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Autore: Jade Daemon    27/01/2018    0 recensioni
"Si scrutarono per tutto il tempo mentre ballarono, sorridenti e completamente innamorati l'uno dell'altro, come se il tempo avesse fatto invecchiare loro ma non l'amore che nutrivano l'uno per l'altro: era ancora energico e vitale come quando erano adolescenti, ma al contempo era cresciuto e maturato, trasformandosi in qualcosa di più profondo e irrazionale.
Tramutando in vero amore."
Dedicated to My Sir.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Rientrò in casa sbattendosi la porta dietro, ringhiando leggermente come una belva inferocita.
L'ennesimo problema a lavoro.
L'ennesimo sopruso subito dal suo capo solo perché era un dannatissimo cameriere; in quei momenti si odiava per non aver completato gli studi così da trovarsi un lavoro decente. Almeno non avrebbe dovuto sopportare degli scali assurdi dallo stipendio per il semplice fatto di aver versato del vino addosso ad un cliente che gli aveva sfracellato sul grembiule un piatto che non aveva gradito. Come se fosse colpa sua che quel maledetto cuoco non sapeva cucinare.
Se non fosse stato per suo marito -che tentava sempre di calmarlo e di spronarlo a non demordere- e per sua figlia, già avrebbe rinunciato a quel lavoro.
Gettò malamente le chiavi sul comò accanto alla porta d'ingresso, passandosi una mano tra i capelli informi.
-Shiro, Amaya, sono tornato.- disse con tono evidentemente esausto mentre si toglieva il cappotto per posarlo sull'appendiabiti.
La prima cosa che notò fu che la presenza del suo sposo e della sua bambina non si palesò in alcun modo, facendolo un po' preoccupare.
Che fossero andati a cena fuori?
No, Shiro avrebbe avuto almeno l'accortezza di avvertirlo con un messaggio.
Notò che dalla cucina proveniva una strana luce -troppo fioca per essere quella del lampadario- e si avvicinò lentamente alla stanza, dando poi una sbirciata al suo interno per scoprire quella fonte luminosa.
Quel che si ritrovò davanti lo lasciò completamente a bocca aperta: la tavola era imbandita, piatti ancora fumanti erano poggiati su due posti differenti e al centro vi era un bouquet di rose dentro un vaso in vetro e due candele ai lati di quest'ultimo.
Sbatté le palpebre un paio di volte, quasi non riuscisse a credere a quel che stesse osservando.
-Sorpresa.- sussurrò una voce dietro di lui, mentre delle braccia andavano a circondargli la vita e due labbra si posarono delicate sul suo collo.
-Shiro, tu... tu hai preparato tutto questo?- domandò sconcertato il corvino, portando lo sguardo sul viso radioso dell'amato solo in quel momento.
-Non è molto, a dire il vero. Avrei voluto preparare qualcosa in più, ma non sapevo avresti tardato e dovevo anche far cenare la piccola prima di portarla da mamma, insomma...- tentò di giustificarsi il maggiore, nonostante non gli fosse stata rivolta alcuna accusa.
Tirò quasi un sospiro di sollievo, Keith, nel sapere che la bambina stesse dalla nonna: non era normale che ancora non fosse arrivata correndo da lui per dargli quello che aveva battezzato come il "bacio di ben tornato".
Tornò a concentrarsi sul fidanzato, chiedendosi come riuscisse ad essere così... stupido.
Tanto stupido da non rendersi conto di quanto fosse bello quanto avesse preparato per lui.
-Shiro, è tutto bellissimo. La tavola, i fiori, l'aspetto di quei piatti... tu.- aggiunse con un lieve sorriso, come se tutta la rabbia accumulata fino a un'ora prima fosse completamente svanita.
Effettivamente, si era dissolta non appena aveva incontrato lo splendido sorriso dell'uomo con cui aveva condiviso gli ultimi diciotto anni della sua vita.
Diciotto anni passati come una coppia, dal momento in cui si conoscevano da quando erano bambini: lui viveva in una casa-famiglia assieme ad altri bambini abbandonati dai loro genitori e Shiro... Shiro aveva casa a pochi passi dalla sua.
Erano stati amici per davvero tanti, troppi anni. E troppi ne avevano sprecati per rendersi conto che il sentimento che provavano l'uno per l'altro si chiamasse "amore" e per trovare un modo in cui dichiararsi all'altro.
Alla fine, fu lui a dirgli chiaramente cosa provasse... e non si era proibito di dargli un bacio che per troppo tempo aveva atteso e desiderato.
Per sua fortuna, quel bacio venne ricambiato con la stessa necessità con cui era stato dato, e a quello seguì il loro primo "Ti amo".
Due parole che sussurrarono all'unisono, in modo quasi timoroso, eppure entrambi sentirono chiaramente cosa si fossero confessati e scoppiarono a ridere con leggerezza, insieme.
E fu così che cominciò la loro storia d'amore.
Si perse qualche momento in quei ricordi lontani ma felici; non a caso, cominciò a guardare fin troppo intensamente Shiro mentre sorrideva ampiamente.
-Stai pensando a qualcosa di tanto bello? Stai sorridendo in quel modo.-
-Eh?- Keith scosse rapidamente la testa, come a voler negare quanto Shiro avesse appena detto. 
-Non pensavo a nulla di particolare, ma... in che modo sorridevo?- domandò con un po' di vergogna, come un bambino di cui era appena stata scoperta la prima cotta.
-In quel modo che amo immensamente.- rispose Shiro con tranquillità, facendo girare l'altro verso di sé prima di dargli un lungo e amorevole bacio.
Spostò le mani sui suoi fianchi e, nel compiere quel gesto, avvertì una strana sensazione tra i polpastrelli e si staccò dal marito, abbassando lo sguardo sul suo grembiule.
-Si è sporcato più del solito... è successo qualcosa?- domandò un po' preoccupato mentre riportava l'attenzione sul corvino.
Quest'ultimo si morse il labbro inferiore, non sapendo se rivelargli la verità o mentirgli per non rovinare quella che si preannunciava una magnifica serata.
Prima ancora che potesse dare una risposta, però, Shiro lo precedette.
-Dovevo immaginarlo.- affermò con un sospiro il più grande, prendendo il volto dell'amato dalle guance. 
-Ti hanno di nuovo detratto la paga?- chiese con tono rassegnato, come se già conoscesse la risposta. 
Il minore si limitò ad abbassare la testa e ad annuire: era già la quarta volta che accadeva in due mesi. Ormai vivevano solo dello stipendio da insegnante di Shiro, che era sicuramente più alto del suo ma non sufficiente per tre persone.
Strinse i denti per trattenere delle lacrime che ugualmente fuoriuscirono dalle sue iridi, senza che lui fosse in grado di prenderne il controllo.
La verità era che quel lavoro lo detestava da quando nel suo ristorante era arrivato un nuovo direttore: questi aveva imposto delle regole assurde oltre che ridicole ed una di quelle era che il cliente avesse sempre ragione, in qualsiasi caso.
Perfino se gli fosse stato dato uno schiaffo avrebbe avuto ragione il cliente.
-Keith! Keith!- lo richiamò Shiro non appena si accorse del fatto che stesse piangendo e subito si premurò di eliminare delicatamente quelle stille salate con i pollici.
-Baby, non c'è bisogno di piangere...- sussurrò con dolcezza, baciandogli la fronte mentre due occhi viola e limpidi si posavano sui suoi.
-Scusa, è che... posso ridurmi solo ad un lavoro come questo e... non riesco nemmeno bene. C'è sempre qualche problema, guadagno poco più della metà di quanto dovrei... e non riesco più a sopportare quel fottuto bastardo.- dichiarò amaramente il più giovane, tornando a guardare altrove.
Shirò sospiro amaramente a quella dichiarazione, soprattutto per il modo in cui l'amato si stesse sottovalutando.
-Keith. Non è vero che puoi ridurti solo ad un lavoro del genere. Hai tante qualità, tu- - venne bloccato dal marito che, con voce dura, sovrastò la propria per poter dire qualcosa che lo lasciò spiazzato.
-Sono solo un misero cameriere, Shiro. Non ho un diploma, okay? Non posso fare nulla senza quello. Solo... questo.-
-Keith, non è così. E su quello non c'è problema, potresti fare qualche mini corso per specializzarti in qualcosa. Sei bravo in cucina, potresti cominciare con qualcosa del genere.- proclamò deciso, sperando in una conferma dell'altro che però non arrivò.
-E spendere altri soldi? No, grazie.-
-Ma non dovresti più lavorare in quel locale!-
-MA NON POSSO NON LAVORARCI! LO CAPISCI?! NON POSSO ASPIRARE AD ALTRO! NON POSSO E BASTA!- urlò rabbiosamente, facendo bloccare di colpo il marito, rimasto sconvolto da quella reazione decisamente aggressiva e violenta, anche se verbale.
Si rese conto però di aver esagerato quando vide l'espressione di Shiro intristirsi e subito gli prese le mani e le baciò entrambe, in una tacita richiesta di perdono.
-Scusa, non avrei dovuto alzare la voce... è che sono frustrato. Tu sei così... perfetto, ed io non riesco a fare nemmeno un minimo di ciò che fai tu.- mormorò, tenendo il capo chino e le mani strette attorno a quelle del suo uomo.
Questa volta, però, le sue parole erano davvero sincere.
Aveva appena confessato un pensiero fisso che da quando erano cominciati i suoi problemi lo tormentava continuamente.
Shiro, invece, continuò a guardarlo completamente scioccato. Più di quanto non fosse prima.
Davvero Keith pensava questo di lui... di sé?
Come aveva fatto ad essere stato così cieco da non rendersi conto di cosa stesse passando realmente l'unica persona che mai avesse amato?
Lasciò le sue mani per potergli prendere nuovamente il viso, con più forza, costringendolo a guardarlo ed impedendogli di sfuggirgli.
-Keith, tu sei perfetto. Sei così perfetto e così modesto da nemmeno rendertene conto. Sei bellissimo, sei intelligente, furbo, sveglio... sei l'amore della mia vita. L'unico e il solo che possa mai occupare un posto nel mio cuore.-
A quelle parole il diretto interessato sgranò le pupille, incredulo su ciò che stesse ascoltando.
Per non parlare della serietà con cui Shiro lo stesse guardando.
-Io... io però non riesco ad essere un buon compagno. Non faccio che darti preoccupazioni e problemi...- aggiunse tristemente, cercando di far entrare l'amato nel proprio punto di vista.
Si sentiva un completo fallimento, in tutti i sensi: come uomo, come marito, come padre... in qualunque aspetto della sua vita.
Si accorse di una lieve curva che increspava le labbra del fidanzato ed inarcò un sopracciglio, abbastanza spaesato.
Perché stava sorridendo dopo quello che gli aveva appena detto?
Improvvisamente, poi, Shiro gli strinse la mano e lo condusse nella loro camera da letto quasi di corsa, facendo poi fermare l'amato dinanzi allo specchio.
-Puoi dirmi cosa vedi?-
-Stai scherzando?- ribatté sarcastico il corvino, pienamente convinto di quanto avesse appena detto.
-Assolutamente no. Avanti, dimmelo.-
Keith fissò per qualche secondo il coniuge in maniera confusa, ma decise di non indagare oltre e di fare come gli era stato detto.
Analizzò la propria immagine nel vetro e subito la sua espressione si fece più angosciata.
-Un completo fallito.-
-Tutto qui?-
-Uhm... un completo fallito con un grembiule sporco?- domandò con un sorriso amaro, abbassando poi il viso verso terra.
Shiro rise leggermente e gli andò dietro, cominciando a slegargli il grembiule con gentilezza mentre guardava lo sposo attraverso il suo riflesso.
-Io invece vedo un uomo. Un uomo splendido, magnifico. Un uomo forte più di chiunque altro conosca e che ha saputo darmi tutto ciò che avrei voluto nella mia vita: mi ha dato qualcuno con cui poter condividere i miei sogni, mi ha donato una casa da poter condividere insieme. Mi ha dato un confidente, un amico, un sostenitore. Mi ha donato una famiglia, una splendida bambina con cui poter essere insieme papà. E, soprattutto, mi ha regalato un'amore che mai nessuno avrebbe saputo darmi.- affermò, completamente sincero e convinto delle proprie parole.
Una convinzione che forse stava riuscendo anche a trasmettere al suo compagno, considerando come ora si stesse guardando allo specchio.
Non più con i propri occhi, ma con quelli di Shiro.
Con quelli della persona che lo amava di più al mondo.
Il maggiore sfilò definitivamente il grembiule al suo sposo, lasciandolo cadere a terra prima di poggiare le mani sulle spalle del minore.
-Vedi ancora quel completo fallito dal grembiule sporco?- soffiò lieve al suo orecchio, facendolo poi voltare prima di baciarlo con passione.
Il corvino rispose immediatamente a quel bacio con lo stesso ardore, intrecciando le loro lingue più e più volte, mentre insieme si ritrovarono a ridere l'uno tra le labbra dell'altro, come se la discussione di poco prima fosse già un remoto passato.
Il più grande si separò dall'altro solo per poter prendere un telecomando che era già sul letto e, dopo averlo afferrato e premuto pochi pulsanti, una soave melodia avvolse totalmente le quattro mura di quella camera.
-Questa canzone...-
-Te la ricordi?- chiese Shiro con tono speranzoso e gioì nel ricevere un cenno di assenso come risposta.
-Mi concedi l'onore di...?- lasciò la domanda in sospeso, sapendo che l'altro avrebbe inteso immediatamente.
-E la cena?-
-Oh, avanti. Si riscalda.- quella risposta fece rimanere Keith di stucco dal momento in cui era lui tra i due a dare poca importanza a qualsiasi cosa si facesse, ma il tono con cui Shiro aveva risposto alla questione lo divertì non poco e, ridendo, prese la sua mano subito dopo aver poggiato l'altra sulla sua spalla -mentre Shiro faceva la medesima cosa con il suo fianco- ed insieme diedero inizio alle danze.
Si scrutarono per tutto il tempo mentre ballarono, sorridenti e completamente innamorati l'uno dell'altro, come se il tempo avesse fatto invecchiare loro ma non l'amore che nutrivano l'uno per l'altro: era ancora energico e vitale come quando erano adolescenti, ma al contempo era cresciuto e maturato, trasformandosi in qualcosa di più profondo e irrazionale.
Tramutando in vero amore.
Tra giravolte, risate e profondi respiri, quella canzone arrivò al termine, ma proprio quando stette per concludersi Shiro fece una cosa assolutamente inaspettata.
Cantò.
Cantò quell'ultima strofa, solo per lui.
Solo per il suo eterno amore.
-Baby, I’m dancing in the dark, with you between my arms. Barefoot on the grass, listening to our favorite song. I have faith in what I see, now I know I have met an angel in person and he looks perfect. I don’t deserve this, you look perfect tonight.- 
E Keith sentì quasi mancargli un battito nel sentire l'armoniosa voce dell'amato intonare quelle parole e non riuscì a trattenere una piccola lacrima per l'emozione, ma questa volta fu di pura e semplice contentezza.
Il maggiore poggiò la fronte su quella del suo piccolo, cancellando anche quella lacrima con una carezza consapevole che non fosse di dolore.
Bastava ammirare il modo meraviglioso in cui le sue labbra erano tirate all'insù per capirlo.
Restarono in silenzio per quasi un minuto, finché Keith non fece un profondo respiro.
-Shiro...-
-Sì, baby?-
-Ti amo, immensamente. Non smetterò mai di farlo.-
Shiro sorrise soave e diede un lento e lungo bacio sulle labbra di colui che era il suo intero universo.
-Ti amo anch'io, Keith. E ti amerò per sempre.-






 
‘Cause we were just kids when we fell in love
Not knowing what it was
I will not give you up this time
But darling, just kiss me slow, your heart is all I own
And in your eyes, you’re holding mine.

Ed Sheeran - Perfect






 


Angolo Autrice

Dedico questa storia maledettamente zuccherosa alla mia bellissima Shiro, aka My Sir [aveva voglia di fluff-].
I love you so much.

Ps: spero dopo questa storia non sia venuta la carie a nessuna/o di voi. 


Alla prossima!
~

 
   
 
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