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Autore: jarmione    22/01/2018    2 recensioni
[Coco]
NUOVO PERSONAGGIO - HECTOR
Hector tenta nuovamente di oltre passare la barriera ma viene fermato e portato dentro per tutta la durata del dia de muertos.
Ma il dia de muertos non è solo festa e gioia, è anche dolore.
la morte non guarda in faccia nessuno, nemmeno la vita.
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era un dia de muertos come tutti gli altri.
Un dia de muertos che Hector viveva da anni.
Ancora tentava di oltrepassare la barriera che lo avrebbe portato dai suoi cari ancora in vita…che lo avrebbe portato dalla sua Coco.
Ma era tutto inutile.
Nessuno aveva mai esposto la sua foto.
Rinunciava al tentativo di passare dopo circa quattro volte che provava.
Il più delle volte finiva rinchiuso per il resto della festività.
Quella, fu una di esse.
Al quinto tentativo, dove si era travestito da Frida Khalo, era stato fermato e trascinato nella quest’ura dell’aldilà.
Il questore aveva verbalizzato tutto e lo aveva rinchiuso in cella, per poi andare a trovare i suoi parenti in vita.
Essendo stato rinchiuso con i vestiti da donna, aveva tentato invano di farsi liberare con le scuse più assurde
“Ehi! Avete sbagliato persona! Sono io Frida Khalo!”
In lontananza si udì qualcuno sbuffare e borbottare.
Poi silenzio.
“Sempre a me capitano queste cose” brontolò Hector, togliendosi il costume da donna e sistemandosi i suoi vestiti ormai logori.
Non aveva una casa, non aveva una famiglia e sua moglie lo odiava a tal punto di bandirlo dalla sua vita.
Dopo tutto aveva ragione.
Lo sbaglio lo aveva fatto lui.
Se era ancora lì, se ancora poteva parlare e farsi vedere, era solo grazie a sua figlia Coco.
Nonostante fossero passati anni da quando li aveva lasciati ed era morto, lei ancora si ricordava di lui.
Ma per quanto tempo sarebbe andata avanti?
Ogni dia de muertos era un terno al lotto per lui.
C’era rischio che prima o poi scomparisse.
Se Coco si dimenticava di lui…lui sarebbe scomparso.
Alla fine, sapendo di non avere altra scelta che restare lì fino al mattino, si sedette sulla panca e sospirò, tenendo la testa bassa.
Qualche istante dopo, un suono sommesso interruppe i suoi pensieri.
Era un pianto.
Un pianto di un bambino.
Se fosse ancora vivo, avrebbe avuto la pelle d’oca.
Alzò lo sguardo, e vide lo scheletro di una bambina seduta in un angolo della cella.
Era piccola.
Avrà avuto si e no l’età della sua amata Coco quando l’aveva vista l’ultima volta.
Era proprio vero che la morte non guardava in faccia nessuno.
Chi decideva di prendere, lei prendeva.
Ed era toccato a quella povera bambina.
A giudicare dai vestiti logori che aveva addosso, doveva essere sola e morta tanti anni prima che nascesse la sua Coco.
“Ciao” disse Hector avvicinandosi
La piccolina tirò su con il naso “Puoi farmi arrivare dalla mia mamma?”
Che poteva rispondergli? Che non poteva oltre passare la barriera?
“Se hanno esposto la tua foto certamente”
La piccola scosse la testa “Hanno detto che non posso passare che la mia foto non c’è”
Dovevano essere passati davvero tanti anni.
La madre della bambina si era scordata di lei.
Poco dopo, un bagliore rosso passò l’intero corpo della piccola, facendola gemere e piangere.
“Voglio la mia mamma!” esclamò
Hector scattò in piedi.
Stava scomparendo.
Non avrebbe passato la notte.
Che poteva fare?
Come poteva aiutarla?
“Ehi…” si avvicinò alla piccola “tranquilla, la vedrai la tua mamma”
“Davvero?”
“Ehm…si!” le sorrise “certo che la vedrai ma…”
“Ma…?”
“Ma il dia de muertos non è stanotte!” era l’unica scusa che poteva dirle.
“Parlano tutti del dia de muertos e tutti sanno che è oggi!” ribattè la bambina
“Oggi ci sono le prove generali per domani”
“Allora perché sei qui dentro?”
“Ehm…è una storia lunga, non è importante”
La piccola capì che non poteva fare nulla e tirò su di nuovo con il naso.
Non era facile consolare qualcuno.
Non era mai stato bravo…nemmeno con la sua Coco.
Sospirò.
Un altro bagliore rosso attraversò la bambina, che gemette.
“Ho paura!”
“Tranquilla…non preoccuparti” si chinò e la prese in braccio.
Le si strinse a lui, proprio come se fosse sua figlia.
Era sola.
Hector ebbe un attacco di panico.
“Ehi!” esclamò fuori dalla cella “Ehi! C’è qualcuno!? Aiutatemi!”
Ma la piccola stava iniziando a chiudere gli occhi.
“No…no no, non finirà così, non stanotte!”
Non voleva vedere nessuno scomparire e non voleva che accadesse ad una bambina innocente.
Ma chi era l’incosciente senz’anima che l’aveva rinchiusa in cella!?
Ah già…li erano tutti senz’anima.
Persino lui.
“Stai tranquilla piccola” sorrise dolcemente e si sedette a gambe incrociate a terra senza lasciare la bambina, che stava rannicchiata fra le sue braccia.
Doveva distrarla…più che poteva.
“Come ti chiami?”
“Malita”
“E’ un bellissimo nome” le accarezzò la manina, ma sentì che le sue ossa si stavano indebolendo.
Era agli sgoccioli.
“Tu come ti chiami?” chiese lei con un filo di voce
“Hector”
La piccola gemette, mentre l’ennesimo bagliore rosso l’attraversava.
Hector si sentiva inerme e impotente.
 
Ripensa a me
Non dimenticarlo mai
Ricordami
Dovunque tu sarai
Lo sai che devi fare se
Non sono insieme a te
Ascolta la canzone e tu
Sarai vicino a me

 
Le cantò la sua canzone.
La canzone che aveva dedicato alla sua Coco.
Lo fece dolcemente, con voce spezzata.
La sua faccia, LUI, sarebbe stato l’ultimo che la vedeva e l’ultimo che lei avrebbe visto.
Un perfetto estraneo, ma lui fece tutto col cuore che ormai non esisteva più.
Lo fece per lei.
E, per un attimo, credette che stesse cantando alla sua amata figlia e che era lei che stava per scomparirgli fra le mani.
Un altro bagliore rosso e la bambina si irrigidì alcuni istanti, per poi rilassare tutto il suo minuscolo corpicino.
“Grazie…Hector” e, lentamente, quello scheletro si dissolse nel nulla.
“Malita!” esclamò, sperando di poterla tenere “no…Malita!”
Ma il corpo ormai non c’era più “MALITA!”
Strinse i pugni e li batte sul pavimento, rischiando di perdersi i pezzi per la cella.
Si inginocchiò e si mise la testa fra le mani, lasciandosi andare.
Non era riuscito a fermarla, non era riuscito a salvarla.
Le era sfuggita dalle braccia senza che lui avesse combattuto per tenerla.
Un giorno anche lui avrebbe fatto quella fine.
Ma era meglio lui che Malita.
Passò il resto della notte del dia de muertos in silenzio, ripensando a quei pochi minuti passati con lei.
Si chiese su un giorno l’avrebbe rivista e si chiese se aveva sofferto.
Si augurò vivamente di no.
“Hector sei libero” annunciò la guardia aprendo la cella “che faccia da funerale” ridacchiò lo scheletro baffuto “sembra quasi che sia morto qualcuno”
Lui non rispose e strinse i pugni
“La prossima volta tenterai di vestirti come De La Cruz, magari ci riesci” poi guardò dentro la cella “ehi ma…dov’è la bambina!?”
La risposta che Hector voleva dargli era tutt’altro che amichevole.
Non si voltò nemmeno e sospirò “E’ stata dimenticata” e se ne andò.
Hector giurò di non dimenticarsi mai di lei.
Sarebbe stato come dimenticarsi di sua figlia.
 
  
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