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Autore: Ellery    24/01/2018    1 recensioni
[Heaven’s Door Yaoi GDR]
Un triste giorno, tuttavia, il re si ammalò ed Iye fu convocato immediatamente al suo capezzale.
Giunto nella stanza, ordinò ai servitori di lasciarli soli e si inginocchiò accanto allo sfarzoso letto, tendendo la mano per afferrare quella del padre:
“Eccomi. Mi avete fatto chiamare?” disse solo, sentendo le dita ossute intrecciarsi alle proprie.
Storia (ridicola) di una principessa da salvare e di un gruppo di avventurieri disposti a tutto per riuscire nell'eroica impresa di riportare la pace e, forse, la giustizia... sempre che avanzi tempo!
“Figlio diletto, i miei giorni stanno per finire” la voce del sovrano era spenta ed apatica “Ben presto, il regno passerà nelle tue mani. Tu diventerai il nuovo re, Iye”
“Preferirei di no, grazie. Declino l'offerta”
“Nessuna offerta! È un obbligo, un impegno morale che devi onorare. Tuttavia, non puoi diventare re senza una adeguata consorte ed un curriculum degno di nota”
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IX. La Foresta delle Voci


• La storia partecipa al "COWT: Lande di fandom"
• Settimana: Seconda
• Prompt: Voce (Missione 1)
• Numero Parole: 2386


«La Foresta delle Voci» scandì Iye, osservando un cartello consumato dal tempo; la scritta sbiadita si leggeva appena, ormai coperta da muffe di vario genere. 

Avevano ripreso il cammino, fermandosi soltanto ottemperare alle infinite richieste di Heinrich circa colazioni, pranzi di lavoro e banchetti luculliani. Il tempo perduto alla Cerimonia degli Oscar ed all’Ufficio Background tragici era, comunque, eccessivo; dovevano assolutamente recuperarlo!

«Non sono sicuro che sia una buona idea passare di qua, principe.» intervenne Zero, dall’alto del suo malmesso pony «Ricordo che circolavano strane voci su questo posto.»

«Ovviamente! Si chiama Foresta delle Voci, no? Qualcosa dovrà pur significare!» intervenne Stan, spazientito e stanco di cavalcare «Non lasciatevi ingannare dall’aspetto sinistro, dai rami spettrali e dagli ululati che fendono questa inquietante nebbiolina. Sono sicuro che è una scorciatoia.» sentenziò il capo spedizione, spronando il proprio destriero ad entrare nella selva.

Gli altri lo seguirono meno ottimisti, ma comunque desiderosi di raggiungere quanto prima la prossima tappa.

In effetti, la Foresta delle Voci, possedeva un’aura inquietante: gli alberi protendevano i rami come mani ossute. Non vi era neppure una foglia, né un limpido corso d’acqua. I cespugli erano ridotti a striminziti arbusti di rovi, mentre funghi giallognoli e maleodoranti spuntavano dalle radici scoperte. Il terreno fangoso rallentava l’avanzata degli equini, che poco dopo rifiutarono di muoversi.

«Ecco! Ci mancava solo lo sciopero dei Nobili Destrieri!» sbuffò il principe, smontando di sella. 

Quella zona non era certo la migliore per accamparsi, ma che speranze avevano? In fondo, senza cavalli non potevano andare da nessuna parte; e percepiva già un leggero borbottare dei loro stomaci perennemente affamati. Presto, Heinrich avrebbe comunque protestato per avere la sua terza colazione e Shinji avrebbe minacciato di morte tutti quanti, se non l’avessero ascoltato. Tanto valeva, quindi, anticipare la sosta.

Si guardò attorno, sforzandosi di intravedere oltre il velo della foschia umida che saliva dal terreno. Sembravano essere le uniche forme di vita – intelligente o non – in quel bosco abbandonato. Non si udiva il frinire degli insetti, né il canto degli uccelli. Solo l’ululare selvaggio della brezza e dei tonfi allarmanti, che giungevano da una direzione non ben definita.

Iye gettò la propria bisaccia, sedendosi sul mantello. C’era qualcosa di melmoso e putrido nel suolo. Attese che gli altri facessero lo stesso: Stan posò le chiappe direttamente su una pozzanghera. Etienne e Zero fecero lo stesso, accomodandosi sulle cappe scure. Shinji cavò dallo zaino un doppio telo impermeabile, tre coperte e della calcina da spargere a terra per una migliore disinfezione.

«Bene… e adesso che cosa facciamo?» domandò il sovrano, mentre Heinrich cavava una barretta energetica dalla borsa.

«Mangiamo!» risposero gli altri in coro. Non fecero nemmeno in tempo a recuperare le bisacce, che una voce rimbombò nell’aria:

«Iyyeeeeee.»

«Ohibò, chi mi chiama?» scattò il principe, guardandosi nervosamente attorno.

«Siamo noiiii….»

«Noi chi?»

«Noiiii…»

Batté le palpebre incerto. Chi lo cercava? Alla prima voce se n’era unita una seconda ed una terza… era diventate, infine, un coro.

«Chi siete?» Stan scattò in piedi, sguainando la spada «Vili felloni, fatevi vedere se ne avete il coraggio!»

«Non possiamo.» Voce Uno riprese a parlare «Non siamo altro che spiriti, ormai. Siamo i fantasmi degli esuli e dei banditi dal regno. La voce dei pg bannati.»

Cinque paia di occhi si puntarono immediatamente sul principe:
«Quanti ne avete bannati, Iye?» 

«Mh… un po’.»

«Non potrete lasciare questa foresta. Ora che siete qui, pagherete per tutti gli esili che ci avete fatto subire. Voi ed i vostri amici!»

«Amici?» Stan sollevò le mani, in un cenno arrendevole «Oh, vacci piano con le parole! Non siamo amici. Neanche un po’. Lavoriamo soltanto insieme e…»

«Va beh, allora: “Voi ed i vostri dipendenti”. Così va meglio?» gracchiò Voce Uno.

«Non siamo nemmeno dipendenti…»

«”Voi ed i vostri liberi professionisti”. Che ne dite, ora?»

«Perfetto!» confermò Murdock con un cenno del capo «Prego, vocina inquietante. Prosegui pure.»

«Ebbene… ora cadrete anche voi in errore, nelle stesse tentazioni che ci hanno portati alla perdizione!»

Iye balzò in avanti, menando un fendente con il lungo stocco: 
«Mostrati a me!» gridò «Combatti da uomo!»

«Non posso…» Voce Uno tuonò nuovamente, facendo vibrare i rami spogli «Non possiedo un corpo. Non sono nemmeno riuscito a completare la scheda, quel giorno! Mi avete bandito prima che potessi scegliere un prestavolto! Prima che potessi compilare il background o chiedere informazioni alle guide!» un alone biancastro si palesò al centro dello spiazzo in cui si erano accampato «Io sono… Nome Non Consono!»

«Nome Non Consono?»

«Sì! Ed ora, grazie alla mia aura potentissima, indurrò anche voi a voler cambiare nome!» una risata malefica fece eco a quelle parole «Mi avete cacciato, principe! Non mi avete nemmeno lasciato una possibilità per redimermi… ed ora, la vendetta sarà crudele!» 

«Come vi chiamavate, prima d’essere esiliato?» domandò Iye, cercando di colpire il fantasma che galleggiava ancora nell’aria. Fu tutto inutile: la punta della spada cadde nel vuoto.

«Ero… Cignostar Sexy.»

«E… fatemi capire. A voi questo sembrava un nome adatto?»

«Certo! Siete soltanto una manica di invidiosi!» lo spettro emise un alto lamento, richiamando a sé altre anime senza volto. Un coro di voci che si accavallavano, fastidiose come il gracchiare di un corvo. Eppure, quell’inquietante cantilena conteneva dei messaggi subliminali, che gli avventurieri non tardarono a percepire:

«Cambia nome anche tu.» dicevano.

«Diventa un powerplayer come me…»

«Sono Tentativo Di Raggiro Di Un Precedente Ban.»

«Doppio Pg!»

«Sono miss Viola Zione del Regolamento! Sarei stata una nobildonna gentile e garbata, se voi non mi aveste scacciato tanto prontamente!»

Iye si tappò le orecchie. Era impossibile resistere a quella avances. La cantilena penetrava sin nella sua mente, spingendolo a cadere in errore. Forse avrebbe potuto modificare la propria storia e renderla più accattivante: generare omicidi inutili, scegliere parole inconcludenti, molestare piante di lampone per il solo gusto di farlo. Oppure, poteva cambiare nome! E chiamarsi Legolassino92.

No! Doveva resistere a quelle tentazioni, doveva allontanare la perdizione e ripristinare l’ordine. Occorreva combattere contro quel maleficio che le anime avevano sollevato. Guardò gli altri:

«Tappatevi le orecchie!» ordinò, cercando di superare le urla disperate dei bannati.

«Voglio farmi un doppio non autorizzato!» esclamò Stan, mentre una sfumatura rossastra andava impossessandosi delle sue iridi. Oh, no! Se la trasformazione si fosse compiuta, sarebbe stato troppo tardi.

Il principe si lanciò in avanti, premendogli le mani sulle orecchie:
«Fai come me!» urlò verso il capitano «Non devi ascoltare!» ripeté.

Stan se le turò immediatamente, spezzando così l’incantesimo. La tinta scarlatta defluì dal suo sguardo, via via che il mezzo serpente recuperava lucidità.

«Devi dirlo agli altri! Dobbiamo salvarli prima che sia troppo tardi.» comandò Iye, scattando in direzione di Etienne. Il bardo aveva iniziato ad ululare ad una invisibile luna piena. 

«Auuuuuuu» stava dicendo, cercando di grattarsi la testa con un piede.

«Dannazione! Sta mutando in una razza non consona!» esclamò Iye, spingendo Etienne con una spallata. Lo fece ruzzolare a terra e quel gesto secco bastò per riportarlo alla realtà. Il cantore premette i palmi contro i padiglioni auricolari, salvandosi da esilio certo. 

Frattanto, Stan era riuscito a far ragionare Zero ed a convincerlo che “Stella del Firmamento” non fosse un nome adatto, oltre che poco virile. Heinrich, infine, aveva già provveduto a se stesso: essendo infinitamente più intelligente degli altri membri della compagnia, aveva immediatamente intuito il pericolo e si era costruito dei graziosi paraorecchie con dei rami ed i gambi delle Amanita phalloides che crescevano nei dintorni.

«Tappatevi le orecchie! Non ascoltate le voci!» ordinò nuovamente il principe, accorgendosi tardi di un dettaglio: Shinji si era rannicchiato sul suo telo impermeabile e stava premendo la mancina contro il rispettivo padiglione, ma… essendo sprovvisto del braccio destro, non poteva chiudersi anche l’altro orecchio «Aiutatelo!» sentenziò velocemente «Turategli le orecchie.»

«E con cosa?» domandò Zero.

«Con i piedi!» esclamò Stan, consapevole d’aver avuto un colpo di genio.

«Giusto!» fece eco Etienne. 

Era, però, troppo tardi: l’unico occhio dello storpio era ormai completamente rosso. SHinji tese le labbra in uno stretto sorriso:
«Mi dispiace.» disse in un ultimo sussurro «Io ho un braccio solo…».

La sconcertante rivelazione spiazzò gli altri membri. Come potevano essere stati così egoisti? Non si erano preoccupati di salvare un compagno di viaggio che… per quanto fosse affabile come un velociraptor a digiuno da tre giorni… era comunque un amico fidato. Beh, quasi amico e poco fidato, ma questo non riduceva il peso della loro colpa.

«Oh, no!» ruggì il principe, mentre le anime dei pg bannati si accalcavano attorno alla loro vittima «è troppo tardi! L’abbiamo perso per sempre.»

«No, non ancora!» Etienne scattò verso il suo nobile destriero, cavando dalla bisaccia il mandolino tascabile. Pizzicò le corde, lasciandole vibrare di una dolce melodia «Con il potere della musica, io vi sconfiggerò, malefiche voci!» si schiarì la voce, prima di attaccare:

«Questa di Ether è la storia vera
Che morì in un vicolo a primavera
Ma il vento che la vide così bella
Dal marciapiede la portò su di una stella
Sola e senza il ricordo di un dolore
Vivevi senza il sogno d’un amore
Ma…
»

«Ma qualcosa di più allegro, cazzo?» ringhiò Stan, pentendosi immediatamente di quelle parole. La canzone strappalacrime stava funzionando! Le anime tormentate si erano riunite attorno ad Etienne e lo stavano ascoltando. Le loro voci ingannevoli si erano spente del tutto, lasciando il posto ad un silenzio rotto solo dai sospiri e dai singhiozzi.

«Continua Etienne! Li stai soggiogando.» Iye frugò immediatamente nella bisaccia, alla ricerca di… qualcosa. Non sapeva nemmeno lui cosa, ma era certo che avrebbe trovato qualcosa di utile. Insomma, nessuno parte per una pericolosa spedizione senza un talismano, una bacchetta magica… qualcosa per sigillare i morti nel loro reame oscuro! D’altronde, è la prassi: in qualunque avventura che si rispetti c’è un capitolo dedicato alle defunte anime tormentate che tornano in vita, no? Era da sconsiderati viaggiare senza nemmeno un amuleto scaccia-fantasmi. Alla fine, le sue dita raccolsero un corto scettro rosa; sul manico vi erano incastonate delle pietre preziose, mentre sulla punta – simile al becco di un pappagallo – splendeva un rubino grosso come un uovo. Iye strinse con forza l’impugnatura, sollevandosi davanti agli spiriti:

«Sparite, mostri!» esclamò, mentre un turbine di scintille dorate sgorgava dallo scettro «Tornate prigionieri nella dimensione dei bannati!» 

Lasciò calare il bastone sulle teste invisibili dei fantasmi. Li sentì gemere di disperazione e cercare di sfuggire alla magia, ma ormai era impossibile per loro districarsi dalle catene argentate che li avviluppavano, riportandoli nell’aldilà. 

Iye si accasciò al suolo, osservando lo scettro:
«Chissà questo da dove spunta…» si disse, mentre l’oggetto svaniva con incredibile rapidità, perdendosi in una miriade di piccoli spruzzi rosati. «Addio, bastone magico! Grazie per averci salvato…»

«Veramente, vi ho salvati io.» intervenne Etienne, ma nessuno gli badò.

«Grazie bastone magico! Addio, addio…» salutarono gli altri in coro, prima di tornare a concentrarsi sull’ultimo problema da risolvere: Shinji non era ancora rinsavito, anzi. Si era disteso sulla cerata e stava fissando il cielo grigio con l’unico occhio ormai interamente rosso.

«Nome Non Consono.» ripeteva, come in una strana litania «Voglio essere un powerplayer di professione. E creare disturbo, sì…. E chiamarmi Limoncello Conturbante.»

«Non temete!» Etienne si fece avanti con il mandolino «Lo guarirò io:

«All’ombra di un alto fagiolo,
stava fumando il mio figliuolo
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso
Venne alla spiaggia un mariuolo
Con lo sguardo da cannaiolo
E chiese a Demian da fumare
Perché voleva un po’ sballare
»

«Voglio crearmi un doppio non autorizzato. È così… trasgressivo infrangere il regolamento!»

«Non sta funzionando!» squittì Zero, strappandosi i capelli per la disperazione «Prova ancora, Etienne!»

«Reame mio che stai sulla collina,
disteso come un vecchio addormentato
…»

«Oh, potrei spargere in giro voci off sul conto del principe. Potrei diventare un metagamer rinomato. Magari, potrei usare Johnny Depp come prestavolto.»

«So io quello che ci vuole!» intervenne Stan, spingendo Heinrich e indicando Shinji «Bacialo!»

«Che cosa?!» il medico scosse piano il capo «Non mi sembra il caso. Prima di tutto, non è un metodo scientificamente provato di rottura della ipnosi. Inoltre…»

«Scientificamente provato? Mi pigli per il culo?» ringhiò il pitone, trascinandolo avanti fino a farlo inginocchiare «Come la mettiamo con Biancaneve? E la Bella Addormentata nel Bosco? D’accordo… lui non è tanto bello, ma… siamo in un bosco. Potrebbe funzionare.»

«In verità, Aurora non dormiva in un bosco e…»

A nulla valsero le proteste del biondo. Iye, stanco di sentirli battibeccare, si fece avanti:
«Bacialo subito! È il tuo principe che te lo comanda.» ordinò.

Il medico scosse mestamente le spalle:
«D’accordo, altezza; ma non sono sicuro che funzionerà.»

Heinrich si chinò, posando le labbra su quelle dello storpio. Attese qualche attimo, prima di ritrarsi e dondolare mestamente il capo:
«Visto?» disse «Non succede niente!»

«è perché devi metterci più trasporto, cazzo! Non si è mai visto un “bacio del vero amore” tanto insipido.»

«Beh, nelle fiabe che hai citato, il bacio è esattamente così.» rimbeccò Heinrich, mentre Stan si faceva avanti, accucciandosi accanto a lui:

«è perché sono delle storielle per bambini, opportunamente censurate. Che razza di bacio è, se non ci metti un po’ di trasporto? Spostati, ti faccio vedere!» sbottò, agguantando le spalle del moretto e sollevandolo piano «Prima di tutto, lo devi guardare negli occhi. Così, vedi? Sguardo lungo e penetrante, anche se lui di occhio ce n’ha uno solo. Lo baci… un bel bacio profondo.» Stan appoggiò con forza le labbra su quelle di Shinji, prima di risollevare il capo «E poi ci ficchi anche la lingua…»

Un ceffone raggiunse la guancia barbuta del pitone. La sberla fu tanto potente da fargli ruotare la faccia, saltare via dei tappi di cerume e gocciolare sangue dal naso. Il mezzo pitone abbassò rapidamente lo sguardo. 

Shinji lo stava fissando con l’aria di chi vuole strappare una gola a morsi:
«Non ti azzardare mai più.» ringhiò, rialzandosi in fretta. Si spazzolò i vestiti, recuperando il suo adorato telo impermeabile e prendendo a piegarlo con meticolosa attenzione. 

«Stan stava solo cercando di salvarti.» intervenne Iye, cercando di placare gli animi. «Sei stato ipnotizzato dai fantasmi e… volevi farti bannare.»

«Meglio bannato che baciato da quella sottospecie di rettile con l’alito puzzolente.» sbottò Shinji di rimando «Datemi spazzolino, dentifricio e un collutorio, cazzo. E dateli anche a lui» ordinò, indicando Stan «Credetemi, ne ha bisogno più di chiunque altro.»

  
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