Anime & Manga > Aria
Ricorda la storia  |      
Autore: Kuruccha    25/01/2018    1 recensioni
Guardi il Direttore Aria mentre studia lo spazio oltre il bancone dell’accettazione, come volesse capire quali onde siano in arrivo.
«Oramai è quasi buio» gli dici. «Tra poco sarà di ritorno.»
Aspettate insieme.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akari Mizunashi, Akatsuki Izumo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Attenzione: questa storia è ambientata dopo il finale del manga (e immagino anche dell’anime) e ne svela inevitabilmente la conclusione, seppure in maniera nebulosa per alcuni aspetti.




 

Scirocco




 

«Signor Akatsuki… ma ci sono pesci, in queste acque?»

Il ragazzino - una figura magra e allampanata, le spalle muscolose come si addice ad ogni buon apprendista Salamander, un nome che ancora non hai memorizzato - attende la tua risposta con curiosità e aspettativa, proprio come se tu fossi lì apposta per risolvere ogni suo dubbio. Dal suo punto di vista è logico, e lo sai; in fondo, vivi su Aqua da tutta la vita. Contando anche i retro-compleanni hai quasi il doppio della sua età.

Il tuo sguardo vaga sulla superficie liscia del mare oltre il molo. È una giornata mite; la distesa d’acqua è piatta e deserta. Il tuo sguardo è lontano, ma i tuoi pensieri si fanno più dolci.

«I pesci, eh» rispondi, e ridi.

 

 


 

 

Passi gran parte del tuo tempo libero con il Direttore Aria e ancora ti chiedi da quando la sua compagnia sia preferibile a quella delle gentil donzelle; stai diventando vecchio, forse, o magari solo un po’ più adulto, ma non ci tieni affatto ad indagare sul perché né sul come.

E non che di giornate vuote tu ne abbia poi tante, sia ben chiaro; e men che meno che tu non abbia di meglio da fare rispetto allo startene lì seduto oltre il bancone dell’Aria Company. È solo che certe volte non sai bene quale alternativa scegliere - quale calle imboccare - tra le mille che ti si presentano davanti, e finisci lì senza capire bene il perché.

«Starò qui solo due minuti» dici, dopo esserti versato una tazza di tè caldo e aver scelto il posto perfetto per posare il tuo cuscino. «Oggi ho davvero un sacco di faccende da sbrigare.»

Il Direttore Aria ti guarda con attenzione, poi studia con altrettanto interesse la cima della palina decorata con i colori della sua ditta. È un compagno ben più silenzioso di quanto non lo sia tu.

Una gondola da trasporto passa vicino al molo d’attracco e le orecchie del Direttore Aria fremono leggermente; non si ferma, non ha merci da consegnare, così prosegue dritta per la sua via. Il telefono squilla e la tua attenzione è calamitata da quel trillo, ma l’interlocutore riattacca prima che possiate metter mano alla cornetta.

Guardi il Direttore Aria mentre studia lo spazio oltre il bancone dell’accettazione, come volesse capire quali onde siano in arrivo.

«Oramai è quasi buio» gli dici. «Tra poco sarà di ritorno.»

Aspettate insieme.
 

*

 

Momiko rientra remando sul riflesso delle stelle appena accese in cielo, il suo canto cristallino a fare da accompagnamento allo sciabordìo delle onde contro lo scafo. A bordo della sua gondola ci sono due clienti - una coppia di anziani con tanto di borse a tracolla e macchine polaroid, in tutta probabilità turisti - e Ai, l’apprendista Undine della Aria Company, già intenta a lanciare le cime verso l’approdo dove il Direttore si è accoccolato.

Li guardi da lontano mentre concludono il lavoro, e sono uno strano spettacolo nella loro successione di gradi, quasi di generazioni: il capo, la nuova Fata dell’Acqua, l’allieva. Un’improbabile famiglia che riesce però a stare in piedi, forte del proprio legame d’elezione.

«Ehi, volete una mano?» chiedi loro, come ogni volta; e proprio come ogni volta è Ai a risponderti che no, non serve, signor Akatsuki, si figuri!, mentre lei finalmente si accorge che sei lì (ogni tanto finge, ne sei sicuro, perché non è possibile che caschi così dalle nuvole ad ogni tua visita) e ti sorride. E quello è il momento che ti ripaga di tutto quanto - della noia, dell’attesa, della lenta abitudine che ti si è sviluppata addosso negli anni, e tu odi le abitudini, - almeno fino a quando la Fata dell’Acqua scompare e al suo posto ritorna la stessa Momiko di tanti anni prima, con i suoi schiamazzi e i codini storti e i discorsi più improbabili che si siano mai sentiti sulla faccia del pianeta.

«Aspetti da tanto?» ti chiede, e tu menti come ogni volta.

«Nah. E stavo giusto per andar via.»

Finge di crederti, perché il Direttore Aria non è bravo a mantenere i segreti e deve averle spifferato tutto sulle tue lunghe attese già dalla primissima volta.

«Proprio non puoi rimanere per cena? Questa sera friggeremo le moeche!»

È ovvio che resterai; e altrettanto ovvio è che quella di stare con lei fosse la tua intenzione fin dal principio, visto che aspetti fin da metà pomeriggio - anche se non è proprio alle moeche che avevi pensato, quanto piuttosto a una cenetta come si deve in un ristorantino nascosto agli sguardi di tutti, come si addice ad ogni anniversario che si rispetti. Ma lei è così felice, così entusiasta, e pensi che magari abbia addirittura dimenticato anche la data, e non vuoi rovinare quella bella atmosfera con una delle tue solite prepotenze. Hai imparato a tenerti a bada da solo, ed è forse la medaglia più importante di cui tu possa far sfoggio.

Alla fine è qualcun altro ad intrufolarsi nell’equilibrio dell’Aria Company; un ospite benvoluto da sempre e per sempre, tranne che quella sera, chissà perché.

«Akari!» senti chiamare, e anche solo il tono ti sarebbe bastato per identificare Aika; ma Momiko s’irrigidisce, s’incurva, s’appallottola su se stessa dietro il bancone, afferrandoti la mano per trascinarti giù con sé.

Le basta uno scambio veloce di sguardi con Ai e il piano è completo.

«Sta’ al gioco» ti dice, poi ti zittisce con un dito posato sulle labbra; ed è ridacchiando in silenzio che procedete carponi fino alla gondola appena ormeggiata, quasi come fosse un gioco, mentre Aika continua a chiamare Momiko a gran voce e lei pensa solo a sciogliere le cime d’ormeggio e non farsi sentire.

È quando lo scafo si stacca dalla banchina che Momiko scatta in piedi, un remo già stretto tra le dita, e il suo canto di Undine si libera nell’aria della sera ormai matura.

«Potevate dirmelo che era con un cliente!» protesta Aika dalla riva; la senti fino a lì, così come senti anche le scuse di Ai di rimando e, poco dopo, di nuovo Aika che rimprovera il Direttore Aria, malvagio sfruttatore di povere donzelle fino a quell’ora così tarda.

La voce di Momiko rimane cristallina, imperturbabile, ma la sua espressione tradisce il divertimento che prova; e canta e sorride e ti guarda senza mai smettere di accompagnare la gondola sul suo percorso naturale, visibile ai suoi occhi come se fosse tracciato sul pelo dell’acqua. Viaggia con voi quell’Aria che hai già sentito cantare mille e mille volte, esaltata nei toni più alti dalla voce incantevole di Alicia, resa ora più personale - più grezza, forse, ma riconoscibile tra mille altre - da quella di Momiko.

(A volte non puoi fare a meno di metterle a confronto. Se un tempo Alicia e Momiko erano perfettamente distinguibili, ora sembrano quasi sovrapporsi negli aspetti più insoliti: l’espressione che riservano a un cliente che ritorna a trovarle dopo un anno; il modo benevolo in cui rimproverano il Direttore Aria; la quiete piena di gratitudine con cui ringraziano per un regalo. Rimangono assolutamente estranee in molti altri, però, e a conti fatti sono quelli gli atteggiamenti che più ami di lei: la sua capacità di stupirsi di fronte alle cose più minuscole; il modo in cui sorride quando le previsioni meteorologiche sbagliano; la stretta improvvisa della sua mano nell’incavo del tuo braccio. Sei più affezionato a ciò che la rende Momiko rispetto a quello che la accomuna al tuo primo amore, e tanto ti basta a capire che la tua è la scelta giusta.)
 

*

 

Neo Venezia è una collana di luci distese sul nero piatto del mare, impreziosito dal rispecchiarsi delle stelle sulla superficie. Momiko tira il remo a bordo facendolo scivolare senza rumore fuori dall’acqua; nel silenzio assoluto non c’è nessun suono oltre a quello della sua voce. La guardi mentre alza la fiamma della lampada a prua; un riflesso caldo le colora le guance, permettendoti di vedere meglio il suo sorriso.

«Scusa per la fuga» ti dice, ora che siete ormai al largo.

«Non c’è problema. Mi sono goduto un giro in gondola da cliente non pagante.»

«Non pagante? E chi l’ha detto?»

Ridi, cogliendo in quelle parole un altro riflesso di Alicia e del suo conteggiare continuo su redditi e ricavi; ride anche lei, perché sa bene che quelle frasi non sono sue.

Momiko si accuccia per raggiungere i divanetti e tu sposti le gambe per lasciarle più spazio, anche se alla fine si siede al tuo fianco e s’aggrappa proprio all’incavo del gomito con quella stretta leggera che hai ormai imparato a conoscere.

«Si sta proprio bene.»

Annuisci con un movimento appena visibile nel buio.

«Credevo ti sarebbero venuti i sensi di colpa per Aika.»

«Sono stata antipatica, lo so, e farò il possibile per farmi perdonare. Ma in fondo oggi è solo oggi, non è vero?»

Sorridi e ti chiedi come hai potuto pensare anche per un solo attimo che lei si fosse dimenticata dell’anniversario, proprio quando è lei, così squisitamente Momiko in tutto e per tutto. Ti volti per baciarla ma è lei a raggiungere il tuo viso per prima, sfiorandoti con le labbra prima la bocca, poi la guancia, la tempia, indugiando sulla tua pelle ben più del necessario.

«È tutta oggi che ci penso» ti sussurra a un soffio dall’orecchio, «Ma non credevo che alla fine sarei davvero riuscita a rapirti.»

Lo dice senza malizia - lo sai perché la conosci, e quello non è di certo un atteggiamento che le appartiene - eppure la tua mente non può fare a meno di mettercene almeno un pizzico.

«E dopo avermi rapito cos’avevi intenzione di fare, si può sapere?» rispondi, tirandole piano i codini. Momiko ride e ora sei tu a baciarla, godendoti la carezza calda delle sue mani dietro al collo, e non sei capace di resistere all’impulso di attirarla più vicina.

«Cucinarti le moeche

Ti scappa una risata. «A questo punto si può quasi dire che il punto focale dell’intero discorso siano le moeche e non il sottoscritto!»

«Più o meno» ti risponde, e ti abbraccia, e mentre le baci il collo e senti la risata vibrare sotto la sua pelle non puoi fare a meno di pensare che ti sei scelto una compagna assai poco convenzionale - una fata che con la sua malìa sarebbe capace di trascinarti ovunque, anche sul fondo del mare, se solo lo volesse.

«A questo punto non c’è via di scampo» replichi, allungando la mano verso il remo. «Andiamo a tirar su dall’acqua queste benedette moeche

 

 


 

 

«Lo sai cosa sono le moeche

Il ragazzino ti guarda storto. È abituato alle tue stramberie, perciò sicuramente pensa che tu lo stia prendendo in giro.

«Le mollette? Quelle per stendere i panni?»

«No, quelle sono le mojeche. Io parlo delle moeche. I granchi!»

Il tuo apprendista è ancora più scettico di prima, e adesso ti osserva con la stessa fiducia che si riserva ad un ubriacone la sera di martedì grasso. Non vuoi certo dargliela vinta, così ti siedi sul molo e parti con la tua spiegazione.

«Due volte l’anno, i granchi fanno la muta e abbandonano la loro corazza. Così rimangono nudi e molli.»

«Che schifo!»

«In realtà una volta fritti sono deliziosi.»

«Le credo sulla parola, signore» ti risponde, rimarcando le parole con tono sempre più impertinente, e tu ragioni sul fatto che dovrai imparare al più presto il nome del ragazzino perché ti darà del filo da torcere, poco ma sicuro.

«E poi tutto questo discorso non c’entra nulla con la mia domanda» continua, imperterrito.

«Sei stato tu a chiedermi dei pesci.»

«I granchi non sono pesci, sono crostacei.»

«Come preferisci. Comunque non ci sono né granchi né moeche sui fondali di Neo Venezia.»

«Non mi interessa niente dei granchi!»

«E non ci sono nemmeno i pesci. Neanche uno.»

«Poteva dirmelo subito, no?»

Il vento che soffia da sud-est è dolce e caldo, proprio come lo scirocco descritto nelle guide dei tutor. I tuoi colleghi lassù stanno facendo un buon lavoro.

«Però» continui, imperterrito, come se d’improvviso ti fossi accorto di aver omesso il particolare più importante. Osservi una barca al largo: non è di certo una gondola turistica, né ha un’Undine a bordo, ma ti basta che sia lì di fronte a te perché nella mente ti risuonino di nuovo quel canto, quella voce, trasportati da una corrente fresca e antica. «A Neo Venezia, però, ci sono le sirene.»









 

25.01.2017

Ho iniziato a scrivere questa fic nel 2015. Come ogni anno, grazie al COW-T recupero bozze e tracce messe da parte da secoli: l’ispirazione questa settimana è arrivata dal prompt della prima missione, ovvero Voce. Era assolutamente perfetto per l’idea che avevo in mente e così ne ho approfittato spudoratamente.

Ringrazio la pazientissima Arwen1988 che ha atteso di veder finita questa storia per anni interi, dopo che ero stata proprio io a promettergliela come regalo di compleanno. Ce l’ho finalmente fatta, wooo! E in anticipo di mesi per il tuo prossimo compleanno! :D

Grazie a chiunque abbia letto fino a qui. Immagino che il fandom sia oramai deserto, ma ho voluto bene a questo manga come a pochi altri. <3

Kuruccha

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Aria / Vai alla pagina dell'autore: Kuruccha