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Autore: ggiunn    27/01/2018    0 recensioni
Se mi sporgo sento le vertigini accarezzare il mio corpo con la stessa dolcezza delle mani di una madre.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa di molto corto, profondo e sofferto.
Consigliatissimo l'ascolto della canzone "Trees"  dei Twenty One Pilots durante la lettura.






Why won't you speak?
Where I happen to be
Silent
In the trees
Standing cowardly


 


Se mi sporgo sento le vertigini accarezzare il mio corpo con la stessa dolcezza delle mani di una madre.

E se mi lascio cadere? nel tuo nero assoluto?

Ho paura di questo coraggio, che forse altro non è che debolezza mascherata, debolezza che mi porto dietro da così tanto tempo che non mi ricordo nemmeno più.

Che io, te lo giuro, mi butterei, ma forse tu non ci sei per riacchiapparmi al volo, e l’impatto, io lo so, non lo posso affrontare.

Una volta mi dicesti di voler volare, ma a che costo? A che costo volare per poi chiudersi in un abbraccio mortale con il terreno ruvido e aspro dove, io lo so, non ti troverò.

Eppure la sento, questa voglia di cadere e farmi male, quasi ammazzarmi, perché sarebbe comunque meglio che voltarmi e andare via. 

No, questo è troppo ed io non ce la faccio.

Preferisco volare.

Preferisco il vento sulla pelle, lo stomaco sottosopra e la terra che si fa vicina, con la consapevolezza di spaccarmi in mille pezzi.

E vorrei che sentissi questo impatto lancinante, questa vuota agonia che mi consuma mentre giaccio sul tuo fondale, senza te che mi raccatti, mi raccogli e mi sussurri che andrà bene, che la faremo funzionare.

Ma io lo so che tu sei più rotto di me, lo so che non sarai in grado di darmi niente, niente che non sia l’assoluta e perfetta concavità del tuo corpo.

Ti ascoltavo parlare con il tuo fare distaccato, noncurante, come sue quello che dicessi non fosse mai abbastanza importante, abbastanza reale da essere condiviso.

Ti ascoltavo parlare, e davo la caccia ad ogni parola che lasciava le tue labbra —ancora le custodisco, perché per me erano importanti e sempre lo saranno.

Sembravano così distanti da te eppure eri stato tu a pronunciarle, con un mezzo sorriso per smorzare l’imbarazzo che quelle rivelazioni ti creavano, per far sì che io non ti prendessi sul serio perché esporsi è pericoloso, anche per te che da perdere non hai niente.

Io le tengo dentro le tue parole, le tengo con me, insieme a tutte le altre, di cui non riesco mai a sbarazzarmi —so che dovrei fare un po’ di pulizia ma lo sai, io sento troppo e mi attacco troppo, soprattutto a quelli come te.

Penso che fra di noi ci sia un abisso, e poi penso a quanto io voglia nuotarci dentro e arrivare da te, anche se non ho mai imparato a nuotare.

A volte ho paura di te e del potere che ti sto dando, so che senza volerlo mi distruggerai, ma io non posso andarmene, non posso andarmene.

Non quando finalmente ti lasci guardare davvero, ed io scopro di amare ogni cosa che vedo —è il fascino delle cose letali.

Vorrei che mi portassi con te, nel tuo buio, nella tua casa degli orrori, dove amare diventa difficile ed hai solo voglia di correre.

Sei il momento della storia in cui tutti ti urlano di scappare, ma io non voglio.

Io non voglio scappare.




I can feel your breath
I can feel my death
I want to know you
I want to see
I want to say
Hello
Hello
Hello
Hello
   
 
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