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Autore: sibley    24/01/2018    1 recensioni
E se Simon Price non avesse ritirato la propria candidatura?
E se il Fantasma di Barry Fairbrother divenisse una persona sola?
E se Andrew Price si rendesse conto che sotto i baffi c'è di più?
[Simon/Samantha]
[Sukhvinder/Andrew]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andrew 'Arf' Price, Samantha Mollison, Shirley Mollison, Simon Price, Sukhvinder Jawanda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sukhvinder Jawanda non aveva mai invitato a casa propria un'amica a studiare ma Gaia Bawden aveva deciso di aiutarla in Biologia - materia in cui era molto più carente del normale - e si era pressoché autoinvitata a Casa Jawanda. Le due avevano studiato tutto il pomeriggio, Gaia la aiutava quando non capiva qualche termine troppo elaborato mentre Sukhvinder si distraeva a domandarsi come fosse possibile che una simile bellezza, una simile intelligenza, avesse deciso di diventare proprio sua amica. Spesso le passava per la testa l'idea che forse la bella Londinese stesse facendo solamente finta di esserle amica, ma le intenzioni di Gaia erano davvero serie e si stava adoperando in tutto e per tutto per diventare una sorta di sorella per lei. Gaia aveva notato la sua Dislessia, Gaia le aveva proposto con tutte le buone intenzioni di andare a lavorare con lei da Howard Mollison, cosa che le era costata una brutta strigliata da parte di Parminder, sua madre. 

Lei invece sapeva che Gaia voleva tornare a Londra da Marco de Luca, il suo fidanzato, così come sapeva bene che Andrew Price era cotto di lei e sapeva anche che Gaia ne era perfettamente consapevole. Gaia aveva quel fascino misterioso che le consentiva di essere pressoché onniscente agli occhi di Sukhvinder ma senza sembrare mai arrogante, bellissima e fiera nei corridoi, ma senza mai sembrare montata. Spigliata con i ragazzi, ma senza dare l'impressione che potessero provare a spingersi oltre un'amicizia. Gaia attirava i gruppetti più in vista della Winterdown come le api ed il polline e Sukhvinder, ormai fidata spalla di Gaia, poteva bearsi di quella gloria riflessa almeno per qualche minuto, prima che le due si dovessero separare per i corsi che non frequentavano assieme. Ma a Sukhvinder importava ben poco di quella sorta di popolarità. Era ancora una semplice ombra, nient'altro che un'ombra di Gaia per ora... e poi c'era Ciccio Wall. 

Ciccio che continuava imperterrito ad insultarla, Andrew "Arf" Price che pareva dispiaciuto ma che non disdegnava le battute e finiva con il ridere di esse nonostante il disappunto. Spesso Sukhvinder si domandava se Andrew non fosse un po' come lei, una semplice ombra. Andrew sembrava avere bisogno di Ciccio per esistere, Sukhvinder era quasi del tutto convinta che se un giorno Ciccio non si fosse più presentato a scuola, Andrew non sarebbe più riuscito a socializzare con nessuno. Ormai Andrew era diventato "Cicciocentrico" come si divertiva a pensare lei. Ci aveva messo un bel po' ad articolare quella parola, a crearla dal nulla ma per lei era un grandissimo risultato e ne andava fiera, sebbene non ci fosse nessuno a cui dirlo.

In un certo senso, Gaia le faceva anche quasi da madre. Gaia era sempre stata pronta ad ascoltarla quando Ciccio Wall postava qualcosa di cattivo sul suo account di Facebook ed era stata pronta ad ascoltarla anche quando le aveva raccontato che ora Krystal Weedon non le parlava più. Il canottaggio era ormai finito del tutto, nessuno si sarebbe preso la responsabilità di allenare quel gruppo scalcagnato di ragazzine e Krystal sicuramente non si sentiva più in dovere di parlare con nessuna di loro. Aveva rifiutato anche di aggiungere qualche soldo alla colletta per il remo di crisantemi fatto dalla madre di Lauren. Sukhvinder si era sentita persa per qualche giorno, senza Krystal sempre pronta a difenderla dalle malelingue ma subito aveva trovato Gaia pronta a sorreggerla prima di cadere. Gaia si comportava come una madre nei suoi confronti, forse accorgendosi proprio che Sukhvinder non aveva l'appoggio di una figura materna. Sukhvinder non le aveva mai raccontato nulla di Parminder, ma Gaia si accorgeva della tensione che aleggiava tra le due quelle rare volte in cui aveva visto Sukhvinder e Parminder vicine. Così diverse nell'aspetto e nel carattere, Parminder non s'accorgeva di ciò che passava la figlia minore, preferendo sempre e solo i perfetti Rajpal e Jaswant alla povera, triste e dislessica Sukhvinder.

Gaia aveva come la sensazione che Parminder considerasse Sukhvinder una figlia di Serie B. Le rare volte che aveva potuto parlare con Jaswant, quest'ultima le aveva detto che molto spesso era Barry Fairbrother a far riappacificare le due dopo le liti - o meglio, dopo i rimproveri di Parminder. Ogni volta che aveva sentito parlare di Barry Fairbrother sembrava che lui fosse una sorta di angelo. Appariva in ogni racconto in cui ci fosse del disordine per mettersi ad aggiustare tutto. Rapporti, oggetti o persone. Sembrava che per Pagford lui non fosse altro che la reincarnazione di St. Michael sceso per far vivere tutti in pace e si domandava perché allora dopo la sua morte tutti non potessero provare a rispettare la sua memoria e ad andare d'accordo? Invece no, appena morto erano cominciati i tafferugli in cui sua madre ci andava spesso e volentieri di mezzo senza alcun motivo. Persino lei che non se ne intendeva e non si interessava di politica era arrivata a sapere delle prossime elezioni per il Consiglio.

"Sai stavo pensando ad una cosa." disse improvvisamente Gaia.

"Dimmi."

"Ciccio Wall ce l'ha con te, no?"

"A quanto pare."

"So come farlo tacere."

"E come?" chiese ingenuamente Sukhvinder.

Gaia chiuse il libro di Biologia e si alzò in piedi, poi la trascinò verso il bagno che Sukhvinder stessa le aveva indicato soltanto pochi minuti prima e frugando poco elegantemente in un cassetto, trovò ciò che cercava. Sukhvinder osservò preoccupata quelle striscioline rosa che Gaia teneva tra le mani e la guardò interrogativa. Sua madre non sarebbe stata contenta se avesse saputo che un'estranea aveva frugato tra le sue cose o le cose di Jaswant.

"Queste, Sooks, sono strisce per la ceretta. Dici che Ciccio Wall continua a dire che hai i baffi? Bene. Togliamo i baffi. Ci penso io."

"Io veramente..."

"Avanti, Sooks. Sai anche tu che non puoi procedere così... se hai davvero i baffi, domani non li avrai più ed ecco che una parte del problema se ne sarà andata."

Sukhvinder ci riflettè; l'idea di liberarsi di un insulto tra tanti era comunque allettante. Si sarebbe tolta di dosso uno dei peggiori, ma d'altro canto sentiva i gemiti di dolore di Jaswant quando si depilava con quelle cose e per lei che aveva sempre provato dolore solo grazie alla sua lametta, le sembrò quasi surreale avere paura proprio adesso. Sukhvinder annuì, incapace di fare altro.

***

A qualche chilometro di distanza, Simon Price stava urlando fuori dai gangheri con Andrew. Il ragazzo sembrava sconvolto dal nuovo post apparso sul sito del Consiglio Locale di Pagford, in cui Simon Price veniva nuovamente preso di mira. Questa volta lui non c'entrava assolutamente niente ma Simon aveva iniziato a fare due più due, in un certo senso, ed aveva iniziato a gridare sempre più con il figlio maggiore mentre Paul, il figlio minore, piangeva disperato appollaiato sulla scala in modo da non farsi vedere dal padre.

"FACCIA DI PIZZA, CHE CAZZO HAI FATTO EH? HAI PENSATO BENE DI ANDARE A ROVINARE LA NOSTRA FAMIGLIA, EH?"

"NON SONO STATO IO!" ribatteva urlando ancor di più Andrew.

"Per favore... basta..." implorava Ruth ai due che a breve sarebbero giunti alle mani

"QUESTA FACCIA DI PIZZA VUOLE ROVINARE TUTTI GLI SFORZI CHE HO FATTO IN QUESTI ANNI!"

"SFORZI? DI CHE DIAVOLO DI SFORZI PARLI??? IO NON HO VISTO SFORZI A PARTE MENTIRE E FARE COSE ILLEGALI!"

"AH, LA PENSI IN QUESTO MODO? BENE."

Simon afferrò il giacchetto dalla sedia, lanciandolo addosso al figlio maggiore. Ruth portò le mani alla bocca e Paul smise di piangere, cercando di udire quanto stava accadendo nella grande cucina di Casa Bellavista. Simon affettò Andrew per un braccio e lo trascinò alla porta di casa.

"Esci. Da. Casa. Mia."

Andrew si voltò verso il genitore ed in un impeto di coraggio, raccolse tutta la saliva che riusciva a tenere in bocca e la sputò. Sputò nel viso di quel genitore assente per i figli, di quel genitore manesco e costantemente infuriato che con la mandibola all'infuori alla "uomo di Neanderthal" e quell'assurda macchia di saliva in viso sembrava ancor più comico del previsto. Andrew uscì da quella che fino a poco fa era stata casa sua, sollevandosi sulle spalle il giacchetto e sbattendo vigorosamente la grossa porta in acciaio producendo un rumore assordante.

Camminò lungo la strada, procedendo verso la fermata dell'autobus che però non aveva intenzione di prendere. Aveva poche sterline in tasca e preferiva tenersele il più possibile strette prima di doverle utilizzare per qualcosa di reale necessità. Doveva decidere dove andare. Doveva andare forse nella grotta? Non sapeva quanto sarebbe potuto sopravvivere là dentro. C'erano troppi rischi, ma non aveva nemmeno troppa alternativa. Camminava ancora, adesso più rapidamente, cercando di sfruttare i vicoli che conducevano a Pagford senza dover passare per le vie principali che conducevano al paese. Non gli andava di farsi vedere da qualcuno in quel momento, con il viso ancora rosso di rabbia e le mani tremanti per il bisogno di picchiare qualcuno. 

Sentì il cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni. Lo estrasse e sul display lesse "Ciccio". Rispose.

"Arf."

"Ciccio."

"Mi copri per oggi pomeriggio?"

"Certo."

"Esco con Krystal Weedon."

"Mh, grande."

Un attimo di pausa.

"Sì, grande. Grazie Arf."

"Figurati."

Chiuse la chiamata senza salutare. Ciccio ultimamente era strano. Non si era reso nemmeno conto che qualcosa non andava, anche se una parte di Andrew lo giustificava con un duello mentale tra le due parti di sé. In parte pensava di essere suggestionato dall'accaduto e che si stava solamente immaginando di avere la voce rauca per le grida e tremante per l'emozione, dall'altro canto, sapeva bene che aveva davvero la voce tremante e rauca e lo infastidiva l'idea che a Ciccio non interessasse sapere cosa fosse successo. Decise di dirigersi al cubicolo.

Ci sarebbe voluto un po' prima di arrivare a quel buco che avevano scoperto da piccoli e del quale non avevano più fatto a meno. Le prime canne, le prime sigarette, i primi racconti delle prime esperienze un po' più spinte rispetto ai classici primi baci... tutto era stato concentrato lì. Ora che sentiva Ciccio così staccato, così distante, così diverso da quello che era fino a non troppi mesi prima, si domandò se avesse dovuto considerare il cubicolo come una possibile "casa" approssimativa, giusto per non dormire all'addiaccio. In parte avrebbe voluto che tutto tornasse come prima, ma era sempre quella parte di sé così legata a Ciccio che lo rendeva così vulnerabile e lo portava quasi a sentirsi solo senza la presenza del suo migliore amico, ma dall'altra parte rimaneva quel poco di sé che ormai era davvero indipendente e che gli suggeriva che niente sarebbe tornato come prima e che addirittura Ciccio ormai era nientemeno che un montato.

Andrew analizzò la situazione mentalmente. C'erano tutti quei messaggi a Sukhvinder Jawanda, tutte quelle parole spese su Krystal Weedon come se quella poveraccia fosse soltanto un oggetto e poi tutto quel lecchinaggio a Simon. Andrew sapeva che Ciccio pensava di non essere stato visto mentre adulava spudoratamente quello psicopatico di un genitore che si ritrovava e sceglieva di lasciarglielo credere ancora, poiché in fin dei conti gli faceva pure comodo se Ciccio teneva a bada Simon mentre lui pianificava di distruggerlo una seconda volta. E questa volta sarebbe stata quella definitiva. Il fatto è che Andrew era sempre stato buono, talmente buono da essere cattivo. Si rendeva pressoché inutile a Paul che spesso faceva le spese delle cattiverie di Simon e per questo spesso finiva con l'odiarsi. Andrew era diverso da quello che poteva sembrare agli occhi di tutti. Andrew era quello che chiedeva silenziosamente scusa a Sukhvinder Jawanda quando Ciccio faceva quei commenti pungenti, Andrew era quello che abbassava gli occhi quando Simon in pubblico dava sfoggio della sua idiozia, Andrew era anche quello che quando Cubicolo si rendeva ridicolo rideva per pochi secondi per non sembrare diverso dagli altri e poi taceva. Ciccio in uno dei suoi infiniti momenti di odio verso Cubicolo aveva deciso di raccontargli che era affetto dal Disturbo Ossessivo Compulsivo e che di conseguenza spesso si trovava a non sapere ciò che faceva. Andrew non ci trovava niente di divertente in una malattia.

Passava lentamente davanti alla Vecchia Canonica, non potendo far altrimenti, e notò uscire dal cancello Sukhvinder e nientemeno che Gaia Bawden. Pregò che il rossore ed il tremore fossero spariti del tutto. Loro andavano in direzione opposta alla sua e per un istante pensò di cambiare rotta e di incrociarle nuovamente più avanti, per fare almeno un po' di strada assieme con una scusa, ma era troppo tardi, l'avevano visto. Sukhvinder abbassò gli occhi e il capo, quasi a sentirsi in colpa per qualcosa che non aveva commesso e Gaia le diede una debole gomitata. Sukhvinder rialzò la testa, cercando di assumere un'aria fiera e sicura di sé. Andrew si avvicinò.

"Ciao Sukhvinder. Ciao Gaia." ebbe cura di salutare prima Sukhvinder, per non dimostrarsi troppo interessato a Gaia.

"Ciao." rispose freddamente Gaia.

Sukhvinder non rispose ed Andrew proseguì per la sua strada cercando di non mostrarsi troppo baldanzoso per quel saluto appena accennato. Dall'altra parte, Sukhvinder si domandava dove fosse voluto andare a parare Andrew con quel saluto. Si aspettava che avrebbe salutato solo ed esclusivamente Gaia, non lei. Si sentiva strana all'idea che Andrew Price l'avesse salutata. Un tempo aveva avuto una cotta per lui. Un tempo. Ora era sparita. O forse no? Ma certamente non l'avrebbe detto a Gaia.

Andrew continuò verso il cubicolo, sperando di non trovarci Ciccio con Krystal Weedon dentro a fare cose. Si immaginava che Ciccio non l'avrebbe fatto, no, non l'avrebbe mai fatto. Quello era il loro posto, non un posto dove portarci le ragazze, ma allo stesso tempo cominciava a sospettare che Ciccio avrebbe infranto quel muto giuramento di mantenere segreto quel luogo, di mantenerlo solo loro per sempre. Per sempre, o almeno fin quando non avrebbe tramandato la scoperta ai suoi figli e Ciccio avrebbe fatto lo stesso coi suoi. Si detestò ancora, questa volta perché non era mai riuscito ad imporsi su Ciccio ed ora quello pensava di poterlo trattare come gli pareva e piaceva.

Riuscì ad arrampicarsi nel cubicolo in fretta, molto più del previsto e si rese conto che nell'ultimo periodo era stato sempre così poco tempo a tavola con i suoi, per non esplodere in litigi con il genitore che era addirittura diventato più snello. Di poco, ma lui lo notava chiaramente. Andrew aveva sempre notato tutto, tutto nelle persone, negli oggetti. Fisicamente, caratterialmente e sentimentalmente. Percepiva o notava i cambiamenti. Fu per quel motivo che quando si sedette nel cubicolo si rese conto che Sukhvinder aveva qualcosa di diverso e un po' si stupì di essere riuscito a vederla quando affianco c'era quella che lui definiva "la sua" Gaia Bawden. Non riuscì subito a comprendere cosa fosse cambiato nella figlia della Dottoressa Jawanda, ma riuscì ad accorgersi che l'aveva vista. Per la prima volta lui l'aveva vista come una ragazza qualunque, l'aveva salutata senza vergogna e sapeva bene che non era solo perché era da solo per quella strada. L'aveva sempre evitata o salutata con vergogna, per paura che qualcuno dicesse a Ciccio del suo comportamento. Poi, ricordò il viso di Sukhvinder e capì.

Non c'erano più i baffi.





Angolo Autrice:

A volte ritornano (?)
Come dicevo, ho aggiunto solo ora questo capitolo nella speranza che finalmente possa venirmi qualche buona idea.
Sfortunatamente ho tutte le idee per il fulcro della storia, ma lo sviluppo è sempre duro - almeno per me - da scrivere.
Ad ogni modo, spero vi sia piaciuta. Se vi è piaciuta lasciate una recensione!

Sibley.
  
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