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Autore: SofyTrancy    24/01/2018    1 recensioni
"Yusuke Kitagawa, sedici anni, studente della Kosei.
Ho iniziato a scrivere questo diario sotto consiglio dello psicologo che mi ha preso sotto la sua ala dopo ciò che è successo ieri mattina verso le 11; dice che potrò superare meglio lo shock se darò voce ai miei pensieri, scrivendo tutto ciò che mi passa per la testa nero su bianco in un quaderno che nessun altro mai leggerà.
Il Sensei ha confessato tutti i suoi crimini ed è stato arrestato.
Il mio sentimento verso questo gesto è duale.
Adesso sono libero, ma anche terribilmente solo."

Con l'arresto del suo Sensei, Yusuke ha perso tutto quanto: una casa, la sua passione per il disegno, qualcuno che gli volesse bene. Fino a quando Akira non gli tende una mano.
Yusuke x Akira
[Sono presenti SPOILER]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ren Amamiya/Akira Kurusu, Un po' tutti, Yusuke Kitagawa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T INDETTO DA LANDE DI FANDOM
PROMPT: Voce

NOTE AUTRICE:
Spero questa storia vi piaccia visto che ci ho messo davvero tutta me stessa per scriverla. E' la prima volta che arrivo a scrivere un mostro di 13K parole e sono davvero contenta del risultato!
Ho immaginato come Yusuke potesse scrivere un diario e dare voce a tutti i suoi pensieri durante il gioco.
ATTENZIONE: Ci saranno diversi cambiamenti rispetto al gioco originale, soprattutto per il rapporto tra Yusuke e Akira visto è incentrata su di loro la storia, spero questo non vi dispiaccia!

 

Daily Records

 

Lunedì 6 giugno, ore 20:45

 

Yusuke Kitagawa, sedici anni, studente della Kosei.

Ho iniziato a scrivere questo diario sotto consiglio dello psicologo che mi ha preso sotto la sua ala dopo ciò che è successo ieri mattina verso le 11; dice che potrò superare meglio lo shock se darò voce ai miei pensieri, scrivendo tutto ciò che mi passa per la testa nero su bianco in un quaderno che nessun altro mai leggerà.

Il Sensei ha confessato tutti i suoi orribili crimini ed è stato arrestato.

Il mio sentimento verso questo gesto è duale.

Adesso sono libero, ma anche terribilmente solo.

 

 

Martedì 7 giugno, ore 22:50

 

Oggi la polizia è venuta a casa nostra e ha raccolto gli ultimi oggetti personali che il Sensei aveva lasciato qui, per poi iniziare le indagini.

Io me ne sono stato chiuso nel mio studio, cercando di ignorare il fastidioso frastuono che proveniva dal corridoio.

Ho provato a distrarmi iniziando a pensare a qualche nuovo quadro da dipingere, ma ho potuto aggiungere solo poche linee in quanto un poliziotto è entrato per interrogarmi.

Mi hanno fatto domande per ore e io mi sono ritrovato a essere ancora titubante nel raccontare la completa verità.

Poi mi hanno detto qualcosa che non mi sarei mai aspettato di udire: devo lasciare quella casa e andare a vivere nel dormitorio della scuola.

Perfetto. Non solo ho perso colui che è stato come un padre per me, ma ora devo dire addio anche al luogo in cui sono cresciuto.

Non so neanche se essere felice o meno del cambio di cuore del mio Sensei a questo punto.

 

 

Giovedì 9 giugno, ore 21:00

 

Mi sono trasferito al dormitorio.

A dire la verità avrei preferito l'inferno.

Qui la gente mi tratta come se fossi un fantasma e continua a ignorarmi completamente. Non che le cose fossero mai andate molto diversamente, è sempre stato difficile per me farmi degli amici dopotutto, ma in questo momento la mia popolarità è elevata a causa dello scandalo sul Sensei e non in modo positivo, ovviamente.

Questo non giova affatto e mi ritrovo ancora più emarginato.

Volevo approfittarne per dipingere ma non ne sono stato capace neanche oggi con tutto il trambusto che c'è in questo posto.

Non credo le cose vadano a finire bene.

 

 

Venerdì 10 giugno, ore 18:30

 

Oggi ho finalmente trovato il tempo per lavorare al mio nuovo lavoro ma, per la prima volta in vita mia, non sono riuscito a disegnare.

Io Yusuke Kitagawa, il pupillo migliore di Madarame, non sono riuscito a posare la mia matita sul foglio e a tracciare neanche una singola linea.

L'unica cosa a cui riesco a pensare adesso è il momento in cui il mio Sensei se ne è andato, lasciandomi completamente solo.

 

 

Sabato 11 giugno, ore 23:30

 

Stamattina quando mi sono svegliato ho deciso che era il momento di andarmene da quel posto orribile.

E' sicuramente colpa di quel luogo se non sono riuscito a dipingere niente e di conseguenza ho chiamato gli altri Phantom Thieves, chiedendo loro se potevamo incontrarci.

Però, quando ho chiesto un luogo dove potermi trasferire (anche se solo momentaneamente), come mi ero già immaginato, erano tutti abbastanza riluttanti e hanno rifiutato.

L'unico ad avermi offerto un posto dove stare è stato Akira Kurusu, il leader del gruppo. Inizialmente gli sono stato grato e sono andato volentieri con lui, ma ben presto ho capito che il mio posto non era quello.

Adesso sono qui, che non riesco a dormire e mentre scrivo questo testo, faccio attenzione a non svegliare l'altro ragazzo che invece sta dormendo beatamente.

Credo che domattina tornerò al dormitorio e affronterò le mie paure a testa alta, cercando di rimediare al mio problema con la pittura da solo e non cercando scorciatoie.

Akira mi ha già aiutato fin troppo ed è giunto il momento che sia io a ricambiare il favore. Dopotutto il gesto che lui sta facendo per me è semplice cortesia, so benissimo che, se potesse, mi butterebbe fuori immediatamente.

Lui e i suoi amici mi hanno donato la libertà, un premio dal valore inestimabile; non posso quindi continuare a dipendere da loro.

 

 

Domenica 12 giugno, ore 20:55

 

Sono tornato al dormitorio e come c'era da aspettarsi nessuno mi ha chiesto dove me ne fossi andato.

Akira mi ha chiamato, chiedendomi se ero sicuro della mia decisione e io gli ho risposto che non doveva assolutamente preoccuparsi. Non posso continuare a far pesare tutto sulle sue spalle; nonostante lui sia stato gentile con me infatti, poteva essere semplice cortesia.

Anche oggi, comunque, non sono riuscito a disegnare...

 

 

Giovedì 16 giugno, ore 21:35

 

E' ormai una settimana che non riesco più a disegnare.

Mi sento completamente svuotato, come se avessi perso tutto ciò che mi resta della mia vita.

In più non ho nessuno con cui confidarmi: a scuola nessuno mi parla e chi si avvicina a me lo fa solo per chiedermi della mia vita col Sensei.

Anche al dormitorio tutti mi evitano e mi guardano come se fossi un alieno.

 

 

Venerdì 17 giugno, ore 23:50

 

Oggi non ho mangiato niente.

Ho usato i pochi soldi che avevo per comprare un nuovo quaderno da disegno e ho preso il primo treno per la campagna.

Lì mi sono seduto in cima ad una collina ad ammirare il paesaggio e cercando di disegnare qualcosa.

Morale? Ho disegnato pochissimo e quel poco che ho messo nero su bianco non mi è piaciuto per niente.

Ho anche perso il treno e sono dovuto tornare a piedi.

Forse devo rassegnarmi.

 

 

Sabato 18 giugno, ore 20:00

 

Non ho un posto dove stare né persone con cui uscire, quindi ho passato la giornata nella metropolitana di Shibuya ad osservare le persone passare.

L'ho sempre fatto sin da bambino e, nonostante le occhiate nervose della gente, l'ho sempre trovato un bel passatempo.

Poter osservare la vita degli altri, domandarsi dove stiano andando o cosa stiano per fare, riuscire a ricordare i vari impegni delle persone che passano abitualmente di fronte a te. Questo mi ha sempre affascinato e mi ha aiutato anche molto con il disegno.

Peccato che oggi lo abbia trovato solo terribilmente noioso.

 

 

Martedì 21 giugno, ore 23:45

 

«Che stai facendo, Yusuke?»

Akira si è avvicinato a me e mi ha rivolto la parola.

Sinceramente, sono rimasto sorpreso dal fatto che si ricordasse il mio nome; credevo che, come agli altri, non gli importasse niente di me.

«Osservo le persone.– ho risposto, sorridendogli debolmente e cercando di non far apparire il mio hobby più strano di quel che fosse –Mi aiuta a concentrarmi per disegnare.»

Dopo avergli dato questa risposta, non mi sarei minimamente stupito se il ragazzo di fronte a me avesse messo su un sorriso di cortesia e se ne fosse andato, lasciandomi nuovamente da solo.

Invece non è stato così.

Akira si è sistemato gli occhiali sul naso per poi mettersi vicino a me.

«Ti tengo compagnia allora.» ha risposto, sorridendo.

«Fa' come vuoi...» ho borbottato io, non sicuro di come procedere la conversazione.

Poi ce ne siamo stati così, in silenzio, per il resto della giornata.

 

 

Mercoledì 22 giugno, ore 22:15

 

Anche oggi Akira mi ha raggiunto alla stazione, mi ha salutato e si è messo accanto a me ad osservare le persone che ci passavano davanti.

Non sapevo bene cosa dirgli quindi sono stato in silenzio, di nuovo. Sono stato nervoso tutto il tempo: avevo paura di rovinare il piccolo legame che si sta creando tra di noi e questa cosa, inaspettatamente, ha generato in me un forte senso d'ansia.

Akira ha sembrato comprendere il mio stato d'animo e non ha detto niente, senza mettermi fretta.

Credo che passare del tempo con lui stia iniziando a piacermi.

 

 

Domenica 26 giugno, ore 23:05

 

Oggi mi sono reso conto che la prima cosa che faccio quando arrivo al mio solito posto nella stazione è cercare Akira con lo sguardo, mettendomi anche in punta dei piedi per sbirciare tra la folla. Anzi, a essere onesti, l'unico motivo per cui continuo ad andare lì è proprio la presenza dell'altro ragazzo che, da più di una settimana, si unisce a me ogni giorno e mi mostra la sua gentilezza.

Ma dopo diverse ore dal mio arrivo Akira non si era ancora mostrato. Beh, non mi aveva mai detto che sarebbe venuto anche oggi...

Stavo per andarmene quando ho sentito una mano afferrarmi il braccio. Quando mi sono voltato ho visto Akira ansimante, completamente fradicio per la pioggia.

«C'è stato un incidente e i treni erano bloccati.– ha detto, non lasciando andare la presa –Ho fatto tardi, scusami.»

Sinceramente non sapevo come rispondere. Volevo chiedergli se avesse corso fino a Shibuya dal liceo Shujin, ma le mie labbra si sono mosse prima della mia volontà.

«Perché fai tutto questo? Perché vieni ogni giorno qui?»

Due intensi occhi neri si sono fissati nei miei da dietro i due grandi occhiali. Un brivido mi è corso lungo la schiena, mentre Akira abbozzava un piccolo sorriso.

«Sono venuto per vederti, Yusuke.» rispose, continuando ad ansimare.

Quella frase era l'ultima cosa che credevo di poter sentire uscire dalle sue labbra. Mi sarei aspettato un “Sei strano e volevo osservarti” o un “Non ho niente di meglio da fare”. Lì per lì ho pensato mi stesse prendendo in giro ma la voce con cui mi ha parlato, la fermezza con cui mi ha guardato, la forza con cui ha continuato a stringermi il braccio mi hanno trasmesso la sua enorme sincerità. Mentirei se dicessi di non aver sentito il mio viso andare in fiamme.

 

 

Venerdì 1 luglio, ore 21:10

 

Io e Akira abbiamo iniziato a parlare.

Devo ammettere che è divertente passare del tempo con lui: fa di tutto per farmi sentire a mio agio, mi sorride in quel modo gentile, non dice mai niente che possa minimamente ferirmi.

Mi domando perché sia interessato ad una persona come me, un artista che non riesce più a disegnare.

Magari potrei chiedergli di darmi una mano con il mio blocco?

 

 

Domenica 3 luglio, ore 23:30

 

Oggi ho parlato ad Akira del mio problema e lui è stato molto felice di aiutarmi, chiedendomi addirittura se dovesse posare per me. Ho risposto che sarebbe stato un onore, Akira dopotutto è davvero un bel ragazzo e il suo fascino è ciò che ho sempre cercato di racchiudere all'interno dei miei dipinti.

Domani andiamo nel Mementos per cercare ispirazione. Sinceramente, non so davvero come ripagarlo per questa sua immensa gentilezza.

 

Lunedì 4 luglio, ore 20:00

 

Akira mi ha accompagnato nel Mementos e, senza Mona, devo ammettere che è davvero faticoso potersi muovere tra quelle rotaie.

Ho cercato di concentrarmi ma nel suo costume da Joker, è ancora più bello di quanto ricordassi.

Di solito veniamo in questi posti con gli altri, quindi essere noi due da soli mi ha leggermente fatto provare un senso di ansia.

«Allora cosa vuoi dipingere nel tuo prossimo quadro?» ha chiesto lui, sorridendomi.

Per la prima volta in vita mia sono stato grato dell'enorme maschera che mi copriva il viso, così da poter nascondere il rossore che si era diffuso sulle mie guance quando i miei occhi hanno incontrato i suoi.

«Pensavo di rappresentare i desideri e le speranze delle persone, mi ha sempre affascinato capire quel mondo di cui io dovrei fare parte ma in cui non riesco a ritrovarmi.» ho risposto, senza neanche fare caso alle troppe parole che uscivano dalle mie labbra.

«Capisco...»

Poi è di nuovo calato quel silenzio che caratterizzava fin dall'inizio i nostri momenti insieme e io, per la prima volta dopo settimane con mio immenso stupore sono riuscito a disegnare qualcosa.

 

 

Venerdì 8 luglio, ore 23:50

 

Anche oggi io e Joker siamo stati nel Mementos e io sono riuscito a concludere lo schizzo. Quando sono tornato al dormitorio ho iniziato immediatamente a mettere a stendere le pennellate di colore sulla tela, con l'intenzione di creare il quadro più bello che avessi mai ideato prima... ma non ci sono riuscito.

Nel momento in cui io e Akira ci siamo salutati ho nuovamente sentito tutta quella solitudine e pesantezza farsi strada dentro di me e mi sono sentito affondare.

Inoltre mi sono reso conto di aver completamente finito la mia scorta di colori ad olio e, per poterli ricomprare, dovrei evitare di mangiare per una settimana.

Perché deve succedermi tutto questo...?

Sensei, nonostante tutto quello che tu mi hai fatto, credo di essere spacciato senza il tuo aiuto...

 

 

Martedì 12 luglio, ore 17:00

 

Sfortunatamente io e Akira non siamo usciti più insieme in quanto occupati col nuovo Palace e, ora che finalmente abbiamo cambiato il cuore di quel bastardo di Kaneshito, Akira non può venire al solito posto perché deve prepararsi per gli esami e quindi non mi sono mai allontanato dalla scuola e ho passato qui i miei pomeriggi.

Il blocco che mi affligge non sembra essere scomparso e per questo adesso sono qui, a scrivere questa stupida pagina di questo stupido diario come se potesse realmente aiutarmi.

Non lo ha fatto fino ad oggi, quindi non credo riuscirà a risolvere la situazione in cui mi trovo. Evidentemente è solo un'enorme perdita di tempo.

 

 

Venerdì 15 luglio, ore 20:00

 

Lo psicologo dice che sto migliorando, anche se in maniera lieve.

A me non sembra proprio che la sua terapia stia funzionando, ma ho deciso di dargli il privilegio del dubbio anche perché non credo di avere altra scelta.

Mi ha chiesto se qualcosa era accaduto nella mia vita e io ho risposto di no, mentendo anche in parte in quanto non ho minimamente menzionato Akira.

Però non ho nascosto tutto quanto: gli ho detto che mi manca il Sensei e che vorrei andare a trovarlo in prigione ma lui mi ha vietato di farlo, dicendo che sarebbe troppo pericoloso per la mia incolumità psichica.

Alla fine sono tornato al dormitorio, completamente a mani vuote.

Credo sia inutile sottolineare che anche oggi non sono riuscito a toccare la mia matita.

 

 

Sabato 16 luglio, ore 18:50

 

Anche oggi Akira non è potuto venire, è diverso tempo che lavora molto più del solito e quindi ci vediamo abbastanza raramente.

Sinceramente, mi chiedo se a lui vada bene così...

Non ci ho mai pensato fino ad ora, ma ogni volta che Akira non deve lavorare o non ha impegni da Phantom Thief, esce con me...

Non ha anche altri con cui voler stare?

Forse si sente obbligato a passare le serate con me, visto mi vede sempre giù di morale.

Ma, sinceramente, non ho il coraggio di chiederglielo.

 

 

Martedì 19 luglio, ore 19:45

 

Akira ha lavorato anche oggi e io inizio a preoccuparmi.

Non capisco perché si stia strapazzando in questo modo: capisco che abbia bisogno di soldi anche per le attività del nostro gruppo, ma così sta esagerando.

Inoltre non riesco a sopportare il fatto che sia lui quello che fa tutto il lavoro.

Vorrei fare anch'io qualcosa per lui, ma l'unica cosa che sono capace a fare è disegnare.

O almeno, era ciò che mi riusciva fino a poco tempo fa...

 

 

Mercoledì 20 luglio, ore 23:45

 

Oggi è successo qualcosa di inaspettato.

Quando sono arrivato al solito posto della stazione Akira era già lì ad aspettarmi, il che è insolito, in quanto da Leblanc gli ci vogliono almeno 30 minuti in treno.

Quando mi ha visto il suo viso si è illuminato, è praticamente corso verso di me ed io non ho ben saputo come reagire.

«Questo è per te.– ha detto, tendendomi una una scatola di alluminio –Credo siano quelli che usi di solito, ho letto il loro nome sulla valigetta che ti sei portato dietro nel Mementos. Mi avevi detto di averli finiti no?»

Ho spalancando gli occhi, osservando la scritta che risaltava sullo sfondo nero.

Il mio cuore ha perso un battito, avevo tra le mani uno degli assortimenti di colori ad olio più completi che avessi mai visto.

«Ah, per sicurezza ti ho preso pure questo.– ha continuato Akira, prendendo un piccolo fogliettino dalla tasca –E' una carta regalo dello stesso negozio, non sapevo se ti mancava altro e quindi ho deciso di prenderla per sicurezza.»

L'ho guardato sbalordito, mentre le lacrime minacciavano di uscire dai miei occhi, mentre tutto iniziava ad avere un senso.

Akira aveva passato tutti quei giorni a lavorare... solo per me?

«Ma... perché?» ho borbottato, non sapendo bene cosa rispondergli, ancora sbalordito.

Il ragazzo di fronte a me mi ha sorriso e io ho sentito una sensazione fortissima al mio stomaco. Se prima non riuscivo a comprendere cosa volesse dire “sentire le farfalle che volano nello stomaco” oggi mi è ancora più complesso capirlo, in quanto io le farfalle le ho sentite esplodere e non certo volare.

«Volevo farti un regalo. Mi hai chiesto aiuto col tuo blocco ma alla fine non ho fatto molto se non accompagnarti nel Mementos, quindi ho deciso di fare qualcos'altro.»

In quel momento, credo di essermi innamorato.

 

 

Sabato 23 luglio, ore 20:45

 

E' tre giorni che dipingo.

Akira ha impegni scolastici e io non volevo minimamente perdere l'occasione di poter utilizzare i numerosi colori che mi ha regalato.

Ogni volta che passo una pennellata sulla tela sento come una scarica percorrermi completamente e non riesco bene a capire se questo sia un male oppure un bene.

Akira mi sta salvando di nuovo, ma io inizio a provare sentimenti che ho paura lui non accetti...

Ma questo adesso non importa.

Riuscirò a fare chiarezza molto presto e, qualsiasi cosa io provi, non farò niente per rovinare la nostra amicizia.

Lo prometto.

 

 

Martedì 26 luglio, ore 21:30

 

Lo psicologo ha detto sono migliorato tantissimo.

Beh, questo non certo grazie alla sua cura, quindi non capisco il perché del fatto che si senta tanto euforico.

Mi ha chiesto nuovamente se era successo qualcosa di felice nella mia vita, ma anche questa volta ho negato. Non so perché l'ho fatto, ma ho avuto paura che tutto sarebbe stato come una bolla sul punto di esplodere, se io avessi iniziato a parlarne con qualcuno.

Quando sono tornato al dormitorio però, mi sono reso conto di una cosa. Oggi non gli ho chiesto di poter andare a trovare il Sensei.

 

 

Sabato 30 luglio, ore 23:00

 

E' da tanto che io e Akira non usciamo.

Tra il Mementos e il nuovo Palace siamo sempre impegnati con le attività del Phantom Thieves e non riusciamo mai a trovare il tempo per passare un pomeriggio insieme e, come sempre, quando siamo anche con gli altri io mi sento terribilmente di troppo.

Insomma Akira è così gentile, bravo, forte... tutti nel gruppo lo rispettano e sono sempre pronti a farsi in quattro per lui.

Anche la nuova arrivata, Makoto Nijima. Anzi, lei si sta dando da fare in modo particolare, come se provasse un forte interesse nei suoi confronti.

Spero vivamente di sbagliarmi...

 

 

Lunedì 1 agosto, ore 17:45

 

Oggi abbiamo deciso di riposarci prima di mandare la Calling Card e di conseguenza ho chiesto ad Akira se gli andava di vederci.

Sfortunatamente però, lui aveva già impegni e quindi io sono rimasto nuovamente al dormitorio.

Ho provato a dare gli ultimi ritocchi al quadro che avevo iniziato, ma non sono ci sono riuscito.

In realtà, è tutto il giorno che ho in mente Makoto: il modo in cui guarda Akira, la risata che scaturisce dalle sue labbra ogni volta che parlano insieme, il suo essere così... così...

Ho quasi rotto la penna dalla forza con cui la sto stringendo, quindi è meglio se smetto di scrivere per oggi.

Spero solo che l'impegno che Akira ha oggi, non riguardi quella ragazza.

 

 

Venerdì 5 agosto, ore 22:30

 

Io e Akira siamo finalmente usciti insieme.

Visto che abbiamo completato il nuovo Palace e siamo in piene vacanze estive ho deciso di giocare d'anticipo, prima che Makoto potesse fare una qualunque delle sue mosse.

Forse sono paranoico, ma preferisco non rischiare.

Comunque, io e Akira abbiamo passato la giornata in camera sua e abbiamo letto dei libri di arte insieme e devo dire che è stato divertente quanto imbarazzante.

Adesso che ho capito cosa provo è quasi impossibile per me non lanciargli occhiate o non sbirciare con la coda dell'occhio cosa stia facendo. Ma fortunatamente lui non sembra averci fatto caso.

 

 

Lunedì 8 agosto, ore 22:40

 

Ogni giorno chiedo ad Akira se gli va di passare del tempo con me e ogni giorno lui risponde affermativamente, provocando dentro di me una forte euforia.

So quasi per certo che non ricambierà mai i miei sentimenti ma questo non è la cosa più importante: già il fatto di stargli vicino mi manda al settimo cielo e vorrei che i momenti passati insieme non finissero mai...

 

 

Venerdì 12 agosto, ore 23:30

 

Credo di stare passando il periodo più bello della mia vita.

Io e Akira usciamo tutti i giorni insieme e non c'è momento in cui io non mi senta completamente vivo.

Sono riuscito finalmente anche a completare il quadro a cui stavo lavorando, ma adesso non so davvero come mostrarglielo. Gli avevo detto che volevo rappresentare i desideri e le speranze delle persone, ma alla fine ho rappresentato solo ciò che desideravo io stesso.

A pensarci bene, non so quanto sia stato adatto dipingere il suo bellissimo volto, con i capelli corvini che gli coprono leggermente gli occhi, il suo meraviglioso sorriso che illumina le mie giornate...

Non so quando e come glielo mostrerò, ma prima o poi lo farò.

Spero solo non mi prenda per un pazzo...

 

 

Lunedì 22 agosto, ore 23:30

 

Il mondo in cui ho sempre vissuto sta enormemente cambiando.

Oggi Futaba Sakura si è finalmente svegliata dopo il cambio di cuore e Akira l'ha portata da noi, per cercare di farla socializzare con gli altri.

Sinceramente, come avevo già notato dalla Shadow del suo Palace, è davvero carina e mi chiedo come faccia Akira a non arrossire ogni volta che quella ragazzina si nasconde dietro di lui impaurita.

Ma stranamente, non riesco ad avercela con lei.

Nonostante mi sia ritrovato più volte a lanciare occhiatacce non molto simpatiche a Makoto infatti, con Futaba non riesco a essere minimamente severo.

Sarà perché mi sembra così piccola e indifesa?

Oppure perché... è fin troppo simile a me?

 

 

Martedì 23 agosto, ore 23:40

 

Oggi io e Ryuji siamo stati da Akira, per aiutarlo col nostro nuovo compito: riuscire a far socializzare Futaba.

Non è stato molto semplice, ma devo ammettere che anche oggi mi sono divertito molto.

In più, sento come se io e Futaba riuscissimo ad andare d'accordo in qualche modo. Non so come spiegarmi, è come se lei non mi ignorasse ma fosse contenta di passare le giornate con me.

Mi ha anche affibbiato un soprannome “Inari”, facendo riferimento alla mia maschera da kitsune.

Anche se non lo ammetterò mai di fronte agli altri, mi ha fatto davvero molto piacere.

 

 

Lunedì 29 agosto, ore 23:45

 

Oggi siamo stati in spiaggia tutti insieme per aiutare Futaba nel mondo fuori dalla sua stanza.

Devo ammettere che sta migliorando a vista d'occhio e questo mi rende felice.

Comunque, ho visto Akira in costume e spero solo di essere riuscito a nascondere i miei pensieri. O almeno a nasconderli un po' meglio di quanto ci sia riuscito Ryuji nei confronti di Ann.

Per la prima volta comunque, sono riuscito a sentirmi bene insieme a tutto il gruppo.

Magari il mio rapporto con loro sta migliorando e potrò finalmente lasciare andare quella solitudine per sempre.

 

 

Venerdì 2 settembre, ore 20:45

 

Oggi io e Akira siamo tornati ad uscire come al nostro solito, solo io e lui ad osservare le persone che passano davanti a noi in Shibuya.

E' stato bello stare da solo con lui dopo tanto tempo e sono grato che lui abbia accettato nonostante la mole di lavoro che ha da fare.

Tra poco partiremo per le vacanze e non potremmo vederci per ben cinque giorni.

Ma la cosa che mi spaventa di più è che in quei cinque giorni Makoto potrà stare con lui, mentre io mi troverò fin troppo lontano...

 

 

Martedì 6 settembre, ore 17:50

 

Domani partiamo, ma non ho alcuna voglia di andare in gita all'estero con i ragazzi della mia scuola. Alla fine le cose non cambieranno rispetto a quando sono qui in Giappone: nessuno vorrà passare del tempo con me e mi ritroverò solo come sempre, senza niente da fare.

Quanto vorrei passare questi giorni liberi con Akira, ma so che questo è impossibile.

Se solitamente rimpiango di non trovarmi nella sua stessa scuola, in questi momenti odio proprio la scelta del liceo che ho fatto.

Se solo lo avessi saputo prima...

 

Venerdì 9 settembre, ore 23:00 (credo, il fuso orario mi confonde)

 

Credo questo sia destino.

La mi scuola doveva andare in gita a Las Vegas ma un tifone ha impedito l'atterraggio dell'aereo e allora siamo andati alle Hawaii, stesso luogo scelto dalla scuola Shujin per la gita.

Quando Akira mi ha visto, mi è parso di scorgere una forte felicità nei suoi occhi, ma credo sia stata solo una mia impressione.

Comunque, sono potuto stare con Akira tutto il giorno e questo mi ha reso felice.

 

 

Sabato 10 settembre, ore 23:00 (forse?)

 

Ryuji ha portato Akira in spiaggia stasera per abbordare qualche ragazza. La cosa che mi ha fatto più imbestialire però non è tanto il gesto in sé (in quanto sono sicuro che Akira ha accettato solo per dare una mano a quel ragazzo senza speranza) ma il fatto che nessuna sia stata minimamente affascinata dal perfetto corpo di Akira in costume da bagno.

Quando mi ha rivolto la parola ho avuto l'impulso di togliermi la mia felpa e mettergliela addosso pur di nascondere ad altri la sua bellezza.

Ma non credo l'avrebbe presa bene, quindi ho preferito lasciare stare.

Domani comunque torneremo in Giappone, quindi non dovrebbero neanche esserci più problemi da questo punto di vista.

 

 

Lunedì 19 settembre, ore 22:30

 

Da quando siamo tornati in Giappone ne sono successe di tutti i colori e solo oggi io e Akira siamo riusciti a trovare del tempo per stare insieme.

Io ho nuovamente avuto dei problemi col disegno e quindi lui mi ha proposto di tornare nel Mementos tra qualche giorno, visto che l'ultima volta aveva funzionato.

Non ho avuto il coraggio di dirgli che era grazie al suo perfetto sorriso che ero finalmente riuscito a tornare a disegnare, e quindi ho accettato. Anche perché, chi sono io per rifiutare di stare una giornata intera da soli?

 

 

Martedì 20 settembre, ore 20:00

 

Oggi Futaba mi ha detto di volermi vedere.

Non sapevo bene il perché visto non siamo mai usciti da soli ma il messaggio che mi ha mandato quando le ho chiesto spiegazioni (“Stupido Inari! E' importante, muoviti.”) mi ha fatto pensare che dovevo sbrigarmi.

Quando sono arrivato al Leblanc però, Futaba mi è apparsa dietro e mi ha afferrato per un braccio, dicendo che non potevamo parlare lì dentro.

Abbastanza perplesso l'ho seguita a casa sua e, dopo aver controllato di aver chiuso bene la porta, ha finalmente parlato.

«So che ti piace Akira.»

Quando ha detto quelle parole ho sentito il sangue congelarsi nelle mie vene e il cuore iniziare a battere.

«Come... come hai fatto?» ho balbettato e solo adesso mi rendo conto che potevo benissimo mentire e dirle che aveva preso un granchio.

Lei ha roteato gli occhi, puntando un dito contro di me.

«Se fossi stato un ragazzo normale chiunque se ne sarebbe reso conto, solo con la tua stranezza riesci a nasconderlo abbastanza bene.– ha iniziato lei e tuttora non so se ritenermi offeso da quelle sue parole –Ma io ho avuto il dubbio e quindi ho mandato Mona a cercare indizi. Il tuo diario è davvero carino.»

Se prima avevo solo le guance rosse, adesso stavano letteralmente bruciando.

«T-tu hai letto...?»

«Tutto tutto. Tranquillo, Morgana non lo ha letto. Ora è solo un segreto tra me e te.»

Ho creduto di svenire.

Ritiro tutto quello che ho scritto su di lei, è la ragazza più pericolosa dell'intero gruppo.

«Comunque, voglio darti una mano. Ed è per questo che ti ho chiamato qui.» ha detto poi, mostrandomi il suo portatile.

L'ho guardata perplesso, non riuscendo a capire cosa volesse davvero fare.

Ok, è carino da parte sua volermi aiutare, ma avrei preferito mille volte che questo quaderno rimanesse segreto...

«Inari! Concentrazione!»

Mi sono riscosso dai miei pensieri e ho osservato lo schermo.

Sono rimasto di sasso: in una finestra centrale era ben visibile la chat di Makoto e Akira.

«Come hai...?»

«Ti devo ricordare che sono un'hacker?– Futaba mi ha guardato, ruotando nuovamente gli occhi al cielo –Tu mi sottovaluti troppo.»

Le mie forze per rispondergli erano però oramai completamente sparite.

I miei occhi erano fissi sul messaggio centrale che l'altra aveva evidenziato.

“Makoto: Mi piacerebbe uscire con te questo sabato, ti va?

Akira: Va bene, non ho altri impegni.”

Ho sentito il mio cuore vacillare di fronte a quelle parole e tuttora al solo pensiero sento un forte dolore al petto.

Akira e Makoto stanno per avere un appuntamento.

E io e Futaba dobbiamo assolutamente impedirlo.

 

 

Giovedì 22 settembre, ore 23:50

 

Secondo Futaba, Akira non ha ben capito che il fine di Makoto è quello di mettersi con lui.

Anzi, dai messaggi che si scambiano, sembra più che altro che Akira si comporti con Makoto in una maniera totalmente amichevole ma non ha mai fatto nessun discorso che potesse far presagire qualcosa di più.

Il piano è quindi quello di mandare un messaggio ad Akira e chiedergli se può aiutarmi questo sabato a trovare l'ispirazione con quella gita nel Mementos di cui avevamo già parlato.

«Sicuramente ti dirà di sì.– aveva detto Futaba, sorridendomi –Ti aveva promesso che ti avrebbe accompagnato, quindi non rifiuterà mai. E poi, secondo me gli piaci Inari!»

Quelle ultime parole mi sembravano molto esagerate, quindi ho deciso di non risponderle.

Ho comunque portato avanti il piano e, poco fa, ho scritto ad Akira.

So che è tardi, ma fino a questo momento non ho davvero avuto il coraggio di scrivere quelle poche parole.

“Akira, pensavo di andare nel Mementos sabato. Mi accompagnerai? Se hai impegni non importa.”

So che è sbagliato da parte mia e soprattutto so che è ingiusto nei confronti di Makoto, ma spero davvero che Akira scelga di passare il sabato con me...

 

 

Venerdì 23 settembre, ore 04:50

 

Mi sono svegliato nel cuore della notte e ho notato che Akira ha risposto.
“Sì, mi piacerebbe molto aiutarti! Non ho niente di più importante da fare, quindi ci sto.”

Il mio cuore ha perso un battito e ho sentito l'irrefrenabile impulso di scrivere il suo messaggio qui.

Non credo riuscirò a dormire stanotte, ma non vedo l'ora sia domani...

 

 

Sabato 24 settembre, ore 23:50

 

Oggi non è andata come avevo creduto.

Akira si è ferito e la colpa è solo mia.

Eravamo nel Mementos e stavo “prendendo appunti per il mio nuovo quadro” (inutile precisare che stavo solo ammirando la figura di Akira in posa per essere dipinto) quando una Shadow è sbucata dal nulla e ha cercato di colpirmi ma Joker si è messo in mezzo.

Anche se lui dice di stare bene, io ho notato che cercava di nascondere il suo viso dolorante mentre zoppicava leggermente sulla gamba destra.

L'ho riaccompagnato a casa, nonostante lui continuasse a ripetere che non ce ne fosse bisogno e abbiamo detto al Boss che si è fatto male scivolando per le scale della metropolitana.

Stavo per dire che era colpa mia quando Akira mi ha afferrato il braccio, mostrandomi il suo meraviglioso sorriso e rassicurandomi con il suo bellissimo sguardo.

L'ho salutato e sono tornato al dormitorio, chiudendomi nella mia stanza.

Mi sento terribilmente stupido.

Con il mio gesto sconsiderato, non solo ho ferito il cuore di una mia amica, ma ho anche ferito il ragazzo che mi piace.

Non merito minimamente di stare con lui e niente cambierà questo fatto. Niente cambierà quel che è successo.

Se invece di stare con me fosse uscito con qualcun altro tutto questo non sarebbe accaduto.

Se invece di stare con me avesse scelto di uscire con Makoto, adesso non avrebbe una gamba ferita.

E magari quei due sono fatti l'uno per l'altra e io ho fatto di tutto per evitare che stessero insieme.

Magari Akira sarebbe felice di passare del tempo con Makoto invece che con me...

Forse Makoto sarebbe una scelta migliore sotto molti aspetti...

 

 

Domenica 25 settembre, ore 17:40

 

Oggi non ho risposto alle chiamate di Akira.

Dopo quello che è successo ieri, non sono stato in grado di fare più niente se non osservare l'enorme ritratto del ragazzo che ho completato oramai più di un mese fa e che non ho ancora avuto modo di mostrare al diretto interessato. Non che le cose cambieranno in futuro...

 

 

Martedì 27 settembre, ore 18:50

 

Sono ancora abbastanza scosso da quello che è successo oggi.

Ho deciso di scrivere tutta la vicenda qui, nella maniera più dettagliata possibile per poterla ricordare in eterno.

Oggi dopo la scuola sono tornato dritto al dormitorio, ignorando il telefono che continuava a vibrarmi in tasca.

Sono entrato nella mia stanza e ho chiuso la porta a chiave. Volevo rimanere solo.

«Perché ignori le mie telefonate?»

Quando ho sentito quelle parole ho leggermente sussultato e mi sono voltato immediatamente verso il letto.

Akira era lì, le braccia incrociate, un espressione arrabbiata in volto.

Non sapevo cosa rispondere.

Anzi, il mio cervello non era più in grado di connettere.

«Che ci fai qui...?»

«Perché ignori le mie telefonate?»

Akira ha ripetuto quelle parole con il volto impassibile, fissando i suoi bellissimi occhi nei miei.

Mi sono seduto accanto a lui e ho abbassato lo sguardo, puntandolo sulle mani che si contorcevano sulle mie ginocchia.

«Perché è colpa mia se ti sei fatto male.» ho sussurrato.

«Non è vero.» ha risposto lui.

«Sì, invece.»

«No.»

Il senso di colpa si è fatto strada dentro di me.

Dovevo dirglielo, dovevo confessargli tutta la verità, dovevo dirgli cosa avevo combinato.

«Sì, è colpa mia.– tutto quello che avevo cercato di nascondere è esploso e io non sono più riuscito a controllarmi –Se avessi provato a stare con te in maniera onesta tu non ti saresti ferito. Se avessi deciso di stare al mio posto tu adesso staresti bene. Se ti avessi fatto uscire con Makoto invece di giocare sporco adesso tu...»

«Makoto? Cosa c'entra Makoto?» la voce di Akira si era fatta più dubbiosa.

Ho chiuso la bocca, deglutendo.

Avevo detto troppo e in quel momento ho davvero desiderato di venire inghiottito dal terreno.

«Yusuke, cosa c'entra Makoto?» ha chiesto nuovamente lui e il suo tono mi è parso un po' più arrabbiato.

«Futaba mi ha detto tutto.– ho abbassato ancora di più lo sguardo, mentre la paura che Akira potesse definitivamente abbandonarmi dopo aver sentito quello che gli avevo fatto si faceva sempre più strada dentro di me –Mi ha fatto vedere i vostri messaggi e io non ci ho visto più. Appena ho capito che Makoto ti aveva invitato ad un appuntamento, ti ho scritto. Non volevo che tu uscissi con lei e quindi ti ho mentito. Ti ho ingannato Akira solo perché non sono riuscito a stare al mio posto e a mettere un freno alla mia gelosia. E in tutto questo, quello che ci ha rimesso di più sei tu...»

Prima che potessi rendermene conto, le lacrime avevano iniziato a uscire dai miei occhi e il mio corpo è stato scosso da dei singhiozzi.

Mi sentivo in colpa, terribilmente in colpa; e il silenzio che era calato tra di noi non ha giovato al mio stato d'animo.

«Yusuke...» Akira ha sussurrato il mio nome, facendomi sentire la sua solita e gentile voce.

«Mi dispiace, ti porgo le mie scuse.» ho cercato di dire, mentre le spalle mi tremavano.

«Guardami.»

Ho scosso la testa, continuando a tenere la testa bassa e a osservare le lacrime che mi cadevano sulle ginocchia.

«Yusuke, guardami.»

Akira ha ripetuto quelle parole con un tono molto più gentile di prima.

Ho sussultato leggermente quando ho sentito la sua mano posarsi sulla mia guancia e le sue dita muoversi per asciugarmi le lacrime che mi bagnavano il viso.

Non so bene come descrivere la sensazione che ho percepito in quel momento: era come se un qualcosa di ardente fosse stato racchiuso nel suo palmo e avesse cercato di ustionarmi la pelle.

«Guardami.»

Ho alzato lo sguardo, guidato dal movimento della mano di Akira.

Lui mi stava sorridendo nel suo solito modo e quella visione è stata come una forte fitta al cuore.

Nonostante tutto quello che gli avevo fatto, lui era lì per me, a consolarmi. Mi sono sentito davvero patetico.

«Scusami...» ho sussurrato nuovamente, ma sono stato interrotto.

«Non scusarti e smettila di piangere. Non sono arrabbiato con te.»

Detto questo, ha poggiato anche l'altra mano sul mio viso, asciugandomi le lacrime che continuavano a uscire dai miei occhi.

Ogni tocco era come una forte scarica seguita da un calore quasi doloroso, ma non ho avuto la forza di allontanarmi.

Ho tentato di abbassare nuovamente lo sguardo, ma Akira non me lo ha permesso.

«Va tutto bene Yusuke, sul serio.»

Si è avvicinato a me e io ho sentito la sensazione di bruciore aumentare terribilmente nel momento in cui la sua bocca si è posata delicatamente sulla mia fronte.

Stavo per chiedergli cosa stesse facendo quando ho sentito le sue morbide labbra sulle mie e questo mi ha colto completamente alla sprovvista.

Ho chiuso gli occhi, lasciandomi completamente andare e seguendo ciò che Akira stava facendo.

Lo amo.

Questa consapevolezza si è dipinta nella mia testa con un'esplosione di colori, mentre le sue mani continuavano ad accarezzare le mie guance.

Lo amo. Lo amo. Lo amo.

Non riesco a smettere di scriverlo.

Poi il respiro ha iniziato a venirci meno e ci siamo separati, anche se solo per poco tempo.

Se ripenso a tutto questo, posso ancora sentire il mio cuore battere all'impazzata.

E' inutile che lo ripeta, ma preferisco che sia chiaro.

Io lo amo.

 

 

Mercoledì 28 settembre, ore 22:40

 

Oggi io e Akira siamo usciti insieme, ma in maniera completamente diversa dal solito.

Non so bene come dirlo ma credo proprio che da fuori sembriamo una coppia a tutti gli effetti e questo mi fa davvero piacere.

Anche se mi è dispiaciuto far prendere l'iniziativa sempre a lui, ma io non sapevo davvero cosa fare né come comportarmi...

Fortunatamente lui non si è arrabbiato, anzi, quando mi sono scusato per la mia scarsa partecipazione è anche scoppiato a ridere, scompigliandomi dolcemente i capelli.

Io non so davvero chi ringraziare per avermi concesso tutto questo.

Grazie mille.

 

 

Venerdì 30 settembre, ore 23:50

 

La scadenza del nuovo Palace si avvicina e quindi oggi Akira, che fortunatamente si è completamente rimesso per la gamba, ha deciso che avremmo agito.

Davanti agli altri abbiamo evitato di comportarci in maniera diversa dal solito, anche se Futaba mi ha sorriso in maniera abbastanza esplicativa e, nonostante avevesse gli occhi coperti dalla sua enorme maschera, sono sicuro che mi fatto l'occhiolino. Non credo di poter nascondere più nulla ad una come lei.

So che sembro patetico a scrivere così, ma non aver potuto toccare Akira per tutto il giorno (soprattutto in quel suo costume stupendo da Joker) mi ha fatto davvero male al petto.

Akira si deve essere reso conto del mio stato d'animo, perché non appena gli altri se ne sono andati mi ha posato un dolce bacio sulle labbra prima di correre verso la stazione.

Inutile scrivere che mi manca di già.

 

 

Domenica 2 ottobre, ore 23:50

 

Anche oggi siamo andati nel Palace, ma Joker è convinto che ormai ci siamo.

Domani dovremmo finalmente raggiungere il tesoro e entro sabato sera il nostro compito dovrebbe essere finito.

E' la prima volta che desidero che questo avvenga. Non voglio essere frainteso: io adoro girare nel Metaverse vestito da Fox, ma non poter stare con Akira da soli mi sta uccidendo.

E' questo che significa essere fidanzati?

Mi chiedo se anche lui si senta allo stesso modo, o se quello strano sono io.

 

 

Mercoledì 5 ottobre, ore 18:50

 

Oggi io e Akira volevamo finalmente uscire insieme ma mi ero scordato di avere la seduta dallo psicologo (come se ne avessi ancora bisogno).

Il dottore si è detto che è soddisfatto enormemente dai miei progressi e, come di consuetudine, mi ha posto nuovamente quella domanda.

“E' successo qualcosa di bello?”

E io, come sempre, ho negato.

Non so perché continuo a mentire e a non raccontargli di Akira, ma non posso farne a meno.

Così però continuo solo ad aumentare il suo ego, visto è convinto al 100% che io stia meglio grazie alla stupida terapia a cui mi sta sottoponendo. Come se scrivere questo diario fosse realmente d'aiuto.

Ma, in fondo in fondo, devo ammettere che ogni volta che do voce ai miei pensieri, mi sento enormemente meglio.

 

 

Sabato 8 ottobre, ore 23:55

 

Oggi io e Akira ci siamo visti al Leblanc e abbiamo passato la giornata insieme in camera sua.

E' stato bello stare da soli dopo così tanto tempo, coccolarci, baciarci...

Era da tantissimo che qualcuno non mi faceva sentire così speciale. Anzi, non riesco neanche a ricordare se qualcuno mi abbia mai fatto provare queste emozioni prima.

A pensarci bene però, Akira ha fatto davvero molto per me, ma io non ho fatto ancora niente per lui. Spero con tutto me stesso di potermi rendere presto utile e magari riuscire a diventare il ragazzo che lui si merita sul serio.

Fino ad allora però, continuerò a mostrargli il mio amore in qualsiasi modo. E' l'unica cosa che io possa fare.

 

 

Lunedì 10 ottobre, ore 22:50

 

Oggi abbiamo rubato il Tesoro e domani daremo una festa di benvenuto per Haru.

La cosa che mi ha fatto più piacere però, è aver visto che anche gli altri Phantom Thieves hanno iniziato ad aprirsi con me.

O forse sono io che mi sono aperto con loro?
Mentre Ryuji mi parlava in maniera animata di cose a me incomprensibili, ho visto Akira sorridermi dolcemente, come se fosse stato felice del mio socializzare.

E pensare che senza di lui io adesso non sarei in grado di parlare con nessuno...

 

 

Mercoledì 12 ottobre, ore 3:45

 

Non ci aspettavamo che andasse a finire così.

Il nostro target è morto e la colpa adesso ricade su noi Phantom Thieves, anche se noi non abbiamo fatto niente. O almeno così crediamo...

E se davvero aver rubato il Tesoro di Okumura fosse la causa di tutto questo...?

No è impossibile. Non è mai successo prima.

Non siamo stati noi.

Akira... spero che lui stia bene in questo momento.

Quando ha visto Okumura collassare in diretta, le gambe gli sono cedute ed è caduto a sedere sulla sedia.

«Morgana che sta succedendo?!»

Il tono con cui ha pronunciato queste parole è così tanto innaturale per il ragazzo che conosco che tuttora stento a credere che siano uscite dalle sue labbra.

Ma come biasimarlo?
Tutti siamo distrutti, anche se non quanto Haru che ha perso il padre a causa nostra.

Non si meritava tutto questo. Quella ragazza è forse la persona più gentile che io abbia mai conosciuto e non riesco a credere a quello che abbiamo causato.

Quando ho provato ad avvicinarmi per consolarla lei ha addirittura detto di stare bene, nonostante le lacrime stessero scendendo dai suoi occhi. La sua maggiore preoccupazione è stata quella di non farci preoccupare e questo mi fa sentire ancora più in colpa.

Non volevamo tutto questo.

Volevamo cambiare il suo cuore come abbiamo fatto con Kaneshiro e Futaba; come prima di incontrarmi Akira, Ann, Ryuji e Morgana avevano fatto con Kamoshida.

Come abbiamo fatto col Sensei.

Al solo pensare a lui una forte fitta mi colpisce il petto. Come sta adesso? Non è morto anche lui... vero?

Cosa... farei io se fosse morto?

Lo psicologo ha torto. Non sono migliorato per niente.

 

 

Sabato 15 ottobre, ore 23:50

 

Siamo arrivati ad una conclusione tanto assurda quanto spaventosa: qualcuno ci sta usando.

I veri colpevoli dell'omicidio e di moltissimi altri crimini hanno fatto in modo che ci addossassimo le loro colpe.

Vogliono farci sbattere in galera al loro posto.

Non è più sicuro andare da nessuna parte, qualsiasi passo falso può essere fatale.

Anche il solo ritrovarsi può essere terribilmente pericoloso: molto probabilmente conoscono già le nostre identità e la polizia è dalla loro parte.

D'altra parte, anche uscire da soli è fortemente sconsigliato.

Non sappiamo neanche se sono pronti a ucciderci...

E in tutto questo, io ho ricominciato a cadere in quel baratro da cui credevo di essere uscito.

Ho avuto più volte l'impulso di prendere il telefono e chiamare Akira, di dirgli tutte le mie paure, di essere consolato da lui.

Ma no. Non posso farlo. Non dopo il peso già eccessivo che lui si è caricato sulle spalle.

Devo solo trovare un'altra soluzione...

 

 

Mercoledì 18 ottobre, ore 17:50

 

Akira sta studiando per gli esami e io ne ho approfittato per andare dal mio psicologo, nonostante non avessi un appuntamento.

Dovevo risolvere immediatamente il mio problema, o sarei ricaduto completamente in quell'abisso oscuro e spaventoso...

Il dottore mi ha solo consigliato di calmarmi e provare a fare qualcosa che mi piace, tipo disegnare, visto che l'ultima volta aveva funzionato.

Comincio a dubitare sul serio della validità della sua laurea visto che l'ultima volta, non era certo stata l'arte a salvarmi.

Sconsolato, sono tornato al dormitorio, sempre più convinto di aver solo perso tempo andando a cercare aiuto dall'uomo sbagliato.

Poi, è successo qualcosa di inaspettato.

Ho aperto la porta della mia camera e qualcuno mi è saltato letteralmente addosso, rischiando di farmi perdere l'equilibrio.

Per un secondo ho pensato di reagire a quell'improvvisa aggressione, quando mi sono reso conto di riconoscere quei capelli corvini che erano adesso sotto il mio mento.

«Akira...»

«Dove sei stato?! Sei impazzito a non rispondere alle mie telefonate?!»

Le urla del ragazzo mi hanno risvegliato completamente, facendomi rendere conto solo in quel momento di dove fossi.

Mi sono guardato in giro, pregando affinché non ci fosse nessuno nel corridoio.

«Akira, calmati.» gli ho detto io, prendendolo per le spalle e allontanandolo.

«Stupido! Stupido! Stupido!»

Akira ha iniziato a colpirmi “leggermente” sul petto e io ho sussultato, sentendo due ragazzi alle mie spalle bisbigliare qualcosa.

«Ehy, fermati, stai dando spettacolo.» l'ho afferrato per i polsi e ho sentito il mio cuore perdere un battito non appena sono riuscito a metterlo meglio a fuoco.

Non lo avevo mai visto in quello stato.

I suoi occhi erano gonfi, come se non avesse dormito per giorni, e lucidi per le lacrime che stavano minacciando di uscire; la sua pelle era molto più pallida del solito e il suo corpo tremava sotto la mia presa.

«Sei uno stupido Yusuke!»

Lui ha cercato di liberarsi, non volendomi dare retta.

Esasperato l'ho preso quasi di peso e sono entrato nella mia stanza, chiudendomi la porta alle spalle.

«Akira che è successo?» ho domandato, riuscendo a metterlo a sedere sul letto, mentre lui continuava a dimenarsi.

«Perché non hai risposto? Sai benissimo che è pericoloso andare a giro da soli adesso.– ha iniziato a parlare lui, tentando di colpirmi (evidentemente questo era il suo modo di sfogarsi) –Quando non mi hai risposto ho iniziato a preoccuparmi e allora sono venuto qui... p-poi tu non c'eri e...»

I movimenti di Akira si sono fermati di scatto e, per quanto mi sembri ancora impossibile, sono convinto di averlo visto leggermente sussultare, come se avesse tentato di trattenere un singhiozzo.

«Ehy...» ho sussurrato, piegando le ginocchia di fronte a lui e portandomi alla sua stessa altezza.

«Ho p-pensato che ti avessero preso e-e...»

Un secondo singhiozzo, molto più nitido del primo è fuoriuscito dalle sue labbra.

«...c-che ti a-avessero fatto del m-m-male.»

Si è portato le mani sul viso, coprendosi mentre altri singhiozzi gli scuotevano le spalle.

«Akira, calmati, va tutto bene...» ho cercato di consolarlo io, ma come ho provato a toccarlo lui ha scosso con violenza la testa.

Non so descrivere quanto mi abbia fatto male vederlo in quel modo, completamente indifeso e in preda ad un forte attacco di panico.

Ho fatto per abbracciarlo e lui si è letteralmente lanciato tra le mie braccia e stavolta mi ha fatto davvero perdere l'equilibrio, facendomi cadere all'indietro.

E così mi sono ritrovato a sedere sul pavimento con Akira che continuava a piangere con la faccia affondata nel mio petto.

In quel momento ho capito quanto sono stato terribilmente egoista.

Come ho anche potuto pensare di tornare a tormentarmi con quei pensieri sul Sensei? Certo, oltre a tutte le cose orribili che ha compiuto, ha fatto molte cose buone per me ed è grazie a lui che io sono quello che sono in questo momento.

Ma è grazie ad Akira se sono uscito dalla depressione che mi aveva colto ed è sempre grazie a lui se adesso ho qualcosa per cui vivere.

Per questo, non ho potuto far altro che accarezzargli dolcemente la testa, sussurrandogli parole gentili nelle orecchie e coccolandolo tra le mie braccia finché lui, esausto, si è prima calmato e poi dolcemente addormentato.

 

 

Giovedì 19 ottobre, ore 02:20

 

Quando Akira si è risvegliato nel mio letto, ieri sera verso l'ora di cena, aveva l'aria completamente spaesata.

Poi, quando ha posato gli occhi su di me che ero seduto accanto a lui, la tonalità del suo volto è passata dal candido, al rosa chiaro, al rosso cremisi mentre realizzava dove si trovava e cosa aveva fatto solo poche ore prima.

«Stai meglio?» gli ho chiesto, posando il libro che “stavo leggendo” (in realtà ho passato tutto il tempo a guardarlo dormire) sul comodino.

Lui ha annuito leggermente, per poi mettersi lentamente a sedere e portarsi una mano alla testa.

«Ti fa male? Hai pianto tanto, è normale.– ho continuato, porgendogli gli occhiali che gli avevo tolto –Vuoi ti vada a prendere un'aspirina?»

«No, grazie...» ha risposto lui, prendendo gli occhiali dalle mie mani e mettendoseli.

Era visibilmente in imbarazzo e, per quanto mi senta cattivo a dirlo, così era anche più carino del solito.

Ho deciso di guardare altrove, sentendo le mie guance surriscaldarsi per i pensieri che mi stavano venendo in mente e che ho deciso di omettere o rischio di deconcentrarmi nuovamente.

Tra di noi è calato il silenzio e questa cosa mi ha riportato in mente vecchi ricordi di quando passavamo le giornate ad osservare le persone nella stazione di Shibuya. Ne avevamo fatta di strada.

«Ehy...» ha sussurrato lui dopo un po', prendendomi la manica della maglia.

«Hm?» mi sono di nuovo voltato verso di lui, cercando di trattenere la voglia di saltargli addosso.

Akira ha abbassato lo sguardo, leggermente rosso in viso.

«N-non sei arrabbiato con me, vero?» ha sussurrato con voce tremante.

Se prima trattenermi era difficile, ora che si era rivelato così vulnerabile e terribilmente carino era quasi impossibile.

Ho ridacchiato, mettendogli una mano sulla testa e accarezzandogli i capelli neri.

«Certo che no.»

Il suo viso si è illuminato anche se solo per un momento, in quanto ha poi subito cercato di far ritornare sul suo volto la sua solita espressione a leader, tentativo fallito non appena ho posato le mie labbra sulle sue, cogliendolo alla sprovvista.

«Così non vale!» ha esclamato, ridacchiando.

«Scusa se ti ho fatto preoccupare.– gli ho detto io, continuando ad accarezzargli la testa –Ho visto solo ora quante chiamate mi hai fatto e capisco la tua reazione. Io non so se avrei fatto di peggio.»

«Non fa niente.– ha risposto lui, abbassando nuovamente lo sguardo –Ma...»

Silenzio.

«Ma?» l'ho incoraggiato, sorridendogli.

«Posso sapere, dove eri?– ha chiesto con tono incerto, quasi preoccupato –Non è da te tenere il telefono spento per così tanto tempo...»

Un pensiero mi ha attraversato la mente, facendomi rabbrividire.

«Pensi che ti tradisca?»

«N-no! Non potrei mai pensarlo!– ha immediatamente chiarito lui, gesticolando –Solo... sono preoccupato per te. Gli altri ragazzi del dormitorio mi hanno detto che non stavi bene e che sei andato in ospedale, quindi ho avuto paura fosse grave... anche se inizialmente non ci ho creduto.» l'ultima frase era quasi un sussurro.

Ho sbuffato.

Dovevo dirgli la verità, lui mi avrebbe capito dopotutto.

«Sono andato dal mio psicologo.– ho risposto, distogliendo lo sguardo e portando la mano alla mia gamba e iniziando a tamburellare le dita su di essa, con fare nervoso –Ci vado da quando è successo tutto quel casino con il Sensei. Avevo bisogno di qualcuno che mi ascoltasse e che mi desse consigli su come stare meglio, ma sinceramente, non sembrava funzionare molto bene... Continuavo a voler tornare a stare col Sensei e avevo completamente perso la voglia di disegnare.

Poi sei arrivato tu e mi hai teso una mano. Non dimenticherò mai quel giorno in cui mi hai parlato alla stazione e ti sei offerto di passare il pomeriggio con me. E' grazie a te se ora sto molto meglio, quindi ti ringrazio con tutto il cuore.

Solo, gli ultimi avvenimenti mi hanno fatto tornare in mente pensieri negativi e non ho avuto il coraggio di chiamarti e dirti di venire a consolarmi, non di nuovo. Ti ho visto, eri già esausto... Non ce l'ho fatta a chiedertelo. Ti chiedo perdono. E' per questo che ieri sono uscito. E...»

Non sapevo più cosa dire, quindi ho continuato a tamburellare le dita sul mio ginocchio, ad una velocità ancora maggiore.

Ho sgranato gli occhi quando ho sentito la mano di Akira sulla mia.

Mi sono voltato nuovamente verso di lui e l'ho trovato lì, che mi sorrideva.

«Grazie per avermene parlato.– ha detto lui, intrecciando le sue dita con le mie per poi baciarle teneramente –Mi ha fatto molto piacere.»

Gli ho scompigliato i capelli con la mano libera, sorridendo a mia volta.

«Anche a me ha fatto piacere vedere il lato di te che tieni sempre nascosto.» ho risposto, ridacchiando quando ho visto le sue guance arrossire nuovamente.

Ha messo su il broncio, dimostrandosi abbastanza infantile e voltandosi verso il muro, anche se in realtà stava ridacchiando.

«Niente più segreti ok?» ha detto dopo e mi ha teso il mignolo della mano libera, continuando a non guardarmi, ma io posso bene immaginare il sorriso dolce che si trovava sulle sue labbra.

Ho ridacchiato leggermente, intenerito da quel gesto infantile.

«Niente più segreti.» ho risposto poi io, intrecciando il mio dito al suo.

Poi ce ne siamo stati così per un bel po', sempre con quel silenzio che tanto pare adorarci.

Fino a quando Akira non è tornato a casa, mandandomi un messaggio della buona notte al suo arrivo.

 

 

Sabato 22 settembre, ore 17:30

 

E' da mercoledì, giorno in cui Akira ha dato spettacolo di sé la dormitorio, che io e lui non ci vediamo.

Tra pochi giorni ci sarà il festival culturale della Shujin e Makoto, per evitare di risultare sospetti ogni volta che si incontrano tutti insieme, ha deciso di inserire Akira, Haru, Ryuji e Ann nel gruppo per la sua preparazione.

E per questo è già quattro giorni che Akira si ritrova a passare i pomeriggi a scuola e a svolgere piccoli compiti per far sì che tutto fili liscio.

Presto comunque riuscirò a vederlo di nuovo; infatti, nonostante sia pericoloso, Haru ha proposto di girare per il festival tutti insieme e nessuno ha avuto il coraggio di dirle di no.

 

 

Martedì 25 settembre, ore 23:45

 

E' successo qualcosa di totalmente inaspettato.

Oggi, al festival culturale, Goro Akechi ha fatto la sua apparizione come ospite e ha chiaramente lasciato intendere di saper chi sono i Phantom Thieves.

Ci ha messo alle strette, costringendoci ad uscire allo scoperto per potergli parlare di persona.

E' stato interessante vedere le sue enormi doti di recitazione, mentre con tutta calma ci proponeva un accordo per poter collaborare con lui e scoprire chi è il vero assassino di Okumura. Ci ha dato tempo per decidere, ma noi abbiamo accettato.

Sappiamo benissimo che si tratta di una trappola: Akechi è stato fin dall'inizio troppo sospetto e abbiamo deciso di stare al suo gioco e trovare le prove che confermeranno le nostre teorie, per poi trovare un modo per salvarci.

L'idea è stata mossa da Morgana e non mi dispiace, l'unica cosa che mi preoccupa è lo stato di Akira. Spero solo non si stressi troppo...

 

 

Domenica 30 settembre, ore 22:40

 

Abbiamo le prove che ci servono.

Futaba ha hackerato il suo telefono e abbiamo sentito la conversazione che ha avuto con un uomo, che è evidentemente il suo capo.

Di fronte a ciò, Morgana ha iniziato a elaborare un piano e ha suggerito di continuare a far finta di credergli finché ci fosse tempo, per far sì che lui non si insospettisca. Per questo anche oggi abbiamo esplorato il Palace del nostro nuovo target, Nijima-san, la sorella di Makoto e capo delle indagini per l'arresto dei Phantom Thieves.

Spero che le cose non si complichino troppo e che Akira non si addossi tutte le responsabilità come al suo solito...

 

 

Giovedì 3 novembre, ore 23:40

 

Il nuovo Palace è decisamente complicato e di conseguenza ogni giorno andiamo al suo interno e esploriamo il più possibile. Come se non bastassero le Shadow (molto più forti del solito) dobbiamo anche continuare a recitare la parte dei ragazzini ingenui che non hanno capito le vere intenzioni di Akechi e, allo stesso tempo, guardarsi le spalle da ogni suo movimento.

Non sappiamo quale sia il suo vero fine, non sappiamo se voglia ucciderci tutti o solo catturarci, quindi non possiamo minimamente abbassare la guardia né rimanere da soli con lui.

La cosa che più mi fa impensierire però, è l'atteggiamento che Akira ha ultimamente.

Come mi aspettavo, ha iniziato nuovamente a prendere tutte le responsabilità su di sé e, quando gli ho chiesto del perché lo stesse facendo, ha risposto che è così che deve comportarsi un leader. Vorrei riuscire a tranquillizzarlo ma la cosa non è semplice: non abbiamo mai tempo per uscire e, nei momenti in cui ci troviamo nel Metaverse, Akechi gli sta attaccato come se fosse una sanguisuga (cosa che mi dà anche abbastanza fastidio).

Non vedo l'ora di trovare un giorno da passare con lui e coccolarlo un po', mi piacerebbe poterlo calmare e vederlo sorridere come prima...

 

 

Lunedì 7 novembre, ore 23:15

 

Oggi dopo tanto tempo io e Akira siamo usciti insieme da soli.

Anche se il Palace è più lungo di quel che ci aspettavamo, secondo Futaba dovremmo aver raggiunto l'ultimo piano e quindi abbiamo deciso di prenderci una pausa per riposarci e mettere in atto una strategia per rubare il Tesoro.

Comunque, oggi ne ho approfittato per calmare un po' Akira: abbiamo visto uno dei suoi film preferiti che da tanto voleva farmi provare, abbiamo chiacchierato del più e del meno e abbiamo anche giocato ai videogame (cosa che io non sopporto in quanto sono negato).

Mi ha fatto piacere vederlo più rilassato, ma ho notato che mi sta nascondendo qualcosa.

Ad un certo punto infatti il suo telefono ha squillato e quando ho provato a leggere il messaggio che gli era arrivato, lo ha subito messo via con nonchalance, facendo finta di niente.

Lì per lì non ci ho fatto molto caso, ma visto che è nuovamente successo ho iniziato a insospettirmi.

Non so perché, ma questa cosa mi spaventa leggermente.

 

 

Giovedì 10 novembre, ore 17:50

 

Oggi avevamo del tempo libero, in quanto Makoto è occupata col Consiglio Studentesco e quindi abbiamo deciso di non andare nel Palace.

Akira però aveva da fare e di conseguenza non ci siamo potuti vedere.

Sinceramente, il suo comportamento inizia a preoccuparmi sul serio: quando siamo nei Palace ha iniziato a starmi sempre vicino, prendendomi per mano quando gli altri non ci guardano, e a volte mi chiama la sera tardi o durante la notte, dicendo che gli mancava sentire la mia voce. Non che tutto ciò mi dispiaccia, ma non l'aveva mai fatto prima e questo mi fa leggermente impensierire soprattutto perché, quando poi possiamo davvero stare insieme, rifiuta dicendo che ha altre commissioni da sbrigare.

Ho davvero paura che mi stia nascondendo qualcosa e questo sta generando in me un forte senso di ansia. Spero solo non faccia si cacci nei guai...

 

 

Domenica 13 novembre, ore 23:55

 

Abbiamo quasi completato il Palace, quindi molto presto dovremmo conquistare il Tesoro e mettere fine anche alla nostra “collaborazione” con Akechi e io non vedo l'ora che questo accada.

Il modo in cui Crow guarda Joker mi dà terribilmente ai nervi e non sopporto il suo continuo cercare la sua attenzione.

In più, Akira è sempre più pensieroso e strano e questa cosa mi confonde sempre di più.

Che Akechi gli stia facendo qualcosa? Possibile lo stia ricattando in qualche modo e Akira non me lo abbia detto?

La data che ci siamo prefissati per consegnare la Calling Card e concludere tutto è questo 17 novembre, quindi prima di questa data ho intenzione di parlare con Akira e scoprire se c'è qualcosa che non va.

 

 

Mercoledì 16 novembre, ore 18:50

 

L'ho combinata grossa.

Oggi io e Akira ci siamo finalmente visti e abbiamo passato la giornata insieme in camera sua.

Ci trovavamo sul letto, lui era seduto tra le mie gambe mentre io lo abbracciavo da dietro e stavamo guardando un altro dei suoi film preferiti ma era ancora più pensieroso del solito e questo mi ha dato il coraggio di farmi avanti.

«C'è qualcosa che ti turba?» gli ho domandato, mentre osservavo il suo corpo tra le mie braccia.

«Hm?» lui ha alzato di scatto la testa, colto alla sprovvista.

Ho afferrato il telecomando del televisore e ho messo in pausa il film.

«Mi sembri pensieroso da un po' di tempo ormai, se c'è qualcosa che non va puoi dirmelo.» ho detto, accarezzandogli dolcemente il braccio.

Il suo sguardo ha vacillato per un attimo.

«No, sto bene.» ha risposto, sorridendo.

Ho provato una forte fitta al cuore notando che il sorriso che mi aveva mostrato non era per nulla il meraviglioso sorriso a cui ero abituato, ma un sorriso falso e terribilmente sofferente.

«Continuiamo il film adesso.» ha continuato poi e nella sua voce era ben visibile la nota di incertezza che lo aveva colto.

Ha fatto per afferrare il telecomando ma io l'ho allontanato.

«Akira, dimmi la verità.» ho insistito con tono più duro del solito, forse anche troppo duro.

Non ho potuto farci niente.

Tutte quelle cose insieme mi stavano mandando in bestia: i messaggi che mi nascondeva, le occhiate che Akechi gli indirizzava, i pomeriggi sempre impegnati e ora quella bugia.

«Ti ho detto la verità.» ha risposto nuovamente lui, mettendosi accanto a me per potermi parlare meglio.

Rettifico, due bugie.

«Niente più segreti.– ho ripetuto, guardandolo dritto negli occhi –L'hai detto tu.»

Akira ha nuovamente vacillato.

In un momento che mi è sembrato infinito, l'ho visto mettere via anche il falso sorriso che aveva in volto e spostare lo sguardo a terra.

«Non posso mantenere quella promessa.»

Lì per lì non sono neanche stato sicuro di aver sentito bene.

Mi sono sentito terribilmente offeso da quella risposta, così tanto che mi sono alzato in piedi senza neanche pensarci due volte e ho iniziato a camminare verso i gradini.

Akira mi ha afferrato il braccio, fermandomi.

«Dove stai andando?» ha chiesto, la voce leggermente tremante.

«Al dormitorio, non vedo perché continuare questa farsa.»

Il tono con cui quelle parole sono uscite dalle mie labbra era terribile ma in quel momento non mi interessava.

Mi sono liberato dalla sua presa e ho iniziato a scendere le scale.

«Aspetta!– ha nuovamente detto lui, –Voglio stare con te, ti prego... almeno per oggi.»

Mi sono voltato verso di lui, cercando di capire cosa mi volesse dire con quelle parole.

«Cosa significa “almeno per oggi”?»

Silenzio.

«Akira,– ho calcato il suo nome, guardandolo dritto negli occhi –cosa significa “almeno per oggi”?»

Lui ha nuovamente spostato lo sguardo.

«Non posso dirtelo.» ha sussurrato, mordendosi il labbro.

«Allora ciao.»

Detto ciò, ho sceso le scale più velocemente possibile, senza neanche degnare di uno sguardo il Boss che aveva alzato la mano in cenno di saluto.

Akira non ha più fatto niente per fermarmi.

 

 

Giovedì 17 novembre, ore 23:55

 

Oggi mi sono sentito il fidanzato peggiore del mondo.

Akira si è fatto catturare, pur di salvare tutti noi.

Quando questa consapevolezza si è scolpita nella mia mente, era ormai troppo tardi per agire: lui era già stato portato via, lontano da me.

La cosa più dolorosa però, è che gli altri fossero già a conoscenza di questo piano e che me lo abbiano tenuto nascosto per tutto questo tempo.

Quando siamo tornati al Leblanc, Futaba mi ha finalmente spiegato tutto: Akira si doveva far arrestare e interrogare da Nijima-san, chiedendo il suo aiuto per smascherare Akechi, il vero colpevole di tutta questa storia. Per farlo doveva solo consegnargli un telefono riprogrammato da Futaba che, una volta consegnato a quel traditore, lo avrebbe trasportato nel Metaverse, in particolare nel mondo cognitivo di Nijima-san in persona. Se anche avesse tentato di uccidere Akira quindi, avrebbe solo colpito la Shadow creata dalla mente di Nijima-san mentre la sorella di Makoto sarebbe tornata indietro in seguito ad una chiamata di Futaba e avrebbe fatto uscire Akira di lì.

«Voi siete impazziti.»

Queste sono state le uniche parole che mi sono venute in mente in quel momento, mentre sentivo le mie più profonde paure farsi strada dentro di me.

Come posso non essermene reso conto?

Akira è il mio ragazzo, la persona che amo. Avrei dovuto intuire ciò che voleva fare ma io, nonostante tutti i segnali che mi aveva mandato con il suo insolito atteggiamento, non c'ero arrivato. Anzi, l'ho trattato terribilmente, mandando all'aria anche il nostro ultimo appuntamento per chissà quanto tempo.

«Inari, calmati...» ha sussurrato Futaba, vedendomi sul punto di piangere.

«C-come faccio a calmarmi?!– ho urlato io, alzandomi di scatto in piedi e guardandoli con odio uno a uno –Akira è in pericolo, e tutto questo perché voi avete ideato questo stupido piano! Non si merita tutto questo, non Akira, non la persona che ci ha salvati tutti.» ho represso un singhiozzo, guardandoli negli occhi uno a uno.

Possibile non gli importasse niente del loro leader? Salvare se stessi era davvero più importante della vita di Akira?!

«E' stato lui a idearlo.» stavolta è stato Morgana a parlare, con lo sguardo rivolto verso il basso.

Ho vacillato leggermente, sentendo le mie gambe sul punto di cedere.

«Perché non me lo avete detto...?» ho sussurrato, cercando di mascherare la frattura che c'era nella mia voce.

Il silenzio è calato nel locale.

Poi, con un tono che non gli avevo mai sentito, Makoto mi ha risposto.

«Akira ci ha detto di non dirtelo. Ha detto che altrimenti avresti fatto di tutto per fermarlo e ti saresti esposto troppo al pericolo. Lui vuole salvarci tutti, Yusuke. Non voleva che tu stessi in ansia fino ad oggi, né che facessi qualcosa di troppo pericoloso.»

Il mondo mi è crollato addosso, non appena quelle parole sono state assimilate dalla mia mente.

Nonostante tutte le difficoltà a cui stava andando incontro, Akira non ha voluto dirmi niente per non farmi stare male e io in cambio l'ho solo abbandonato a se stesso.

Sono caduto a sedere sulla sedia, non potendo più fermare le lacrime che uscivano dai miei occhi e ho sentito anche Ann iniziare a singhiozzare mentre Ryuji, con fare impacciato, l'ha abbracciata leggermente, cercando di consolarla.

E' inutile accusarli. Il primo ad aver agito in maniera del tutto sbagliata sono io.

L'unica cosa che posso fare ora è aspettare.

Aspettare e pregare affinché non gli facciano del male.

 

 

Venerdì 18 novembre, ore 16:40

 

Akira non è ancora tornato e non si hanno notizie da parte della tv se non che “uno dei Phantom Thieves è stato catturato.”

Io non riesco a fare niente se non pensare a lui, al suo meraviglioso sorriso, ai suoi stupendi baci, ai suoi teneri abbracci.

Non faccio altro che pregare che stia bene, che non gli stiano facendo niente di male, ma migliaia di pensieri negativi continuano ad affollarmi la mente.

Se lo stessero picchiando? Se lo stessero torturando? Se non lo stessero per niente nutrendo?

E se... Akechi fosse riuscito a ucciderlo?

Il mio cuore perde un battito ogni volta che ripenso a questa possibilità e le lacrime minacciano di uscire dai miei occhi.

“«Allora ciao.»”

Quelle due parole e il tono pieno d'odio con cui le ho pronunciate continuano a tornarmi in mente e io mi sento sul punto di crollare ogni volta che ci ripenso.

Come ho potuto fargli questo...?

E se lui ci stesse pensando adesso?

Non riesco neanche ad immaginare il dolore che sta provando...

 

 

Sabato 19 novembre, ore 05:50

 

Anche stanotte non riesco a dormire.

La sola idea di poter perdere il ragazzo che mi ha illuminato la vita, colui che mi ha donato qualcuno da amare, mi fa stare così male che qualsiasi azione mi sembra inutile.

Non mangio dal nostro litigio.

Giusto... sarà ancora arrabbiato con me?

Che stupido sono stato.

Non solo non mi sono accorto di cosa stesse per fare, ma gli ho pure urlato contro, trattandolo male e accusandolo di tradire la mia fiducia.

Sono il peggiore fidanzato del mondo.

 

 

 

Domenica 20 novembre, ore 17:50

 

Futaba mi ha chiamato, dicendo che il piano è andato a buon fine e io non riesco a smettere di piangere dalla gioia.

Akira è vivo, sta bene, sta per tornare a casa.

In questo momento mi trovo sul treno per Yongen-Jaya, e nonostante le persone continuino a guardarmi come se fossi un pazzo a me non importa di fermare le mie lacrime.

Non vedo l'ora di vederlo di nuovo, di baciarlo, di stringerlo tra le mie braccia, di chiedergli scusa per quello che gli ho detto.

Voglio dirgli che è stato uno stupido, che doveva dirmi tutto, che non voglio mai più lasciarlo andare.

Voglio dirgli che lo amo.

 

 

Lunedì 21 Novembre, ore 08:50

 

Quando la porta del Leblanc si è aperta, mi sono alzato di scatto e ho osservato Akira entrare al suo interno.

Non appena sono riuscito a metterlo a fuoco però ho sentito il mio cuore rischiare di fermarsi e tutta la mia euforia è scomparsa.

Nonostante stesse sorridendo i suoi occhi erano spenti, completamente svuotati da quel luccichio che mi ha aiutato a ritrovare la voglia di vivere che avevo oramai perso; il suo viso era gonfio in alcuni punti e mi è sembrato che stesse cercando di nascondere qualche taglio con del make up.

Ho resistito all'impulso di corrergli incontro, di stringerlo a me, di chiedergli scusa per come lo avevo trattato e ho stretto i pugni, osservandolo fare passi incerti all'interno del locale, come se tutto il suo corpo gli stesse lanciando forti fitte di dolore.

Però quando mi sono guardato intorno, sembrava che fossi l'unico ad averlo notato. Gli altri gli parlavano allegramente come sempre, come se niente fosse successo, come se non fosse rimasto rinchiuso in una cella per giorni, come se non avessero neanche provato ad immaginare quante ferite stesse nascondendo sotto i vestiti.

Mi sono sorpreso a guardarli quasi con disgusto, con odio.

Possibile che io fossi l'unico a riuscire a percepire il dolore che stava nascondendo?

Morgana ha attirato la mia attenzione, colpendomi leggermente con la zampa. Evidentemente anche lui stava avendo la mia stessa sensazione.

Per tutta la serata Akira ha evitato di incrociare il mio sguardo, come se avesse paura di ciò che avrei potuto fargli o dirgli. Come se potessi biasimarlo dopo ciò che gli ho detto l'ultima volta che siamo usciti.

L'unica interazione che abbiamo avuto è stata un piccolo saluto ma poi si è allontanato, al che Futaba mi ha dato una leggera pacca sulla spalla e Mona mi ha guardato con fare triste. Loro sono gli unici che sanno della nostra relazione e quindi capisco il perché mi abbiano trattato in quel modo.

Dopo poco, tutti se ne sono andati, promettendo di tornare domani, ma io non mi sono mosso di un millimetro.

Akira ha salito le scale per andare in camera sua, senza dire una parola né guardarmi e Morgana si è voltato verso di me.

«Ha bisogno di te. E' sul punto di crollare.»

Ho annuito leggermente, salendo a mia volta le scale.

«Akira, posso entrare?» ho chiesto.

«Preferisco stare da solo.»

Ho ignorato la sua risposta, e ho salito gli ultimi gradini, arrivando nella sua stanza.

Lui era lì, a sedere sul letto, con le ginocchia portate al petto.

«Akira...» ho sussurrato, avvicinandomi e mettendomi a sedere accanto a lui.

Lui ha voltato il viso, come se stesse cercando di non farsi vedere più di tanto.

«Torna al dormitorio, Yusuke.»

Quelle parole furono incerte, la voce era quasi rotta.

«No.– ho risposto, continuando a guardare la sua schiena che faceva movimenti irregolari, come se faticasse anche a respirare –Ti volevo chiedere scusa per come ti ho trattato l'ultima volta. Non avrei dovuto lasciarti da solo in quel modo. Capisco se sei arrabbiato.»

Silenzio.

«N-non sono arrabbiato con te.– ha sussurrato, con la voce leggermente tremante –A-anzi, mi sei mancato tantissimo...»

«Allora guardami.»

Le sue spalle hanno avuto un sussulto.

«N-no.»

Stavo per ribattere quando ho intravisto una chiazza scura sul suo collo e non ho più risposto delle mie azioni.

Ho alzato immediatamente la sua maglia, scoprendogli la schiena e trattenendo il respiro per quel che mi si era parato davanti. La sua meravigliosa pelle, solitamente liscia e rosea era adesso completamente coperta di lividi, tagli e ferite, come se non avessero fatto altro che picchiarlo e torturarlo. Ho sentito la rabbia e un forte impulso omicida farsi strada dentro di me.

«Y-Yusuke!» colto alla sprovvista, Akira ha urlato il mio nome e ha cercato di dimenarsi ma io ho aumentato la presa e gliel'ho impedito.

«Chi è stato?»

Il tono della mia voce doveva essere particolarmente spaventoso, perché lui ha sussultato nuovamente, ma non ha risposto.

«Chi è stato?!» ho ripetuto, ancora più forte.

«M-mi fai male.»

Il sussurro di Akira è stato seguito da un singhiozzo e io l'ho lasciato andare, accorgendomi solo in quel momento che anche un mio minimo tocco doveva provocargli un dolore lancinante per tutto il corpo.

Lui si è rannicchiato, continuando a darmi le spalle.

«Akira, guardami.» ho detto, cercando di usare il tono più gentile possibile.

«N-non voglio. V-va via.»

«Perché no?»

«P-perché il mio viso è orribile. N-non voglio tu mi veda così.»

Se fossimo stati in altre circostanze quella risposta mi avrebbe fatto sicuramente ridacchiare, ma in quel momento era l'ultima cosa che volevo fare.

«Vuoi davvero che me ne vada...?»

Silenzio.

«N-no.» ha risposto lui, singhiozzando nuovamente.

«Allora voltati, per favore.»

Akira si è voltato lentamente verso di me, continuando a non incrociare il mio sguardo, e io non so dire se si muovesse a quella velocità per la paura o per il dolore che provava a compiere ogni piccolo movimento.

Se prima mi pareva che il suo viso fosse solo un po' gonfio, ora riuscivo a intravedere i tagli e i lividi che aveva anche sul suo volto e che doveva aver cercato di nascondere con del make up che gli aveva prestato Nijima-san.

«Perché hai fatto finta che andasse tutto bene?» ho sussurrato, avvicinando una mano e poggiandogliela sulla guancia, eliminando con più delicatezza possibile il trucco che aveva sul viso.

«N-non volevo farvi preoccupare più del dovuto...– ha risposto lui –Sono il vostro leader. D-devo essere forte...»

«Tu sei forte Akira. Sei il ragazzo più forte che io abbia mai conosciuto.»

Finalmente lui ha alzato lo sguardo, mostrandomi i suoi bellissimi occhi che mi mancavano da fin troppo tempo.

«Y-Yusuke...» ha iniziato lui, ma io non l'ho fatto finire.

«Io non sarei mai riuscito a fare quello che tu hai fatto. E anche se non sono d'accordo sul rischio che hai corso, non mi permetterei mai di giudicarti in maniera negativa perché adesso stai male.

Non devi fingere che vada sempre tutto bene. Io sono qui per te, non ti accuserei minimamente se tu ti mostrassi più debole per qualche motivo. Io ti amo Akira, e non smetterò di provare questo sentimento perché hai paura.»

Lui è rimasto come incantato, la bocca aperta per continuare a dire qualcosa che si era ormai perso.

Poi, mi ha mostrato il suo sorriso.

Quel meraviglioso sorriso che aveva illuminato le mie giornate immerse nelle tenebre, lo stesso che mi aveva fatto innamorare di lui e quello che mi ha salvato la vita.

«Ti amo anch'io.»

Ho sorriso a mia volta, continuando ad accarezzargli la guancia e ad asciugargli le lacrime che continuavano a uscire dai suoi occhi.

I nostri visi si sono avvicinati e le nostre labbra si sono sfiorate, prima timidamente e poi più intensamente. Ho sentito Akira rilasciare un piccolo gemito di dolore, ma questo non gli ha impedito di mettere le braccia intorno alle mie spalle e lasciarsi trasportare da quel bacio che da troppo tempo non ci scambiavamo.

«R-resti con me stanotte?» ha chiesto, con il suo solito faccino infantile, come se io potessi dire di no.

«Certo.» ho risposto, strofinando il mio naso sul suo e sdraiandomi sul letto.

Lui si è accoccolato al mio petto, stringendosi a me e io l'ho abbracciato, facendo attenzione a non fargli del male.

«Ti amo.» ha sussurrato, prima di chiudere gli occhi.

«Anche io.»

Poi ce ne siamo stati così, in silenzio.

Quel silenzio che aveva riempito fin troppo spesso le nostre giornate ma che era il nostro miglior modo di comunicare.

Quel silenzio con cui Akira mi aveva donato il premio più importante di tutti: la voglia di tornare a vivere sul serio, qualcuno da amare, qualcosa da proteggere con tutto me stesso. E ora tocca a me ricambiare il favore, tocca a me stare al suo fianco, perché adesso lui ha bisogno di me così come, molto tempo prima, io ho avuto bisogno lui.

Per questo, mentre lo osservo continuare a dormire in questo momento, ho finalmente capito che io non ho più bisogno di cure. Questa è l'ultima volta che scrivo questo diario e, quando oggi andrò dal mio psicologo, alla fatidica domanda che sempre mi pone, risponderò:

«Sì.»

   
 
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