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Autore: Ninfea Blu    21/01/2018    15 recensioni
"Improvviso, ti piomba alla memoria lo sguardo di André, quel verde troppo profondo che nasconde tutto quello che non ti dice, e che non può dire.
E tu a volte fai finta di non vedere cosa passa nello sguardo del tuo amico, un bagliore che palpita di un desiderio indecifrabile. Per convenienza. Per quieto vivere.
Semplicemente è più facile."
Questa storia parte da un' ipotesi, suggeritami dalla lettura del manga, che guarda i fatti sotto una luce diversa... a voi scoprire quale.
Sempre presenti i riferimenti all'anime, soprattutto le puntate 18 e 20. Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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8 – L’ amore va oltre l’impossibile (epilogo)

 

 

Rosalie camminava lungo il corridoio del piano nobile in direzione della sua stanza. Passò davanti alla porta della camera della sua benefattrice senza avvertire alcun suono, e Rosalie pensò che Oscar stesse riposando.

Era tranquilla e nessun pensiero molesto, né alcun triste ricordo della sua recente esistenza attraversava la sua giovane mente.

Una delle grandi finestre della villa era aperta, e Rosalie sentiva il fragore schiumoso delle onde che si abbattevano sulla scogliera, miste alle urla querule dei gabbiani che trasportati dalle correnti d’aria, salutavano il mare.

La giovane si arrestò davanti alla vetrata aperta, catturata, quasi rapita dall’immensa distesa blu cobalto che riverberava come un prezioso gioiello sotto i raggi del sole che toccavano la superficie dell’acqua.

L’immagine del mare, il suo odore, la sua voce ora aggressiva e a volte dolce, la mandava in estasi, persa nella contemplazione di una distesa che suggeriva qualcosa di magico e misterioso alla sua anima. Il mare l’affascinava; Rosalie restava ferma e immobile per ore a guardarlo, e quella vista maestosa le faceva dimenticare tutte le sue angosce, il suo odio, la sua vita passata nel dolore e nella miseria; quelle profondità abissali nascondevano tutto e in esse annegava ogni cosa, moriva ogni ricordo dolce o amaro che fosse. La Normandia era una terra di segreti, orme lungo una lingua di sabbia, cancellate dalla schiuma bianca delle onde.

Impronte che soltanto lei aveva potuto scorgere, rapite dal mare come conchiglie sommerse dalla marea.

 

Si riscosse dai suoi contorti ragionamenti quando sentì una risata fresca e spontanea, e subito dopo, una porta aprirsi; era quella della stanza di madamigella Oscar.

Non si sorprese di veder André uscirne, ma la colse impreparata il suono cristallino, gioioso di quella risata che perdurava e si diffondeva nell’ aria fino a raggiungerla con le sue note vibranti.

Oscar stava ridendo, ed era davvero bello sentirla ridere in quel modo spontaneo. Non l’aveva mai udita ridere così liberamente; anche la prima volta che l’aveva incontrata in quel misero quartiere di Parigi, e Oscar si era burlata di lei, scoppiando in una risata argentina, non aveva avuto quella sensazione.

Nella sua voce adesso c’era una nota diversa, appena nata.

In quella risata vibrante, talmente insolita per una donna severa come madamigella Oscar, Rosalie fu sicura di sentire il suono della felicità.

 

Erano lì, in Normandia da poco meno di un mese.

Tanto era bastato per capire la natura delle cose, ed era già trascorso quasi un altro anno da quando Rosalie viveva con la famiglia Jarjayes.

Si era accorta di un mutamento appena intuibile, vago come un effluvio sottile che scompare troppo in fretta; forse era la Normandia, terra selvaggia e grezza, sensuale e spigolosa come le sue coste, forse era l’ambiente più intimo, lontano dalla corte e la sua rigida etichetta, ma nell’aria aveva sentito un’emotività insolita e anomala.

 

All’inizio, era rimasta perplessa.

Incerta sulle sue percezioni.

 

Andrè stava ancora ridendo sommessamente, quasi in risposta alla risata della sua amica/padrona, mentre richiudeva dietro sé la porta della camera, quando si accorse di lei, ferma davanti alla finestra aperta, da cui entrava una frizzante brezza marina che si spandeva attraverso il corridoio.

“Ah, ciao Rosalie… sei qui. - L’attendente ebbe solo una breve esitazione. - Avevi bisogno di qualcosa?”

“No André, mi ero persa a guardare il mare. Mi riempie di meraviglia… Non volevo disturbare…”

“Nessun disturbo… - fece un paio di passi verso di lei. - Da quanto tempo sei lì? Hai sentito i nostri schiamazzi… ehm… avrai pensato che siamo impazziti…”

Rosalie si accorse dell’esitazione di André, ma non vi badò.

“Oh no, in realtà non sono qui da tanto; madamigella Oscar sembra allegra… questo posto la fa stare bene…”

“È vero, la rilassa molto. Anche a me fa lo stesso effetto…”

“Sai André, è bello sentirla ridere così di gusto; di solito, quando frequenta la corte è sempre così seria e composta… non si lascia mai andare… qui pare un’altra persona.”

Andrè portò una mano dietro la nuca, con fare imbarazzato.

“È colpa mia… le ho raccontato una spiritosaggine… che non ti ripeterò, perché è una cosa non adatta ad una signorina come te…”

Rosalie sollevò le labbra in un lieve sorriso indulgente e rassicurante, di fronte all’atteggiamento curioso di André; sembrava sulle spine, ma tentava di dissimularlo.

“Scusami Rosalie, ma ho delle faccende da sbrigare e devo approfittarne finché c’è ancora qualche ora di luce…”  e le fu chiaro che volesse evitare ulteriori commenti, o spiegazioni. Lei lo assecondò.

“Oh, certo…” si affrettò ad assentire, volendo dissipare il lieve disagio che aleggiava tra loro, ben consapevole da cosa fosse determinato.

Lo vide allontanarsi in direzione opposta levando una mano in segno di saluto. Rosalie tornò a contemplare il mare presso la finestra; il profumo dell’aria tersa era piacevole e le procurava quel brivido leggero e invisibile che percepiva sulla pelle.

 

 

****

 

 

Subito dopo il suo debutto, i pettegolezzi a corte le aveva uditi anche lei.

Le erano giunti all’orecchio non per caso. Diverse dame importanti, perfino dell’entourage di Maria Antonietta, nobili intriganti e curiose l’avevano avvicinata, nella speranza di scoprire nuovi incredibili segreti riguardanti l’affascinante e riservato Colonnello delle Guardie Reali.

Era stata Oscar in persona a minimizzare la cosa. Prima ancora di introdurla a corte, l’aveva messa in guardia.

“Ti presenterò come mia parente, e questo particolare attirerà l’attenzione. Sentirai delle cose, ma più della metà saranno falsità; alcune potrebbero riguardare perfino me e André – affermazione che l’aveva lasciata basita - non prestare fede a nessuna delle dicerie che ti saranno riportate dalla dama curiosa di turno. La mossa più intelligente sarebbe non mostrare alcun interesse ai loro pettegolezzi. In questo modo le scoraggerai dal continuare.”

All’inizio era rimasta sorpresa, forse addirittura offesa; come si faceva a pensare di Oscar certe cose? Come si poteva attribuirle un comportamento che non fosse più che corretto?

Oscar e André erano ottimi amici, lo sapevano tutti.

Un’amicizia solida e profonda, e per molti sorprendente.

Aveva visto quell’amicizia esprimersi e manifestarsi unicamente tra le mura di Palazzo Jarjayes. Lei non vi aveva visto mai nulla di sconveniente, ma in verità, per ignoranza e inesperienza, non aveva veri termini di paragone per giudicare un rapporto tanto singolare. Cosa c’era di male nel fatto che un uomo e una donna fossero buoni amici? Che vivessero praticamente insieme, pur non essendo consanguinei, né sposati o legati da nessun altro vincolo?

Essere accolta in una famiglia nobile le aveva fatto scoprire che nella rigida buona società francese c’erano delle regole precise, che dettavano e sancivano i rapporti tra uomini e donne, e ancor più erano ferree tra i membri di classi sociali diverse, individui come Oscar e André, che in segreto potevano essere perfino amanti, ma in pubblico non potevano manifestare sentimenti neppure fraterni.

Ma Oscar e Andrè non erano individui comuni a tutti gli altri; loro erano l’eccezione a tutte le regole di quel mondo di ricchi privilegiati prigionieri di sé stessi, che Rosalie faticava a comprendere.

André era un servo troppo avvenente e di bell’aspetto, per non destare morbose curiosità ed evidente interesse tra le dame più disinvolte.

Così, la forte ammirazione suscitata dalle qualità militari di Oscar si mescolava all’invidia di giovani fanciulle e dame mature; uno sguardo verde bosco che sa rubarti l’anima, era stato il commento ammirato di una giovane dama, affascinata dagli occhi dell’attendente.

 

-        Madamigella Oscar è davvero fortunata ad avere accanto un così bel giovane… peccato sia solo un semplice attendente. Ma voi contessa, credete che tra loro…?

-        Non lo so madame, ma se io fossi Oscar, ne approfitterei volentieri…

-        Oh, anch’io sapete…

 

Altro commento fastidioso che le era capitato di cogliere, mentre le cortigiane ridacchiavano, lanciando occhiate allusive all’attendente.

Chissà se quelle stesse voci arrivavano all’orecchio della regina; Maria Antonietta forse era l’unica a non prestarvi fede, piena di sincero incanto e rispetto per l’algido Comandante.

 

A corte, i più ritenevano che i due fossero segreti amanti, sotto il tetto dell’ignaro Generale Jarjayes, una convinzione diffusa e quanto mai radicata, bisbigliata con malizia dietro i ventagli con stupida leggerezza, ma mai espressa in modo palese.

Nessuno avrebbe osato tanto; un’offesa del genere non sarebbe passata sotto silenzio, e avrebbe scatenato le ire di madamigella Oscar, che mal tollerava i vaniloqui di palazzo, cosa risaputa da chiunque a corte.

Un pettegolezzo comune a tanti, che si perdeva nel mormorio sciocco, annoiato e un po’ molesto che attraversava i saloni di Versailles, come una folata improvvisa di vento.

Solo il concetto le era parso ridicolo e inverosimile; Rosalie non era del tutto ingenua da escludere che quella di intrattenersi con serve e camerieri fosse una pratica diffusa tra l’aristocrazia, ma certi squallori non potevano coinvolgere la sua adorata Oscar.

Ai suoi occhi pieni di candore, Oscar era irreprensibile, un modello di virtù, di bontà suprema e generosità. Pur vestita da uomo era bellissima e intelligente, colta, leale e schietta, fiera e indomita, tutto l’opposto di quei nobili gretti e opportunisti, arroganti ed egoisti che le era capitato di incontrare, quando vestita di stracci come i pezzenti di Parigi, andava a chiedere l’elemosina prostrando la faccia nella polvere delle strade.

Rosalie non aveva mai incontrato due persone che fossero più rispettose uno dell’altra, e non solo perché erano un servo e la sua padrona. Oscar non avrebbe mai approfittato della sua posizione per ottenere da André attenzioni particolari, fuori dalle sue reali mansioni.

 

Era bastato allontanarsi da Versailles, il tempo di quella inaspettata vacanza in Normandia, per accorgersi che la realtà può essere più complessa di come appare in superficie, specie quella dei sentimenti.

 

Trascorsi i primissimi giorni, avvertì sensazioni diverse, quando posava i suoi occhi limpidi su di loro; era come se avessero instaurato un’intimità particolare, una maggior confidenza.

Il linguaggio dei loro corpi era cambiato, ma solo un osservatore attento, a stretto contatto con loro, avrebbe colto quella singolarità.

All’inizio, Rosalie pensò che fosse normale che si comportassero in maniera differente, lontani della mondanità.

A volte coglieva un baluginio fremente negli sguardi che si scambiavano; tradivano attesa, ansia, trepidazione. In altri momenti, gli occhi di Oscar si accendevano di uno strano fuoco mentre indugiavano sulle spalle larghe del suo amico, e poi scendevano più in basso lungo il corpo virile, per sfuggire subito dopo in un punto qualsiasi dell’ambiente.

In una circostanza le parve di vederla arrossire, ma ne fu così sorpresa, che si convinse di essersi sbagliata; erano sulla spiaggia e l’aria fredda pizzicava le guance e sollevava le chiome ribelli. Erano un poco distanti da lei, e non poteva sentire quello che dicevano; André le aveva sorriso in un modo particolare, uno di quei sorrisi aperti che scaldano lo sguardo, che di solito fanno parte del corteggiamento. Le era parso di vedere la mano di André sollevarsi verso la guancia di lei, e scendere subito dopo senza raggiungerla, un movimento fugace e repentino, quasi brusco, come fatto di nascosto.

Erano dettagli apparentemente insignificanti, e la ragione le suggerì di non farsi trascinare in fantasiose interpretazioni.

Nonostante la prudenza, benché Oscar la mettesse sempre a suo agio, in alcune circostanze si era sorpresa di sentirsi in imbarazzo, fuori posto, quasi estranea fra loro.

Era la prima volta che le accadeva da quando li conosceva.

E oramai, li conosceva bene!

Era certa che non potessero riservarle delle sorprese.

 

Fu ingenua a pensarlo. Ingenua e sciocca.

 

In realtà, e lo comprese poi, non c’era nulla di cui sorprendersi.

Oscar e André erano più che fratelli, amici di lunga data, compagni di percorso rassicuranti e protettivi, custodi della sua nuova vita e del suo passato segnato da terribili lutti.

Ed erano anche più di questo, e le fu palese lì, sotto quel cielo normanno che si sposava con l’azzurro scuro del mare.

E quello che ai meschini, ipocriti signori di Versailles sarebbe risultato scandaloso e indegno, vergognoso e colpevole come il peggiore dei delitti, a Rosalie parve il naturale evolversi del sentimento di due cuori affini.

 

Oscar e André erano anime legate da un destino troppo grande per opporvisi.

 

Loro semplicemente erano il più naturale esempio che l’amore esiste, vive e cresce dove vuole, senza regole, ragioni e limiti umani, e si esprime in mille forme diverse, nutrendosi della quotidianità che avvince i cuori.

 

Quel giorno di giugno in cui capì tutto, si scolpì nella sua memoria e nel suo cuore come uno scoglio sommerso, che emerge sul mare, qualcosa che è sempre stato lì, solo che prima non si vedeva.

 

 

Ricordava un insolito silenzio.

La tranquillità avvolgeva la villa che pareva sonnecchiare immersa nella luce delle prime ore del pomeriggio, quelle più calde, che costringono a restare chiusi in casa per evitare l’eccessiva calura.

Perfino i pochi domestici di palazzo sembravano spariti nel nulla, affaccendati nelle loro incombenze agli angoli più remoti e tranquilli della casa.

La cuoca si era appisolata in cucina, persa tra bucce di patata e verdure da pulire, e di fianco alla scuderia, lo stalliere si refrigerava immergendo una pezzuola nel secchio dell’acqua, mentre lavava uno dei cavalli.

Rosalie era in salotto, e senza risultati, stava tentando di concentrarsi nella lettura di un romanzo per fanciulle, trovato in biblioteca; probabilmente era stato dimenticato alla villa da una delle sorelle di madamigella Oscar.

In verità, il libro era assai noioso, monotono e dalla trama debole, e Rosalie preferiva letture più impegnative e coinvolgenti.

Forse era per quello che si era distratta e li aveva sentiti sul retro del giardino; prima, il cozzare delle spade durante l’allenamento, poi, le voci leggere come dei sussurri, le arrivarono attraverso la finestra aperta.

Si era alzata dalla poltrona, dove aveva abbandonato il libro, per avvicinarsi alla finestra e salutarli.

Le piaceva guardare i loro movimenti mentre duellavano, era affascinata da tanta eleganza; si muovevano come se danzassero, sfidandosi in destrezza e abilità, e Oscar pareva sempre quella più veloce, e Andrè le rispondeva energico, senza farle sconti perché era una donna.

 

Così, li aveva scorti, appena nascosti sotto i rami dell’albero che svettava alto verso il cielo. Le spade piantate nel terreno, a poca distanza dai due giovani, indicavano che il duello era finito.

 

La colpì la vicinanza, la prossimità eccessiva dei corpi.

 

Rosalie ebbe un sussulto, appena comprese cosa stava per succedere. Non proferì parola, rimanendo celata dietro la tenda.

Vide la mano di Oscar sfiorare il braccio di André, una carezza che risalì fino al gomito e poco oltre.

La mano di André scivolò attorno alla vita di Oscar, l’attirò vicina finché lei non gli fu addosso. Rosalie lo vide inclinare la testa di lato, mentre Oscar faceva la stessa cosa; aderiva perfettamente a lui con il corpo, mentre le sue braccia risalivano a circondargli il collo e le mani si aggrappavano alle sue spalle forti.

 

Con gli occhi spalancati, portò una mano alla bocca e soffocò un gemito di stupore, quando il loro contatto divenne fin troppo intimo, per due semplici amici.

Due amici non si sarebbero baciati in quel modo lungo, tenero e appassionato, e i due amanti parvero dimentichi di tutto, finché André, con una punta di lucidità, trascinò Oscar ancor più sotto le fronde dell’albero che li nascondeva da possibili testimoni.

 

Non si accorsero di Rosalie, e lei fu così sorpresa che non riuscì a reagire per i primi secondi; restò impalata, lo sguardo puntato oltre la finestra, sotto di sé, smarrito tra le fitte foglie dell’albero, che celava la vista dei due amanti.

Forse si stavano ancora baciando sotto le fronde che gettavano ombra, non era in grado di dirlo. Colse una risatina sommessa, parole bisbigliate che non arrivarono al suo orecchio.

Si ritrasse svelta all’interno, e si appoggiò con la schiena alla tenda all’angolo della finestra, turbata dalla scena che aveva appena visto. Tentò di convincersi che fosse reale.

Tentò di non pensare a nulla, di non saltare a conclusioni errate.

Passò un minuto, e con cautela si sporse di nuovo, oltre il vetro.

Non vide le spade, lì dove le avevano lasciate.

Alzò gli occhi, poco oltre l’albero che le impediva parzialmente la visuale, puntando lo sguardo su un angolo di prato del piccolo giardino, e li vide mentre si allontanavano, senza fretta, verso l’entrata della villa, uno di fianco all’altra.

Non si sfioravano, e André reggeva entrambe le spade.

 

Rammentò tutte le dicerie sentite a Versailles, ma non riusciva ad associarle alla scena che aveva appena visto.

Nei loro gesti non c’era colpa né capriccio, ma innocenza e fedeltà; non c’era provocazione, ma pudore per un amore da proteggere e custodire.

In quel preciso attimo, mentre il cuore rallentava i battiti e la mente prendeva coscienza, Rosalie decise che non le importava.

Per lei nulla cambiava.

Per lei, Oscar e André restavano le persone meravigliose di sempre, soprattutto Oscar; erano gli amici che l’avevano aiutata e sollevata dal degrado e dalla miseria della sua vita.

Amici molto intimi.

Molto più che amici.

Due amici che si amavano molto.

Due semplici innamorati.

Non sarebbe stata lei a giudicarli. Chi era per farlo? Cosa le dava il diritto di condannare la loro volontà di essere felici, in qualunque modo fosse possibile?

Aveva avuto in cuore sentimenti meno nobili; odio, rancore, disprezzo, pregiudizio e desiderio di vendetta.

E mentre considerava questo, Rosalie comprese che non avrebbe mai trovato un sentimento altrettanto sincero e puro, dietro i cancelli dorati della reggia.

 

 

******

 

 

Stai riponendo le ultime cose nei pochi bauli, in parte già riempiti dalle cameriere con gli indumenti e la biancheria.

È una fortuna che Oscar non abbia le pessime abitudini di certi signori esigenti e megalomani, che vanno in villeggiatura portandosi dietro anche le cose più superflue e inutili; lei viaggia leggero, usanza che ha trasmesso anche alla sua protetta.

“Tutto è pronto per la partenza di domani, Oscar; ho fatto controllare le ruote della carrozza, e i cavalli hanno ricevuto una razione doppia di biada. Alla prima stazione di posta li faremo riposare, e riposeremo un po’ anche noi. Parlo soprattutto per Rosalie, non è abituata a viaggi così lunghi, all’andata si era stancata molto.”

“Sì, hai ragione André. Io e te siamo abituati, ma lei no; è stata una bella esperienza per la piccola Rosalie, la Normandia le è piaciuta molto… Credo che un po’ le dispiaccia lasciarla.”

Mentre lo dice, Oscar ti lancia uno sguardo complice, e tu ricambi, mentre richiudi con la cinghia di cuoio l’ultimo baule, quello che contiene le vostre armi, qualche libro e i vostri mantelli pesanti, che non avete mai usato.

È accanto a te, e ti posa una mano sulla spalla e tu raggiungi le sue dita che stringi un attimo fra le tue. Le porti alle labbra per baciarle.

Hai notato la malinconia che le vela un po’ l’espressione. Da due giorni avete fissato la partenza, e Oscar ti appare inquieta, molto più rispetto ad altre volte.

“Non sembri contenta di tornare a casa, Oscar… Che cosa c’è?”

“No, non è questo André… è che…”

“È che siamo un po’ cambiati rispetto al nostro arrivo qui, non è così?”

“Già.” Oscar fa un mezzo sorriso indecifrabile.

Interrompi quello che stai facendo e ti appoggi al bordo del tavolo, di fianco a lei, le prendi la mano e intrecci le vostre dita.

“In realtà, noi siamo sempre gli stessi, Oscar. Il fatto che ci amiamo, renderà la nostra vita più bella e completa. Io vorrei solo renderti felice…”

Alza gli occhi celesti su di te, e ti senti afferrare il cuore da quella luce che brilla di vita e passione. Ne nasconde così tanta, che non sapresti dire come riesca a trattenerla dentro i confini del suo animo.

“Tu mi rendi felice, André. Queste ultime settimane sono state memorabili e intense, le più belle della mia vita. Ho compreso finalmente il mio cuore di donna; tra le tue braccia non mi preoccupo di nulla… di chi sono o di chi devo essere… sono solo me stessa, ed è facile e naturale… Però, per quanto io sia donna, non sarò mai come tutte le altre…”

“Che intendi dire?” chiedi un po’ preoccupato; non puoi credere che Oscar abbia dei ripensamenti, conosci il suo cuore e sai che è saldo, impetuoso, volubile, mai incostante, ma non ti sfugge il suo turbamento.

“Io ti amo davvero André, con tutto il cuore… potrei lasciarmi travolgere da quello che sento per te, ma non posso dimenticare di essere un soldato, e le mie responsabilità. Se lo facessi, se mi comportassi con eccessiva leggerezza, farei del male a entrambi…”

“Lo capisco, Oscar…” sussurri appena.

Questo amore avete appena iniziato a viverlo, è un germoglio ancora troppo delicato e fragile.

Lei sta mettendo in discussione tutta la sua vita, e tu sei fin troppo consapevole dei rischi a cui vi esponete; venire scoperti significherebbe lo scandalo, la vergogna, la derisione, forse per te la prigione e addirittura la morte, e Oscar verrebbe additata come colei che getta disonore sulla famiglia del generale.

Non vuoi questo per lei, né per voi, dunque non le chiederai mai nulla che vada oltre quello che Oscar potrà darti.

Finché potrai, che siano pochi momenti rubati, o giornate e notti intere passate tra le sue braccia, te le farai bastare, e grato, le ridarai tutto l’amore che hai nel cuore.

Ci proverai.

Faresti e farai di tutto per renderla felice, ma il futuro che avete davanti, l’incertezza delle difficoltà che incontrerete è un’incognita.

Ma sarete pronti, insieme, e l’amore che vi unisce sarà la vostra forza e il vostro scudo. Ne sei sicuro, come sai che il sole sorge con ogni nuova alba.

 “Sai, - continua Oscar - mi sono resa conto che siamo stati molto imprudenti André; credo che Rosalie abbia intuito qualcosa… forse ci ha sorpresi, e io non me ne sono accorta…”

La tensione si stempera, e ti lasci andare ad una sincera risata; Rosalie non può essere un pericolo per voi, e ti sorprendi un po’ del timore che Oscar manifesta.

“Dai, non crederai che Rosalie possa tradirti?! Quella ragazza ti adora, non ci farebbe mai del male, soprattutto non lo farebbe a te.”

“Questo lo so, mi fido di Rosalie. – Obbietta decisa. - La questione è un’altra…”

“Quale? E sei davvero sicura che sappia qualcosa? Forse sei solo un po’ nervosa, e hai preso lucciole per lanterne!”

“Più che altro è un sospetto. Un pomeriggio è venuta nella mia stanza per portarmi dei fiori freschi da mettere nel vaso di fronte alla finestra. Io l’ho ringraziata per la sua gentilezza, e dopo, lei mi ha chiesto se preferivo che fossi tu a portarmeli… Non c’era malizia nelle sue parole, ma un po’ spiazzata, non le ho risposto; quando si è resa conto di aver fatto un’allusione involontaria, è arrossita di colpo. Era in estremo imbarazzo e non sapeva più come scusarsi…”

“Sì Oscar, ma questo non prova nulla… e Rosalie non parlerebbe con nessuno di quello che c’è fra noi. Di questo, sono sicuro…”

“Lei no, ma gli altri? – Oscar si lascia scappare un sospiro pesante. – Siamo stati bene qui, ma sto pensando che non potrà sempre essere così… Palazzo Jarjayes, Versailles, laggiù sarà diverso… non avremo tutta questa libertà… e non sono tutti come Rosalie.”

“È vero, la corte è un covo di serpi, lo sappiamo molto bene, e a Palazzo Jarjayes anche i muri hanno orecchie, ma sono terreni che conosciamo alla perfezione…”

Ti scosti appena dal bordo del tavolo per circondarle la vita e stringerla. Oscar appoggia la fronte al tuo petto e ti circonda i fianchi con le braccia.

“Tu hai fiducia in quello che ci lega, vero Oscar?” le domandi, accarezzandole una guancia.

“Ma certo, André…”

“Allora, non avere timori Oscar; uniti, affronteremo tutto quello che verrà… nel bene e nel male.”

Fai una breve pausa, prima di continuare in tono semiserio.

 

“Sai qual è il mio vero timore, Oscar?”

“Non so proprio immaginarlo…”

“Mia nonna… se scoprisse che ho insidiato la sua ‘bambina’, rimpiangerei le sue mestolate; sarebbe capacissima di scorticarmi vivo con un coltellaccio da cucina, e dopo appenderebbe la mia pelle come fa con i conigli… - Oscar ride travolta dalla tua ironia, e tu continui – Sono serio, ti sorprenderebbe la sua abilità nell’uso dei coltelli affilati… temo più lei di tuo padre.”

Oscar alza lo sguardo in cerca dei tuoi occhi, e si stringe a te ancora di più.

“Non ti preoccupare amore mio, ti difenderò io… e non solo da tua nonna.”

“Ci conto…” sussurri, prima di scendere a catturare le sue labbra che cercano le tue. E mentre il bacio diventa profondo, vi perdete uno nell’altra, felici e paghi di quel contatto, intimo legame tra i vostri spiriti.

 

La dolce Rosalie è l’ultimo dei vostri problemi. Non è lei che dovete temere.

 

Mentre continui a baciarla, pensi che molta vita scorrerà tra le mura di Palazzo Jarjayes, ma gli allenamenti con la spada, celeranno la sensualità dei vostri assalti, e il desiderio nei vostri sguardi sarà soddisfatto in segrete notti di passione, con la sola luna come testimone di una comunione di anime e corpi.

 

Tornerete sotto le luci di Versailles, agli ordini di servizio, alle ronde alla reggia e alle notti passate lontani da casa, dietro le feste rutilanti e i capricci di Maria Antonietta, regina triste e inquieta che spreca il cuore in amicizie false, mentre attende il ritorno del solo uomo che la ama, senza averla.

E un giorno, se Dio vorrà, il conte di Fersen tornerà dall’America, ma sai che gli occhi di Oscar non si rivolgeranno a lui come ad un amore irraggiungibile e negato, né la gioia del suo sguardo sarà fonte di pena segreta.

Non sarà altro che un ricordo sbiadito che ha lasciato tracce vaghe, evanescenti quanto la bruma del primo mattino.

Fersen sarà solo un sincero amico ritrovato, sfuggito alla morte più orrenda in terra straniera.

 

Mentre la stringi tra le braccia e le accarezzi la nuca, ricordi le chiacchiere dei cortigiani gelosi e irriverenti, che sporcano le loro labbra di malizia, ma il vero sapore dei vostri baci non lo sanno immaginare; è un miele estatico che pochi eletti conoscono, perché l’amore non si lascia imprigionare né scoprire da animi meschini.

 

Ritroverai l’algido comandante delle Guardie Reali, dallo sguardo di ghiaccio che non mostra mai debolezze, fedele servitore di una regina infelice e annoiata, che non sa sostenere il peso di una corona, ma nessuno vedrà la donna passionale e tenera nascosta dentro l’uniforme.

Oscar si è svelata solo a te, come tu ti sei svelato a lei.

 

Tornerà perfino la gelosia malcelata di un uomo come il tenente Girodelle, innamorato senza speranza, che si strugge per un amore impossibile, e non comprende né considera quale forza suprema possa unire davvero due persone come voi.

Sul palcoscenico del mondo, il vostro amore non esiste, ma di questo voi non vi curate; basta che esista nel vostro cuore e si riscaldi tra le vostre braccia.

Basterà questo a superate ogni difficoltà, e il tuo non è il pensiero di un’idealista; sei un uomo concreto, lo sei sempre stato e non smetterai di esserlo, solo perché Oscar ti ama.

Così, ogni volta che guarderete indietro, saprete con certezza che il vostro amore è forte e autentico.

Solo l’amore puro accetta tutte le sfide e le supera.

Solo l’amore vero va oltre l’impossibile.

 

 

Fine

 

 

Ciao a tutte.

Avevo detto che avrei concluso la storia qui, e così intendo fare, perché non sento la necessità di proseguire oltre. Spero che questo capitolo alternativo vi sia piaciuto, e che non risulti troppo affrettato, ma in sostanza mi pareva di aver detto tutto nei capitoli precedenti, almeno tutto quello che m’interessava per questa ff. Volevo solo spostare il punto di vista su un osservatore esterno, che in questo caso vede ciò dovrebbe restare segreto (Rosalie mi pare sempre perfetta per questo) e giocare sulle incertezze di un sentimento appena scoperto che ancora non si sa come vivere.

Vi ringrazio per le vostre parole e i vostri commenti, sono state uno sprone importante per andare avanti, grazie di cuore.

Ninfea

 

   
 
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