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Autore: Beeanca    28/01/2018    5 recensioni
[What if? One Shot, accenni Everlark, maybe OOC]
E se Peeta fosse morto al posto di Finnick?
Cosa rimarrebbe di Katniss, se non una ragazza tormentata dai ricordi e dai sensi di colpa?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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* Piccola What if con acceni Everlark, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate♡ *


Runnin'
 

Mi sollevo di scatto, gli occhi lucidi, la fronte grondante sudore.
Tasto le lenzuola, invano, cercando un segno della sua presenza, ma non trovo altro che il freddo del cotone.
Stringo il cuscino e piango, lasciando che le lacrime mi bagnino il viso, e trascorro la notte così, in un dormiveglia tormentato dai ricordi.
Peeta mi tormenta, lo vedo ovunque, e ogni notte si fa vivo.
È il protagonista dei miei sogni (o incubi?), i suoi occhi azzurri mi osservano, e vi leggo in essi accusa e odio. E non a torto.
Avrei dovuto salvarlo, avrei dovuto sacrificarmi io al ballatoio.
L'visto morire, dilaniato dagli ibridi, tra urla strazianti e sofferenza, mentre io lo osservavo impotentente, senza far nulla.
È colpa mia.
Sono scossa dai brividi mentre la mia mente rivede gli ultimi istanti del ragazzo del pane, e il miagolio di Ranuncolo non aiuta.
Prim era mia sorella. Era tutto per me. Aveva solo tredici anni. Sarebbe diventata un medico, ma non è stata altro che una vittima di Capitol, l'ennesima.
Peeta, Prim, Rue, Boogs, Cinna, i ribelli...
Tutti morti per colpa mia. Sono un mostro.
Ho ucciso la Coin, Snow è morto, ma solo ora, senza più il ragazzo del pane al mio fianco, realizzo che sono la vera stronza.

E scappo.

Mi alzo, corro in sottoveste e sbatto la porta, fregandomene del miagolio di quella stupida bestia.
Scappo dai ricordi, scappo dai sensi di colpa, scappo da me stessa.
Sono scossa dai brividi, il freddo mi punge la pelle, ma continuo a correre fino a quando non arrivo nel bosco.
Entro nella mia vecchia casa e osservo il lago, cercando di non pensare a nulla, e ci riesco. Prendo fiato e caccio ogni pensiero, chiudo gli occhi cancellando tutti.
Sembra passare un tempo infinito prima che qualcuno mi scuota, e gli occhi di Haymitch mi fissano. Sono come i miei: grigi, cerchiati dalle occhiaie, da Giacimento.
Non capisco cosa sia venuto a fare, ma lo caccio malamente. È da una settimana che sto evitando tutti, e lui si allontana, scuotendo le spalle e posandomi qualcosa in mano.
Solo quando è fuori dalla mia vista apro la mano, e ci trovo un fiore giallo, splendente. Un dente di leone.
Ansimo, assalita dai ricordi, e non riesco a trattenere le lacrime. Non riuscirò mai a dimenticarlo, lo vedo ovunque.
Lo vedo nei quadri che decorano casa mia, lo vedo nel mio letto, la sua ombra che mi osserva e si dissolve. Lo vedo in questo dente di leone, che anche dopo anni mi dà speranza.
E osservando il fiore torno a casa, con un pizzico di fiducia in più. Cammino lentamente, senza fuggire da nessuno, tantomeno da me stessa. Peeta non lo vorrebbe.
Arrivata nel mio appartamento prendo un blocco di fogli e inizio a scrivere. Non sarò un granchè come un disegnatrice, ma ho una grafia comprensibile, e trascrivo tutto.

Parlo degli Hunger Games, descrivendo ogni tributo, soffermandomi su questo o quel dettaglio. Parlo di Prim, della sua bontà, del suo anteporre il bene degli altri al suo. Parlo di Cinna, della ribellione nata grazie a lui. Ma inserisco anche qualcosa di felice. La foto del figlio appena nato di Finnick e Annie, la dichiarazione della libertà di Panem, e alla fine poso il dente di leone per Peeta.

E ora so che lassù è felice anche lui.

 

 

   
 
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