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Autore: Amelia Sweetedge    29/01/2018    2 recensioni
«Il modo in cui lo specchio mi ha restituito il riflesso di qualcuno che non ero io, ma eri tu.»
[1. Dove dimora l'Infinito - Elio POV]
[2. La lunga strada verso casa - Oliver POV]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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1.Dove dimora l'Infinito
 
 
L'arte è eterna, ma non può essere immortale.
È eterna in quanto un suo gesto,
come qualunque altro gesto compiuto,
non può non continuare a permanere
nello spirito dell'uomo come razza perpetuata.
Primo Manifesto dello Spazialismo, Lucio Fontana.





 
Come si colma questo vuoto qui?
Se chiudi gli occhi mi vedi indicarmi il petto: terra nuova dove le tue labbra si sono dischiuse e hanno cantato piano. Terra libera e tua sarò, tuo questo vuoto, questa musica e l'ultima notte d'estate. L'ultima, colorata di tutte le volte che ti ho aspettato.
Come si affronta un mondo senza te?
Se ti guardi intorno vedrai gli alberi che ci hanno protetti e i sussurri dell'acqua che sapeva di noi e rideva.
Non sei mai stato un passato remoto nella mia vita: ancora prima di conoscerti vivevi già tra le righe dei miei pentagrammi, vivo nella voce di mia madre e negli occhi di mio padre, impercettibile come se ti avessi sempre saputo nella stanza accanto, chino su un libro con la fronte corrucciata. Vivo nelle storie di penombra e di pioggia.
Nessuno ha saputo cogliere il tormento silenzioso nei miei occhi, prima di te e dopo di te, quando mi sono arreso, Oliver, a quel fiume incessante. All'acqua, al fuoco e alle stelle d'estate. Alla pelle d'estate. Perché dall'altra parte delle cose c'eri tu e le novelle francesi del sedicesimo secolo che narravano di prove enormi più del coraggio: parlare. O morire.
E io, un giorno che la vita sembrava sfuggirmi come acqua dalle dita, ho scelto di salvarmi. Provare a parlare. Farlo con una voce antica di secoli, vigorosa di bronzo, plasmabile di marmo; imboccare quel sentiero tortuoso di pensieri spigolosi ed emergere al sole, graffiato e sanguinante, dove contro ogni singola previsione del mondo, tu saresti stato. Pieno di dubbi, silenzi e macigni ma come nei miei sogni più inaccessibili, avresti aperto le braccia.
Ho scambiato i battiti accelerati del mio cuore per una clessidra, un giorno. Lo sai: è l'unico motivo che mi ha spinto lì, sopra le tue labbra, dritto nella mia resa. Dritto sotto le tue mani che mi hanno accarezzato e, nel silenzio delle stanze in penombra, non smettono ancora di farlo.
Come faccio a dirti tutto quello che devo dirti, quando so già che le parole non mi basteranno mai? Sono stato dentro lo scorrere del fiume, fino a farne la mia casa, tutte le estati che ho aspettato il tuo ritorno. Il tuo ricordo. Il modo in cui lo specchio mi ha restituito il riflesso di qualcuno che non ero io, ma eri tu.
Sei e sempre sarai un imperativo intoccabile, qui, dove dimora l'infinito: il primo mio sguardo che si è posato sulla vita, quel giorno che i tuoi occhi hanno accresciuto in me germogli duraturi. Le prime parole che si sono liberate dai grovigli selvaggi dei miei pensieri senza forma, se non quella della curva miracolosa del tuo sorriso...
 
 
 

 

 
   
 
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