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Autore: Becky313    21/01/2018    2 recensioni
“Slender...?” Chiese lei.
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“Lo conosci?” Chiese sospettoso il proprietario di quegli occhialoni arancioni.
“Beh, solo di fama... È il fratello di Smexy!” Dichiarò sorpresa lei, cercando di vedere oltre quelle lenti colorate.
Ticci Toby appartiene a Kastoway.
The Hell Princess e la storia appartengono a me, Becky313.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Offenderman, Slenderman, The Hell Princess, Ticci Toby
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Hell Princess VS Ticci Toby

 




Era notte fonda.  I rami secchi degli alti alberi erano coperti da quel candido bianco tipico della neve, fredda e soffice. La ragazza, coi capelli dello stesso colore di quel soffice miscuglio di acqua densa a ghiaccio, camminava a fatica con lunghi passi in quel piacevole e stupendo paesaggio nel centro della grande foresta.
Le era stato ordinato dal suo “capo” di sorvegliare l’area siccome, secondo lui, proprio per questo clima ci sarebbero potuti essere dispersi da attirare o attacchi a sorpresa da diversi nemici. Dato che non aveva trovato anima viva, si era persa nella contemplazione della foresta imbiancata e non si era accorta di aver varcato il confine del territorio appartenente ad Offenderman qualche metro prima. Fu solo qualche metro dopo che si rese conto di essere osservata e probabilmente seguita da qualcuno, all’inizio, pensava fosse una dispersa o una fuggitiva del castello che si era approfittata dell’assenza sua e di Offenderman, spesso rinchiuso nel suo ufficio, quando non era troppo occupato a “divertirsi” con le sue prigioniere. Becky sapeva cosa il suo capo faceva con quelle ragazze, ma non la preoccuapava molto, le bastava avere un posto dove stare e sapere che lui non avrebbe mai allungato una mano su di lei in quel modo. L’albina si risvegliò dai suoi pensieri quando intravide con la coda dell’occhio il luccichio di una lama, che fece ricredere la diciassettene infinita sulle sue ultime ipotesi. Continuò a camminare, cercando di far finta di non averlo visto e, con grande azzardo, camminò velocemente dietro ad uno dei grandi alberi di quercia cercando di attirare il suo inseguitore in una trappola. Aspettò qualche decina di secondi prima che un ragazzo con una museruola con quelli che sembravano dei denti disegnati sopra, degli occhialoni dal quale era impossibile vedere gli occhi e una felpa beige, con le maniche a strisce nere ed il cappuccio tirato a coprirgli la maggior parte di quello che restava scoperto della faccia. Lo strano ragazzo aveva quelle che sembravano delle accette nelle sue mani, una per ogni mano. Becky gli corse dietro il più silenziosamente possibile, ma il ragazzo sembrò notarla lo stesso dato che si fermò quasi meccanicamente. L’albina prese la cosa a suo vantaggio e gli saltò sulle spalle mentre si girava. Il ragazzo non se lo aspettava di certo, per questo motivo quando la ragazza gli saltò addosso lui fece un verso di sorpresa cadendo rovinosamente a terra.
Becky ghignò, mettendosi comodamente seduta sulla schiena del ragazzo, che si agitava inultimente cercando di togliersela di dosso.  La diciassettenne guardava orgogliosa il suo lavoro.
“Ehy ,tu! Togliti di dosso! Sei pesante!” Si lamentò lui, agitandosi più forte.
La ragazza si bloccò, mentre il suo ghigno scompariva lentamente dalla sua faccia.
“Come, scusa?” La rabbia dell’albina era evidente nella sua voce.
Il ragazzo con la museruola sogghignò, aveva fatto centro.
“Hai sentito! Come può un ragazzo come me reggere una donna adulta come me sulla propria schiena?” La stuzzicò lui, rafforzando la presa sulla sue accette, pronto a scattare e ribaltare le posizioni.
“Guarda che io ho diciassette anni, bastardo!” Gli urlò contro lei, distraendosi e diminuendo la presa.
L’incappucciato rimase interdetto, bloccandosi.
“Diciassette? Sei più giovane di me?” Chiese sorpreso, girandosi di poco verso di lei per osservarla meglio.
L’albina ghignò se possibile ancora di più, inclinandosi verso di lui.
“Oh, ma davvero? Chi è l’adulto adesso?” Gli sussurrò nell’orecchio lei, prendendolo in giro.
Il ragazzo ringhiò, rivoltando le posizioni con un colpo di reni e puntandole un accetta alla gola.
Il ghigno di Becky non cambiò di un millimetro, guardando il ragazzo divertita.
“Oh, interessante, allora un po’ di mascolinità ce l’hai!” Rise divertita la ragazza.
Il ragazzo non rispose, muovendo la testa per colpa dei tic.
Il ghigno dell’albina si dissolse nel nulla, guardando il ragazzo sopra di lei con curiosità.
“Che hai da fissare?” Chiese scontento lui, dopo un minuto intero speso a fissarsi l’un l’altra.
La ragazza avvicinò il volto pallido al suo, fissandolo con un sopraccigio alzato. Il ragazzo incapppuciato rispose allo sguardo non tirandosi indietro.
“Tu hai qualcosa che non va, vero?”
“E anche se fosse?” Le rispose a tono lui.
Becky ritornò a ghignare, stavolta con divertimento.
“Significa solo che sarà più facile farti fuori.” Disse con strafottenza, estraendo lentamente il suo bastone-coltello dal suo stivale sinistro senza farsi notare dal più grande.
“Mhmp! Certo che sei simpatica! Mi dispiace tanto ucciderti!” Disse con leggerezza lui, alzando l’accetta per prendere la velocità per avere abbastanza forza da staccarle la testa dal collo.
“Bugiardo.” Gli sorrise furba lei, come se lui stesse per offrirle caramelle e non ucciderla in maniera sanguinosa. Il ragazzo annuì.
“Vero, ma devo sul serio. Altrimenti Slendy potrebbe vietarmi di mangiare waffles per tutta la settimana! Ed io non posso permetterlo!” Rispose lui, abbassando a tutta forza e velocità la lama verso la gola dell’albina.
“Slender...?” Chiese lei, facendo fermare la lama ad un centimetro dalla sua gola.
Negli occhialoni del ragazzo la proxy poteva vedere il suo riflesso, anche mentre s’inclinavano insieme alla testa di lato.
“Lo conosci?” Chiese sospettoso il proprietario di quegli occhialoni arancioni.
“Beh, solo di fama... È il fratello di Smexy!” Dichiarò sorpresa lei, cercando di vedere oltre quelle lenti colorate.
“Sme- Intendi Offenderman? Sei la proxy di quello li?!” Quasi urlò lui disgustato.
“E tu sei il proxy di quel noioso pedofilo?!” Rispose lei con lo stesso tono, ma con incredulità.
“Ed io che ti stavo giudicando mio degno avversario!” Gli urlò contro lei, unendo i due pezzi di bastone con velocità, prendendo di sorpresa il ragazzo e guardandolo saltare all’indietro per poi atterrare sulla neve morbida che copriva il terreno duro. La ragazza si mise in piedi velocemente, attaccando il ragazzo e riuscendo a ferirlo sul fianco solo di striscio dato che lui indietreggiò con abbastanza velocità nonostante i suoi tic. Dalla ferita iniziò ad uscite parecchio sangue, ma lui non sembrava accorgersene. L’albina ghignò.
“Perchè ghigni?! Guarda che non hai ancora vinto!” Urlò il proxy, alzandosi in piedi e agitandosi come se non fosse stato appena ferito e non stesse perdendo sangue. Adesso erano in piedi l’uno di fronte all’altra.
La diciassettenne lo guardò interdetta.
“Che c’è?” Chiese lui, confuso dallo strano comportamento dell’albina.
“Sei... consapevole di essere ferito... giusto?” Tentò lei, abbastanza confusa.
Il ragazzo abbassò subito lo sguardo, guardando con sorpresa la ferita da qui gorgogliava copioso sangue che gocciolava sul terreno, sporcando la candida neve di un rosso scarlatto.
“Ah... Mi hai ferito!” Le urlò indigato lui, puntandole il dito contro come un bambino offeso perchè un altro bambino gli aveva rubato il suo giocattolo preferito.
Lei strabuzzò gli occhi sorpresa, ignorando il comportamento infantile dell’altro.
“Si può sapere che diavolo sei?” Gli urlò contro lei, guardandolo con sorpresa e incredulità.
Il proxy sorrise da sotto la museruola. “Io?” Chiese lui, fingendosi sorpreso per la domanda.
“Io sono uno dei proxy più fidati di Slenderman. Mi chiamano Toby.” Pronunciò quelle parole con orgoglio, Toby.
Becky ringhiò di rabbia. Non era affatto contenta di non poter infliggere dolore al suo avversario. Dopo qualche secondo sul suo viso si aprì un ghigno divertito.
“Ah! Quindi sei il famoso Ticci Toby! Ho sentito molto parlare di te.” Gli disse lei.
“N-non c-chiamarmi così.” Rispose lui balbettando per via dei tic.
“Eh? Perché? Ticci? Ticci! Ticci Toby!” Rise lei, prima di partire all’attacco e affondando con la sua arma. Toby con abilità le colpì il braccio facendole scappare un gemito di dolore e lei con agilità e grazie atterrò dietro di lui con una capriola e si alzò velocemente in piedi, sporca di neve.
Il ragazzo rise di lei: “Che fai adesso, giochi con la neve? Sei proprio una ragazzina!” La derise lui prima di attaccare cercando di trafiggerla con le sue accette.
“E tu un po’ troppo vivo per i miei gusti!” Gli rispose a tono lei mentre le accette le passarono attraverso. Aveva scoperto quel di poter diventare inconsistente solo da qualche mese, ma le era molto utile, specialmente in occasioni come queste. Dopo tutto era un fantasma.
“C-come...?” Chiese interdetto il proxy maschio. Ma la sorpresa non durò a lungo dato che riprese ad attaccare con più forza di prima.
Becky ghignò semplicemente. “Credi davvero di essere l’unico con qualche trucchetto?” Dichiarò lei con arroganza. “Non puoi uccidere qualcuno già morto, no?” Disse poi, abbastanza forta da farsi sentire, ma non abbastanza da fargli distinguere chiaramente le parole.
“Maledetta...” Sussurrò lui, ghignando per la rabbia mentre veniva colpito da più tic.
“Vediamo se è davvero impossibile!” Disse ad alta voce dando l’impressione di un bambino eccitato di andare ad un luna park per il suo compleanno.
La ragazza aprì le braccia in segno di sfida. “Fatti avanti, bastardo.” Lo incoraggiò lei eccitata.
Il ragazzo iniziò a ridere in maniera isterica prima di correrle contro e attaccarla.
Andarono avanti così per almeno mezz’ora. Con lui che l’attaccava e lei che schivava, parava o diventava inconsistente.
Erano tutte e due senza fiato e stanchi, ma i loro sguardi di sfida verso l’un l’altra non cedevano.
“Già stanca?” La derise lui, ansimando per l’aria.
Lei allargò il suo ghigno in risposta. “Senti chi parla... Si vede... da due miglia che stai per crollare.” Ansimò lei, mentre una gocciolina di sudore le scese giù per la tempia.
“Certo... come no.” Rispose lui con sarcasmo, dopo aver ripreso un po’ di fiato.
I due scattarono l’uno verso l’altro pronti a darsi il colpo di grazia. Toby con le accette pronti a ferirla e Becky con il bastone-coltello pronto a trafiggere lui.
Proprio in quel momento, mentre i due stavano a mezz’aria si manifestò dal nulla Slenderman, che, con i suoi tentacoli, afferrò i due proxy per i cappucci delle felpe, per poi lasciar cadere Toby per terra con un tonfo e scaraventare Becky contro un albero.
La proxy sbattè contro la quercia con forza, facendo cadere alcuna neve che si era formata sui rami dell’alta quercia, ma non ci fece troppo caso, troppo impegnata a stringersi forte la testa per il peggior mal di testa che avesse mai avuto.
L’albina alzò la testa, il suo sguardo era sfocato, ma non ci voleva una vista perfetta per vedere il famoso “Operatore” camminare lentamente verso di lei.
Becky ridacchiò nonostante il dolore: Smexy sarebbe stato così arrabbiato! E chissà cosa le avrebbe fatto adesso il famoso uomo senza faccia.
Lei chiuse gli occhi vedendolo avvicinare sempre di più. Non poteva finire tutto così, giusto?
Aspettò un tempo infinito ma nulla successe. La proxy aprì gli occhi e quello che si ritrovò davanti la fece sussultare. Di fatti, girato di schiena, non c’era nessun altro se non il suo capo: Sexual Offenderman. La ragazza abbasso la testa, vergognosa della sua debolezza.
I due fratelli, intanto si fissavano, quasi come se stessero dando atto ad una conversazione silenziosa che solo loro potevano capire.
Passarono alcuni minuti prima che lo Slender con indosso l’abito nero battè in ritirata seguito con prontezza dal suo proxy, che non esitò a guardare la scena tra Offenderman e la sua proxy. Toby si girò di scatto verso l’operatore, probabilmente per una chiamata che solo lui avrebbe potuto sentire, e si affrettò a raggiungere il suo capo.
“S-Smexy...” Sussurrò impaurita la proxy, non riuscendo ad alzare la testa.
“Ce la fai a camminare?” Chiese solo lui, distrattamente.
L’albina annuì, alzandosi in piedi un po’ traballante. Raggiunse velocemente lo Slender, che camminava a passi felpati verso la loro metà di foresta.
Solo una volta l’albina si guardò indietro, su quel campo di battaglia dove si stava divertendo molto con quello strano ragazzo, prima di concentrarsi sul percorso creato dalle impronti sulla bianca neve davanti a lei dal suo capo.
Sperava di poter r’incontrare Toby, così avrebbero potuto giocare di nuovo insieme. Il ghignò sul suo pallido volto si allargava per ogni passo che faceva. Si sarebbe divertita un monfo a farlo fuori. Dopo tutto... L’inferno non sbaglia mai!
 
 
  
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