Crossover
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Autore: ToraStrife    21/01/2018    0 recensioni
[Zig & Sharko]
[Zig & Sharko][Zig & Sharko] [Braccio di Ferro]
Un'isola vulcanica dove una Iena, a volte aiutata da un paguro, cerca di mangiarsi una sirena, ma costei è guardata a vista da uno squalo innamorato.
Ma ogni tanto la routine può essere spezzata da visite illustri, come per esempio... un marinaio mangiaspinaci.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Braccio di Ferro e i suoi (nuovi) amici'
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Zig Sharko e
Zig, Sharko e...





... Braccio di Ferro






Era la solita giornata di bel tempo, nell'isola vulcanica sperduta nel Pacifico.
Niente di nuovo sotto il sole.
Una iena sbavante dalla spiaggia che pregustava una possibile colazione a base di sirena.
La portata principale del pasto era appoggiata su uno scoglio poco distante, a intonare gorgheggi davanti a un pubblico di pesci sparuti.
Per l'occasione, Zig, questo il nome del carnivoro, aveva preso alla lettera il motto pubblicitario "La colazione dei campioni" improvvisando una completa attrezzatura di canottaggio.
Ma ahimé, lui di cognome non faceva Abbagnale, e certamente le zampine minute di Bernie, il paguro amico suo, non potevano certo aiutarlo.
Decise di barare, sostituendo i remi con un motore per barca.
Sharko, lo squalo a guardia tuttavia, vestito da arbitro, mostrò la sua disapprovazione guardandolo in pescecagnesco.
Zig, tuttavia, non desistette, anche spronato dal brontolio del suo stomaco.
Avviò il motore al massimo, e il canotto schizzò alla velocità della luce.
Sharko allora si immerse, con solo la pinna visibile.
Se Zig voleva infrangere il regolamento, lui avrebbe infranto la barca, tagliandola in due.
E poi, naturalmente, avrebbe infranto Zig.
Sulla traiettoria dello squalo, però, spuntò una grossa nave con lo scafo di metallo, che infranse lui.
Zig sghignazzò, vedendo il rivale pinnato spiaccicato sull'ostacolo, e dimenticò che vi era diretto pure lui.
Un lamento rauco accompagnò il conseguente impatto.
Sulla nave, intanto, un marinaio con un occhio guercio e la pipa in bocca, stava girando ripetutamente una carta nautica, nel tentativo di leggerla.
Sospirando, l'uomo dovette arrendersi all'evidenza di essersi perso.
Bisognava assolutamente chiedere informazioni: ma a chi?
Il marinaio si affacciò al parapetto.
La prima cosa che vide fu la sirena, che attratta dal trambusto, aveva interrotto il concerto, mentre il pubblico si era dileguato.
L'unico occhietto sano del marinaio strabuzzò, e una vampata di emozione comunemente detta "innamoramento" si impossessò di lui.
Marina, intanto, la sirenetta, lo guardò a sua volta, vide il volto estremamente buffo del vecchio e proruppe in una risata, che lui trovò bellissima.
Nel tentativo di presentarsi con il suo nome di Braccio di Ferro, il marinaio tolse il berretto e si inchinò, ma nella goffaggine scivolò fuoribordo e finì in acqua.
"Uomo in mare!"
Marina capì che l'uomo stava annegando, e quindi si tuffò prontamente per salvarlo.

Il vecchio rinvenne, ritrovandosi sulla spiaggia.
Al suo fianco lei, bellissima.
Lui, vecchio lupo di mare, conosceva le leggende sulle sirene.
Di quelle che ammalliano, trascinano giù i marinai e li affogano.
Ma lui era ciò che era, ecco quel che era.
Ed era un tipo di cuore. Un cuore innamorato.
Il primo impulso fu quello di abbracciarla e baciarla.
Le braccia tatuate, tuttavia, strinsero un corpo ben più grosso di quello esile di Marina.
Sharko, che da maschio innamorato aveva già intuito in quell'estraneo un possibile rivale, non intendeva lasciargli campo libero, e volle farglielo capire con le zanne ben in evidenza.
Tutt'altro che intimidito, Braccio di Ferro rispose con un ringhio ancora più accentuato.
Insomma, i due si fronteggiarono, gli occhi incollati, pronti a darsele di santa ragione.
Due manine, tuttavia, una appoggiata su ciascuna spalla dei due avversari, arrestò il loro alterco.
Era Marina che, scuotendo la testa, li invitava a fare pace.
Ansiosi di incontrare la sua approvazione, i due si strinsero mano e pinna, impegnandosi in un tentativo reciproco, ma discreto, di stritolarseli a vicenda.
Zig, nell'ombra, escogitò un piano per sfruttare la loro rivalità a suo vantaggio.
Travestito da postino consegnò a ciascuno, all'insaputa dell'altro, una finta lettera di sfida con una ancora più finta firma del rivale.
Vi era il luogo - La cima del vulcano.
Vi era l'ora - A mezzogiorno.
Vi era persino la madrina nonché il premio in palio. - Marina.
E vi era anche l'arbitro. - Zig, ovviamente.
Al suono del via, Sharko mostrò i muscoli di cui andava tanto orgoglioso, e poi mollò un pugno a Braccio. E poi un altro, e un altro ancora. E ancora. E ancora.
Dopo circa una decina di colpi, col fiatone, lo Squalo controllò l'entità dei danni.
Il marinaio era praticamente illeso.
Venne il devastante contrattacco, che risultò in uno Sharko trasformato in una borsetta vivente, e Braccio di Ferro che, con nonchalance, offriva a Marina un regalo: una collana di denti di squalo, fatta con quelli dello sconfitto.
Zig non fu affatto soddisfatto del risultato: nelle sue aspettative, forse alimentate da qualche romanzo di avventure, i due sarebbero dovuti precipitare, combattendo da eroi, nel vulcano, lasciando a lui campo libero per cucinare la sirena.
In preda alla frustrazione, la iena calciò un sasso.
Il sassolino precipitò nel cratere, scatenando un "effetto farfalla" che scatenò un devastante terremoto, seguito da una terrificante eruzione.
Uno tsunami di lava si riversò contro gli eroi.
Sharko, Braccio e Zig vennero travolti, mentre Marina, trasportata su un pezzo di roccia, veniva trasportata lontano.
Le grida di aiuto giunsero alle orecchie dei due energumeni ma, ahimé, la lava attorno a loro si era già raffreddata, ed entrambi quindi erano imprigionati dentro a grottesche sculture di roccia raffreddata.
Entrambi si contorsero, cercando invano di liberarsi.
Vi riuscì, in parte, solo il marinaio, liberando un braccio, pronto a tirare fuori un barattolo di spinaci.
Aprendolo, gli sfuggì tuttavia di mano, e il contenitore rotolò per terra, arrivando vicino allo squalo.
Braccio allora incitò, con parole da eroe, Sharko ad aspirare ciò che poteva degli spinaci.
Il pesce dapprima rifiutò, fermato dal suo orgoglio, poi, dopo l'ennesima invocazione di aiuto da parte dell'amica, cedette ed eseguì.
E non se ne pentì, poiché la sua forza si moltiplicò esponenzialmente, e la prigione di roccia si sbriciolò come polistirolo.
Poi liberò la testa di Braccio, e gli cacciò in bocca il resto degli spinaci.
Entrambi carichi, i due eroi si divisero i compiti.
Sharko, come una furia, nuotò in mezzo alla lava, la pinna che divideva il fiume come un miracolo di Mosé, e andando a recuperare l'affezionata sirena.
Braccio, invece, si buttò in acqua, estirpò una piccola montagna sottomarina, e poi la gettò sul vulcano, a mo' di tappo.
Conclusa l'impresa eroica, Sharko ammise la lealtà del nuovo amico, e di conseguenza volle accettare la sconfitta in amore.
Espresse la sofferta decisione di abbandonare non solo il campo, ma anche l'isola e soprattutto lei.
Marina lo fermò, dovendo spiegare, con le lacrime agli occhi, di non voler assolutamente rinunciare a lui.
Braccio, anch'egli commosso, si risvegliò da quella malia d'amore che lo aveva temporaneamente accecato.
Mostrò a Sharko un pendaglio con la foto di Olivia: lui aveva già una donna che lo aspettava.
Poi tirò fuori la carta nautica, perché fin dal principio voleva indicazioni su come raggiungere quella donna.
Sharko, sollevato come non mai, fu felicissimo di fornire le direzioni necessarie.
Si salutarono, come amici, mentre la nave di Braccio spariva fin oltre l'orizzonte.
Braccio di Ferro, alla guida del battello, rimirava ogni tanto la nuova polena, fatta di roccia lavica, che faceva la sua bella figura sullo scafo.
Era stato gentile, dopotutto, quello squalo a regalargliela.
Aveva una forma strana, però, di Iena.
E ogni tanto un lamento rauco sembrava provenire dall'interno.
 
  
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