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Autore: Shikayuki    23/01/2018    1 recensioni
«Scusa, immagino che parlare dei tuoi genitori non sia un bel tema per te… sai, neanche per me lo è.»
«Spiegami meglio.»
Pidge lo guardò e lui potè vedere una scintilla di disagio passare su quel volto piccolo e delicato, reso ancora più vulnerabile dalle lenti troppo grandi.
«Mio padre… mio padre e mio fratello erano con Shiro su Kerberos quando furono rapiti dai Galra e buttati nelle arene. Ho fortunatamente ritrovato mio fratello, ma di mio padre ancora nessuna traccia… ma non ci arrendiamo.»
Lotor la guardò e poteva perfettamente capirla, in fondo anche sua madre era sparita nel nulla senza lasciare tracce di alcun tipo.
~
Lotor rivede sua madre in Pidge, ma a qualcuno prudono le mani.
Genere: Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kogane Keith, Lotor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono!

 

• Iniziativa: Questa storia partecipa al "COWT" di Lande di fandom

• Settimana: Prima

• Missione: M1

• Prompt: Cerimonia

• Numero Parole: 1.143


 

N.B.: mi dispiace, ma non è betata! Sorry not sorry, ma sotto cowt vale il "quantity over quality", verrà fixata prima o poi!


Watch your back, Prince


«E così questo è l’hangar dove avvengono le magie?»

Il Leone verde emise un ringhio sommesso che gli riverberò nelle ossa, avvertendolo che era osservato. Gli sorrise sicuro, cercando di non fargli notare il suo leggero nervosismo. Era un principe non avrebbe dovuto farsi spaventare così, ma di sicuro non si poteva scherzare con quei mostri di metallo senzienti.

Il paladino verde smise di fare quello che stava facendo ed alzò lo sguardo, guardandolo curioso da dietro gli occhiali tondi e troppo grandi per quel volto piccolo e grazioso. Avrebbe potuto tranquillamente distruggerlo con una mano, ma non era lì per quello.

«Posso esserti utile?»

Lotor si guardò intorno, ammirando la quantità di oggetti tecnologici che splendevano leggermente ai riflessi di quintessenza verde che permeava l’intera zona dell’hangar, come a rimarcarne l’appartenenza. C’erano comunicatori, piccoli robot, un computer costruito a metà e in un angolo una piccola discarica di quelli che forse erano esperimenti malriusciti. Si avvicinò alla postazione di lavoro del ragazzo, sempre con il suo sorrisetto sicuro sul volto, sperando di rassicurarlo.

«Mi è stato dato il permesso di girare per il Castello e quindi stavo curiosando in giro, cercando di orientarmi.»

«Ed hai ben pensato di venire a spiare “dove avvengono le magie” per cercare di carpire qualche importante segreto di stato?»

Il piccoletto era sveglio, decisamente troppo, e a Lotor piaceva.

«Touchè, ma no, non sono qui per questo motivo. Posso?»

Al suo cenno affermativo Lotor afferrò con delicatezza quello che sembrava un comunicatore che il paladino doveva star costruendo in quel momento, e l’osservò con attenzione, sentendosi addosso il suo sguardo penetrante. Aveva dei peculiari occhi color miele, che lo mettevano un po’ in soggezione, insieme alle sue strane orecchie tonde. Si rigirò tra le mani quell’affarino, apprezzandone la perfezione e la minuziosità dei dettagli, pur essendo piccolo poco meno di un’unghia. Si chiese come avesse fatto un essere proveniente da un pianeta tanto antiquato a costruire un qualcosa di simile, posando gli occhi sul minuscolo alieno di fronte a lui ed arricciando il labbro pensieroso.

«Qualcosa ti sta frullando nella testa, posso leggertelo in faccia da qua, anche se non sei un computer.»

«Mi stavo semplicemente chiedendo come facesse un qualcuno di proveniente da un pianeta tanto arretrato ad essersi adattato così bene alla tecnologia degli Alteani.»

«Sul mio arretratissimo pianeta la chiamiamo elasticità mentale e curiosità, sai?»

Lotor sorrise, decidendo che quel piccolo essere insolente gli stava decisamente simpatico, nonostante tutto.

«Qual è il tuo nome?»

«Katie, ma puoi chiamarmi Pidge.»

Il suo comunicatore registrò Katie come nome femminile e ne rimase stupito, essendo convinto di trovarsi davanti ad un essere di sesso maschile.

Pidge nel frattempo era tornata a pigiare i tasti del suo computer, totalmente indifferente alla presenza di Lotor, immersa in quello che stava facendo, ed il principe sorrise leggermente a quella visione.

«Sai Pidge, mi ricordi moltissimo una persona. Questa persona era una grande donna, ricercatrice di punta del popolo Alteano. Lavorava concentrata sui suoi progetti, proprio come te, e nessuno poteva distrarla, non per troppo tempo per lo meno. Era una mente geniale, curiosa, pragmatica. Lavorò insieme ad Alfor sugli studi iniziali della quintessenza per la creazione dei Leoni e personalmente m’insegnò tantissimo, instillandomi la sua stessa curiosità.»

Posò il comunicatore che aveva in mano, soffermandosi un attimo a stringerlo tra la mani, pensieroso, non essendosi accorto che la ragazza di fronte a lui aveva smesso di fare quello che stava facendo e lo stava osservando.

«Era qualcuno che contava molto per te?»

Lotor alzò lo sguardo, colto di sorpresa da quella voce gentile, incrociando quegli occhi color miele luminosi e curiosi, ma anche leggermente pietosi. Si diede dell’idiota per essersi mostrato debole davanti a quello che potenzialmente poteva ancora essere il nemico, nonostante tutto, e riprese il suo regale contegno, mantenendosi però amichevole.

«Mi ha insegnato tutto quello che so. Sono cresciuto costruendo comunicatori come questo, per poi costruire cose sempre più complesse. Ero piccolo quando ogni tanto andavo ad osservare la costruzione dei Leoni, ricordo ancora quando Green non era che un abbozzo.»

Guardò il maestoso leone, incrociandone lo sguardo decisamente inquisitorio, ricordandosi di quante volte si era intrufolato nell’hangar dove li stavano costruendo e Re Alfor lo rimproverava senza troppa convinzione, riconoscendogli una natura curiosa e sveglia.

Lotor non aveva assolutamente ripreso i poteri alteani di sua madre o la sua affinità con la quintessenza, ma la sua intelligenza e la sua capacità di lavorare su congegni tecnologici erano sicuramente un tratto ereditato da lei. Se il disastro non fosse mai accaduto, presumibilmente lui sarebbe stato preso sotto l’ala di Re Alfor e sarebbe diventato a sua volta un grande ingegnere, oltre che un grande stratega militare come suo padre, ma purtroppo la vita non andava quasi mai come si voleva.

«Scommetto che è difficile essere il figlio del cattivo, vero?»

Lotor la osservò, pensando di nuovo che davvero era un essere molto sensibile ed intelligente.

«Quando ero piccolo mio padre era il migliore, si occupava di me come meglio poteva, anche se non era un qualcuno propriamente adatto ad avere a che fare con esseri che a stento gli arrivavano al ginocchio. Era goffo e spesso impegnato con le sue missioni militari, ma quando c’era faceva quello che poteva.»

«E tua madre?»

Lotor sorrise e vide riflessa in quegli occhiali tondi tutta la sua tristezza.

«Scusa, immagino che parlare dei tuoi genitori non sia un bel tema per te… sai, neanche per me lo è.»

«Spiegami meglio.»

Pidge lo guardò e lui potè vedere una scintilla di disagio passare su quel volto piccolo e delicato, reso ancora più vulnerabile dalle lenti troppo grandi.

«Mio padre… mio padre e mio fratello erano con Shiro su Kerberos quando furono rapiti dai Galra e buttati nelle arene. Ho fortunatamente ritrovato mio fratello, ma di mio padre ancora nessuna traccia… ma non ci arrendiamo.»

Lotor la guardò e poteva perfettamente capirla, in fondo anche sua madre era sparita nel nulla senza lasciare tracce di alcun tipo. Lui aveva provato a costruire un varco dimensionale per ritrovarla, ed aveva miseramente fallito, nonostante tutto l’impegno ed i sotterfugi che aveva dovuto mettere in atto. Si era fatto diseredare e mettere l’esercito di suo padre alle calcagna, oltre che una taglia sulla testa, ed infine si era tenuto tutto dentro, facendosi tradire persino dai suoi stessi generali. Poteva tranquillamente capire tutta la frustrazione che il paladino dinanzi a lui stava sicuramente provando.

«Io ho continuato a rimanere ai margini dell’esercito di mio padre per ritrovare mia madre, capisco come ti senti.»

Pidge lo guardò curiosa, ma decise di non indagare, anche se Lotor poteva sentire la sua voglia di conoscenza. Ovviamente la ignorò, non era ancora pronto per parlarne con qualcun’altro, in fondo non lo aveva fatto neanche con le sue generali… che lo avevano tradito appunto per questo, ma questa era di nuovo un’altra storia.

«Allora Pidge, a cosa stai lavorando?»

Lotor le si avvicinò, tenendo sott’occhio Green, che però si limitò ad osservarlo con i suoi occhi gialli, senza emettere suoni. Il Leone verde era sempre stato quello più tollerante ed intelligente, insieme a quello blu, e lui ne era sempre stato affascinato per la sua capacità d’adattamento e di giudizio rapido e razionale.

«Cercavo di sistemare il meccanismo di mantello invisibile in modo da poterlo usare per più tempo, ma non riesco a capire come implementarlo correttamente...»

Lotor diede uno sguardo al monitor del pc, leggendo velocemente il programma, scritto in luminosi caratteri alteani e rimase stupito di quanto quel piccolo esserino avesse imparato in così poco tempo.

«Credo ci sia un refuso in questa riga, questo simbolo andrebbe cambiato con quest’altro e questo comando andrebbe spostato dopo questo… ecco, così dovresti aver guadagnato altri dieci secondi di autonomia.»

Pidge lo osservò in silenzio maneggiare il suo programma e Lotor si sentiva leggermente a disagio, pensando che le stesse per saltare al collo per aver osato toccare il suo prezioso lavoro, in fondo anche lui era geloso del suo lavoro. Rimase ad aspettare una sua reazione, che decisamente fu diversa da quello che si aspettava.

«Perché non ci ho pensato prima? La mia scarsa conoscenza della lingua alteana mi limita molto, ma effettivamente questi erano errori elementari nel programma, sono un’idiota.»

Lotor le sorrise rilassato, Pidge rispose al sorriso apertamente, dimostrando di sentirsi a suo agio al cospetto del principe, e così passarono svariate ore a lavorare sui diversi progetti che Pidge non era mai riuscita a perfezionare da sola, avendo delle lacune di alteano. Lotor si divertì molto, era da tanto che non aveva il tempo di lavorare a qualcosa per il puro piacere di farlo e dopo tutti gli ultimi eventi e la sua instabile alleanza con il Team Voltron, aveva proprio bisogno di un po’ di svago. Pidge si dimostrò esattamente come l’aveva immaginata: sveglia, perspicace, una che imparava in fretta e in grado di immagazzinare anche le informazioni più minuziose in poco tempo. Fu decisamente piacevole, ma come tutte le cose piacevoli, fu anche fin troppo breve.

La sirena del castello prese a suonare e Pidge, sbuffando,  dovette lasciare tutto, per entrare nel suo Leone ed uscire in missione. Lotor non aveva ancora il permesso di abbandonare il Castello, ed aveva un tracciatore addosso assicurato con la magia di Allura, quindi anche volevo non sarebbe potuto scappare, così che non avrebbero dovuto preoccuparsi in caso di missioni improvvise, proprio come quella.

Osservò Green prendere vita e lasciare l’hangar, sperando di rivedere Pidge intera e senza un graffio a fine missione: si era già affezionato a quell’esserino piccolo e curioso. Osservò per un’ultima volta quella camera verde e poi ne uscì, decidendo di andare a seguire la battaglia dal ponte, insieme a Coran.

Non appena svoltò in uno dei corridoi che portavano al piano superiore, qualcosa gli fu addosso e, colto di sorpresa, non riuscì neanche ad alzare le mani, ritrovandosi alla parete con un coltello puntato alla gola. Più basso di lui, di almeno tutta la testa abbondante, stava un soldato delle Lame di Marmora, con la maschera addosso ed il cappuccio tirato in testa. Penso che avrebbe potuto fargli saltare la testa a mani nude anche con il pugnale puntato alla gola, visto quanto era piccolo ed esile, ma decise che per la sua nuova alleanza non era decisamente una soluzione molto intelligente.

«Posso esserti utile in qualche modo?»

Con la mano libera il soldato si tirò giù il cappuccio, facendo anche sparire la maschera che ne garantiva l’anonimato. Due occhi violetti e brillanti si piantarono in quelli di Lotor, che rimase affascinato dall’espressione feroce di quel viso affilato ed elegante, contornato da lisci capelli neri.

«So chi sei. Sei quello che ho salvato quel giorno nella battaglia contro la nave di Haggar a largo di Naxzela… Kitty, l’ex paladino rosso.»

«Keith. E sì, sono io.»

«Bene, cosa posso fare per te, Keith?»

«Stare lontano dai miei compagni potrebbe essere un buon inizio.»

«Vedi, abbiamo appena stipulato un’alleanza, la cosa potrebbe risultare alquanto difficile...»

Keith premette il coltello sulla sua gola e Lotor potè benissimo sentire la lama raschiargli la pelle, affilatissima.

«Ti ho visto mentre eri con Pidge, cos’hai in mente?»

«Tranquillo, i tuoi compagni non hanno nulla da temere da me, odio Zarkon tanto quanto voi.»

«Chissà perché ma non ti credo neanche un po’.»

«Se vuoi puoi tagliarmi la gola qui ed ora, toglierti il pensiero e fare un favore all’Universo… o forse solo a te stesso. Pesa la coscienza?»

«Che cosa vorresti dire?»

«In colpa perché hai abbandonato il team per le Lame di Marmora solo per riuscire a scoprire qualcosa sul tuo passato?»

Lotor aveva fatto le sue ricerche mentre gironzolava per la nave, ed aveva trovato nell’attuale paladino rosso, Lance, un buon dispensatore di chiacchiere apparentemente inutili.

«Zitto! Cosa ne sai tu?»

«Io? Assolutamente nulla, ma posso capire come ti senti.»

«Tu non sai un bel niente di me.»

«Neanche tu. Né di me e né di te, se è per questo.»

Keith ringhiò minaccioso e gli premette di nuovo la lama alla gola, una scintilla di rabbia nello sguardo. Questa volta il coltello non si limitò a raschiare, ma affondò un po’, e oltre la scarica di quintessenza rilasciata dalla lama marmoriana, Lotor sentì anche caldi rivoletti di sangue colargli lungo il collo, facendogli solletico. Il dolore neanche lo avvertiva, per un guerriero come lui quello era niente, e poi sarebbe guarito in poco tempo grazie al suo sangue.

«Pensaci bene ex-paladino rosso. Avevo sentito che i prescelti da Red fossero facilmente inclini alla rabbia e anche piuttosto impulsivi, ma forse per una volta ti converrebbe riflettere prima di agire e poi pentirtene.»

La rabbia si ridimensionò in quegli occhi color dell’ametista, ma il coltello non si mosse dalla sua posizione, la lama fredda contro la ferita calda.

«Ti ho avvertito Lotor, attento a quello che fai, io ti osservo, sempre.»

«Ed io ti do la mia parola di Principe che non ho intenzione di torcere un capello ai miei nuovi alleati, sono troppo preziosi per me e per il mio obiettivo.»

«La tua parola vale nulla per me.»

«A questo punto non posso farti nulla, puoi solo stare lì ad osservarmi e controllarmi, per sincerarti con i tuoi occhi delle mie vere intenzioni.»

Finalmente la lama abbandonò il suo collo, ma comunque Keith lo afferrò per la giacca e lo sbattè di nuovo contro la parete metallica dietro di lui. Lotor si stupì di quanta forza potesse avere un essere decisamente più piccolo e longilineo di lui, e per un attimo pensò che non doveva essere del tutto umano, e ricordò le parole di Lance, che gli dicevano che il suo amico era effettivamente metà galra, un ibrido di due razze, proprio come lui.

«Attento Lotor, non ti libererai mai di me facilmente.»

«Dovrebbe essere una minaccia?»

Lotor gli afferrò il mento con una mano, avvicinando i loro volti, quasi a sfiorarsi con i nasi. Keith, colto alla sprovvista trattenne il fiato, gli occhi meravigliosamente sgranati dalla sorpresa. Ma durò un attimo, poi si riprese e schiaffeggiò via con rabbia la mano di Lotor, lasciando di colpo la presa ed allontanandosi da lui, mettendosi in posizione d’attacco, la lama di nuovo stretta in mano e pronta a colpire. Lotor ammirò la sua prontezza di riflessi e si ritrovò a desiderare di averlo come suo generale.

«Sei veloce, capisco perché le Lame di Marmora hanno messo i loro occhi su di te, sottraendoti ai tuoi doveri di paladino. Impressionante.»

«Attento Lotor, questa prontezza di riflessi potrebbe farti ritrovare un coltello nella gola senza che tu abbia neanche il tempo di accorgertene.»

«Sarebbe un’ottima morte per un guerriero come me.»

Improvvisamente Keith si portò una mano all’orecchio, dove doveva avere evidentemente un comunicatore.

«Ricevuto, arrivo.»

Guardò di nuovo Lotor e parve quasi soffiargli contro, in un modo che a Lotor ricordò un po’ Kova, il gatto che era stato di sua madre e che andava d’accordo solo con chi gli andava a genio, soffiando al resto del mondo.

«Non è finita qua, Lotor. Attento a quello che fai.»

Non gli diede neanche il tempo di rispondere, che si tirò di nuovo su il cappuccio e la maschera, voltandosi e sparendo lungo il corridoio. Lotor rimase per un po’ lì, appoggiato alla parete, mentre osservava il punto in cui l’altro era sparito. Era rimasto totalmente affascinato da quella personalità volubile, fiammeggiante e decisamente vulnerabile di quel ragazzo. Aveva potuto sentirne la forza di volontà di proteggere le persone alle quali voleva bene e si sentiva in colpa per averle tradite, lasciandole, anche se magari per un bene superiore. Rivedeva se stesso in quel ragazzo e si ritrovò a desiderare di avere di nuovo a che fare con lui, magari in modo civile, senza lame alla gola, oppure in un’arena, in un combattimento, e Lotor non era tanto sicuro che ne sarebbe uscito facilmente vittorioso. Si portò distrattamente la mano al collo, passando un dito sul taglio che si stava già rimarginando e sentendo il sangue fresco ed appiccicoso contro le dita. Schioccò la lingua irritato e poi sorrise pericolosamente tra sè.

«A rivederci presto, Keith.»

Lo disse al vuoto del corridoio, prima di incamminarsi di nuovo verso il ponte, dove magari avrebbe potuto dare assistenza tecnica e strategica a Coran. Voleva davvero ingraziarsi il Team Voltron e voleva davvero lavorare gomito a gomito con loro, per porre finalmente suo padre fuori dalla sua miseria, punire Haggar per le sue malefatte e magari scoprire anche che fine avesse fatto la sua adorata madre. Strinse i denti al solo pensiero e si concentrò, prima di aprire le porte del ponte e vendersi definitivamente a quello che un tempo era stato il nemico.


Shikayuki's corner: Eccomi tornata con un’altra mezza Keitor! Non lanciatemi pomodori per favore, ma io credo che Pidge abbia davvero le capacità di Honerva, fosse nata su Arus sarebbe sicuramente stata la sua degna erede XD E boh, dopo questo headcanon ho quello di Kitty iperprotettivo verso i suoi vecchi compagni ed è tenerello <3 Poi vabbè, il mio shippare Keitor và oltre l’umana comprensione, considerando che allo stesso tempo muoio dietro a Sheith e Lancelot…  OT4 no eh? Comunque io spero davvero che la S5 sia così, lasciatemi sognare per favore, prima che magari Lotor si rivela uno stronzetto infame number one, fino a marzo let me live my life happy c.c

 
  
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