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Autore: xingchan    24/01/2018    5 recensioni
[Post manga]
Dopo un incontro con due gemelli sfidanti del dojo Tendo, Ranma decide di farsi avanti con Akane. Ma qualcosa va storto, e la causa è proprio la piccola delle sorelle Tendo.
Estratto:
"Perché sì, lo avrebbe fatto. Ormai era troppo vicino a lei con lo sguardo incatenato al suo. Gli occhi di Akane lo trafissero tagliandogli involontariamente ogni via di fuga. Si sentiva esposto, come se fosse nudo, nei guai fino al collo. E non sapeva spiegarsi il perché, ma voleva immergersi, in quei guai, e rimanerci.
Stranamente non gli importava se l'avesse mandato su Marte, se lo avesse riempito di pugni o se gli avesse dato del maniaco. Era troppo euforico per darsi pensiero per questo.
[Lieve OOC]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Don’t ask me why




"Sei un bastardo, papà!"
L'ennesimo tuffo offerto gentilmente da suo padre nel laghetto dei Tendo.
L'ennesima trasformazione in ragazza con il codino che puntualmente arrivava.
L'ennesimo doloroso ricordo di Akane durante quei lunghi, maledetti momenti in cui credeva fosse senza vita.
Ecco, di nuovo.
Era dal ritorno dalla Cina, quattro anni prima, che Ranma aveva trovato una straziante associazione fra la sua maledizione, per la quale mancava così poco al momento in cui sarebbe tornato un uomo a tutti gli effetti, e l'intervento di Akane per salvarlo con il risultato di finire disidratata.
Ogni volta che si trasformava, la mente correva inevitabilmente a cosa sarebbe successo se avesse fallito, se non avesse bagnato Akane in tempo e non si fosse svegliata mai più.
Ranma-chan sentì una fitta al cuore, e strinse i pugni tanto forte da farsi male. Come tutte le volte scacciò quel pensiero dalla testa, e nel farlo si ricordò immediatamente cosa dovevano fare da lì a poco.
"Ti pare il momento di buttarmi in acqua?" riprese Ranma-chan fissando accigliata il padre che rideva come un matto. "Ti ricordo che fra non molto arriveranno quei tizi a sfidare il dojo! Quelli sono uomini, non posso certo presentarmi come una ragazza!"
"Non ho bisogno del tuo aiuto!" Fu un'esclamazione perentoria, che si impose sulla voce femminile di Ranma senza che questi avesse il tempo di finire la frase. Sulla soglia di casa Tendo fece capolino la minuta figura di Akane, intenta a sistemarsi il ji facendo attenzione affinché il suo seno fosse il meno visibile possibile. Ranma-chan cercò di dare una sbirciatina nonostante la distanza - sempre piatta come una tavola, però negli ultimi tempi sembrava un tantino più grande. Sicuramente era solo una sua impressione - ma la piccola Tendo intercettò gli occhi dell'altra con i suoi.
Il suo sguardo freddo puntò quello di Ranma-chan, come se volesse incutergli quanto più timore fosse in grado di trasmettere. Tenergli testa era una delle cose che Akane sapeva fare meglio. Il suo viso dai lineamenti dolci ora, in vista dell'incontro, erano duri e implacabili come il marmo. "Sarò io a sconfiggere quei dannati", disse con ostinata caparbietà "e non mi lascerò aiutare, Ranma. Né da te, né da mio padre!"
Ranma-chan la guardò in cagnesco, a dispetto dell'adrenalina che fremeva dentro di sé. Fiera, combattiva, forte e testarda. Anche se ripeteva spesso che non gli piaceva, essendo poco femminile, era questo che amava di lei. Ma era anche vero che questo era uno degli aspetti del brutto carattere di Akane che portati all'estremo - come in questo caso - finivano inevitabilmente per farlo alterare, e desiderare che fosse un tantino più carina.
Peccato che per questo doveva aspettare un altro millennio, se fosse successo, ovviamente.
"Ti batteranno in pochi secondi se non ci sarò io a darti man forte" ribatté Ranma-chan con noncuranza. Per non lasciare che la situazione degenerasse, cercava di non lasciar trasparire il nervosismo per averlo già fatto incazzare.
Akane era migliorata tantissimo nelle arti marziali: spesso e volentieri in quegli anni era riuscita a battere anche gli sfidanti del dojo più ostinati con la sua sola forza e agilità; ma era ovvio che stavolta lavorando insieme avrebbero messo fuori combattimento quei tali con rapidità ed efficacia.
Nella loro lettera di sfida, quegli uomini avevano assicurato loro che avrebbero fatto qualunque cosa pur di prendersi il dojo Tendo, e questo a Ranma suonava alquanto strano. Non dubitava della determinazione di Akane, anzi. Ma probabilmente sarebbe stato molto più prudente - e leale - se avesse collaborato con lui. Anche perché lei da sola era inferiore numericamente parlando.
"Sono molto più forte di qualche anno fa" rispose Akane, guardando la sua interlocutrice con severità. "Ho battuto molti più individui nell'ultimo periodo rispetto a tutto l'arco dell'adolescenza, togliendo quegli idioti che si sfidavano al Furinkan. Perciò non mi fanno paura due sfidanti. Non riuscirai a farmi credere che non sono capace di gestire il dojo!"
Ranma-chan uscì dal laghetto, parandosi davanti alla fidanzata con la speranza di convincerla.
"Non ho detto che non sei capace, Akane. L'hai letta, quella lettera di sfida? Quei tipi hanno detto che vogliono prendersi il tuo dojo ad ogni costo!"
"Ed io lo proteggerò, ad ogni costo!"
Una scintilla vivace nei suoi occhi castani fece vacillare Ranma-chan per un momento. E per un momento Ranma-chan si rese conto che sì, Akane poteva farcela, era nata per farcela, ma che ne sarebbe uscita distrutta. E non voleva assolutamente che si facesse più male del previsto.
Non capisci che io voglio proteggerti?!
Ma no, un maschiaccio con un pezzo di ghiaccio al posto del cuore come lei non poteva certo arrivare a pensare in questi termini. Stupido lui a pensare che quella cretina potesse ragionare con cognizione di causa.
"Voglio soltanto aiutarti, scema!"
Buttò fuori la volontà di darle una mano con prepotenza, mandando all'aria l'idea di non far scoppiare una lite di dimensioni epocali e al tempo stesso sperando di poter sortire l'effetto desiderato.
"Faccio da sola, lo vuoi capire o no?!"
La piccola Tendo era diventata troppo indipendente per accettare un aiuto - specialmente da parte del suo fidanzato - così come era orgogliosa sul fronte della gelosia.
Di fronte a quelle dimostrazioni di orgoglio da parte della giovane, Ranma reagiva facendo altrettanto, abbandonando i propositi di far evolvere il loro rapporto e rimangiandosi tutto ciò che di bello le aveva detto in precedenza.
Su questo aspetto del loro reciproco comportamento non erano cambiati di una virgola. Solo che spesso e volentieri la tensione di sottofondo pareva molto più pesante.
Forse, pensava Ranma, a causa del matrimonio non celebrato qualche tempo prima. Forse perché le sue spasimanti avevano ripreso la guerra per il possesso del premio "Ranma Saotome" con un accanimento maggiore, mandandolo in totale confusione ogni volta che gli saltavano addosso con conseguente martellata di Akane sulla testa. Forse Akane era diventata ancora più gelosa di prima, essendo stata ad un passo dalle nozze.
Boh, io le donne non le capirò mai!
"Allora fa' come vuoi, racchia! Però non correre da me quando quei bell'imbusti ti prenderanno a calci nel culo!"
Fece in tempo a vedere le guance di Akane infiammarsi di collera perché, senza aspettare il pugno che ferocemente la ragazza stava preparando appositamente per lui, con un salto oltrepassò la fidanzata e si precipitò a capofitto in camera sua.
"Non la aiuterò mai, nemmeno se mi prega in ginocchio!" affermò furibondo, sfilandosi i vestiti fradici.
Nel frattempo però, tirò fuori da un cassetto il suo ji.

***

Gli sfidanti del dojo erano due uomini imponenti, probabilmente gemelli, di gran lunga più alti di qualsiasi uomo Ranma avesse mai visto. Indossavano normalissimi ji, ma al posto della cintura ordinaria alle loro vite erano allacciati due spessi cinturoni da cui pendevano due katane ciascuno, una per ogni fianco. Portavano i capelli raccolti, da cui spuntavano qualche ciocca ribelle. Si chiamavano Hiten e Manten, e i loro sguardi non promettevano una vittoria facile. Sembravano tremendamente forti, e quelle lame preoccuparono seriamente Ranma.
"Perché non ti togli di torno?"
"Perché non la smetti di farmi questa domanda?!"
"Perché non vai a farti un ramen dalla tua Shan Pu? O preferisci un bagno con lei?"
"Perché continui a dire sciocchezze?"
Ancora con quella storia. Maledetta Shan Pu e maledetto il giorno prima in cui quella gattaccia aveva fatto irruzione nella vasca mentre c'era lui a farsi il bagno, scatenando l'ira di Akane!
Mentre era nel bel mezzo di quel fastidioso ragionamento, Ranma si rese conto che i due si scambiarono un'occhiata, per poi ridere sonoramente. "Per essere gli eredi delle vostre scuole di arti indiscriminate siete piuttosto litigiosi!" commentò uno dei due, indistinguibile dall'altro.
Ranma si arrabbiò al punto da voler attaccare i due senza aspettare il via.
Come diavolo si permettono?
"Non vi riguarda!" urlò il ragazzo con il codino. "Siete qui per sfidarci o per ficcare il naso nei nostri affari?"
"Hai ragione, ragazzino", replicò l'altro. "Fratello, passiamo ai fatti!"
Non attesero l'avviso per iniziare lo scontro. I due uomini si lanciarono a capofitto sui due ragazzi, e nel mentre sfoderarono le loro katane menando pericolosi fendenti in direzione di Ranma e Akane. Un gesto che colse alla sprovvista Ranma, che si parò con le braccia indietreggiando quel tanto che bastava per mettersi al riparo ed assumere nuovamente posizione. Akane però fu più accorta: per evitare lo spostamento d'aria delle lame corse in direzione delle stesse per poter prendere slancio e saltare; si aggrappo' con le mani sulle spalle del suo avversario dandogli una poderosa spinta alla schiena con entrambi i piedi. L'uomo cadde verso il pavimento, tenendo però strette le sue katane per potersi rialzare ed attaccare immediatamente dopo.
Dobbiamo prima pensare a disarmarli, o comunque ad immobilizzarli.
Ranma non diede a se stesso il tempo di formulare questa constatazione che si lanciò verso l'altro evitando numerosi fendenti prima di afferrare i polsi dell'uomo ed infliggendogli numerosi calci in direzione dello stomaco, sempre nello stesso punto. Approfittando del momento di scarso equilibrio del suo avversario, mantenendo sempre la presa dei polsi, roteò la gamba per colpire con un solo calcio entrambe le braccia. Uno sforzo che sortì il suo effetto: l'uomo mollò la presa della katana sulla sua mano sinistra, facendola cadere a terra, mentre l'altra mano tentava di rinsaldare la stretta sul manico.
Un gemito di dolore di Akane però lo distrasse. Si voltò, facendo ben attenzione che il suo sfidante non approfittasse del momento di distrazione. La ragazza si era impossessata di una delle katane dell'altro sfidante del dojo, e probabilmente era in procinto di ingaggiare un duello, ma Ranma notò un sottile taglio all'altezza della coscia. Niente che potesse dare al suo avversario occasione di avere la meglio su di lei, ma il ragazzo con il codino pensava di dover fare in fretta.
Il fratello che aveva per avversario era sul punto di assestargli un colpo di katana diretto, ma prontamente il giovane Saotome serrò la lama nelle sue mani, precludendo all'altro la possibilità di utilizzarla. L'uomo fece un'espressione contrariata e quasi sorpresa.
"Allora, che ne è stato della tua sicurezza?" chiese con sarcasmo.
Allentò la presa sulla lama, ma solo per tirare con il piede verso di sé il manico della spada per prenderla e consegnarla alla compagnia dell'altra. Esultò internamente. Con le katane fuori dalla portata di quel tipo, avrebbe fatto il suo gioco.
"Preferisco combattere a mani nude."
Nel frattempo sentì un tonfo sordo. Akane era a terra, ed era stata disarmata, ma aveva fatto altrettanto con il suo sfidante che adesso si precipitò in aiuto del gemello. Ranma la vide alzarsi piano, ma la sua visuale fu oscurata dall'altro avversario. Si ritrovò a contrastare entrambi, però ora che avevano abbandonato le loro katane a Ranma parve tutto più semplice.
"Ehi, non ho ancora finito con te!"
Akane atterrò sulle spalle del gemello che finora aveva combattuto con Ranma, e lo tirò con sé con tutta la forza di cui era capace, gettandosi con lui a terra, facendosi male - a giudicare dal grido represso al momento di schiantarsi contro le assi di legno del dojo - ma dando a Ranma l'opportunità di fare le cose con calma. L'uomo con cui si stava battendo ora non sembrava avere paura di utilizzare solo le mani. Anzi, ne sembrava entusiasta.
"Anche io preferisco un combattimento corpo a corpo" sostenne. "Io e mio fratello non vediamo l'ora di sconfiggervi e di prenderci l'insegna Tendo."
Ranma udì Akane reagire con furia sovrumana a quelle parole, e la vide lanciarsi contro l'uomo per assestargli una gomitata che però l'altro riuscì ad evitare, seppure di un soffio.
"Dietro di te!"
E difatti l'altro la afferrò da dietro, prendendola per le ascelle. L'istinto della ragazza però non si fece attendere: mandò un potente calcio all'indietro, e alzando le mani verso di lui con rapidità lo prese per il bavero del ji, atterrandolo davanti a sé con un grido di sfogo.
L'avversario che teneva in scacco Ranma caricò un destro che il ragazzo parò con la gamba, per poi utilizzare la sua tecnica delle castagne. Ma l'altro non si diede per vinto: fece una capriola perfetta in aria per schiavare i suoi colpi e prenderlo alle sue spalle. Lo colpì alla testa, ma non così forte da mandarlo a terra. Ranma si voltò con la gamba tesa, determinato a metterlo nelle condizioni di ricevere i suoi colpi senza possibilità di poterli evitare. Lo colpì al fianco, ma il cinturone doveva aver assorbito parte della potenza del suo calcio, perché il suo avversario vacillò senza cadere. Ma per Ranma era arrivato il momento, e gli assestò la tecnica delle castagne per farlo desistere.
L'uomo sembrava impossibilitato a rispondere, tanto erano forti e precisi i colpi di Ranma; ma questi dovette fermarsi quando vide delle gocce di sangue macchiare il pavimento davanti a sé. Si ricordò improvvisamente delle ferite agli avambracci, dimenticate completamente grazie alla sua resistenza al dolore fisico acquisita negli anni. Si fermò, ritirandosi nella parte inferiore del dojo, dove si trovava Akane, lasciando i due all'estremità opposta del dojo.
Doveva chiudere prima che l'avversario atterrato da Akane potesse riprendersi e ricominciare a combattere.
Osservò per un secondo Akane con il fiatone poggiare una mano sul ginocchio della gamba ferita, la sentì emettere un mugugno, destando la sua preoccupazione. Ma la determinazione nei suoi occhi lo indusse a non abbandonare la concentrazione.
Scambiò con lei un cenno: involontariamente avevano sviluppato delle tecniche di coppia, utilizzate nei momenti di estrema necessità, come contro il cambia-insegne, oppure contro le due sorelle che avanzarono la loro legittimità nei confronti del dojo Tendo, oppure come tutte le altre volte che avevano avuto problemi del genere. Con un po' di battibecchi e tanto impegno, quelle tecniche avevano raggiunto il loro scopo.
Ancora un ultimo sforzo.
I due fratelli gemelli si posizionarono uno a fianco all'altro. Erano provati dall'incontro, ma era ovvio che non avrebbero gettato facilmente la spugna. Anche perché lo vedevano perfettamente: nonostante fossero intenzionati a proseguire, i due ragazzi erano messi piuttosto male.
Dalla posizione che assunse Akane, Ranma colse subito cosa aveva in mente. La ragazza si pose davanti al giovane Saotome, mentre Ranma si affrettò ad assecondarla, sistemandosi dietro di lei.
Il Salto delle Tigri Feroci.
Una tecnica che confondeva l'avversario, non dandogli possibilità di capire in tempo quale artista marziale avrebbe colpito per ultimo.
I due fidanzati si lanciarono in una breve corsa; Ranma dietro Akane saltò oltrepassandola, e così fece la piccola Tendo immediatamente dopo. I salti diventarono sempre più rapidi, sempre più confondibili, in un susseguirsi di immagini che agli occhi di Hiten e Manten non era altro che una alternanza delle due figure inesorabilmente veloce.
"Ma cosa...?"
Uno dei due gemelli si scostò repentinamente, ma l'altro trovò davanti a sé per ultimo Ranma che, con un Moko Takabisha potenziato lo scaraventò contro il muro.
Senza pensarci un solo attimo Ranma e Akane si voltarono, trovando il gemello ancora in piedi che avanzava verso di loro; ma fortunatamente lontano abbastanza da replicare la tecnica di coppia. Ebbero il tempo di alternarsi quel po' che bastava per mandare in confusione l'avversario rimasto; e stavolta fu Akane l'ultima.
Un poderoso manrovescio sotto il mento, per poi concludere con un altrettanto energico calcio che mandò l'uomo fuori combattimento. Definitivamente.
I fratelli non provarono ad alzarsi che dopo qualche minuto; nel frattempo però Akane crollò a sedersi a terra, con la ferita alla coscia che bagnava di sangue il suo ji.
"Akane!"
Ranma le si accostò subito, così come Kasumi e Soun, mentre Nabiki e Genma prestavano soccorso ad Hiten e Manten.
"La mia bambinaaaaa...!"
"Non è grave" constatò la piccola Tendo per calmare suo padre.
Con cautela, Kasumi voltò verso di loro il taglio alla coscia di Akane. Perdeva ancora un po' di sangue, ma non era così profonda come sospettavano.
"Dobbiamo bendarla, e subito!"
Ignorando le proteste delle sue di ferite, il giovane Saotome si avvicinò verso la gamba sana di Akane, e facendo attenzione a non toccarle il punto dolorante infilò una mano sotto le ginocchia per poi poggiare la schiena della fidanzata sull'altro braccio.
"Aggrappati a me" le mormorò a fatica. Akane seguì il consiglio, allacciando un braccio tremante al suo collo.
Il taglio su quest'ultimo prese a pulsare, e Ranma credette di sentire un rivolo di sangue scendere giù per il gomito e un'altra goccia raggiungere il pavimento del dojo. Un leggero brivido di freddo gli attraversò il corpo, ma era ad Akane che ora voleva e doveva pensare.
Maledizione a loro! Se non li avessimo disarmati in tempo ci avrebbero fatti a fettine!
"Raccogliete le vostre katane" disse rivolto ai due sfidanti "e sparite."

***

Mentre Ranma sistemava Akane sul suo letto, Kasumi provvedeva a togliere alla sorella minore i pantaloni della sua tenuta da combattimento.
"Ranma, per favore, potresti prendere dell'acqua per pulire la ferita e la cassetta del pronto soccorso?"
Sulla soglia, Soun era intento a piangere e a tirarsi la faccia per la disperazione. Ranma tirò un sorriso stanco. Avrebbe voluto dirgli che non c'era niente di cui preoccuparsi, ma era evidente che l'uomo non si sarebbe tranquillizzato finché non avesse visto sua figlia riprendere le sue abitudini quotidiane.
Nonostante le braccia gli facessero un male cane, il ragazzo con il codino eseguì ritornando con un asciugamano gettato sulla spalla, la cassetta del pronto soccorso tenuta per il manico e un bacinella piena di acqua fredda che poggiò sulla scrivania di Akane. Sentendo le forze venirgli meno si abbandonò sulla sedia della scivania, prima di immergere l'asciugamano nell'acqua e tamponare piano la coscia di Akane per tutta la lunghezza della ferita. Akane serrò gli occhi cercando di non lamentarsi, ma fece una faccia riluttante quando vide Kasumi con dell'ovatta in una mano e una bottiglietta di disinfettante nell'altra.
Non appena entrò in contatto con il disinfettante, Akane esternò un gemito che si costrinse a soffocare sul nascere. Di contro, afferrò le coperte stringendole con tenacia. Sudava freddo, e Ranma avrebbe voluto dirle qualcosa, tranquillizzarla. Dirle "Ehi maschiaccio, tanto sei forte come Ercole. Non ti servono mica due avversari da quattro soldi come quelli di poco fa a metterti k.o.!" e ricevere un pugno sul naso. Almeno, avrebbe avuto una reazione ordinaria da parte sua.
L'unica cosa che lo consolava era che da lì a breve il bruciore di Akane sarebbe sparito, togliendole del tutto quella smorfia di dolore dal viso.
Sei forte sul serio, Akane.
All'improvviso si sentì tirare per il codino.
"Ehi, scemo! Sei con noi?"
"Ehi ehi, fa' piano!" la ammonì lui, scostando con rudezza la mano della ragazza.
Ecco, ora faceva anche la figura dell'imbambolato.
Si grattò piano sulla nuca per attenuare il dolore, quando Akane si rabbuiò di colpo notando i suoi avambracci.
"Ranma, sei ferito anche tu!"
Il ragazzo con il codino si guardò con uno sguardo interrogativo.
Ah, già. Se l'era dimenticato. Che brutti scherzi giocava il musetto di quella mocciosetta del maschiaccio!
"Oh, santo cielo! Cercherò di fare il possibile!" Con i suoi soliti modi premurosi, Kasumi stava finendo di fasciare con delle bende la coscia di Akane. Le coprì delicatamente le gambe con una coperta ed uscì dalla stanza, trovando Soun ancora singhiozzante.
"Kasumi, come sta Akane?"
"Papà, sto bene!" rispose Akane con tono esasperato, tentando di farsi sentire.
"Vieni, papà. Ti preparo una tisana" ridacchiò la ragazza, portando suo padre giù per le scale. "Akane, puoi cominciare a medicare Ranma? Vi raggiungo subito!"
Ranma guardò spaesato una pallidissima Akane seduta sul letto con le gambe distese. Come poteva prendersi cura di lui se in quel momento non riusciva a fare granché? L'avrebbe solo affaticata ulteriormente, e di certo non voleva che la ragazza si prendesse altri fastidi. Ne aveva abbastanza, per quel giorno.
"Non importa, faccio io." Fece per alzarsi, ma Akane lo trattenne per un lembo della giacca del ji, abbozzando un sorriso lieve.
"Prendi un po' d'acqua e vieni."
Eseguì, sedendosi nuovamente sulla sedia della giovane per permetterle di medicarlo.
Con piacere sentiva le mani di Akane trafficare sulle sue braccia per pulirle dal sangue rappreso, e per la prima volta in quella giornata si sentiva rilassato abbastanza da poter permette ai suoi muscoli di distendersi. Ma li sentì contrarre fastidiosamente quando arrivò il bruciore del disinfettante e la ruvidezza quasi insopportabile delle garze.
"Ecco fatto" disse.
"Grazie."
Akane gli regalò un timido sorriso, poi le sue labbra si allargarono. "Un bernoccolo!"
Gli toccò piano la testa, indicandogli un punto preciso.
"Lo trovi divertente?" interloquì Ranma, contrariato e perplesso allo stesso tempo. Bel ringraziamento, se doveva ridere delle buscate prese - per lei - da quei sfidanti.
"Me ne sono dimenticato" ammise ridacchiando.
"Dovresti metterci del ghiaccio."
"Va bene."
"Ranma, Akane!" Kasumi si presentò alla porta di Akane, canticchiando tutta contenta. "Oh, vedo che avete già finito!" disse. "Ranma, il bagno è libero. Mi raccomando, non metterci troppo! Nabiki è andata a comprare qualcosa. Stasera festeggiamo!"

***

"Un bel brindisi a Ranma e Akane!"
Nonstante la mezzana Tendo fosse tornata dalla spesa pochi minuti prima, Soun e Genma erano già ubriachi, ed ovviamente si lasciarono andare alle solite considerazioni sui due fidanzati nei modi più disparati, considerazioni decisamente spinte che Ranma aveva poca voglia di ascoltare.
La lattina di birra ciascuno utilizzata per celebrare la vittoria sui due fratelli Hiten e Manten però non faceva che peggiorare le cose.
Nonostante questo, Ranma partecipò con entusiasmo per la vittoria, mangiando vari stuzzichini, parlando del più e del meno con Nabiki e cercando inutilmente di chiudere la bocca ai due padri che deliravano a causa dei fumi dell'alcool.
Ranma mandò giù un paio di sorsi di birra prima di osservare Akane. Era contenta di aver vinto, nessuno poteva negarlo, ma perché ogni volta che l'attenzione delle altre ragazze si spostava verso qualcun altro, il sorriso tirato di Akane si spegneva?
Non passò tanto tempo che la piccola Tendo decise di alzarsi da tavola. Nabiki e Kasumi gettarono un'occhiata all'indirizzo della sorella minore, probabilmente chiedendosi, come Ranma, cosa stesse succedendo.
Ma come? Erano lì a celebrare una delle loro migliori vittorie conseguite, e lei se ne andava così, senza dire una parola?
"Sono stanca", fu la sua giustificazione.
Già, e io sono Bruce Lee!
Era vero che avevano speso parecchie energie a causa di quel combattimento, e a dirla tutta neanche lui si sentiva fresco come al mattino. Ma da lì a piantarli quando c'era tanta voglia di festeggiare il pericolo scampato, soprattutto lei che al dojo teneva tanto quanto la sua stessa vita ce ne correva.
"Vuoi che ti accompagni?" chiese Kasumi.
"No, grazie." Getto un'occhiata all'indirizzo di suo padre e, vedendolo mezzo addormentato fra le braccia - o meglio, le zampe - di Genma trasformato in panda lo lasciò stare. Augurò la buonanotte a tutti, per poi andarsene portando con sé la lattina.
Questo dettagli indusse Ranma a pensare che non era per la stanchezza che Akane aveva deciso di ritirarsi. E sinceramente, voleva sapere che caspita frullasse nella testa del maschiaccio. Ma non poteva seguirla a ruota senza destare dei sospetti. Attese vari minuti, abbandonando completamente la voglia di divertirsi, finché non annunciò che anche lui sarebbe andato a letto.
"Credo che anche io andrò a dormire."
 Per enfatizzare, prese perfino uno sbadiglio - rigorosamente finto - nel tentativo di apparire convincente, ma tutti i suoi sforzi andarono a farsi benedire.
"Certo, come no!" rise Nabiki - quella iena patentata! - sfoderando un sorrisone ambiguo. Dallo scintillio nei suoi occhi si capiva chiaramente che avrebbe detto qualcosa di... stravagante. "Sicuramente vuoi raggiungere mia sorella per... festeggiare come una coppia dovrebbe, ovvero fare del salutare sess..."
"Nabiki, ma che stai dicendo?" urlò una scandalizzatissima Kasumi. "Non sta bene!"
Ma non c'era bisogno che finisse la frase per mandare in fumo la testa di Ranma.
Ma... ma... NO! Non è... nelle mie intenzioni... Nabiki, sei insopportabile!
"E dai, vuoi dire che non ho indovinato?" sbottò la mezzana, incespicando nelle parole. Era evidente che era la terza persona ad aver bevuto più di tutti.
Colto alla sprovvista, Ranma fuggì a gambe levate, riuscendo a portarsi di sopra solo la sacca del ghiaccio.
A dire il vero, non sapeva se avrebbe cercato Akane oppure no.

***

Trovò Akane al balcone, probabilmente per rimanere sola con i propri pensieri.
Era appoggiata al parapetto con entrambe le braccia, la sua lattina di birra ancora in mano. Circondata dal buio della sera, la sua figura sembrava più piccola che mai.
Gli occhi di Ranma caddero inevitabilmente sulla fasciatura fatta da Kasumi, nascosta in parte da un paio di pantaloncini gialli.
Se non avessi fatto di testa mia, adesso sarebbe in ospedale.
"Ehi, sei scappata?"
La ragazza sobbalzò, voltando la testa verso il fidanzato quel tanto che bastava per dirgli che no, non era scappata affatto. "Sono davvero stanca, avevo solo bisogno di una boccata d'aria" aggiunse.
Si affiancò a lei, notando subito che Akane aveva un grosso livido sotto l’occhio destro, sicuramente causato da uno dei tanti colpi ricevuti. Forse era per quello che il suo viso aveva un aspetto così acceso prima.
"Credo che questa serva anche a te" disse Ranma, poggiando delicatamente la sacca del ghiaccio sulla sua guancia.
"Grazie." Accettò di buon grado quella premura, ma poi rimase in silenzio, ritornando ad essere sovrappensiero. L'unico movimento che fece fu di bersi un altro lungo sorso di birra. Vedendola così, assorta e calma come un lago, nessuno avrebbe mai scommesso che si trattasse di una combattente.
Il giovane Saotome attese, mentre progressivamente sentiva crescere una strana sensazione, come se si sentisse offeso del fatto che Akane, nonostante probabilmente ci fosse qualcosa che la preoccupasse, non spiaccicava parola. E pensare che avevano sempre chiacchierato in quegli anni, su tantissimi argomenti.
Se hai qualche problema potresti anche parlarne con me!
Un tacito rimprovero, spezzato da poche e semplici parole di scusa.
"Mi dispiace tanto."
Fu un sussurro, così lieve e dispiaciuto che non sembrava reale. Ranma ebbe un sussulto al cuore. Era così indifesa quando faceva così.
Provando a risponderle, dalla sua bocca uscì solo un lieve balbettio.
"D... di cosa?"
"Stamattina, prima dell'incontro..."
Ah, come dimenticarlo! Aveva fatto il diavolo a quattro per tenerlo fuori dal dojo quella mattina, ma fra due testardi la cosa non poteva essere così scontata.
"Se fossi stata sola ti avrebbero fatto male sul serio!" disse Ranma con ovvietà, incrociando le mani dietro la testa.
"Già..." replicò lei triste, osservando distrattamente la lattina.
Uno contro due in un combattimento ufficiale sarebbe stato disonesto per i due fratelli e pericoloso per la ragazza.
Ma a dispetto della situazione presentatasi poche ore prima, Ranma non poteva affatto negare che Akane era diventata un’artista marziale temibile tanto quanto lui. Proprio come aveva dimostrato quella mattina contro Hiten e Manten. Anche se era allo stremo delle forze e ferita, aveva continuato a combattere con fierezza e tenacia. E questo, pensava Ranma, la rendeva degna di essere già chiamata maestra.
Ranma sapeva che se le avesse fatto degli apprezzamenti, Akane si sarebbe sentita felice, lusingata. Pazienza se si fosse montata la testa.
Si avvicinò ancora di più a lei appoggiandosi al parapetto così come aveva fatto la ragazza, e d'un tratto si sentì inesorabilmente attratto da lei, molto più del solito.
"Ehi, Akane."
"Dimmi."
"Hai combattuto benissimo."
Sulle labbra di Akane finalmente comparve un sorriso, e il ragazzo con il codino ne rimase piacevolmente deliziato.
Unire le loro forze con una complicità così sincera come la loro era bello e appagante al tempo stesso. Sì, c'erano molti incidenti - litigi - di percorso, ma alla fine ne uscivano vincitori, a dispetto dell'apparente superiorità dei loro avversari.
Peccato che le occasioni erano così poche che si potevano contare con le dita. Al dojo arrivavano sempre sfidanti singoli, che puntualmente Akane pretendeva di battere per conto suo. Per quanto riguardava allievi da allenare, per i loro genitori non era ancora una attività alla loro portata.
La ragazza ridacchiò un poco. "Non ne va del tuo orgoglio se mi fai questo tipo di complimenti?"
Stava giocando, era evidente, ma davanti a quella spontaneità Ranma poteva sentire chiaramente le guance andargli in fiamme ed il battito cardiaco triplicato.
Accidenti, Akane! Ci rimarrò secco se continui a fare così!
Anche se per qualche secondo e non sapendo assolutamente cosa la rendesse così triste e nervosa, aveva sollevato il morale ad Akane con ciò che lei sicuramente voleva sentirsi dire.
"Posso fare un'eccezione, ogni tanto. Soprattutto con la mia fidanzata."
Aspettaaspettaaspetta!!!
Che diamine aveva detto?
Akane si voltò di colpo, fissandolo con malcelata sorpresa e con un pizzico di preoccupazione.
Calibrò in quali modi quel che aveva detto poteva essere inteso, soppesando parola per parola quella risposta. Ma porca miseria, ma perché all'improvviso non ricordava più niente?!
"Non stai bene, Ranma? Hai la febbre?"
Ahia...
"Sto benissimo, invece!" ribatté con eccessiva enfasi. Forse con quel tono alterato avrebbe capovolto la situazione, facendo indispettire Akane e mandando a puttane la serata. Ma a quella reazione così esagerata Akane non proferì parola.
"Akane, io..."
Cazzo, la timidezza.
Perché non riusciva mai a dire quel che pensava ad Akane?
"Ranma..."
La vedeva, e Ranma sapeva che aveva paura. Ma dannazione, ne aveva tanta anche lui.
Ma ebbe molta più paura ripensando - l'ennesima volta - a come sarebbe andata a finire se non fosse tornata a casa viva. A quell'ora non sarebbe stata lì a chiacchierare con lui su quel balcone. Non avrebbe scherzato, non si sarebbe incazzata quella mattina. Non starebbe lì a pensare se potesse fare oppure no quel che stava per fare.
Perché sì, lo avrebbe fatto. Ormai era troppo vicino a lei con lo sguardo incatenato al suo. Gli occhi di Akane lo trafissero tagliandogli involontariamente ogni via di fuga. Si sentiva esposto, come se fosse nudo, nei guai fino al collo. E non sapeva spiegarsi il perché, ma voleva immergersi, in quei guai, e rimanerci.
Stranamente non gli importava se l'avesse mandato su Marte, se lo avesse riempito di pugni o se gli avesse dato del maniaco. Era troppo euforico per darsi pensiero per questo.
Ammazzami pure, dopo.
La bocca arrossata di Akane, e il fatto che se la mordesse piano per il nervosismo non faceva che peggiorare le cose. Imponendosi quanta più calma possibile, coprì la distanza che li separava finché il respiro caldo della ragazza lo mandò in estasi, mozzando il suo.
Chiuse gli occhi. Percepì le proprie labbra tremare, perdere del tutto il controllo di ciò che stava succedendo. Ma fu in quell'istante che sentì qualcosa chiudergli la bocca.
Confuso e stordito, Ranma aprì gli occhi.
Sulle labbra aveva una mano di Akane.
Sul viso, la ragazza aveva un'espressione mortificata. Sull'orlo delle lacrime.
Cosa...?
"Non farlo, Ranma. Per favore..."
Una preghiera mite, con una voce terribilmente incrinata, che non avrebbe mai immaginato di sentire da Akane.
Forse aveva capito male, forse la birra stava giocando dei brutti tiri al suo cervello che, a detta di Akane, era già bacato di suo. Ma il palmo della mano della fidanzata era ancora incollato saldamente sulla parte inferiore della sua faccia, confermando con brutale crudeltà il suo sospetto.
Lo stava... rifiutando?
No, non è possibile... Dev'essere uno scherzo, di quelli pessimi!
Finalmente Akane lo lasciò, ma distolse immediatamente lo sguardo. Ranma giurò di scorgere una lacrima sul piccolo viso della ragazza, e in quel momento sentì un pugnale trafiggergli il cuore, riducendolo in frantumi.
Riuscì appena a controbattere con un "Perché?" ma ciò che ebbe come risposta non lo soddisfece affatto.
"Non me lo chiedere..."
"Che vuol dire "Non me lo chiedere"?" E noi..."
Non lo lasciò finire. Troncò sul nascere una domanda che gli parve ovvia, a cui era praticamente doveroso dare una pur minima spiegazione.
"Non ci pensare, al nostro fidanzamento..."
Un'altra lacrima, che lei asciugò in fretta.
"Ho capito..." mormorò Ranma atono.
Fece alcuni passi indietro, prima di correre via.





NDA
E' da un po' che non scrivevo qualcosa. Me ne sono successe tante, perciò non ho avuto né tempo tanto meno voglia di buttare giù qualcosa. Però scribacchiando un po' di voglia mi è venuta, così ho cominciato a scrivere questa cosetta. E niente, giusto per riprendere in mano il sito e combinare qualcosa.
Se ci sono errori, non esitate a segnalarli.



   
 
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