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Autore: clairemonchelepausini    27/01/2018    6 recensioni
Il Natale è il periodo più bello dell’anno e anche Londra si trasforma. Lo pensa anche Jamie Doyle ma, quando incontra per caso Holly O’Connor, tutto il suo mondo cambia. Tormentato dai fantasmi del passato e da ricordi che conserva gelosamente, è pentito per averla lasciata andare. Holly è cresciuta, ha aperto la sua pasticceria, si è innamorata di nuovo e ha avuto il più bel regalo dalla vita: suo figlio Evan.
Un incontro inaspettato che cambierà le loro vite...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NOTE
La storia è stata scritta per il contest “ Sfida di Natale - ti regalo una storia”, indetto da Principe Dracula sul gruppo face book “EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni”.
Il mio prompt era: “Prompt Songfic con “Wish” di Hurts, in cui la riflessione viene portata alla mente dall’imminenza delle feste.
(Angst, con qualsiasi tipo di coppia.) (n°1 di Alice Pellegrino)"








 
Londra alle prime luci dell’alba era incantevole, Jamie poteva rimanere a fissare il panorama dal suo ufficio per un tempo infinito senza mai stancarsi; tuttavia, quel mattino era troppo impegnato con i preparativi pre natalizi per farlo.
«Capo, ecco la disposizione dei reparti per tutto il periodo natalizio, gli ordini ai fornitori sono stati già inoltrati, i magazzini controllati e abbiamo fatto l’inventario di tutti i giocattoli usciti quest’anno» annunciò Daniel, il suo assistente, con un’allegria sprizzante.
«Lo sai che…» affermò Jamie, ma non ebbe nemmeno il tempo di finire che fu interrotto.
«Che non devi chiamarmi capo» lo scimmiottò il giovane, mentre lui alzava le sopracciglia per guardarlo torvo prima di ridere con lui.
Jamie amava il Natale, ma per lui era molto di più di una semplice festa: era vedere il sorriso sui volti dei bambini, la felicità per la prima foto con Babbo Natale, era l’armonia e la gioia che circondava tutti. Ripensò al periodo più felice della sua vita e sorrise.
Lo stesso pensiero aleggiava in casa O’Connor, ma fu talmente breve che Holly non ebbe nemmeno tempo di rifletterci bene.
«Mamma, mamma…. È l’ora dei pancakes» disse un euforico Evan mentre saltava sul suo letto.
«Andiamo amore» annunciò lei, subito dopo aver indossato la vestaglia, aver preso la sua manina e messo le pantofole. 
Quello era il loro giorno, ogni domenica insieme preparavano i pancakes. Evan amava vederla cucinare, ma ancor di più pasticciare con lei.
L’entusiasmo del bambino era contagioso perché Holly non faceva che ridere e pensare che dalla vita avesse avuto il dono più bello, anche se a caro prezzo.
«Mamma… ci vuole la farina e lo zucchero per iniziare» affermò il piccolo con professionalità.
Holly era divertita nel vederlo così impegnato ed esperto per i suoi quattro anni e si stupiva ancora per la velocità con cui aveva imparato la ricetta, dopotutto era il figlio di una pasticcera, pensò ridendo tra sé.
 



 
I felt my heartbeat racing
I didn’t know no better
[Ho sentito correre il mio cuore
Non sapevo niente di meglio]
 



Evan era nella sua stanzetta che si stava preparando quando Holly prese tra le mani la sua foto con il pancione, sfiorò i contorni sorridenti del suo viso pensando a quegli anni che sembravano lontani. Si riscosse in fretta quando sentì una porta aprirsi e il figlio gridare.
«Mettimi giù Harry» disse ridendo, mentre si contorceva per il solletico.
«Ehi, amore» la salutò, baciandola dolcemente.
«Mamma e Harry si baciano» con piccoli urletti di gioia affermò Evan, mentre sbatteva le mani e saltellava contento.
«Mi dispiace tesoro ma oggi devo incontrare un nuovo cliente e non riesco a venire con voi» rammaricato confessò, spezzando quel dolce momento.
«Lo vedi questo?» domandò Holly, alzando la mano e indicando il proprio anello.
Harry scosse la testa confermando e poco dopo sorrise.
«Significa che sei già mio, manca solo una piccola cosa chiamata matrimonio per essere ufficiale».
Evan tirò la manica della mamma richiamandola, lei si affrettò a prendere i loro cappotti e prima di uscire baciò Harry con passione.


Jamie si era appena seduto quando aprendo il cassetto della scrivania si era ritrovato tra le mani una vecchia fotografia. I ricordi iniziarono a riempire la sua mente e nel momento in cui la prese fu colpito da un’ondata di emozioni. Sorrise nel vedere due bambini scambiarsi un piccolo bacio sotto il vischio, non avrebbe mai dimenticato quel momento e, quando le sue dita sfiorarono la figura di una dolce bambina bionda, il suo cuore s’incrinò.
“Come ho fatto a mandare tutto al diavolo” pensò maledicendosi.
Jamie aveva avuto altre donne, ma nessuna era stata come Holly e il suo stato attuale lo dimostrava.
«Capo, abbiamo un’emergenza» annunciò Daniel, affacciandosi dalla porta e indicando di guardare le telecamere attraverso il PC.
Si riscosse subito e, quando notò che la questione era delicata, si abbottonò la giacca e si alzò.
“Questa volta non l’avrebbe fatta franca” disse a se stesso, mentre arrabbiato, scendeva le scale dirigendosi da Carl, il giovane commesso che stava adoperando il magazzino come casa per appuntamenti.
Era ancora scosso per aver preso quella decisione, ma era necessaria; così, non c’era niente di meglio che tornare a sorridere guardando la gioia di chi lo circondava. Si soffermò vicino al magico villaggio di Babbo Natale, dove lui era seduto sulla sua poltrona e ascoltava i desideri dei bambini, mentre i genitori scattavano le loro foto ricordo. Sorrise per quella magica atmosfera che era riuscito a creare e pensò che anche lui avrebbe voluto vivere un momento come quello.

Holly guardò il figlio con le lacrime agli occhi, ormai erano quattro anni che andavano da Hamleys, era l’unico negozio di giocattoli che riusciva ad avere la giusta atmosfera natalizia. Attirava la gente già con le sue imperdibili vetrine rosse, con i reparti a tema durante le feste e… con una miriade di giochi per tutti i bambini. Il posto dove ogni famiglia voleva trascorrere la domenica o dove portare i figli per le occasioni speciali; un mondo creato per grandi e piccini.
«Oh Oh Oh….Che bel bambino…» con voce grossa canzonò Babbo Natale, mentre aiutava il piccolo Evan a salire sulle sue ginocchia.
«Cos’è che desideri di più per Natale?» e, nel momento in cui gli fu posta la domanda, lui volse un veloce sguardo alla madre, si chinò e sussurrò all’orecchio dell’uomo.
L’anziano era in difficoltà, sistemò gli occhiali sul naso, accarezzò la folta barba bianca e guardò la donna con dolcezza. Holly si sentì osservata, spostò il peso da una gamba all’altra e lisciò i vestiti in modo frettoloso tenendo gli occhi sul figlio.
«Sei sicuro che sia quello che vuoi? Magari una macchina telecomandata, un orsetto o…» provò cauto l’uomo, ma Evan scuotè la testa più volte e sorrise. Sapeva cosa voleva.
«Tesoro, io non so se posso esaudire il tuo desiderio, ma parlerò con…» e, ancor prima che lui finisse la frase Evan scese dalle sue gambe, sviò la madre e si mise a correre all’interno del negozio.
Holly si sentì svenire, si scusò con Babbo Natale e, prima di perdere il figlio in quella folta folla, si mise a correre per raggiungerlo.
I suoi occhietti marroni erano pieni di lacrime e non si accorse nemmeno dell’uomo che veniva nella sua direzione, così si ritrovò con il sederino a terra.
Jamie si precipitò ad aiutarlo e quando lo vide i suoi occhi brillarono, proprio come quelli di Evan che sembrerò ritrovare l’allegria.
«Che è successo piccolino?» domandò mettendosi alla sua altezza e passando ad asciugare le sue lacrime con le dita, mentre lui lo squadrava.
Holly arrivò di corsa e quando Jamie lo prese in braccio mettendosi in piedi i loro sguardi si scontrarono come due stelle che entrarono in collisione.
«Ho- Ho- Holly» esclamò balbettante, sconvolto quanto lei mentre il piccolo iniziava a dimenarsi.
«Jamie!» farfugliò in un sussurro debole spostando i suoi occhi tra lui e suo figlio che teneva in braccio.
Il cuore si fermò.
Evan cercò di attirare l’attenzione, ma erano tutti e due troppo presi da quel momento per prestargli attenzione.
«Mamma» piagnucolò sporgendosi dalle braccia dell’uomo verso quelle sicure e confortevoli della madre, facendo spostare gli occhi di entrambi verso di lui.





 
We’re only victims of timing
And on that cold summer night
I know I’m a fool for not trying
[Noi siamo solo vittime dei tempi
E in quella fredda notte d’estate
So di essere un pazzo per non averci provato]







Un momento, era stato quello… l’attimo che era bastato per riportare a galla il passato.

«Ma io credevo che…» farfugliò quando Jamie prese la sua mano e la portò nella sua camera.
Era consapevole di essere rossa come un peperone, lo guardò e si mise a ridere. Jamie poco dopo la seguì, capendo ciò che l’era sembrato, la attirò a sé e la abbracciò.
«Che avevi capito!» ribatté lui divertito, mentre lei allungò le mani, li infilò sotto la maglietta e passò la lingua sulle sue labbra per poi baciarlo. Si stupì per la sua audacia, ma lui era importante per lei.
Jamie la strinse a sé facendole sentire quanto la desiderasse, i baci si fecero più intensi e le mani erano alla ricerca di un contatto più profondo quando raggiunsero il suo seno. Holly rabbrividì, non l’avrebbe fermato, ma non c’è ne fu bisogno perché proprio lui ritrovò il suo autocontrollo e prima di andare troppo oltre si staccò.
«Che film vuoi vedere?» domandò, mentre prendeva la sua mano e la faceva sedere a terra.
Aveva preparato tutto: la camera era buia, aveva acceso la tv con il lettore DVD, preparato i suoi pop corn preferiti -quelli con caramello- e infine aveva disteso a terra un morbido e soffice tappeto.
«Sono disposto a tutto, anche a… “Le pagine della nostra vita” e… “I passi dell’amore”» confessò, mentre la circondò con le braccia e lei poggiò la testa sul suo petto.
Era perfetto.
Holly si rese conto di essere stata una stupida ad avere avuto paura e capì che non avrebbe voluto nessun altro al suo fianco se non lui.
«Ti amo» sussurrò a fior di labbra, mentre si strinse ancora di più tra le sue braccia. Jamie era scioccato, anche lui avrebbe voluto dirglielo, ma quando aprì bocca non uscì alcun suono.

Ritornò subito alla realtà quando sentì un brivido lungo la schiena, le mani di Holly erano andate in contatto con le sue quando prese Evan in braccio.
Jamie osservò i lineamenti del suo viso, vide le fossette che tanto amava, i suoi incredibili occhi verdi, le labbra soffici appena rosee e le guance rosse. C’erano particolari che erano rimasti immutati nel tempo, altri erano cambiati: i lunghi capelli biondi, il suo fisico più prosperoso ma asciutto e il piccolo bambino che stringeva a sé.
Holly tirò un sospiro di sollievo solo quando Evan le circondò il collo e si appoggiò a lei, ma non poté fare a meno di notare Jamie, non più il giovane ragazzo che conosceva, ma l’uomo che era diventato. Si accorse che era sempre lo stesso, la sua figura era slanciata e perfettamente in linea anche se i muscoli delle braccia erano più possenti e s’intravedevano nel suo completo; poi le labbra, le mani… i ricordi affiorarono come un macigno, ma lei si soffermò su quel color cioccolato che riconosceva e dove spesso si era persa.
Entrambi ritornarono alla realtà quando Evan riprese a piagnucolare e i loro occhi furono puntati sul piccolo che d’un tratto si sentì troppo osservato. Holly lo rimproverò, ma quando quegli occhietti si posarono su di lei, sapeva di aver già perso.
«Perché sei scappato?» domandò piano, mentre lui si mise eretto e la guardò, per poi fermarsi su quell’uomo che aveva attirato la sua attenzione.
«Babbo Natale ti ha fatto del male?» provò Jamie, sperando di sbagliarsi perché Nick – l’uomo che lo interpretava - era con loro da quasi sei anni.
Lui scosse la testa, si mise un dito in bocca e lo fissava, un segnale che Holly intercettò e di cui ebbe paura. Provò a rassicurarlo, gli accarezzò la schiena come piaceva a lui ma non servì, il figlio era ancora irrequieto.
«Mi ha detto che non mi può portare il mio papà» alla fine confessò, stropicciandosi gli occhi e poggiando la testa sulla spalla di Holly che rimase senza fiato, proprio come Jamie.
Il silenzio calò e quella stanza rumorosa e chiassosa sembrò all’improvviso vuota; proprio i due adulti che avrebbero dovuto parlare lasciarono che lo spazio si riempisse di domande senza risposta. Il sangue di Holly si ghiacciò, il suo mondo all’improvviso si ruppe mentre Jamie provò a capire. Lei sapeva che lui la stava guardando in cerca di risposte che non era pronta a dare, la sua espressione era sofferente, invece quella di Jamie confusa;  Holly in cuor suo sapeva di dover spiegare, ma come poteva fare? O… cosa poteva dire?
«Mi sembra di essere in quel film che amavi tanto… Quello dove i protagonisti erano di due classi sociali diverse, si scrivevano lettere e poi si sono lasciati perchè lui doveva partire per la guerra…» provò a spiegarsi lui, ma erano passati anni e non lo ricordava perfettamente.
La bionda lo guardò e si mise a ridere, quel momento era stato spezzato ed era stato proprio grazie a lui, la persona che l’aveva sempre capita e che sapeva quando e come chiedere.
«Le pagine della nostra vita» rispose Holly, mentre il piccolo guardando quello scambio di battute li osservò stropicciando gli occhi e sorridendo.
L’imbarazzo svanì, parlarono delle loro vite, di cosa facevano e con gioia lei scoprì che quel negozio era  di Jamie che, allo stesso tempo, fu sorpreso nel constatare che lei era diventata una pasticcera, lei che da giovane odiava cucinare. Riportarono a galla vecchi ricordi, emozioni che non erano mai andate via e vissero un piccolo momento di beatitudine che fu spezzato dalle lacrime di Evan.
«Scusami, non ha fatto il sonnellino pomeridiano ed è sempre un po’ nervoso quando succede» arrossì violentemente lei, cercando di far stare calmo il figlio.
«Tranquilla, qui ogni giorno vedo davvero di tutto. Non mi sorprende che…» affermò lui, interrompendosi quando capì di non sapere nemmeno il suo nome.
«Evan… si chiama Evan Tomas O’Connor» precisò lei, mentre i suoi occhi si posarono in quelli di lui che erano fissi su suo figlio.
Si salutarono con la promessa di rivedersi, ma Holly sapeva che non sarebbe successo, tra loro avrebbe eretto un muro per tenere suo figlio lontano da ogni implicazione di Jamie. Era un uomo meraviglioso, ma le cose andavano bene e lui… aveva sempre la cattiva fama di rovinare le cose belle. La sua vita stava rifiorendo e non ci sarebbe stato nessun Jamie Doyle a rovinarla.




 
That night in Whitechapel girl,
I know what should have happened
I just left you standing there
[Quella notte a Whitechapel ragazza
Io so quello che sarebbe dovuto accadere
Ti ho solo lasciato lì]




La serata si chiuse per entrambi senza altri imprevisti o sorprese, ma sentivano che qualcosa non andava; Holly percepì dentro di sé colpa e Jamie ebbe  ancora una volta il rimpianto per non averle chiesto di uscire insieme. Lui aveva omesso che i suoi genitori erano morti, non le avrebbe dato quel peso perchè Holly li adorava, mentre lei… Beh, aveva nascosto l’anello nella sua mano e non aveva fatto alcun accenno di Harry. Forse non erano poi così lontani dai ragazzi che erano una volta.
Dopo aver messo il figlio a letto si versò un bicchiere di vino e si sedette nel divano vicino al fidanzato.
«Tutto bene con il tuo cliente?» domandò educatamente, mentre la sua testa era piena di pensieri.
«Sì, ho avuto il contratto, ma… non è importante. Che ti succede?» disse di rimando, vedendo le sue spalle tese, la schiena dritta e i suoi occhi persi nel vuoto.
Holly gli raccontò tutto, omettendo che Jamie non sapesse di lui e più andava avanti più l’uomo sembrò irrequieto.
“No, non perderò un altro uomo a causa tua” si disse mentalmente, maledicendo di averlo incontrato; anche se una parte di lei era felice, ma non l’avrebbe mai ammesso.
Harry la abbracciò e iniziò a baciarla, quei gesti la sconvolsero.
«Devi dirglielo» affermò duro, mentre Holly cercava ancora di capire cosa diavolo era successo.
«Cosa?» gridò, dimenando le mani e sbarrando gli occhi mentre lui prendeva il suo volto.
«Ha il diritto di sapere».
«Lui non ha nessun diritto» ribadì, passandosi una mano tra i capelli innervosita.
«Dì la verità Harry. A te questa situazione non piace e… cosa? Stai cercando un modo per uscire…»
«No, tesoro ma… Devi chiarire perché mi sembra evidente che tu provi ancora qualcosa per lui» ci tenne a precisare mentre lei si infuriò e gli puntò un dito contro.
«Io non provo niente per lui. E te che amo e se non sei sicuro di questo…» iniziò, ma quando la vide così contrariata da quell’affermazione si alzò, si mise davanti a lei, la attirò a sé e facendo cadere le mani suoi sui fianchi iniziò a baciarla.
Holly si lasciò andare, lo amava e di questo né era certa, ma ciò che lui le aveva detto… Non era sicuro di star facendo la cosa giusta e quel pensiero la divorò.

Jamie strinse a sé Holly varcando la soglia di quella piccola casa che i suoi genitori gli avevano regalato per il diploma, dimora che poi li avrebbe ospitati per tutti gli anni di collage.
«Ma dici davvero?» sbalordita chiese e lui confermò ancora una volta quando mise nelle sue mani un mazzo di chiavi.
Il loro piccolo nido d’amore.
Lo era stato almeno per alcuni anni fino a quel momento.
«Ho un ritardo» affermò con mani tremanti Holly, guardando Jamie spaparanzato sul divano con i libri in mano per un corso di aggiornamento.
«Co – co- cosa?» balbettò lui, buttando tutto sul tavolo e alzandosi di colpo mentre la sua espressione trasudava terrore e paura da ogni poro.
La ragazza si sentì svenire per quello sguardo, le mancò il respiro e si vide in una vita che di certo non aveva previsto.
«Ne sei sicura?» domandò Jamie, tralasciando per un momento le emozioni contrastanti, ma quello non aiutò di certo Holly.
Lei prese il test di gravidanza e fornì prova di esserlo, ma quelle parole la ferirono più di quanto avrebbe mai ammesso. Il giovane ritornò serio, prese in mano la situazione e per la prima volta dopo quella notizia corse ad abbracciarla e baciarla.  
«Tu vuoi questo bambino?» chiese timida prendendo le sue mani.
Quella domanda era spinosa, anche troppo ma lei doveva saperlo.
«E’ mio figlio. Non sono di certo pronto, non era quello che volevo e…» rispose lui, ma quando guardò il suo viso, si pentì di averlo detto.
«Perché credi di essere il solo? Credi che fosse quello che volevo io, adesso? O… o pensi che lo stia facendo per incastrarti?» si alterò Holly, iniziando a dimenare le mani e ad urlare, aspettando il risultato di quel test che stava già mettendo in allerta tutti.
«Non era questo che… Sei la mia vita, viviamo insieme e un figlio… Cambierebbe tutto. Lo sai e non puoi negarlo, ma ti amo e… se dovesse essere positivo… Beh, è mio figlio» affermò sottolineando l’ovvio; sembrò rassicurata, quel ti amo aveva funzionato, ma erano i suoi occhi a sostenere la verità e lui… non lo voleva. O… era così che si era convinta Holly.
La sua vita non era stata perfetta, suo padre aveva abbandonato sua madre dopo che lei aveva scoperto di essere incinta di lei e… Non aveva fiducia negli uomini ma con Jamie era stato diverso. Holly lo amava ma quella situazione era più che personale per lei.
«Se è femmina, possiamo chiamarla Beth Marie» di colpo parlò, lasciandola senza parole, lei non ci aveva nemmeno pensato. Sorrise a quell’idea, forse si era sbagliata pensò.
Si tenevano ancora per mano e quando si guardarono videro le stesse emozioni.
«E se è maschio?» domandò Holly, sorprendendolo perché… Beh, lo avrebbe voluto, ma preferiva una femminuccia perché avrebbe ereditato tutte le qualità di Holly, le stesse che lui amava.
Jamie ci pensò, ma nella sua mente vorticavano troppi nomi e non riusciva a decidersi così la guardò facendole capire che toccava a lei scegliere.
«Direi troppi nomi e… Mi piace Tomas» confessò teneramente; quando il timer del telefono suonò, seppero che era arrivato il momento della verità.
Holly prese il test tra le mani, lo girò e vide lampeggiare un’astina, non era incinta e, pur se quei progetti erano ancora validi, si udì un sonoro sospiro di sollievo e un “grazie” sottovoce. Capì che erano solo parole. Holly si sentì il mondo cadere addosso, la delusione premere sul cuore e le lacrime bagnarle il viso.
Non era così che doveva andare. Quel giorno segnò la fine.
 
Il suono incessante del campanello destò i suoi sogni, aprì appena gli occhi, toccò l’altro lato del letto e lo trovò freddo. Si alzò maledicendo chi aveva osato disturbarlo e quando si accorse che era Daniel sgranò gli occhi. Era ancora in pigiama e non aveva nemmeno preso la sua solita tazza di caffè, ma l’assistente lo sapeva e allungò una mano con due grandi tazze di Starbucks.
«Quanta efficienza» esordì Jamie sogghignando, passando una mano nei capelli per sistemarli.
Iniziarono a lavorare, ma la sua mente ritornò a quello strano sogno. Si sentì sprofondare quando si accorse che era solo, che quella gioia di stringerla tra le mani era passata e che… nel presente lei non era sua.
«Sei uno straccio» constatò Daniel mentre metteva da parte le carte.
«E’ per una donna, ma non la solita. Non sei così per del sesso, ma per qualcosa di diverso. Sei frastornato, ma non perché l’hai dovuta cacciare via ma perché non c’era nessuno e…» stava procedendo con la sua analisi, quando all’improvviso Jamie lo guardò torvo e lui si zittì.
Il giovane poco dopo lo salutò divertito per avergli consigliato uno psicologo sotto lo sguardo di rabbia di Jamie.
Ma era un Doyle e doveva comportarsi come tale.




 
I was accident prone,
I fell head over heels with no warning
[Ero incline agli incidenti
Mi sono perduto senza preavviso]





Jamie si trovava davanti la rinomata “Little Wonders”, la pasticceria più amata da tutti i londinesi. Non sapeva se entrare e così, mentre fissava la vetrina, vide una mamma tenere la mano del figlio e ripensò a quando tenne per la prima volta Evan in braccio, dettagli che non riusciva a togliersi dalla mente.
«Posso esserle d’aiuto?» domandò gentilmente una commessa, ma già da un primo esame notò che lei lo avrebbe voluto aiutare in altri modi e quel particolare lo infastidì.
«Desidero parlare con la proprietaria» affermò secco, mentre volse lo sguardo alle sue spalle. Holly stava portando altri dolci da esporre nel bancone, quando lo sentì stava per tornare indietro, ma qualcosa la frenò.
Riconosceva quel tono, anche fin troppo bene e non prometteva niente di buono.
«Mi eviti?» domandò quasi in un sussurro, ma le bastò un’occhiata per intendere l’ovvio.
«Sono piena di lavoro Jamie e…» lui la guardò torva, sapeva cosa stava per dire e la anticipò.
«Nessuna scusa, noi parliamo ora» ribadì duro; senza lasciarle altro tempo la afferrò per un braccio e la spinse verso le cucine.
Forse Harry aveva ragione, lui doveva sapere. Holly continuava a rivivere nella sua mente quel giorno, il discorso, la gioia e il terrore nei suoi occhi, ma non poteva dimenticare il sospiro e quel grazie sussurrato alla fine.  Non lo guardò nemmeno, chinò la testa sul piano lavoro e iniziò a spezzettare i biscotti, pesare il burro, spaccare le uova e continuò così finché, stanca di quel silenzio, non alzò lo sguardo.
«E’ mio?» domandò a bruciapelo mentre portò le mani sui fianchi e puntò lo sguardo nel suo viso aspettando che si tradisse.
«No» affermò secca invitandolo a uscire, ma la sua postura era rigida.
Holly aveva imparato già una volta la lezione, quel giorno continuava a tormentarla e non si fece intimidire.
«Sono passati… quanti? 5 anni? E tu sei lo sbruffone di sempre. Ti credi migliore di tutti e…»
«E’ mio?» ripeté ancora una volta alzando il tone di voce tanto che lei rabbrividì, ma fu quasi impercettibile.
Sviò l’argomento ancora una volta. Doveva farlo per il suo bene e quello di suo figlio. No, non avrebbe mai conosciuto Jamie Doyle, l’uomo che non lo voleva ancor prima di nascere.
«Questo è il mio negozio, quello che ho costruito con i miei sacrifici e tu… sei l’ultimo che può venire qua a dirmi qualcosa, a dettare regole o ordini come se fossi un tuo dipendente. Qui sono io che comando e… ora fuori dal mio negozio» urlò Holly senza lasciar tempo ad altre domande; cercò di spingerlo via ma non ci sarebbe riuscita neanche volendo. Tuttavia, quando le sue mani entrarono in contatto con lui, il suo corpo reagì.
Jamie la guardò quasi con supplica e lei in quegli occhi rivide chi erano stati, il ragazzo di cui si era innamorata e per un momento cedette.
«Ti prego» sussurrò, sperando che lui se ne andasse.
L’uomo era testardo, s’impuntò e solo quando mise due dita sotto il mento per alzare il suo viso, vide che stava piangendo. I sospetti erano chiari, ma voleva sentirglielo dire.
«Sì» affermò.
L’uomo fu attraverso da un misto di emozioni e sensazioni, la lasciò andare di colpo e con forza e Holly indietreggiò sbattendo contro il bancone, mentre le sue mani s’impasticciarono di farina. Si pulì sul grembiule e trovò il coraggio di guardarlo con gli stessi occhi di quegli anni.
Jamie si riscosse in fretta, soprattutto quando i suoi sospetti furono confermati e in quel momento una lucina gli si accese, scoprendo che aveva perso quattro anni della vita di suo figlio.
Era bastato guardarsi, era sempre stato così, e lei capì tutto ciò che lui voleva sapere.
«Perché?» domandò afflitto, lasciando che le sue parole fossero cariche di risentimento ma anche di affetto, dolore e rabbia.
«Davvero me lo stai chiedendo?»; ma non rispose, d’un tratto lui ricordò quel giorno, il test e tutte le sue conseguenze. Era stato proprio in quel momento che la loro storia si era incrinata fino a spezzarsi. Jamie aveva commesso un errore, uno stramaledetto errore. Si era perso per paura di un futuro incerto, della possibilità di un figlio e ora… non riusciva a pensare ad altro.
«Dopo che ci lasciammo io ero presa dai corsi di cucina, ero sempre stanca ma lavoravo dodici ore al giorno, non pensavo che…» iniziò lei, ma si bloccò quando lui si avvicinò e venne in contatto con il suo braccio, sentendo il calore della sua pelle.
«Oddio Jamie, non pensavo che fossi incinta. I test che avevo fatto erano negativi e quindi… avevo lavorato senza tregua finchè non mi sentii male... quel giorno vidi un medico e mi disse che ero incinta. Risposi che non era possibile, che avevo fatto il test ed era negativo e lui con la sua faccia da “Signora anche i test possono sbagliare” rispose che ero davvero incinta».
Holly parlò velocemente lasciando Jamie confuso, non capiva perché non glielo avesse detto e continuava a scrutarla in cerca di risposte.
«Lo capì sul serio nel momento in cui sentì il cuore di Evan battere per la prima volta, in quel momento mi resi conto che dentro di me cresceva una vita e che… non gli avrei mai fatto del male, che l’avrei protetto…», ma non fece in tempo a finire che Jamie gli si avventò contro.
«Da chi Holly? Volevi proteggerlo da suo padre?» disse infuriato, scostandosi e guardandola con rabbia per la prima volta.
«Sì!» esclamò Holly in lacrime e fu in quell’istante che Jamie si rivide anni prima, in una casa in cui non entrava più; si vide e capì.
«Mi- Mi hai tenuto lontano da mio figlio per come ho reagito alla notizia? Ma cosa avrei dovuto fare? Ero giovane. Appena me lo hai detto ero sconvolto, ma ti ho anche detto che…».
«Lo ricordo. Mi hai detto che mi amavi, che tutto sarebbe cambiato ma che era tuo figlio e beh… lo avresti accettato» urlò lei, sovrastando la sua rabbia, in una stanza che si riempiva di rimpianto, risentimento ed emozioni.
«Hai detto solo frasi di circostanza, ci credevi davvero? L’avresti fatto solo come tua responsabilità, ma era davvero quello che volevi? Guarda dove sei arrivato senza di noi» constatò dura Holly, portandogli davanti la realtà dei fatti e non un sogno di fantasia.
«Hai preso una decisione, qualcosa che spettava per metà anche a me. Hai estrapolato ciò che ti faceva comodo solo per…» ribattè lui con gli occhi che luccicavano e guardavano quelli di lei, feriti da parole dette e mai dimenticate.
«Per che cosa? Per sentirmi migliore? Oddio davvero Jamie arrivi a tanto?» e scostò con rabbia i capelli, prendendo l’elastico al polso e attaccandoli in uno chignon morbido.
«Ho deciso io perché quel giorno mi sono sentita sola, perché ho visto l’uomo che avevo al fianco e che non volevo. Tu non lo volevi un figlio. È questa la verità e lo sappiamo entrambi e… forse non volevi nemmeno me» affermò d’un fiato, ma quando ebbe detto quelle parole sbiancò, per la prima volta ammise ciò che provava. Il dolore per non averlo avuto durante la gravidanza, per non aver condiviso con lui i momenti del loro bambino, per non essere la donna giusta per lui e…
«Non osare» ringhiò sbattendo una mano sul tavolo facendo sussultare lei e tutte le cose sopra di esso.
«Non provarci nemmeno. Ti amavo Holly, ti amavo davvero ed ero disposto a tutto, pensavo di chiederti di sposarmi» confessò facendola impallidire tanto che si sentì mancare la terra sotto i piedi.
Alla fine rimasero a fissarsi, erano troppo sconvolti per essere riusciti ad ammettere quelle cose senza volerlo, emozioni che stavano provando con un passato lontano ma presente più che mai.
Erano Jamie e Holly contro il mondo, ma di quel motto non era rimasto nient’altro che parole.
 




Dopo una settimana….



Erano stati giorni d’inferno tra il lavoro e sentimenti che riaffioravano, tra dolore e felicità. Jamie e Holly non si erano più visti, lei aveva il terrore che potesse portargli via il figlio e lui che non gli avrebbe mai permesso di vederlo.
«Voglio conoscerlo» affermò senza mezzi termini un pomeriggio quando lei era andato a trovarlo per chiarire quella situazione diventata insostenibile.
Non potevano continuare a non parlarsi.
«Va bene, ma solo in mia presenza… almeno per il momento. Si deve abituare a te, dobbiamo dirgli la verità per gradi, prepararlo…»
«Mi sta bene. Sappi che ci sono un milione di cose di cui dobbiamo parlare» la interruppe lui, mentre sfiorò la sua guancia, lasciando che il calore della sua mano si propagasse per tutto il corpo.
«Lo so e che… Ho bisogno di tempo» rispose calma, anche se in realtà sentiva un fuoco divampare e non sapeva più ciò che voleva.
«E’ nostro figlio» evidenziò lui, facendo risuonare quel nostro dolcemente come mai prima, dandole la speranza che potevano farcela.
Jamie si avvicinò lentamente, erano nel suo ufficio e nessuno li avrebbe disturbati perché aveva chiesto di cancellare tutti i suoi appuntamenti. Non era stata una buona idea chiudere la porta, lo sapeva, ma per il momento non voleva che tutto il negozio sapesse i fatti suoi.
Prese le braccia di Holly che teneva incrociate, gliele lasciò cadere sui fianchi e allo stesso tempo la attirò trovandosi a pochi centimetri dalle sue labbra.
«Non posso» sussurrò debolmente, mentre s’inebriava del suo profumo, perdendo il controllo del suo corpo. Si passò la lingua sulle labbra lentamente e quasi colpevole alzò gli occhi su di lui.





 
I wish that I could rewrite all the things
that we both let go
[Mi auguro di poter riscrivere tutte queste cose
Che abbiamo lasciato andare]

 
 























 
Spazio d'autrice:
Buona sera a tutti... finalmente dopo settimane sono riuscita a finire questa storia, è stata anche approvata da mia cugina, ma chiunque l'abbia letta mi ha detestato per il finale e... Non nascondo che non saranno gli unici. Questa sfida è stata davvero meravigliosa, mi ha permesso di scrivere due storie su due tematiche simili, ma sicuramente con un finale diverso. Ora, so bene che vorreste più dettagli, ma dovete sapere che questa storia è nata da sè, lo stesso momento in cui ho avuto tra le mani i prompt, sapevo che doveva andare così. Oddio.... il finale non era questo, assolutamente no, ma ho pensato di non cadere in un clichè e quindi.... Beh, l'ho lasciata a finale apertissimo.
Non odiatemi!!!
Vi anticipo una piccola cosa.....
Questa storia per la sfida deve essere una OS di massimo 5200 parole, questo l'ho rispettato, ma ho chiesto alle organizzatrici se potesse continuare e... beh, hanno detto Sì. Ora non so quando aggiornerò, ma sapete che questo è il solo il primo capitolo. Avete capito bene!! La storia di Jamie, Holly ed Evan è solo all'inizio, so già come dovranno andare i primi... diciamo 3 capitoli... Vedremo che ne pensate voi....
Spero che vi piaccia... che mi seguirete, che continuerete a leggere questa storia e... Keep calm and it's a work in progres XDXD

Alla prossima,
Claire

 
   
 
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