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Autore: bahir    24/01/2018    1 recensioni
“Quello che penso è che a un certo punto siamo scesi dal treno”
“Che dici?”
“No. Lo dico davvero. Io dovevo avere Atsu accanto. Non capisco perché ci siamo separati. Sai quando sei piccolo e ti dicono che se sei buono, ti comporti bene e sei corretto ti succederanno solo cose belle?”
“Si”
“In realtà sono cazzate, lo abbiamo imparato tutti. Ma quando sei piccolo nessuno ha il coraggio di dirtelo”
“…In effetti sarebbe diseducativo”
“Lo è anche capire che quello che ti hanno insegnato è sbagliato. Che il modo in cui vivi non ti offre nessuna garanzia di evitare il disastro.”
“E allora?”
“Non lo so, forse dovremmo dire ai nostri figli di comportarsi bene ma che nella vita questo non è sufficiente. Che ci vuole anche fortuna. Che non tutto dipende da noi. Che a volte le cose vanno male perché la divinità quel giorno guardava altrove…cose così”
“Forse hai ragione ma che c’entra con quello che dicevamo prima?”
“C’entra che quando perdi fiducia nel modo di vivere che ti hanno insegnato e capisci che sei seduto su un treno e che la felicità è tutta nell’arrivare alla stazione successiva…tu scendi dal treno”
“Ah!”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piove a dirotto e sono appena tornato a casa fradicio come un pulcino.
Tra poco andremo a festeggiare il compleanno di Atsu e io ho una buona occasione per darle il mio regalo lontano da occhi indiscreti. 
Mentre mi asciugo i capelli penso che ho una gran voglia di fumare una sigaretta ma da quando Raphael ha smesso mi sento una carogna ogni volta che ne tiro fuori una dal pacchetto. 
Peraltro il suo colorito è ancora vagamente cinereo e suppongo che stasera non mangerà un granché.
Quando vado in camera di Atsu la trovo circondata da pacchetti di tè e fiori di carta di riso...le sue amiche la conoscono e non l'hanno delusa ma mi dispiace, quest'anno non c'è storia.
Noto tra le altre cose un piccolo origami a forma di gru...la carta usata per fabbricarlo è fittamente ricoperta da caratteri svolazzanti in un inchiostro azzurro brillante. 
Mi sembra la calligrafia di Materia, la cantatrice di oracoli.
Magari c'è scritto cosa accadrà stasera. In effetti non mi dispiacerebbe un piccolo suggerimento.
Atsu mi guarda e io le metto tra le braccia l'involto che contiene il kimono. 
Già dal peso capisce di cosa si tratta. Non dice una parola ma quando lo apre e vede la stoffa azzurro ghiaccio le sfugge un sussurro.
Senza sollevare lo sguardo mi dice "Lo voglio indossare stasera".
"Stasera è una dichiarazione di guerra" dico con sincerità.
"Allora da stasera siamo in guerra" ammette.
 
Mentre esco da camera sua per darle modo di cambiarsi trovo gli altri in sala. 
Ci sono lumi e candele dappertutto.
Raphael è sul divano e guarda con distacco il vaso di dolci appoggiato sul tappeto. 
Per lui è più bello da vedere che da mangiare. Eppure il suo sguardo ha un che di languido.
Kainu, Materia e gli altri invitati invece hanno intenzioni diverse e diversi tipi di tè con cui accompagnare il contenuto del vaso nel paradiso dei dolciumi. 
Vedo tazze e teiere appoggiate disordinatamente dovunque e riconosco il profumo di tè verde al gelsomino, rosso alla mandorla, nero alla rosa.
Nel vaso vedo confetti argentati, violette glassate, petali di rosa secchi, frutta secca e brinata, datteri enormi, mandorle caramellate, biancomangiare, cioccolatini, delizie turche, pasticcini arabi a base di pistacchi e pasta di mandorle con profonde crisi di identità. 
Questo è un dono di Raphael, è così bello che per almeno un paio di minuti resto a guardare perché voglio imprimermi la scena nella memoria senza dimenticare nulla. 
Dalla finestra si vede la luna.
Poi mi siedo e dopo essermi procurato una tazza di tè alla mandorla comincio a mangiare i dolci con gli altri.
 
Rimproverandoci per aver mangiato troppi dolci decidiamo di andare a piedi al ristorante. 
Nevica ma il freddo è secco. Con il cappotto si sta benissimo.
Credo sia la prima volta che vado a mangiare nel ristorante di Kira. In genere ci lavoro. 
Sono certo che abbia preparato qualcosa di speciale per Atsu. 
Non sembra ma le vuole bene.
Quando Atsu è scesa in soggiorno io ho rischiato la sincope, mio padre la fibrillazione. 
È bella da togliere il fiato ed è così evidente che il kimono è il mio regalo per lei che nessuno si prende il disturbo di chiedere chi glielo abbia portato. 
Durante la cena (in stile giapponese tradizionale, ovviamente) Atsu sorride beata nel suo involucro di seta mentre io guardo ovunque meno che verso mio padre.
Oggi è una giornata felice e non mi va di vedere l'espressione del suo viso. 
Ho tutto il resto della vita per godermela. La zuppa di miso con ostriche mi piace mentre il mollusco che mi portano subito dopo mi impressiona un po’. 
Armeggio con le bacchette. Si è chiuso in un risentimento di sali di calcio e non ha intenzione di uscirne.
"E come faccio a tirarlo fuori?" Chiedo a mio fratello mentre viene a portare il tè.
"Alla tua età dovresti aver già imparato come si fa...ma forse non ho capito a cosa tu ti stia riferendo Michail. A proposito...carino il kimono, discreto."
"La prossima volta che mi interesserà sentire il tuo parere te lo chiederò!" gli sibilo posando con una certa malagrazia le bacchette sul tavolo.
"Attento a non farti salire la pressione adesso se no più tardi come te la cavi?" mi soffia dolcemente in faccia
"Problemi di questo genere iniziano ad essere più frequenti alla tua età, giusto?" ricambio.
"Già ma siccome non si può sempre contare sulla fortuna del principiante ho preparato una cena ricca di sostanze vasodilatanti per facilitarvi, Michelino."
Raphael è allibito dalla crudele franchezza di mio fratello e il mollusco che era riuscito ad estrarre dalla conchiglia gli va per traverso.
La cena procede tra occhiatacce, allusioni e doppi sensi che Akira ed io ci sussurriamo tra una portata e l'altra.
Quando finalmente Akira si siede con noi per mangiare non nota il wasabi che ho infilato tra il riso e il pesce del suo sushi. 
Una piccola dimostrazione della mia abilità con le bacchette, fratellino, gli sussurro all'orecchio.
Onestamente è una quantità da cavallo e siccome il proprietario del ristorante ci tiene alla qualità non è la pasta insapore che trovate di solito. 
Non è un condimento ma un biglietto di sola andata per il Pronto Soccorso più vicino.
Akira ha la prontezza di sputare il boccone nel piatto non appena si accorge di cosa contiene. 
Mi guarda con rabbia mentre un ghigno sadico mi si allarga sulla faccia. 
Non posso farci nulla...strano, di solito ho un controllo migliore della mia mimica facciale.
Se è per questo ho anche caldo. Dicono che non ci sia bevanda più dissetante del tè...cerco di sollevare il coperchio della teiera da cui ho bevuto solamente io, mi rendo conto solo adesso.
Ho un lieve giramento di testa che mi costringe ad appoggiarmi allo schienale della sedia. 
C'è qualcosa che non va nel mio corpo ma è cominciato tutto in modo così subdolo che non mi sono accorto di niente.
Penso rapidamente a cosa possa avermi propinato il mio fratellino. 
Non può essere nulla di molto velenoso o pericoloso. Cerco di suonarmi convincente mentre faccio queste speculazioni.
E comunque Raphael è seduto accanto a me. Quando sollevo gli occhi verso di lui mi sta già guardando e mi fa cenno di seguirlo, aiutandomi ad alzarmi.
Mi porta in bagno, mentre camminiamo sento una sensazione di capogiro. Mi sta venendo nausea.
"Si può sapere che hai fatto per far arrabbiare tuo fratello?"
Non riesco a rispondere alla domanda perché in modo assolutamente involontario ho iniziato a respirare più profondamente. Sto per vomitare. 
Il che è una fortuna, come mi fa notare Raphael tirandomi indietro i capelli.
Ma io adesso sto male. So che tra poco sarà passato ma io ora sto male da morire e non riesco a vedere al di là di questo. Mi appoggio a lui, sono fradicio di sudore.
Quando riesco a tirarmi su dopo aver vomitato Raphael mi passa un fazzoletto. "Congratulazioni" mi comunica con un sorriso" per la tua prima sbornia"
Cosa? Tutto qui? Alcool? Io onestamente pensavo a cose come la varechina o l'antigelo. 
Per un momento ho avuto davvero paura. Scopro che da ubriaco sono paranoico. 
Strano, il vino e la birra non mi hanno mai procurato un simile malessere. 
Il sakè non ha una gradazione alcolica molto elevata. Avrà messo etanolo puro nella mia teiera, quello psicopatico?
Adesso tutto sommato non sto malissimo. Non ho più nausea. Vorrei una camicia pulita ma non si può avere tutto dalla vita. 
Ora ho capito di che vasodilatatori parlasse Akira. Mi lavo la faccia mentre Raphael dopo essersi assicurato che io stia bene torna al tavolo. 
Mentre mi guardo allo specchio col viso ancora gocciolante mi viene in mente che nel mio armadietto c'è una camicia di ricambio. In quel momento entra Kainu che mi dà una rapida occhiata. 
"Mi dispiace Michail, non mi sono accorto di nulla"
"Forse perché non guardavi nella mia direzione..." replico asciutto. Perché questo cattivo umore, non è mica la mia balia.
"...Vado a prenderti la camicia. Hai proprio un'espressione da depravato quando sei ubriaco, lasciatelo dire" mi dice col sorriso sulle labbra. 
Lui da ubriaco ha un dolcissimo sorriso da angelo.
Mi tolgo la camicia e mi lavo con l'acqua e il sapone del lavandino. 
Il sapone liquido arriva direttamente dal Giappone, ha un odore buonissimo ma indescrivibile. Atsu lo aveva chiamato Aura di Kyoto in maggio. 
Non sono mai stato a Kyoto ma se questo è l'aroma che si respira mi viene da pensare che il viaggio valga la pena.
Se falliremo sarà per il sapone liquido, lo dico sempre. Ma in questo momento il profumo mi è di conforto.
Finalmente arriva la mia camicia. Mentre me la abbottono mi rendo conto della mia incoordinazione.
Le mani non mi rispondono, merito dell’alcool? Stasera tutti si aspettano che io suoni qualcosa. La rabbia mi dà alla testa...Questa me la paga. 
"Come faccio a suonare?" chiedo a Kainu. Ho la voce strozzata dal livore.
Kainu mi aiuta coi bottoni e torniamo a sederci al momento giusto. Sta arrivando il dolce, una torta di rose di dimensioni epiche.
Atsu si gira nella mia direzione con uno sguardo interrogativo. Io mi guardo le mani e penso di usarle per strangolare Akira. 
Raphael mi allunga la sua fetta di dolce. "niente di meglio di un pò di zucchero per far passare la sbornia". 
Si, d'accordo ma sentendomi suonare tutti stasera noteranno la differenza. 
Volevo suonare qualcosa di speciale per lei stasera. È il modo migliore e più semplice per dirle tutto. 
Ero indeciso tra diversi brani ma alcuni sono semplicemente impossibili da eseguire in queste condizioni.
Dico addio all'Improvviso Fantasia di Chopin… Lo ho studiato per settimane.
Avrei giusto la curiosità di sapere se lo ha fatto apposta.
La cena è finita. Andiamo a casa. Cammino accanto a Raphael, le mani nascoste nel cappotto. Non so cosa dire.
Ho bisogno di almeno un paio d'ore. O di una lavanda gastrica.
A casa ci sediamo sul tappeto a bere altro tè. Atsu in realtà si accuccia perché col kimono non può fare altro.
Sembriamo tutti in attesa. In questi momenti generalmente se sono in vena mi alzo e vado a sedermi davanti al pianoforte. 
Atsu mi guarda. Non posso. Mi alzo e vado a sedermi davanti al pianoforte.
Penso a qualche brano lento con cui cominciare per guadagnare tempo. Kainu mi raggiunge con una chitarra.
Non conosco il suo repertorio ma per quanto mi riguarda può anche suonare Nella Vecchia Fattoria.
Comincia con un brano che non conosco ma che sicuramente è un flamenco. 
È ritmato ma più che da ballare sembra da ascoltare. Quando finisce io suono le Onde di Einaudi. 
Lo suono più lentamente di quanto non farei di solito ma non mi fido di me. 
Nonostante questo non inciampo e quando finisco non posso fare a meno di sorridere. 
Raphael contribuisce con Scarborough Fair che canta assieme a Materia. 
Mi piace molto sentirlo suonare, non conosce una nota e non riconoscerebbe una chiave di basso neanche se andasse a sbatterci contro in autostrada ma ha un ottimo orecchio. 
Ogni brano è in realtà un pezzo unico.
Poi canta da solo in francese, accompagnandosi con un motivo che sospetto essere totalmente inventato.
Quando da bambino imparavo a suonare il pianoforte mi sono accorto che aveva l'orecchio assoluto. 
Per la cronaca il mio orecchio non è fine quanto il suo ma è migliorato molto sentendolo cantare. 
Perché cercavo di andargli dietro con il pianoforte. 
Il significato del testo della canzone è grosso modo "non ho una lira ma essendo in una foresta non importa". 
Ci vorrebbe un violino e non una chitarra ma l'effetto non cambia, mette allegria.
Poi tocca me, suono la colonna sonora di un film che ad Atsu è piaciuto molto. 
Di questo brano ci sono più versioni, ne scelgo una mediamente complicata e vedo come va.
 Tutto sommato me la cavo bene e vado a una velocità ragionevole.
Atsu e Materia invece decidono di recitare alcune sinistre filastrocche che so essere inglesi. 
Anche io me ne ricordo alcuni pezzi, Atsu ne andava pazza da bambina e termino per loro alcuni versi che non ricordano. 
Curioso come mi siano rimaste in testa.
Credo che mi tormenteranno in sogno per i prossimi tre anni. 
Attacchiamo con Alice nel Paese delle Meraviglie, di cui Materia e Kainu conoscono diversi brani a memoria. 
Da lì a tirare in ballo i migliori aneddoti della nostra infanzia c'è pochissimo.
Ogni tanto suono qualche pezzo che mi viene in mente mentre sento gli altri parlare.
Mio padre in tutto questo non dice una parola. Mi guarda col lucido distacco di uno che ha sempre avuto la soluzione sotto gli occhi e finché ha potuto la ha deliberatamente ignorata.
Ora non ho voglia di pensarci.
È il momento. Ora sono sveglio. Domani forse non avrò più voglia di suonare. 
Non credo che mio padre permetterà a me ed Atsu una felice convivenza sotto lo stesso tetto. Onestamente al posto suo non so cosa farei. 
Non sono sicuro neanche di quello che farò di qui a poche ore.
E attacco.
CAPITOLO 8…MAKING OF
Il vaso di dolci è ispirato ad un ricordo reale. E quella notte si vedeva davvero la luna dalla finestra.
La colonna sonora che Michelino suona per Atsu è ‘Comptine d’un Autre Eté’ di Yann Tiersen. 
Il secondo brano (quello su cui termina il capitolo) è Rue des Cascades dello stesso compositore.  
   
 
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