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Autore: Uptrand    21/01/2018    25 recensioni
Raccolta di one shot dedicata agli uomini del primo reggimento dell'iniziativa di difesa galattica.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PROLOGO


 
I° Reggimento I.D.G.
 
Ufficiale al comando: Comandante capo Steve Williams Shepard
Ufficiale in seconda: Comandante Derica Yorks
Stemma: Teschio con clessidra che ha esaurito la sabbia tra i denti.
Motto ufficiale: Tempo scaduto.
 
I° reggimento dell’Iniziativa Difesa Galattica (I.D.G.). Forza d’assalto terrestre di pronto intervento pesantemente armata, ha all'effettivo cinquemila soldati.
Il suo dispiegamento può essere autorizzato solo dal Consiglio della Cittadella, al contrario delle restanti forze I.D.G., dal II° al VII° regg., che rispondono allo stato maggiore militare.
Il I° è il solo ad avere un comandante s.p.e.t.t.r.o. e questo lo autorizza a violare qualsiasi legge e regola inerente la guerra per raggiungere l’obiettivo.
Qualsiasi crimine dovessero compiere dopo il dispiegamento in teatri di guerra, i soldati di questo gruppo militare non sono perseguibili.
Data la sua peculiarità giuridica esso è il solo corpo militare autorizzato a usare tecnologia illegale.
L’armamento in dotazione è bandito da ogni trattato.
Il suo dispiegamento su un campo di battaglia preclude alla chiusura di ogni canale diplomatico.
Il corpo di terra ha un effettivo di duemila soldati.
Spina dorsale di questo gruppo sono i soldati in armatura NC-13, dal peso di 70kg e altezza di 243 cm. Definita da alcuni un mech in miniatura.
Data la forma umanoide può essere indossata solo da Umani, Turian, Quarian, Asari e Batarian. L’alto costo di produzione ne sconsiglia la produzione per specie non umanoidi.
Pesantemente corazzata, fornisce una copertura totale da ogni agente ambientale, chimico, nucleare e biologico in cui i soldati possano imbattersi.
Dotata di micromotori, è in grado di spostare fino a 80kg senza il minimo sforzo.
È alimentata da un nucleo miniaturizzato di eezo, come quello usato sulle navi.
L’arma in dotazione è il fucile particellare T-17, dotato di un enorme potere di penetrazione; non può essere usato separato dall’armatura.
Il danno inflitto è paragonabile a quello di un razzo anticarro.
Dotato di proiettili virtualmente infiniti, si ricarica direttamente dal nucleo dell’armatura NC-13.
Per garantirne la carica è sufficiente che un soldato in armatura lo tenga in mano, il processo si avvierà automaticamente.
Separato dall’armatura il fucile non è in grado di sparare. Inoltre il peso di 10 kg ne ostacola l’utilizzo.
In condizioni normali questo corpo militare è in grado di agire in profondità in territorio nemico, senza nessun aiuto esterno.
 
*****

I CAPITOLO


 
Derica Yorks sorrise uscendo di casa, il cielo era limpido quel giorno di piena estate sul pianeta Bekenstein, nella nebulosa del Serpente. Era un’indiana americana della tribù dei Sioux, aveva la carnagione olivastra, occhi grandi e scuri, capelli neri e nel tipico taglio corto dei militari. Il naso leggermente schiacciato, gli zigomi alti e la bocca ben delineata.
Alzando lo sguardo si poteva intravedere la sagoma della Cittadella, la gigantesca stazione spaziale sede del governo galattico. Quando si riusciva a vederla in pieno giorno, generalmente voleva dire che ci sarebbe stata una magnifica giornata.
«Signore, va da qualche parte? » Chiese un uomo che passeggiava con il suo cane, un rottweiler di nome Dragon.
Lei rispose con un largo sorriso, riconoscendo il sergente Ywan Chuli delle unità cinofile. Di origine asiatiche, proveniva dalle metropoli cinesi. Lui e Dragon erano arrivati assieme ad altri quattro istruttori e altrettanti cani. Si era subito dimostrato un tipo socievole, esperto nel suo lavoro.
Da appena un mese il I° reggimento dell’ Iniziativa di Difesa Galattica poteva contare su cani potenziati, un esperimento che era toccato loro prendere in consegna. Essendo a loro volta un esperimento.
Ancora dovevano dimostrare di essere di qualche utilità, su un possibile campo di battaglia.
Lo salutò spiegando le sue intenzioni e indicando la sacca che portava a tracolla « Voglio prendere la mia moto, andare al mare e non so… Credo che rifletterò. » Per guardarlo in faccia dovette piegare non poco il collo: lei era alta un 1,90 m e lui arrivava a stento a 1,60 m.
«Ogni tanto fa bene, non la trattengo oltre. La saluto, comandate Yorks. »
«Mi chiami “Sioux” come fanno tutti. » Disse infine salutando a sua volta l’uomo.
Salì sulla moto, qualcosa che si era potuta permettere proprio grazie al suo avanzamento di grado e al titolo di comandante.
Ripose la sacca, mise il casco, accese il motore e sfrecciò via. Le piaceva guidare, quando lo faceva i pensieri fluivano liberamente.
Comandate Derica Yorks, seconda al comando del I° regg I.D.G., chi mai l’avrebbe detto? Un’indiana del popolo dei Sioux che diventa ufficiale di un corpo militare scelto. Rimani nella tribù, lavora per la tribù, mi dicevano e invece guardatemi adesso. 
Fanculo il Casinò, il servire tra i tavoli e il sopportare i clienti dalle mani lunghe.
Sorrise entusiasta all’idea di aver mandato all’aria il destino che la sua famiglia le aveva costruito, tutto interno alla riserva.
Chissà come stanno a casa? Quella domanda le smorzò il sorriso e l’espressione felice, non li sentiva da tempo.
Suo padre era un uomo troppo autoritario, alla sua decisone di entrare nell’Alleanza i loro rapporti si erano rotti. Avrebbe voluto avere notizie da sua madre, ma era impossibile che quell’uomo glielo permettesse.
Più volte aveva pensato che il suo pessimo stato di servizio derivasse da avere un problema con gli ufficiali autoritari, originato da suo padre.
Se avesse potuto definire se stessa, il miglior modo sarebbe stata con la frase “non adatta.” Aveva sentito quell’affermazioni per anni, da bambina fino all’età adulta.
L’avevano accusata di essere malinconica, di essere pigra, indolente e svogliata. La verità era che non sapeva adeguarsi alla società.
Dai bambini ci si aspettava che facessero certe cose, lei non le faceva.
Dagli adulti ci sia aspettava un certo comportamento, lei non riusciva ad averlo.
I soldati dovevano rispettare le fantasie stereotipate delle masse, lei non aveva niente di eroico.
Era diventate tenente di una pattuglia di cui nessuno voleva il ruolo. Neanche lei, semplicemente glielo avevano dato.
Alla fine scoprì che non le dispiaceva essere in un angolo remoto dello spazio a controllare il niente. Dava l’impressione che tutti si fossero dimenticati di lei. Quell’idea le diede un grande sollievo.
Poi venne la guerra e il progetto Iniziativa Difesa Galattica.
Lei entrò negli I.D.G. sempre su ordine di qualche superiore.
Vennero incorporati in un'unica formazione militare identificata come I° reggimento I.D.G. Lei non capì come ma finì per essere uno degli ufficiali dello stato maggiore di questo nuovo corpo militare.
Parlò con il suo superiore e comandate della base, gli spiegò tutte le ragioni per cui non era adatta.
Lui semplicemente disse « Non ci vedo niente di male, per me puoi essere pigra fin che vuoi, fai pure le cose con svogliatezza; a me basta che siano fatte come richiesto e nei tempi previsti. Anche a me piace prenderla comoda. Ti dirò, in una galassia dove tutti si impegnano è bello trovare un’altra persona pigra. »
Lei aveva ancora difficoltà a credere che quelle parole fossero pronunciate da Steve Williams Shepard, il figlio minore del grande eroe della galassia.
Sua sorella, Olivia Williams Shepard, aveva già cominciato a costruire la sua leggenda personale. Scoprì che i due si volevano un mondo di bene, quando provò a entrare in argomento sul fatto che fosse sua sorella quella famosa.
La sua risposta fu « Ad Olivia è sempre piaciuto giocare al cavaliere senza macchia e senza paura, raddrizzare i torti e cose simili. Per come la vedo io, sono tutte cose troppo difficili e con uno stipendio troppo basso per accettare di complicarsi la vita in quel modo. »
Quelle parole la fecero sorridere, sorrideva ogni volta che le tornavano in mente. Per lei erano un toccasana contro le sue preoccupazioni da ufficiale.
Perché alla fine tutti in quel corpo militare erano come lei, non vi erano eroi ma solo gente che voleva giornate comode e tranquille. Decisamente uno strano tipo di soldati, componeva il reparto militare più pesantemente armato di tutto lo spazio del Consiglio della Cittadella.
Per essere eroi servivano medaglie, per averle servivano guai e di quelli nessun soldato del I° regg ne voleva.
Arrivò su un pezzo di spiaggia libera totalmente deserto, quello che voleva. Estrasse dalla sacca un grande telo da bagno che mise sulla sabbia, si spogliò dei vestiti sportivi che indossava mostrando il costume che aveva sotto. Uno giallo tutto intero.
Prese il sole ascoltando musica, fece delle ampie nuotate e lesse per almeno un paio di piacevoli ore. Sorrise sentendosi soddisfatta.
Il sorriso scomparve, un pensiero aveva fatto scattare qualcosa e da qualche parte nella sua mente. Sentì le parole: Sioux, sei noiosa, che stai facendo? Ha senso quello che stai facendo della mia vita? Non hai nessuno che ti aspetta, niente che ti appassioni, sei solo pigra. La cosa più notevole che tu abbia mai fatto è stata sopravvivere alla guerra, servi davvero a qualcuno? La chiameresti vita la tua? Sicura di non stare solo sopravvivendo? 
Sentì chiaramente una lacrima formarsi nell’occhio sinistro e scenderle lungo la guancia e svelta si passò una mano sul viso per asciugarla.
Era entrata nell’Alleanza perché non aveva altre idee: con quel lavoro avrebbe avuto uno stipendio, vitto e alloggio assicurati. Quella era stata la sua semplice motivazione, insieme al desiderio di non essere relegata nella riserva.
Si alzò sentendosi incerta e depressa per il suo futuro, aveva detto a Ywan che andava al mare per riflettere e lo aveva fatto veramente. Adesso se ne pentiva.
Il suo umore non migliorò nel viaggio di ritorno. La sera andò al circolo ufficiali. Faceva caldo, fortunatamente il locale aveva una pedana esterna con sedie, tavolini e un bancone.
Si sedette vicino a quest’ultimo e prese una birra. Stava per berla quando qualcosa le toccò il sedere.
Si girò indignata, all’idea che qualche soldato ci avesse davvero provato.
Vide un cane, un rottweiler, che seduto, la guardava non particolarmente interessato.
«Cattivo! Dragon, seduto! » Gridò qualcuno arrivando di corsa a riprendere il cane.
«Comandate Yorks, mi scusi se Dragon l’ha importunata. Ci dispiace, a entrambi. » Disse il sergente.
«Non si preoccupi, però credevo che i cani delle unità cinofile fossero perfettamente addestrati. »
«Lo sono, ma… Sono cani, a volte sentono un odore e il loro istinto… Posso offrirle da bere? »
«Sono a posto, grazie. » Rispose lei mostrando la birra che non aveva ancora fatto in tempo a toccare.
«Passata una bella giornata al mare? » Chiese frettolosamente lui. Quello fece sorgere un sospetto in lei, l’uomo sembrava aver tutte le intenzioni di rimanere.
Riguardò il cane. Le sembrò davvero strano che un animale come quello non potesse ubbidire al suo istruttore.
«Se vuole rimanere a chiacchierare, sergente, a me va bene. » Dichiarò, mostrando un mezzo sorriso totalmente finto.
Dimostrando più entusiasmo del dovuto lui le sedette accanto. Il cane si accucciò tranquillamente a terra; anche se era il circolo ufficiali nessuno protestò per la presenza di un sergente. Gli snob non erano ben visti nel I° regg.
Sorrisi e ammiccamenti, andarono avanti così per un‘ora buona. Lei ancora non ci credeva, Ywan ci stava provando con lei e aveva mandato il cane per spianargli la strada. Adesso ne era sicura.
«Allora, Sioux, come ci sente a essere il secondo in comando del cosiddetto Reggimento Spettro? »
Lui capì all’istante che avrebbe dovuto mordersi la lingua a quella domanda, la donna si era fatta seria.
«Non lo so, il reggimento non esiste da neanche un anno. Non è mai stato messo alla prova, siamo autorizzati a usare ogni tecnologia militare che le convenzioni di guerra proibiscono. Il nostro armamento è un insieme di tecnologie illegali, siamo un po’ come le testate nucleari durante la guerra fredda. Costruite con la speranza di non usarle mai. A volte mi chiedo se sono utile a qualcuno. Lei, invece? Il suo gruppo è l’ultima aggiunta ma anche voi siete membri del I° »
«C’è molta rilassatezza… »
«L’ha notato allora, è uno dei credi del nostro comandate: “ Approfitta di ogni occasione che ti si presenta per essere pigro, se puoi permettertelo significa che va tutto bene.”» Sorrise nel ripetere quelle parole.
Lui la fissò un istante « Non mi sembra un credo tanto marziale. »
«Sa che con il nostro armamento base, un fuciliere del I° regg ha la potenza di un carro armato leggero? Questo è stato il risultato di un’inchiesta interna. Siamo duemila soldati e ognuno ha la potenza di un mezzo blindato. L’ultima cosa che qualcuno vorrebbe sarebbe vedere questa potenza gestita da qualche invasato. Abbiamo le armi, ma nessun particolare entusiasmo nell’usarle, per questo i soldati che trova qui sono beh… ”Pigri”. »
«Non le piace? »
«Apprezzo i lavori tranquilli, non so… Mi piacerebbe avere un segno dagli spiriti che la mia tribù ancora venera.»
«Be’, comandante, le auguro di trovarlo o di avere qualche visione da uno spirito guida. » Disse lui scherzando, facendola ridere a sua volta.
Un messaggio arrivò in quell’istante, un ordine di presentarsi a rapporto.
 
*****
 
Le porte si aprirono al suo avvicinarsi, facendo entrare Derica nella sala riunioni. « Bene, tranne il comandante direi che ci siamo tutti. » Dichiarò rivolgendosi a una quindicina di persone.
Tutti i presenti avevano una cosa in comune, erano tra i pochi I.D.G. “originali”, ovvero coloro che erano sopravvissuti alla battaglia per la Cittadella contro i grigi.
«Felice di vederla, comandate Sioux. Cos’è successo per riunire lo stato maggiore del I°? » Chiese un Quarian, Lofirn, di fatto l’ufficiale più importante ai suoi ordini.
La gestione della base e la manutenzione degli equipaggiamenti erano una sua responsabilità, era il comandante del genio militare.
«Ascoltate con attenzione, il comandate mi ha inviato degli ordini. Una piccola forza d’assalto del I° sarà impiegata a breve per una missione. »
A quelle parole tutti sussultarono: era il primo incarico di missione che riceveva il reggimento. Il pensiero dei presenti fu per tutti il medesimo “Che seccatura, pacchia finita.”
«Spiegherò i dettagli della missione una volta partiti, vi dico che in pratica siamo obbligati a fare un buon lavoro. Mantenere il I° è una spesa non da poco e il Consiglio della Cittadella, vi ricordo che paga lui i vostri stipendi, vuole vedere che quei soldi sono stati spesi bene! Non so voi, ma io non ho voglia di farmi trasferire da qualche altra parte. Guiderò personalmente la forza d’assalto. »
Si voltò verso un Asari dalle pelle viola e con pitture facciali argentate che si dondolava su una sedia tenendo le gambe appoggiate al tavolo « Nianma! Tu e la tua squadra di fucilieri verrete con me.»
«Ok! » Rispose l’Asari interpellata accompagnando la risposta con un gesto della mano.
«Questa è una riunione ufficiale, siediti in maniera corretta!» La riprese Sioux; lei, che non si aspettava di essere ripresa sobbalzò, alzandosi per fare subito come le era stato detto.
Sembrava una bambina che fosse stata appena sgridata.
« Zepall! » Disse rivolgendosi a un Salarian che da quando era entrata, sembrava più attento a scrivere qualcosa su un datapad che a darle retta « Ci serviranno buone comunicazioni! Provvedi!»
«Sì! » Dichiarò senza perdere tempo o alzare lo sguardo da quello che faceva.
« Artar!» Sempre un Salarian, ma questo sembrava quasi annoiato e stava con le braccia conserte sul tavolo, appoggiandosi sopra la testa « Useremo un incrociatore per il trasporto, con le relative navette. Voglio una nave pronta a partire il prima possibile, con il pieno di rifornimenti.»
«Agli ordini.» Dichiarò senza alzare la testa, fino a adesso era stato il solo a dargli una risposta formale.
«Venendo ad altre questioni; Ignazio, i tuoi rapporti sono in ritardo! Come al solito.» Disse mentre la persona che aveva chiamato, un umano dai folti capelli neri e baffi ben curati, abbassava il capo accettando il rimprovero.
« Senus, non hai ancora completato e consegnato i turni delle pattuglie del prossimo mese. Quanto ti ci vuole ? Basta indugiare! » Disse rimproverando una Turian con delle pitture facciali verdi che disegnavano due cerchi concentrici in volto.
Diede uno sguardo a tutta la sala « Avrei molto altro da dire, ma adesso ho altro da fare. Lofirn, il comando è tuo. »
Lui annuì tranquillamente.
« E noi? Vogliamo essere della partita! » Dichiarò un uomo con una sottile barbetta ai lati.
« Non questa volta Rodi, voi “ fiammiferi” resterete alla base. » Ordinò Derica.
L’uomo guardò Nianma che le sorrise beffarda, lui si voltò facendo finta di niente.
*****
12 ore dopo…
Cinquanta fucilieri del I° erano intervenuti attaccando una struttura sotterranea sconosciuta rilevata su Sarait, il pianeta aveva condizioni di vita estreme con quasi cento gradi all’ombra e un‘atmosfera di metano. In più era estate sul posto e le temperature si erano ulteriormente estremizzate.
Erano nel mezzo della più infernale delle estati, ben diversa da quella piacevole su Bekenstein.
Il Consiglio aveva ordinato che fossero loro a intervenire quando i sospetti erano diventati una conferma, nonostante il pianeta fosse situato nei Sistemi Terminus, quindi fuori teoricamente dalla sua influenza.
Le armature NC-13 del I° potevano affondare qualsiasi avversità ambientale, per questo erano stati scelti.
In più si aveva il sospetto che quella struttura fosse opera degli Yahg. Questi si rilevarono esatti.
Pesanti fino a 200 Kg, con un‘altezza che sfiorava quasi i tre metri, con quattro per parte, un corpo enorme e una grossa bocca triangolare. Questi erano gli Yahg, una razza dotata di un enorme spirito combattivo, unito a un forte senso di comunità che faceva sì che i sottoposti ubbidissero incondizionatamente agli ordini di un loro superiore, data la divisone in caste della loro società. L’idea che li muoveva era la supremazia Yahg su ogni altra razza, mentre erano disgustati dalla società egualitaria del Consiglio che consideravano un abominio.
Avrebbero riformato la comunità galattica secondo il loro modo di pensare e gli Yahg ne sarebbero stati al vertice. Vivevano e morivano nella convinzione di essere nel giusto.
Però la loro tecnologia era arretrata rispetto alle altre razze che ormai da decenni o millenni solcavano lo spazio. Nei settori in cui era più avanzata era indietro di almeno un ventennio.
In campo militare, in un confronto con l’armatura NC-13 la differenza era almeno di cinquant’anni.
Sioux, accompagnata da Nianma e un paio di soldati, stava portando avanti la perlustrazione della base nemica. Altre squadre stavano facendo lo stesso.
Avevano avuto la meglio e senza subire perdite. Il nemico aveva combattuto tenacemente, uno Yahg l’aveva anche impegnata al corpo a corpo. Ma godevano di troppi vantaggi, dati dalle NC-13 e dalla tecnologia in generale, perché potessero incontrare difficoltà. Nonostante i significativi sforzi del nemico, penetrarono senza problemi particolari.
Lei gli aveva infilzato la gola con la baionetta del suo fucile T-17, abbastanza potente da ucciderne uno con un colpo solo. Grandi com’erano era difficile mancarli.
Adesso però aveva due quesiti a cui trovare risposta: A cosa serviva quella struttura? Perché gli dava una sensazione strana che non riusciva a focalizzare? Non era stato possibile fare prigionieri, a battaglia persa gli Yahg in vita si erano suicidati tutti. Come avevano fatto a costruire quel posto? Da Parnack, il loro pianeta natale, si stavano diffondendo piuttosto lentamente nella galassia. Incontrarne qualcuno era abbastanza raro.
Ritenuti pericolosi, il loro pianeta era stato messo sotto quarantena ma a un certo punto avevano scoperto da sé come navigare nello spazio.
Al momento, il loro maggior problema al riguardo era l’assenza di giacimento di eezo su Parnack, proprio come la Terra, con la differenza che era soggetto a pesanti sanzioni economiche che ne vietavano la vendita. Per loro, essere giunti su quel pianeta distante doveva essere stato uno sforzo impegnativo. Procurarsi un trasporto, un impegno non da poco.
Una porta si aprì al loro passaggio, la stanza era ben illuminata. Si bloccarono, allibiti da quello che videro.
In una quarantina di metri quadri una trentina di bambini di razze diverse, con un'età non superiore ai dieci anni, sporchi e laceri, li stavano fissando.
Lei fece un passo avanti, loro si ritrassero spaventati. Alzò la visiera dell’armatura, mostrando il volto. « Siamo il I° regg I.D.G., siamo qui per aiutare. » Disse calma e sorridendo, nascondendo quanto quella scoperta agitasse anche lei.
In breve giunsero altre navette e personale medico; non aveva idea da dove venissero quei bambini.
Ma una rapida indagine le diede una risposta: quei bambini erano stati “comprati”. I loro racconti erano simili, nati in povertà e vissuti nella miseria erano stati “venduti” ai loro attuali carcerieri.
« Signore! » La chiamò Nianma dopo aver ricevuto dei rapporti preliminari, il tono in cui lo fece non le piacque per niente.
Un’altra squadra aveva trovato qualcosa.
Cinquanta corpicini giacevano carbonizzati e sparsi in una stanza identica e altre due identiche erano state scoperte.
« Cosa è stato fatto? » Mormorò tra sé, disgustata. Fece un passo indietro.
Gli Yahg avevano cancellato ogni prova dai loro computer, cercando di fare lo stesso con le loro cavie.
 
« Signore, è stato un fallimento. » Disse al suo superiore, il comandante capo Steve Williams Shepard, una volta di ritorno su Bekenstein.
Lui non era molto più vecchio di lei, aveva ascoltato e letto il rapporto senza fare una piega da dietro una scrivania. L’ufficio era quanto mai spoglio, oltre l’essenziale non vi era niente. Aveva capelli al limite del taglio militare e una barbetta leggermente incolta.
Il viso era serio, non sembrava essere allenato ad avere altri tipi di espressione.
« Sioux, il più grande difetto del cervello umano è essere fatto per concentrarsi solo sugli aspetti negativi. Hai salvato trenta bambini da una fine orribile, conquistato la struttura che le era stata indicata portando così a termine la missione. In più ha fornito numerose prove di primaria importanza. Si concentri su questo.»
Lei lo guardò allibita « Quali prove? Non vi erano file superstiti da recuperare. »
Lui sorrise sornione e alzò un sopracciglio « Quella base… Non ha trovato che avesse qualcosa che non andasse? » L’espressione divenne più accogliente, dimostrando come la figura seria e autoritaria fosse un’impressione sbagliata. Gli veniva spontaneo essere serio, ma la verità era che non gli piaceva esserlo.
« Non dico di no, ma non è stato trovato niente di strano. »
Lui sorrideva di gusto, come chi si pregustava a dare la spiegazione « Proprio questo, niente di insolito. È stata costruita con comuni tecniche usate ovunque nella galassia, proprio per questo non possono essere stati gli Yahg a realizzarla. Qualcuno li ha aiutati. »
Derica fu scioccata, non ci aveva pensato ma era proprio l’ordinarietà di quella struttura a essere strana. « Signore, cosa… »
«… Facciamo? Niente. Il I° reggimento ha aperto “le danze”, ora tocca ad altri. Con la sua scoperta ci sono le basi legali per far intervenire il resto dei reggimenti I.D.G. »
Lei sorrise a quella notizie e anche lui che commentò « Mia sorella deve essere una furia, dopo aver letto di quegli esperimenti su dei bambini. Renderà la vita difficile a chiunque ne sia coinvolto. Tu nel frattempo prenditi un po’ di riposo, in base a come le cose si evolvono potremmo essere chiamati a un intervento più deciso. »
« Sissignore! » Disse seria e ancor con più entusiasmo di quanto mostrasse normalmente.
Avvertiva una strana sensazione nel petto, calda e accogliente. Le ci volle un po’ per capire cosa fosse, era soddisfazione di aver forse fatto una piccola differenza perché una simile cosa non capitasse più.
Notò come lui si fosse distratto un attimo a fissare una foto che ritraeva sua figlia Alexandra e la moglie Ilary, sulla scrivania. Era padre da un paio d'anni, quello che era accaduto a quei bambini non poteva non dargli qualche pensiero.
Riportò la sua attenzione su di lei e le sorrise allegro « Che ti dicevo? Sapevo che saresti stata adatta a questo ruolo. Ora vattene a trovare il tuo ragazzo dei cani o altro. Devo sistemare delle scartoffie, odio questo lavoro. » Sbuffò lui poco convinto.
« Il mio che…? » Chiese sorpresa lei.
« Il sergente Ywan Chuli non è…»
« No! » Rispose scandalizzata, era incredibile come i pettegolezzi circolassero veloci tra i militari. Però ripensandoci « Signore, lo sta facendo apposta per tirarmi su il morale? »
« A dopo. » Fu la risposta sintetica con cui la congedò, ma quando lo fece lei stava sorridendo.
   
 
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