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Autore: Eneri_Mess    27/01/2018    1 recensioni
Shiro ha iniziato a sentire la propria voce rimbombargli nella mente da quando Lotor ha messo piede nel Castello dei Leoni. È cominciato anche il mal di testa e la sensazione ancora più spiacevole di avere qualcuno a fissarlo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lotor, Takashi Shirogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cow-t, seconda settimana, M1.
Prompt: Voce
Numero parole: 3301

Note: spoiler e teorie post S4. Ancora una rilettura parziale. 


Quiet now, you're gonna wake the beast
Hide your soul out of his reach
Shiver to that broken beat
Dark into the heat
[Soldier - Fleurie]



 

Shiro ha iniziato a sentire la propria voce rimbombargli nella mente da quando Lotor ha messo piede nel Castello dei Leoni. È cominciato anche il mal di testa e la sensazione ancora più spiacevole di avere qualcuno a fissarlo.

A volte ha l’idea che la sua voce si moltiplichi e persista in un sussurro continuo prima di dormire... Non è abbastanza, più informazioni, più dati… che lo accompagna nel sonno, svegliandolo poi il giorno dopo con l’intontimento e la spossatezza di non essersi riposato. Anche se informi, questi mormorii sono come brutti sogni, ma iniziano a essere anche peggio degli incubi sulla sua ultima prigionia, lasciandolo con la sensazione che presto o tardi succederà qualcosa.

« Ti disturbo, Campione? » Lotor ha preso l’abitudine di apostrofarlo così e Shiro, dopo la terza volta, lo tollera per necessità. È un alleato prezioso, si ripete, ma è anche un ospite dai modi spigolosi.

Tuttavia, quando è Lotor a parlare, le voci nella sua testa tacciono. Forse dovrebbe essergli grato, ma è anche il momento in cui ha l’impressione di essere osservato, come se ci fosse una presenza a capo dei sussurri e questa si mettesse in ascolto.  

« Sono occupato » risponde, continuando a visionare i file inviati dalla Lama di Marmora sulle loro ultime ricognizioni. Non gli importa molto di risultare indisponente.

« Non mi pare di vederti mai prendere una pausa » osserva il principe, camminandogli attorno con la sua cadenza indolente. « Sei sempre occupato, Campione. Potrei aiutarti » Il paladino nero lo segue con lo sguardo, anche se non vorrebbe, e non apprezza il tono mellifluo.

Lotor ha degli scopi precisi e nessuno di loro ha ancora capito quali siano. Sanno che ha bisogno della loro protezione, da quando suo padre lo ha dichiarato nemico dell'impero, e con poche fondamentali informazioni il principe si è assicurato i loro servigi. Dovrebbero essere in vantaggio su di lui, ma Lotor distilla segreti come un sommelier assaggia il vino, e non fa mai nulla senza un tornaconto, questo Shiro lo ha capito.

Quello che non capisce è il continuo ronzargli intorno. Quando gli altri sono assenti per qualche missione, Lotor compare, con un irrefrenabile bisogno di chiacchierare.

« Alla Lama è sfuggita la base nascosta su questo asteroide » nel dirlo indica un puntino nella zona verde liberata dalla presenza Galra, stando di fronte a Shiro e dall'altro lato della cartografia olografica. « È un piccolo laboratorio, uno dei tanti. Principalmente sintetizzano nuove risorse di carburante, ma si trova sempre tempo e spazio per esperimenti su cavie »

Di nuovo quel discorso. Shiro stringe i pugni e la sua espressione è una pietra esasperata dal logorio delle intemperie.

Lui sa. Lui è un traditore.

La voce nella testa parla col suo tono, ma Shiro non sta dietro ai propri pensieri. Sa cosa? Si chiede e si sente sciocco. Sul fatto che Lotor sia un traditore, non ha bisogno che una voce glielo rammenti.

« Grazie. Avvertirò la Lama di fare una ricognizione più approfondita. Ci sono altri luoghi rilevanti? » ci prova, ma gli basta seguire la curva delle labbra e l’acuirsi degli occhi per capire che Lotor non gli darà altre informazioni, senza nulla in cambio.

« Una domanda, Cambione. Ricordi quali esperimenti hanno condotto su di te? »

Un altro argomento che hanno già toccato, un altro logorio delle sua pazienza. Lotor ha l'insistenza di un bambino, a volte gli ricorda Lance, ma con modi più subdoli e solo in apparenza più eleganti, ma molto, molto snervante.

Shiro è irritato, poco incline a una discussione.

« Questo è il risultato di ciò che mi hanno fatto » solleva il braccio destro per chiarezza, e dice questo con un tono sprezzante che non sente uscirgli dalle labbra da diverso tempo.

Lotor, la sua irascibilità, se la fa scivolare addosso. Se il principe indossa sempre un’arma, questa è la sua espressione, la sua faccia con inclinazioni e angoli calcolati al millesimo di pugno che uno vorrebbe dargli. Senza togliere che il suo sguardo è immerso in stato perenne in qualche piano che solo lui vede.

« Per un prigioniero quella è stata una protesi sprecata. Non l’ultimo modello, ma troppo per qualcuno che doveva essere semplice carne da macellare in un’arena per il sollazzo delle folle »

Anche se c’è l’opaca schermata azzurra dei dati tra di loro, i loro sguardi non hanno ostacoli in mezzo. A breve, forse, neanche le dita di Shiro incontreranno una qualche resistenza se non un osso qualsiasi di Lotor. Il paladino è calmo, è controllato, ciò non toglie che dentro possa avere tutta la voglia di zittire il principe con metodi poco cordiali.

« Cosa vuoi, Lotor? » chiede diretto, senza girarci ancora intorno. Se voleva la sua attenzione l’ha avuta, ma non è disposto a cedergli più tempo. « Basta chiacchiere »

Il cenno di assenso, condiscendente, è irritante quanto tutto il resto.

« Volevo chiederti… Hai mai sentito parlare dell’esperimento Kuron? »

« No » secco e veritiero. Le voci sono un fiato trattenuto da qualche parte nell’oscurità della sua mente, in uno strato sottile, che si increspa come onde di uno stagno e separa conscio e subconscio.

Lotor fa un passo indietro, con la sua regale movenza aristocratica. Quando riprende a passeggiare, le mani, dalle dita lunghe, compiono qualche gesto nell’aria e farebbero invidia a un pianista, o a un burattinaio.

« Si tratta di un progetto di clonazione, ufficialmente dato per fallimentare qualche anno fa, prima che il prigioniero 117-9875 fosse catturato »

Quel riferirsi a lui tramite il suo numero di prigionia è solo l’ennesimo prurito alle mani. Ma Shiro non lo interrompe.

« Nonostante le premesse e gli obiettivi da raggiungere, i risultati riportarti furono deludenti. A mio parere anche troppo scarsi, poco curati, per il team di scienziati scelti per lavorarvi. Sembrava impossibile far sopravvivere le cavie oltre la Fase Uno, o morivano o si deterioravano nel giro di qualche giorno, a volte solo ore. Il progetto fu archiviato in fretta, venendo definito poeticamente una meteora troppo all’avanguardia »

Ora si trovano troppo vicini, per i gusti di Shiro. Tuttavia non si muove da dov’è, anche se lo infastidisce dover alzare il capo per poterlo vedere in faccia, ed essere scrutato come un animale allo zoo.

« Non è la prima atrocità che sento sul vostro conto » commenta aspro, ma non ha finito. « Per i Galra i prigionieri non sono considerati creature viventi. Chi non resisteva nell’Arena finiva come mano d’opera nelle vostre fabbriche di armi o nei laboratori » a Shiro sembra di ripetere una lezione di scuola del liceo e solo pensare che il genere umano sia passato per gli stessi standard gli urta maggiormente i nervi. Ma ora la Terra e i suoi delitti sono lontani galassie e risultano una frazione infinitesimale rispetto a quello che i Galra stanno facendo in tutto l’universo. Il dolore che possono ancora far dilagare, finché Voltron non li fermerà. Non deve farsi trascinare dai discorsi di Lotor, si ripete. Ha una missione. « Se un vostro progetto ha fallito non posso essere che contento »

Non sembra che le parole abbiano un qualche effetto su Lotor. La curiosità con cui lo studia rimane intoccata, c’è giusto un accenno in più nella linea sghemba delle labbra, qualcosa per cui Shiro avverte, troppo tardi, che qualsiasi tregua o alleanza sia stata stipulata, da lì a breve, in un attimo, non varrà più.

L’istinto agisce in lui meccanicamente; leva il braccio metallico, pronto a colpire Lotor, ma il principe è più veloce, anticipando la reazione.

Quello che vede Shiro è un flash, qualcosa che lo acceca in un primo momento, ma è anche di più, e in lenti secondi ha la sensazione di avvertire come mille e passa aghi in testa.

Le voci sono in subbuglio, uccelli migratori che spiccano il volo tutti insieme in un frullio nevrotico e starnazzante. Il dolore si spegne all’improvviso e con lui anche la sua coscienza cade nell’oblio.



 

Quando Shiro si risveglia è seduto al posto di comando riservato al paladino nero nella plancia del Castello. Non c’è niente di diverso rispetto a prima, tutto è in ordine e statico, tranne che per la presenza di Lotor di fronte a sé. Shiro prova a muoversi ma il suo corpo è narcotizzato e non gli risponde. A malapena avverte di avere ancora gli arti attaccati al corpo.

« Una droga leggera. Gli effetti non dureranno molto, ti rimetterai in fretta » spiega il principe, intento a passare il dispositivo con cui lo ha messo k.o. a pochi centimetri dalla sua protesi. Una spia verde lampeggia lenta. Lotor la passa anche intorno alla sua testa. Quando la luce rimane fissa, positiva, è soddisfatto. « Bene, ora siamo davvero soli »

Il brutto presentimento che Shiro tiene per sé da quando Lotor è entrato nel Castello dei Leoni diventa una campanella d’allarme. Una campanella che a tutti gli effetti rimbomba in una mente che gli sembra vuota. Le voci sono sparite, perfino la loro presenza oppressiva e costante, che anche quando non sibila riusciva a percepire in fondo alla propria coscienza, ingombrante, non ha lasciato traccia. Ma non è una bella sensazione.

Shiro si sente vulnerabile, abbandonato quanto un soldato in guerra lasciato indietro dal proprio reggimento, e l’impossibilità a muoversi, riuscendo appena a levare il capo, gli fanno montare il panico e la rabbia, un miscuglio che si sublima nella frustrazione.

« Che cosa mi hai fatto!? Che cos’è quell’affare!? » e nel dirlo quasi ringhia, perché vorrebbe più combattere che parlare. « Cosa vuoi da me!? »

Il principe si appoggia coi fianchi, languido, contro i comandi davanti del posto a sedere, le braccia conserte ma con la mano che ancora rigira il piccolo dispositivo per tenere viva l’attenzione su di esso da parte del suo momentaneo prigioniero. L’espressione che Lotor sfoggia è di chi sta meditando, ma Shiro è certo che sappia esattamente cosa gli dirà.

« È un Riattivatore di Memoria, con qualche modifica aggiuntiva che ci permette una privacy totale. Ma dovresti saperlo, non sarebbe la prima volta che ne vedi uno » spiega ed è un ouverture crudele, perché Lotor sa qualcosa che Shiro continua a ignorare, e ogni nuovo tassello aggiunto al puzzle dà al paladino nero una sgradevole sensazione in più. Sta fissando il formarsi di un quadro dalle tinte onice, un vuoto che lo risucchierà.

Apre bocca, ma la richiude con un respiro sgretolato dall’impotenza dell’azione. È solo, in balia del nemico, e può unicamente sperare che, prima dell’inevitabile, gli effetti del paralizzante spariscano.

« Non l’ho mai visto prima » dice infine, perché Lotor vuole sentirglielo dire e assecondarlo può fargli guadagnare tempo, forse.

« Lo so. O meglio, ora ne ho la certezza » nel dirlo, mostra a Shiro il piccolo display del dispositivo: è rosso, con una scritta lampeggiante, molto meno rassicurante della spia verde. Quando si guardano di nuovo, il paladino si guadagna l’ennesima espressione montata ad hoc di compatimento. « La notizia buona è che ho eliminato le voci nella tua testa » e il principe galra indica con un dito la lucina positiva. « La notizia cattiva è questa in rosso, che dice “Memoria non trovata”. Ma, detto tra noi, è più un messaggio nefasto per te che per me »

« Smettila di giocare! Spiegati! »

Shiro lo dice prima di poterci pensare e realizzare che gli ultimi pezzi, per quanto confusi, stanno andando al loro posto.

Lotor annuisce senza fretta.

« Se il Riattivatore avesse fatto il suo dovere, in questo momento tu dovresti ricordarti del nostro primo e ultimo incontro, quasi un anno fa, quando le folle, addirittura più di un generale, ti acclamavano come il loro Campione. Hai attirato troppo l’attenzione, sopravvivendo troppo a lungo per un esemplare di una classe considerata debole »

Shiro cerca di scattare in avanti, ma ottiene solo un vago tremore e un guizzo delle dita.

« Io e te non ci siamo mai visti prima! » gli esce come un latrato, ma non risultato parole di pura rabbia, non così pressanti, quasi spaventate, dal dover rimarcare una verità che solo lui sente sua. È un inganno, si dice, perché questo è il gioco di Lotor. Lui è un traditore, gli aveva detto la voce.

Eppure Lotor continua ad avere una risposta per tutto.

« Già. Io e te, esperimento Kuron, non abbiamo mai avuto il piacere di incontrarci prima »

La frase rimane sospesa tra di loro come pioggia; Shiro la rifiuta, anche se il seme del dubbio attecchisce contro la sua volontà, anche se i pezzi continuano a combaciare con le sensazioni, i dubbi, i ricordi vuoti.

Ha bisogno di un momento e Lotor glielo concede, restando in silenzio a scrutarlo, senza vanagloria, senza alterigia. Gli dà solo un indizio, suggerito quasi con delicatezza, nonostante sia l’ennesima domanda che aprirà il terreno delle sue incertezze con una voragine.

« Cosa ricordi di te prima della tua seconda cattura? »

Il momento in cui si era svegliato sul letto operatorio è un pezzo di memoria vivido. Come lo è la fuga, lo schianto sul pianeta gelato, il dolore della cauterizzazione, l’essere stato fatto prigioniero dai due ribelli pellegrini. È qualcosa che sente potrebbe stringere, descrivere nel dettaglio sensoriale, anche se sono momenti passati.

Prima di allora, tuttavia, la sensazione è diversa. Gli sembra di avere archivi vuoti in testa, nulla da cui attingere. Eppure quando si sforza, ecco che i ricordi appaiono. Vari, molti. Sono immagini anche piuttosto nitide, della Garrison per esempio, di suo padre e le loro escursioni, di Keith con la testa sulla sua spalla, sotto le stelle, o il giorno della partenza per Kerberos…

Sono proiezioni mute, con colori ovvi, senza odori di alcuna sorta. Scorrono quando li richiama alla mente, ci sono, ma non li sente. Sono come le informazioni di un esame, inculcate a forza di ripetere, di dormire sul libro, studiate per necessità, sbiadite l’attimo in cui il voto viene registrato in un computer.

Shiro ha la mascella così rigida e serrata che gli fa male. Non alza gli occhi, si rifiuta di guardare il principe, ma fissa il Riattivatore di Memoria e il suo responso negativo ancora lampeggiante.

Lotor lo ha chiamato esperimento Kuron e vorrebbe che qualcosa si agitasse in lui, nel profondo, che qualcosa si ribellasse per smentirlo. Ma non c’è niente. Nulla risponde alla sua richiesta d’aiuto e si sente tradito da se stesso.

« Quando ci siamo conosciuti abbiamo avuto una conversazione piuttosto… interessante. Oserei dire ben oltre le mie aspettative » il principe galra riprende a parlare, lentamente, carezzevole, pur sapendo che quello che dirà verrà ignorato a causa dello shock. Ma prosegue. « Uno scambio di opinioni acceso, aggiungerei, ma che mi ha colpito. Letteralmente. Avrei potuto giustiziare la tua matrice per avermi messo le mani addosso, ma Shiro sa quello che vuole, sa come lo vuole e non ha alcun timore nell’affrontare quel che si mette in mezzo. Capisco perché sia diventato un simbolo, dove Campione per qualcuno equivaleva a salvatore, e per qualcun altro… opportunità »

Kuron sta respirando con la bocca e, a differenza del suo aguzzino, non si è neanche accorto di riuscire quasi a stringere le dita a pugno. Le parole di Lotor scivolano, fluttuano, nell’aria.

« L’opportunità ha dato i suoi frutti, con il suo braccio. E sei stato creato tu. Il progetto Kuron, come sospettavo, era troppo importante. Morto ufficialmente, gli scienziati hanno continuato in segreto a condurre l’esperimento e sono arrivati ad avere te » c’è qualcosa che brilla negli occhi del principe. L’aver scoperto un raro esemplare ed averlo alla propria mercé. « Sei una Fase Tre, sei vivo, in forze e così perfetto da ingannare le persone che dovrebbero conoscerti come un fratello. Anche se credo che il paladino rosso, o meglio, l’ex paladino rosso, abbia inconsciamente intuito qualcosa. Dai discorsi di quel chiacchierone di Blu ho dedotto quanto siate emotivamente coinvolti, soprattutto lui nei tuoi confronti, ma ti ha abbandonato »

Un nervo scoperto, premuto con cattiveria. Kuron si agita ancora, per riflesso, il viso contratto in una maschera di negazione.

« Keith non mi ha… Lui non- »

« È un bene, per lui, non essere qui. Le missioni della Lama di Marmora lo terranno lontano, oserei dire al sicuro nonostante i metodi suicidi che adottano i loro membri. Ma grazie a questo, probabilmente si perderà il momento in cui ti attiveranno - che potrebbe essere anche molto presto, considerando che ho interrotto le voci. Comunque per me sarà più facile renderti inoffensivo, se non dovrò badare alle scenate dell’ex paladino rosso »

Kuron rimane muto con la gola secca. Si sente una bomba a orologeria. Può ostinarsi a dire che niente di quello che ha sentito è vero, ma c’è un vuoto dentro di lui che non ha il coraggio di rischiare la bugia. Non mette in dubbio di essere vivo, di essere lì, di essere… qualcuno. Ma ora pronunciare Shiro gli suona come un nome estraneo, addosso a sé.

« Perché mi stai raccontando queste cose? »

« Pensavo che sapere la verità ti avrebbe fatto piacere » la crudeltà torna come uno schiaffo in faccia, e Kuron non gli risponde. Lotor fa spallucce. « In qualche modo dovevo riempire i minuti impiegati dal sedativo per finire il suo effetto. Ho verificato quello che mi serviva »

Lotor gli sta puntando di nuovo il Riattivatore della Memoria davanti la faccia e Kuron non è pronto a qualsiasi cosa succederà.

« Aspetta! Perché… perché tu e… - pronunciare il suo nome, il proprio nome, risultata difficile - perché tutto questo? Di cosa avete parlato quando ci-- vi siete incontrati? Perché gli hai cancellato la memoria!? »

Stavolta il principe sembra valutare e soppesare davvero la domanda, senza sapere se rispondere o meno. Sceglie una via di mezzo.

« Gli chiesi di sconfiggere mio padre, ma intendevo che lo volevo morto, non che Shiro lo rendesse più redivivo di prima. Nel farlo speravo ci rimettesse la vita, ma sai qual è il problema? Che Shiro è vivo, disperso da qualche parte, ma introvabile. Ed è ancora una pedina troppo importante. Quindi a me ora tocca onorare il nostro accordo, anche se lui l’ha chiamata promessa » lo dice roteando gli occhi. « Sei fortunato Kuron, a non essere completamente come lui. Gli esseri umani sono troppo sentimentali »

E l’ultima cosa è un flash, prima del buio.


« Shiro? … Ehi, Shiro? »

Pidge e Lance sono uno alla sua destra e l’altra alla sua sinistra, e lo guardano con curiosità mentre apre gli occhi. In un secondo momento, Kuron scatta a sedere, spaventandoli.

« Uoh, amico, con calma! Brutti sogni? »

Ha mal di testa, un groppo in gola, e anche se ha lo stomaco vuoto non ha nessuna voglia di mangiare. È successo qualcosa ma non ricorda cosa. Ne è solo sicuro, ma è una sicurezza senza basi. E le fitte non passano solo dalle tempie, ma anche dallo sterno, come un’ansia pressante che gli impedisce di respirare.  

« Io… credo di dovermi riposare » dice e sa di suonare strano, lo legge dalle facce preoccupate degli altri. « Ho risistemato buona parte degli ultimi dati raccolti, ma mi hanno fatto venire mal di testa »

Nessuno ha obiezioni, anzi, sembrano incoraggiare quella sua richiesta di riposo, così si avvia, dopo un saluto generale. Keith non c’è ed è combattuto, perché vorrebbe vederlo, ma saperlo lontano è uno strano sollievo.

Fuori, nel corridoio, incontra l’ultima persona in cui vorrebbe imbattersi. Lotor. Tira dritto.  

« Non hai una bella cera, Campione. Mal di testa? »

Lo supera senza rispondere, i pugni chiusi, nessuna voce a sobillargli dal fondo della mente, ma solo l’istinto, immotivato, di scappare.






» Chi ha capito cosa ho scritto e me lo spiega vince una drabble zozza! 

   
 
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