Non
sono una bambina
Dai Moroboshi.
Finalmente le emozioni confuse – per lo più negative – che il misterioso universitario accolto in casa da Kudo le suscitava acquistavano un senso.
Il fidanzato di sua sorella, Dai Moroboshi; o meglio, Shuichi Akai, l'agente dell'FBI che aveva sfruttato Akemi per la sua missione.
Una missione il cui fallimento si era tradotto in morte per la ragazza.
E lui non solo era vivo, ma era entrato nella sua vita con un'identità nuovamente falsa.
Lacrime di rabbia e frustrazione rigavano il volto di Shiho.
Non era arrabbiata per il ruolo giocato dall'agente nella morte di Akemi, si rese conto. Non riusciva a ritenerlo davvero colpevole.
No, quello che le faceva male era essere stata ingannata per tutto quel tempo... di nuovo.
Non solo dall'agente, anche dalla persona di cui aveva scelto di fidarsi, l'unico nella sua stessa situazione.
Shinichi Kudo.
Lo faceva ogni volta che scopriva qualcosa. "Dottore, non lo dica a quella ragazzina, non voglio farla preoccupare."
Ogni singola volta, a meno che gli servissero informazioni che solo lei poteva dargli.
Stavolta le aveva addirittura nascosto Dai – così l'aveva conosciuto, così le veniva istintivo chiamarlo –, e questo nonostante sapesse che la sua presenza l'inquietava. Mi avresti "protetta" di più raccontandomi la verità, si scoprì a pensare con rabbia.
Mentiamo ai bambini, o li teniamo all'oscuro, se pensiamo che non siano pronti ad affrontare determinate situazioni.
Ma io, per quanto il mio aspetto dica il contrario, non sono una bambina.
Sono stufa di essere trattata come tale dall'unico che lo sa.