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Autore: _Akimi    22/01/2018    6 recensioni
[Power Rangers]
[Accenni Zack/Trini]
"Zack che si comporta come suo solito deve significare qualcosa, è un implicito modo per dirle che non tutte le case sono trappole, non tutte le famiglie sono orribili, e che in una roulotte come questa c'è e sempre ci sarà un piccolo quanto umile spazio per lei.
Per lei, per i suoi bronci o per le sue chiacchiere – sono questo che fanno gli amici, e Zack accetta il suo lato peggiore, folle com'è."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi casa es tu casa
{Nella casa di una famiglia felice, semplici stoviglie di ceramica risplendono più della giada.}

La roulotte è a pochi passi da loro, un paio di miseri metri dividono Trini dalla casa di Zack e trattiene il respiro, non sa esattamente per quale motivazione, ma è solo uno sciocco modo per scacciare l'imbarazzo che sta avendo la meglio su di lei.
Le famiglie sono soffocanti – è questa la sua opinione, se pensa all'insistenza di sua madre o alla freddezza di suo padre; e la prudenza è così radicata in lei da non poter allontanare quei pregiudizi dalla sua mente, oramai.
Non ha ancora varcato la soglia di casa Taylor, ma là la vede, una presenza invisibile che l'attende per tormentarla durante il pranzo, una voce misteriosa che le dice che anche la madre di Zack, in qualche strano modo, vedrà in lei niente altro che un ragazza piena di complessi e paranoie.
Perché è così come la vedono tutti, anche Zack la chiama – seppur amichevolmente – svitata, e anche se si tratta di un nomignolo ora affettuoso, deve riconoscere un fondo di verità in quella semplice parola.
Non è mai stata brava con le persone, non lo è neppure con i pochi amici che ha – motivo per cui inizia a pentirsi di aver accettato un pranzo a casa dell'altro.

Zack è stato sin troppo gentile, inusualmente educato con lei; non si parlano da quando sono usciti dal ristorante cinese con le loro ordinazioni e, a dire il vero, Trini non crede che il silenzio sia dato solo dal piccolo litigio avuto per decidere se mangiare con le bacchette o meno.
Entrambi sono orgogliosi, entrambi non sono bravi ad esplicitare le proprie emozioni, ma la stessa Trini, che certamente non è regina in empatia, nota un lieve tremolio nella figura di Zack davanti a sé.
Calpesta la sua ombra sotto la suola delle sneakers mentre risalgono i pochi gradini verso la porta ed è in quel punto che il ragazzo decide di fermarsi, accennando uno sbuffo divertito quando Trini va a scontrarsi contro di lui.

«Māmā, wǒ huíláile.»
Sono le prime parole che Zack esclama non appena entrato in casa, abbandona il sacchetto con il cibo caldo sul tavolo e con un cenno della mano invita Trini a seguirlo, senza però trattenere una risata nel vederla avvicinarsi a passo felpato.
«Non preoccuparti, non ti mangia nessuno qui.»
Il suo tono canzonatorio l'aiuta a rilassarsi, perlomeno la illude per quegli ultimi passi che la dividono dalla donna e che le fanno credere che forse – forse – non vi è davvero nulla di cui preoccuparsi.
Zack che si comporta come suo solito deve significare qualcosa, è un implicito modo per dirle che non tutte le case sono trappole, non tutte le famiglie sono orribili, e che in una roulotte come questa c'è e sempre ci sarà un piccolo quanto umile spazio per lei.
Per lei, per i suoi bronci o per le sue chiacchiere – sono questo che fanno gli amici, e Zack accetta il suo lato peggiore, folle com'è.

«Il mio Zack non smetteva di parlare di te, sei molto più carina di quanto dice.»
Un sorriso complice ravviva il volto stanco della donna, le labbra increspate fanno magicamente scomparire ogni segno di fatica e di malattia dal suo viso, come se l'incontro fosse un medicina capace di scacciare qualsiasi male.
«Māmā!»
È questione di attimi, Trini lo nota prima che Zack possa voltarsi: un'espressione imbarazzata, un lieve rossore che colora il suo viso ed infine è una risata – che vibra rumorosa nella stanza – a sfuggire dalle sue labbra.
Trini ride, ride come non ha mai fatto prima; trova l'improvvisa timidezza di Zack così divertente e in cuor suo, la calma trova il suo giusto posto, uscendo vincitrice contro il nervosismo che le attanagliava lo stomaco.
«Credo di adorare già tua madre, Zack.»
«Oh, grazie tante, dov'è finita la Trini timida di pochi minuti fa?»
La signora Taylor increspa le labbra, testimone silenziosa di quel breve scambio di battute e, mentre i due giovani cominciano ad apparecchiare la tavola, non può che sentirsi felice per suo figlio, finalmente.


 
Note dell'autrice:
La frase all'inizio è un proverbio cinese, la frase pronunciata da Zack significa "Sono tornato, Mamma."
 
  
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