reale sarebbero stati aereodinamicamente inadatti ma le specifiche del circuito chiarivano che le comuni leggi fisiche erano state parzialmente ignorate.
La macchina da gara di Aymee recava a caratteri cubitali, sia sul retro che sul posteriore, la scritta al neon 'Heartbreaker'. Ne rimase piacevolmente sorpresa, dovevano averla personalizzata appositamente per lei perché nessun altro aveva il nome marchiato sull’auto.
"Questa sì che è un’auto da corsa!" esultò la ragazza, riferendosi agli sconosciuti che avrebbe affrontato, occupando subito il sedile e iniziando a scaldare il motore. Era ancora delusa e amareggiata da quello che era successo ma l’adrenalina della corsa iniziava a farsi sentire, non vedeva l’ora di sfrecciare sugli assurdi percorsi di quel mondo immaginario
Tutte le gomme robuste, fortunatamente, erano state create apposta per non sprofondare nella sabbia, nel caso in cui fossero usciti leggermente fuori dal sentiero prestabilito.
"Avete occupato tutti i vostri posti?" si udì una voce metallica proveniente da un altoparlante volante, a forma di elicottero, posto sopra i veicoli.
"Io sono il giudice di gara. Vi seguirò nella prima parte del circuito, ma poi starà voi ambientarvi ai cambiamenti di pista" continuò.
"Pronti a partire?"
"Sì!" esclamarono i partecipanti in coro. Nel gioco era possibile assumere non per forza identità umana, quindi quattro dei giocatori avevano scelto di sembrare apparentemente degli alieni. Recavano i nomi più stravaganti della rete, tipo 'Lupo fulmine', 'Rockettaro stellare', 'Fashion Candida', 'Buco nero', 'Lady Vulcano' e 'Terminator'. Infine, c'erano i due ventenni, Heartbreaker e Polvere di Rubino, con le mani sul volante, pronti alla gara imminente.
La voce metallica enunciò la classica formula per partire, un razzo volò partendo dal mare cristallino fino al cielo azzurro.
Aymee, mentre correva con il suo veicolo che lasciava una scia fiammante, si prese un secondo per osservare sentiero; le parve di riconoscere decisamente quell'isola, aveva già corso lì.
Le piaceva quella location, le aveva sempre ricordato un luogo immaginario della sua infanzia: gli scogli, le alte palme, le grotte rocciose, il fiume che a un tratto sfociava nel mare, vi era persino il relitto della nave pirata, era così che si era sempre immaginata il magico mondo della favola di Peter Pan, che il padre le raccontava quando si metteva a letto per dormire, stringendo teneramente il suo orsetto di peluche preferito. Aveva nostalgia di quel tempo lontano, quando ancora non aveva problemi.
L'andamento della gara fu abbastanza tranquillo per i primi dieci minuti, poi non le fu più permesso di perdersi nella sua mente, indietro nel tempo. A un tratto le macchine iniziarono a cambiare impostandosi in modalità acquatica con un tasto blu posto sul computer di bordo. Tutti i partecipanti si ritrovarono in men che non si dica immersi nei fondali marini, più a fondo, sempre più a fondo. Aymee rimase sorpresa, dovevano aver aggiunto un livello bonus allo scenario dell’isola.
“Hai visto!” urlò Andret saltando sulla sua poltrona, la realtà virtuale gli faceva uno strano effetto, sentiva il suo corpo seduto dove lo aveva lasciato ma non lo vedeva nella proiezione. Data la loro posizione VIP avevano ottenuto un salottino privato che era possibile chiudere dall’interno, altrimenti avrebbero dovuto seguire la gara dagli schermi giganti in un’apposita sala che ricordava i vecchi cinema. C’era anche la possibilità di seguire le gare da casa ma non di pizzare scommesse.
Intanto i veicoli, che adesso ricordavano dei piccoli sommergibili, stavano attraversando una foresta sommersa. Fecero uno slalom fra alghe giganti, un passaggio fulmineo dentro una grotta sottomarina, dovettero sfuggire a un enorme squalo bio-luminescente che li inseguiva, un partecipante non fu abbastanza pronto negli spostamenti e venne inghiottito. Purtroppo per lui questo voleva dire solo una cosa: GAME OVER.
Improvvisamente, i giovani contendenti si ritrovarono spinti da una corrente avversa che li sospinse verso l'alto, su, verso la superficie. Stavolta il giudice suggerì solerte di utilizzare il pulsante nero per ritrovarsi in modalità aerea, per sbucare fuori dall'oceano proiettandoli nel prossimo tratto di circuito.
Lo sfondo si fece offuscato e una familiare sensazione, simile ad una doccia fredda l’investì in pieno, in tutti quegli anni non erano ancora riusciti a sistemare quel difetto di programmazione.
Aymee rabbrividì mentre il veicolo si allargava intorno a lei, il piccolo sottomarino fece posto ad un grosso fuoristrada coperto con delle spaventose ruote dentate. E il motivo fu presto chiaro, stavano sfrecciando in un canyon ghiacciato. Cercò l’auto di Polvere di Rubini, non era facile da individuare su quello sfondo ma infine trovò il lampo di luce blu-violetta che cercava, era leggermente indietro rispetto a lei ma stava tenendo il ritmo abbastanza bene. Senza di lui il suo piano sarebbe stato privo di significato, sperò solo di essersi affidata alla persona giusta.
Imponenti speroni di roccia s'innalzavano intorno a loro, era uno spettacolo mozzafiato. Rubien rimase incantato, non aveva mai visto la neve. Questo per poco non gli costò la corsa. Fortunatamente con la coda dell'occhio vide arrivare una sagoma gialla. Diede un colpo di acceleratore ed evitò per un soffio di essere speronato da Lupo Fulmine, stava per passare al contrattacco quando si rese conto che non era lui l'obiettivo del concorrente.
Stava scappando.
Gli speroni di roccia dietro di loro crollavano sempre più in fretta, gettò un'occhiata allo specchietto in tempo per vedere Rockettaro stellare finire travolto dalla valanga di roccia e neve.
Improvvisamente il soffice manto candido che ricopriva tutto non gli sembrò più tanto innocuo, accelerò ancora sorpassando Lady Vulcano, ma se ne pentì quando quella matta iniziò a lanciargli palle di fuoco. Si ridusse a condurre un pericolosissimo slalom per schivare i proiettili, uno colpì la base di una colonna davanti a lui che iniziò a crollare prima del tempo, si buttò tutto a sinistra e lo schivò.
Fortunatamente quell'invasata non fu altrettanto svelta e la lista dei partecipanti si ridusse ancora.
Heartbreaker era in testa al momento, non che ne fosse sorpreso, quella ragazza sembrava essere nata per correre, forse a fine corsa gli avrebbe confessato che era stata lei a ispirarlo ad entrare nel mondo delle corse.
Uno schianto alla sua sinistra gli annunciò che qualcun'altro era finito male, non potevano essere rimasti in molti. Finalmente dopo una brusca svolta individuò il tunnel che portava al prossimo livello, come gli annunciò un messaggio sullo schermo con tanto di freccia luminosa.
Di sicuro non si aspettava quello che gli si parò davanti. Palazzi enormi incorniciavano la pista, Rubien riconobbe subito quella strada, era vicino alla sua scuola, quel livello era basato sulla vera Nopturnia. Era stranissimo vedere le strade senza neanche una persona. Improvvisamente il pezzo di strada su cui correva sprofondò e per evitare la voragine sbandò di lato perdendo terreno.
Di fianco a lui Lupo fulmine ci cadde dentro con un moto parabolico, con le sue luci gialle brillanti sembrava una cometa.
Rubien era rimasto indietro ma gli venne un’idea perfida. All’incrocio successivo girò bruscamente a sinistra uscendo dal tracciato, secondo il regolamento vinceva chi arrivava prima, non diceva nulla sull’uso di scorciatoie e lui conosceva benissimo quella zona. Una scia rossa gli comunicò che non era stato l’unico a pensarci, difronte a lui sfrecciava una macchina da corsa con l’immancabile nome Heartbreaker sulla targa.
Aymee rimase piacevolmente stupita di trovarsi con Rubien alle calcagna.
Rientrò in sgommata sul tracciato della pista seguita dal ragazzo, avevano acquistato un bello stacco sugli altri concorrenti.
Acellerò in vista del tunnel.
°°°°°
Rubien imprecò nel suo dialetto di base per lo sbalzo di temperatura. Un secondo prima aveva freddo un secondo dopo si era scontrato con un muro di caldo soffocante.
La sua macchina adesso aveva una forma affusolata e sembrava viaggiare staccata dal terreno. E grazie al cielo.
Davanti a lui si stendeva un irregolare suolo vulcanico costellato di pozze di magma. L’istinto gli diceva che quell’affare non avrebbe volato sulla lava quindi fece molta attenzione a evitare i crateri.
Ma non era l’unica insidia che la pista riservava.
Fashion candida, dentro un orripilante veicolo rosa confetto, già da un po’ si era incollata alla sua coda usandolo come apripista, nonostante le brusche virate del ragazzo, non riusciva a scrollarsela di dosso, lo stava distraendo dal percorso e, con il senno di poi probabilmente era quello il suo obiettivo.
Ma ci pensò il coefficiente random del gioco a toglierlo d’impiccio, dopo l’ennesimo lago di lava una colonna d’aria bollente avvolse la sua inseguitrice proiettandola dritta dentro il cratere che avevano appena evitato.
“Geyser!” sbottò Rubien, non si erano risparmiati neanche un po’ a questo giro. Fortuna che il traguardo non sembrava lontano.
Non era mai stato un tipo particolarmente religioso ma quando finalmente imboccò la galleria innalzò una preghiera agli dei in generale, non voleva fare favoritismi.
Grazie al cielo notturno mancava solo un quadro, non pensava che il suo cuore potesse reggere quel ritmo ancora per molto.
°°°°°
Aymee fu la prima a raggiungere il nuovo quadro, secondo la mappa era l’ultimo, il che voleva dire anche il più difficile.
Era nello spazio. Aveva sentito delle voci, ma credeva che fossero solo questo, voci!
Le spie luminose davanti a lei iniziarono a sfarfallare all'improvviso e la ragione era chiara, un asteroide stava per sfrittellarla in un milione di pixel. Afferrò la leva alla sua sinistra e si buttò di lato, grazie al cielo la navicella la seguì.
La brutta notizia era che non era l'unico asteroide, era un maledettissimo campo di asteroidi e sembravano avercela tutti con lei.
Ghitem si afferrò ad Andret seguendo la navicella rossa che schizzava come una pallina da flipper evitando le collisioni all'ultimo secondo.
Aymee pensò ad un certo punto d'intravedere la scia blu di Rubian, ma era troppo concentrata per controllare. Doveva stare attentissima o non ci sarebbe stato bisogno di simulare nessun incidente.
Schivó un altro sasso spaziale alzandosi quasi verticalmente e per un secondo uscì dalla fascia di asteroidi e vide in lontananza il traguardo, stavolta non era un tunnel ma un gigantesco cerchio dorato nel cielo.
Gli strumenti intorno a lei impazzirono e una veloce occhiata alla sua destra le confermó i suoi dubbi. La proiezione del percorso lampeggiava mostrando la sua posizione ben al di sopra del circuito.
-La concorrente Heartbreaker è finita fuori pista, se non sarà in grado di rientrare sarà squalificata- annunciò la telecronaca e Ghitem sentì una morsa allo stomaco, le squalifiche equivalevano ad una sconfitta e avrebbe perso tutto.
Stava semplicemente per planare quando una scia blu-violetto sfrecció sotto di lei dandole un'idea.
Si ritrovò con un sorriso malvagio stampato in faccia, erano moltissimo tempo che non si divertiva così ad una gara.
Puntò con decisione i comandi verso il basso, movimento che gettò la navicella in picchiata.
Rubien nel frattempo procedeva con cautela, il campo di asteroidi lo aveva sorpreso ma stava riuscendo a destreggiarsi abbastanza bene a suo modesto parere.
Questo prima che una meteora rossa sfrecciasse davanti a lui mancandolo di poco, gli sembrò quasi di sentire un urlo di giubilo, quella ragazza era folle!
Ma se voleva un po' di competizione l'aveva trovata, spinse il cursore in avanti e iniziarono a rincorrersi fra le gigantesche rocce orbitanti.
Un'esplosione gli annunciò che anche l'ultimo concorrente, eccetto loro due, aveva concluso la gara.
L'enorme cerchio del traguardo si avvicinava e purtroppo era ora di mettere fine alla loro piccola competizione personale.
Aymee prese un sospiro portandosi in testa, il programmatore incaricato di assisterli era stato chiaro, dove mirare alla zona in alto a destra dell cerchio, mentre Rubien si abbassò come da programma mettendosi in linea con la metà inferiore.
"Oddio! Sta per vincere" Ghitem afferrò il braccio di Andret stritolandolo in una morsa ma al suo amico non sembrava importare, lo sentì protendersi in avanti come se potesse entrare fisicamente nella gara così facendo.
Poi dal nulla un enorme asteroide, lanciato a velocità elevata travolse la navicella di Heartbreaker che esplose in mille pezzi.
Polvere di Rubino si abbassò giusto in tempo per evitarlo e tagliò il traguardo.
I due ragazzi rimasero immobili, fulminati sul posto.
I loro visori si spensero e dall'altoparlante l'informarono che la corsa era conclusa e di lasciare la sala nella mezz'ora successiva.
Andret aprì la bocca e la richiuse non sapendo bene cosa dire.
Ghitem invece fece un paio di passi traballanti e si accasciò in terra: "Avevamo vinto...avevamo quei soldi in tasca"
In qualche modo arrivarono fuori dalla saletta ancora tramortiti, quando una furiosa Amelise gli andò incontro con un addetto della sicurezza che le trottava dietro cercando di tenere il passo.
"DOV'è?" Ghitem e Andret si scambiarono un'occhiata.
"Ma non stavi male?" chiese il primo "Aymee ha detto che eri andata a casa"
Non l'avesse mai detto.
"QUELLA SGUALDRINA MI HA CHIUSO IN BAGNO, HO URLATO PER ORE PRIMA CHE QUALCUNO MI SENTISSE"
"Signorina la prego si calmi" provò a dire il ragazzo con la divisa rossa fiammante del locale, attirato dalle urla.
"CALMARMI? LA VOSTRA INETTITUDINE NON CONOSCE LIMITI, ASPETTATE NOTIZIE DAGLI AVVOCATI DI MIO PADRE!"
Infuriata Amelise sorpassò il gruppetto decisa a trovare Aymee e farsi un cappotto con la sua pelle, si fermò solo un secondo per strappare di mano il pad di Andret per mandare una nota vocale a suo padre sull'accaduto.
"...infine dopo ore, mi hanno tirato fuori da quel bagno puzzolente e hanno pure il coraggio di dirmi di calmarmi!" era impressionante il modo in cui riusciva a simulare i singhiozzi pur fulminando le persone con lo sguardo.
Inviò il messaggio e lanciò l'apparecchio dietro di sé senza riguardo, Andret fece un tuffo spettacolare per riuscire a prenderlo al volo.
Proprio in quel momento la sua preda uscì da un’area riservata con un ragazzetto insulso.
°°°°°
"Permette" Rubien le offrì cavallerescamente la mano per uscire dal marchingegno della realtà virtuale.
"Oh, adesso siamo diventati cavalieri" scherzò lei accettando.
"Ho appena visto la somma che ho vinto con questa gara, pur detraendo il 50% che il locale trattiene sulle scommesse sono un mucchio di soldi, mi sento in dovere di portarti a cena"
"Signori" il padrone del locale si fece avanti con un sorriso compiaciuto "Siamo lieti che abbiate deciso di partecipare al nostro evento e ci auguriamo vogliate onorarci in futuro della vostra presenza, all'ingresso vi attendono due auto che saranno a vostra disposizione per tuta la serata, un piccolo segno di riconoscimento dal Game Over"
"Credo ce ne basterà una" disse Aymee sorridendo a Rubien.
"Io ho un compleanno da festeggiare, se vorrai accompagnarmi ne sarò immensamente grato" le fece un ridicolo inchino e la ragazza ricambiò con una riverenza scherzosa.
"Allora faccia strada milord" uscirono a braccetto ridendo senza motivo, ancora sovra-eccitati dalla corsa, quando un grido li bloccò sul posto.
"TU" Aymee guardò il demone in tulle rosso che lo puntava accusatorio, si era talmente divertita che aveva dimenticato che sua cugina era rimasta 'accidentalmente' chiusa in bagno.
Amelise sembrava pronta a staccarle la faccia con le unghie ma una muraglia umana si chiuse fra di loro.
"Signorina!" intimò la voce del proprietario non più amichevole. Il sorriso dell'uomo aveva lasciato posto ad uno sguardo d'acciaio
"La prego di allontanarsi, è assolutamente vietato importunare i piloti, in base alle leggi di questa Sfumatura se si avvicina sarà passibile di denuncia.
"Piloti" rantolò una voce familiare.
Aymee incrociò lo sguardo incredulo di Ghitem ma girò sui tacchi senza degnarlo di una seconda occhiata, si avviò all'uscita con Rubien salutata dalla vocenuovamente carezzevole del proprietario.
"Ancora congratulazioni signorino Polvere di Rubini, passate una buona serata signorina Heartbreaker!"
Una lussuosa limousine volante li attendeva fuori e Aymee salì decisa a lasciarsi dietro la sua vecchia vita.
°°°°°
Heartbreaker era Aymee? Ghitem iniziò a pensare che stava avendo una specie di incubo orribile. Magari dopo scuola si era addormentato in camera sua, non c'era altra spiegazione.
In quel momento il pad iniziò a vibrare e rispose senza guardare chi fosse troppo preso nel suo stato confusionale.
"GHITEM!" tuonò la voce di suo padre "Un messaggio automatico ci ha appena segnalato che tutti i soldi nel tuo conto sono stati trasferiti a uno di quei postacci per scommesse vicino al settore rosso.
Si guardò intorno sperduto ma anche Andret sembrava trovarsi nella sua stessa situazione mentre teneva il pad a distanza di sicurezza, anche da lontano, Ghitem riusciva a sentire le urla di sua madre.
"Non ne so niente" disse in preda al panico, non sapeva neanche che i suoi genitori ricevessero messaggi quando spendeva i suoi soldi.
"Ah sì?" disse suo padre con voce tagliente "Sfortunatamente, per te il pad che hai in mano ci segnala sempre la tua posizione, ero disposto a chiudere un occhio se fossi andato a fare festa con i tuoi amici ma, alla luce degli ultimi eventi, ho bloccato le tue carte di credito, io e tua madre dovremmo approvare ogni acquisto che cercherai di fare, mi hai molto deluso giovanotto tua madre è devastata, fossi in te passerei ogni secondo che ti rimane nel distretto multicolore chino sui libri! E la discussione non è finita!" detto ciò gli riattaccò in faccia e si accorse che un'altra tragedia era in corso poco più in la.
Un alto signore con indosso una delle tute sterili del settore verde incombeva su Amelise, era suo padre.
Istintivamente si guardò intorno alla ricerca di un posto dove nascondersi. Fortuna che Andret era stato più svelto di lui nelle reazioni. Lo afferrò per un braccio trascinandolo nella macchina di suo fratello che li aspettava gesticolando frenetico.
Era stata la giornata più brutta della sua vita e con ampio margine.
°°°°°
"Che vuol dire studiare a casa?" strepitò Amelise.
"Esattamente ciò che immagini signorina, ho già mandato la richiesta di un permesso speciale alle autorità, domani ti leveremo dalla scuola e studierai con i tutor che io ti ho procurato!"
"Ma tu dovresti difendermi! Non sei venuto per fare causa a questo postaccio? mi hanno chiuso in bagno per delle ore! Smettila di dire idiozie!" lo schiaffò che la colpì in pieno viso le fece ruotare il collo con forza.
"Il mio compito è educarti, anche se evidentemente ho fatto un lavoro ben misero con te, se solo fossi un po' come tua cugina. Quanto a questo luogo se lo ritieni tanto infimo perché ci sei venuta? Adesso basta portatela via" i suoi fratelli si fecero avanti e la scortarono verso la speciale piattaforma di teletrasporto allestita in fretta e furia "Mi dispiace terribilmente per il comportamento di mia figlia" disse l'uomo rivolto al proprietario.
"Si figuri, anche io ho due figli e mi rendo conto che essere un buon padre è un lavoraccio, le auguro una buona serata"
"Anche a lei" si strinsero la mano e ognuno prese la sua strada.
°°°°°
Più tardi quella sera Rubien si lasciò andare sul letto distrutto.
Non riusciva a capacitarsi della piega che aveva preso quella giornata: aveva vinto la sua prima corsa importante aveva già firmato un contratto con uno sponsor e con in soldi che gli avrebbero dato avrebbe potuto aiutare la sua famiglia.
E poi c’era Aymee.
Aymee che al momento di augurargli buonanotte si era alzata sulle punte e gli aveva dato un tenerissimo bacio sulla guancia.
Si gettò un braccio sugli occhi lasciandosi andare alla stanchezza. Lentamente scivolò nel mondo dei sogni con un sorriso sul volto.
Era stato il compleanno più bello della sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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