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Autore: _Cthylla_    29/01/2018    5 recensioni
Toppo è un eroe della giustizia, orgoglioso leader della squadra dei Pride Troopers... e proprio per questo motivo a volte la sua fama lo porta ad avere a che fare non solo con i "malvagi", ma anche con fan più o meno invadenti.
Una in particolare.
Dal testo:
[Lui era quello che solitamente schiacciava sotto il ferreo pugno della giustizia qualunque azione malvagia -grande o piccola che fosse- ma, al di là del fatto che la Jakalopei non fosse veramente cattiva, il Pride Trooper riconosceva a se stesso una grossa parte di colpa per le azioni sconsiderate di quella benedetta figliola.
«Toppuccio!»
Quello strillo fu il solo segno premonitore che riuscì a evitare al guerriero di essere assalito dal piccolo esserino che aveva appena provato ad appicciarsi a lui.]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavolta faccio contenta felinala, e metto le note quassù xD perché, prima che vi cimentaste nella lettura, volevo chiarire che questa seconda one shot è ambientata prima dell'altra, quando Shokkairai era la stalker di Toppo "solo" da diversi mesi.
Giustamente, le cose mi vengono in mente a caso e io le metto giù a caso.
Lascio il >>>Link<<< della canzone citata nel testo qui sotto.
Buona lettura! :)





Love to love you baby
 
 
 
 
 

 
 
 


 

Percorrendo il breve corridoio che conduceva alla porta del suo loft, posto all’ultimo piano di uno dei palazzi più grandi e alti della città, il leader dei Pride Troopers si stiracchiò pigramente. Erano ormai più di due settimane che mancava da casa, e sebbene fosse abituato a quella vita molto più che attiva, passata a combattere il male in ogni dove, era sempre piacevole fare ritorno nel suo “piccolo angolo di paradiso”.
 
Per Toppo quel loft era letteralmente un piccolo mondo al riparo da tutte le brutture dell’Universo, un posto dove poteva persino permettersi di togliere la divisa in favore di un enorme pigiama di pile nero -con tanto di cappuccio e orecchie da orso- e di leggere un buon libro con della musica classica in sottofondo e una bella tazza di cioccolata calda in mano.
Le sue ferie erano quasi “forzate”, perché in quanto leader doveva dare il buon esempio a tutti facendosi vedere sempre instancabile, e dunque il resto dei membri della squadra doveva fare sempre molto per convincerlo… ma la verità era che anche per lui, come per chiunque altro, quei preziosi momenti di riposo erano una goduria.
 
Gettò un’occhiata fuori dalle ampie vetrate che rischiaravano il corridoio. La città era talmente piena di luci, e dunque di gente, da sembrare un formicaio luminescente; era colma di vita e di persone per quanto il suo loft invece non lo era.
 
Aveva scelto la vita di eroe della giustizia e no, non era assolutamente pentito di essersi completamente votato alla causa, ma a volte la consapevolezza che la sua casa era -e sempre sarebbe stata- vuota riusciva addirittura a punzecchiarlo leggermente.
Non avrebbe mai avuto una famiglia, dei figli, una moglie: lui aveva coscientemente sposato la Giustizia, e la giustizia non era un tipo di donna pronta ad accoglierlo tra le proprie calde braccia a notte fonda. Non era un pensiero che potesse farlo vacillare, ma non era neppure tra i più piacevoli.
 
Per un attimo, mentre il sistema di riconoscimento dell’iride inserito nella porta d’ingresso faceva il suo dovere, si chiese come sarebbe stato tornare a casa e trovare una tenera fanciulla ad accoglierlo con un sorriso e, magari, una confezione piena dei suoi cioccolatini preferiti.
 
La porta si aprì, scorrendo verso l’alto.
 
 
Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby

When you're laying so close to me
There's no place I'd rather you be than with me-ee, uh!...

 
 
«Toppuccio!»
 
Della serie: “Meglio fare attenzione a quello che si desidera”.
Anche se di certo Toppo non aveva desiderato di trovarsi davanti nientemeno che Shokkairai -la Jakalopei che da diversi mesi era diventata la sua stalker ufficiale- evasa di prigione circa tredici giorni prima.
In quel lasso di tempo non aveva ricevuto alcun contatto da lei e, anche se gli era sembrato ben strano visti i precedenti, si era illuso che l’ossessione per lui potesse esserle passata.
Peccato che a giudicare dalla musica, dalle luci soffuse del loft, dalla quantità di cioccolatini e candele profumate e dal fatto che si fosse intrufolata in casa sua, si fosse sbagliato in pieno.
Ma la musica e le candele non erano il peggio.
 
«Voglio ammanettarti e possederti con forza brutale per tutta la notte, Toppuccio mio!» squittì Shokkairai, “vestita” solo di un completino intimo nero e viola che in teoria sarebbe dovuto essere sexy, agitando delle manette ricoperte di pelo viola che messe una sopra l’altra erano quasi più alte di lei.
 
 
“Do it to me again and again
You put me in such a awful spin, in a spin, in-uh

Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby!...”

 
 
Il guerriero, fissando con gli occhi sbarrati la Jakalopei e il suo completino, scosse lentamente il capo, indietreggiò di qualche passo, e infine si catapultò letteralmente fuori dalla porta, facendo sì che si chiudesse alle proprie spalle.
Poggiò la schiena contro la parete, guardando fisso davanti a sé. Era stata un’allucinazione, solo e soltanto un’allucinazione dovuta alla troppa stanchezza, o allo stress accumulato o… o vattelapesca. Non poteva essere vero, Shokkairai non poteva davvero aver profanato in quel modo il suo piccolo e solitario angolo di paradiso, non era possibile. Il suo sistema di sicurezza non era forse di tecnologia ultimo modello?!
Ah, già: quella lì era una “cyberpatica”, dunque un sistema di sicurezza come il suo, per lei, era più una facilitazione che un problema.
Però dai, non poteva veramente essere lì, non avrebbe avuto senso evadere e poi presentarsi in casa sua, giusto?
 
Toppo fece un respiro profondo, contò fino a dieci, si fece coraggio, ed entrò di nuovo in casa.
 
«Hai avuto quella reazione perché il colore del pelo non ti piaceva, vero? Io volevo le manette col pelo rosso, ma così grosse c’erano rimaste solo quelle viola» disse Shokkairai, con una smorfietta di disappunto.
 
Sì, purtroppo era davvero lì, per quanto assurdo e insensato potesse essere.
Il Pride Trooper non disse una parola: disolse lo sguardo dalla piccola stalker, la superò dirigendosi a grandi passi verso uno dei divani presenti nel salotto attiguo e agguantò una coperta.
 
«Toppucc-»
 
«Copriti!» intimò con fare severo a Shokkairai -che l’aveva seguito- lanciandole la coperta «Hai commesso una violazione di domicilio, e a questo si integra anche il reato di molestie! Ma poi, per l’amor del cielo, ti sembra un abbigliamento consono a una ragazzina?!»
 
«Io ho quattromila an-»
 
«Ti ho già spiegato che non credo a questa storia dei quattromila anni, Shokkairai, e te lo ripeto: copriti. Se potessi capire cosa passa per quella tua testa da Jakalopei!...» borbottò.
 
«Al momento mi sta passando per la testa che forse, oltre a cercare delle manette rosse, dovevo mettermi il corsetto di pelle con le fibbie. Lascia i seni scoperti! Non è una cosa sexy? Esatto!»
 
«“Esatto” un corno! Ora per colpa tua ho in testa cose che- ti ho detto di coprirti!» esclamò, provvedendo lui stesso ad avvolgere quello scricciolo ninfomane nella coperta dopo averle tolto di mano le manette «Hai delle orecchie belle grandi, quindi non fare la sorda!»
 
«Oddio sì Toppuccio toccami ancora! Ancora!» disse Shokkairai, con un gridolino estasiato.
 
«Ah, ma smettila di-»
 
«Cos’è che hai in testa?»
 
Toppo, perplesso, la mise a sedere sul divano. «Prego?»
 
«Avevi iniziato a dire che ora per colpa mia avevi in testa “cose”! Hai in testa me che ti ammanetto, vestita con quel corsetto e ricoperta di zucchero a velo da leccare via tutto! Non è fantastico?»
 
Ecco, dopo questo non avrebbe toccato mai più qualunque cosa avesse avuto sopra anche solo un minimo di zucchero a velo. «Ascolta, è tempo di fare un discorso molto serio. Tu non sei una persona cattiva, e nonostante i guai che combini resti una fanciulla indifesa rispetto al sottoscritto; in virtù di ciò, da eroe della giustizia quale sono sarebbe disonorevole maltrattarti… però non puoi andare avanti così, spero che ti renda conto. Una signorina perbene non agisce in questo modo!» dichiarò Toppo, sollevando l’enorme indice dell’altrettanto enorme mano destra.
 
«Toppuccio, ho quattromila anni e quattrocentoquarantaquattro mariti alle spalle, non sono più una signorina da un bel pezzo! Giààà!» esclamò, con l’aria di chi aveva avuto un’illuminazione divina «Potresti fare come hanno fatto loro, ossia cedere al mio corteggiamento e fare di me la tua Toppuccia adorata! Ti legherei al letto e ti ricoprirei di glassa tutte le sere!»
 
Se Toppo avesse avuto i capelli se li sarebbe strappati tutti a causa dell’esasperazione. Ebbe la tentazione di ripiegare sui baffi, ma la consapevolezza che avrebbero rovinato il suo aspetto, che lui reputava essere maledettamente sexy, riuscì a evitare il disastro. «Shokkairai! Ti ho appena detto che devi farla finita con certe cose, e ti ho spiegato più volte che non crederò mai, MAI, che tu possa avere quattromila anni, e tantomeno che tu possa aver avuto quattrocentoquarantaquattro mariti. Non so se tu mi sia prendendo in giro…»
 
«Non mi permetterei mai».
 
«… o piuttosto se tu sia veramente convinta di quello che dici. Se così fosse devi aver avuto un’infanzia alquanto sventurata, o non saresti arrivata a inventarti questa specie di realtà alternativa in cui vivi, ma non puoi continuare così» proseguì lui, imperterrito «Lo stalking è un reato, la violazione di domicilio è un reato, le molestie sono un reato, e sei fortunata che l’oggetto della tua ossessione sia io, perché se fosse stato chiunque altro a quest’ora le tue piccole corna da Jakalopei sarebbero il suo trofeo! Saresti potuta finire in guai ben peggiori di una prigione! Già, a proposito: non- si- evade- dalla- prigione! È anch’esso un reato!»
 
«Mi hai costretta tu a evadere: in prigione non ci fanno vedere i notiziari, in una settimana non sei venuto a trovarmi neppure una volta, di conseguenza io non sono “venuta” in alcun senso, e ti assicuro che ci ho provato! Tante volte! Ho tanta fantasia ma dovrò pur alimentarla in qualche modo, Toppuccio».
 
“Perché a me? Perché a me?!” pensò Toppo, sempre più vicino a strapparsi i baffi. «Stammi a sentire, adesso ti spiegherò precisamente quel è il modo giusto di comportarsi, tu mi ascolterai in silenzio, capirai quel che ti dirò, uscirai da quella porta e non entrerai mai più! Anticipazione: parlare delle “cose” che fai con, ehm, te stessa…»
 
«Si dice mast-»
 
«NON DIRE QUELLA PAROLA! Non devi parlarne! Non con me! Ora taci e ascolta».
 
In quel frangente, Toppo fece il discorso più lungo e ispirato di tutta la sua vita: in quarantasei minuti di monologo andò a toccare argomenti quali la giustizia, reati di vario genere, la giustizia, la dignità della donna, la giustizia, il comune senso del pudore, la giustizia, gli interessi più o meno consoni a una ragazzina, la giustizia, i rischi di possibili accoppiamenti interspecie, la giustizia, l’eccessiva quantità di calorie contenuta nella glassa e nello zucchero a velo, la giustizia, e… la giustizia.
Si dice che, dopo quel discorso, suddetta Giustizia sia andata anch’essa in ferie per la fatica dovuta all’essere stata tirata in ballo così tante volte.
 
«… per la giustizia! Ecco!» concluse Toppo, sentendo la gola vagamente secca «Spero di essermi spiegato e che almeno una parola del mio discorso sia entrato in quella tua strana testolin-»
 
Clak.
Le manette di pelo viola si erano appena chiuse una attorno al suo posto, l’altra a una gamba del divano.
 
«No» disse Toppo, dopo qualche attimo di silenzio, mentre guardava Shokkairai e il suo sorriso storto «Direi di no».
 
Lei continuò a sorridere.
 
«Ti rendi conto che questo sfocia nel reato di sequestro di persona, Shokkairai?»
 
«Me ne rendo conto? Certo! Me ne frego altamente? Sì!» rispose lei, battendo a terra un minuscolo piede nudo proprio come avrebbe potuto fare un coniglietto entusiasta.
 
Il Pride Trooper, con un sospiro che faceva ben intuire quanto fosse sconsolato, diede un leggerissimo strattone alla catena delle manette, rompendola senza alcuna fatica. «Ma io allora per chi ho parlato?!»
 
«C’ero solo io qui, dunque presumo che tu abbia parlato per me! È stata una cosa tanto dolc-»
 
«Peccato che tu non abbia recepito nulla! Cosa devo fare con te? Cosa?! Dimmelo tu, perché io a questo punto non lo so!» esclamò Toppo, esasperato «O meglio, so che la cosa giusta sarebbe metterti di nuovo in prigione, ma tu sei cyberpatica, e probabilmente saresti di nuovo fuori dopo una settimana!»
 
«Meno».
 
«Mh?»
 
«Sapendo che non verresti a trovarmi non rimarrei lì dentro per un’intera settimana, Toppuccio» disse lei, facendo spallucce «Ma poi senti, io ho per davvero quattromila anni, cerca di metterti nei miei panni! Sai com’è essere così vecchi e avere un corpo quasi da bambina? Te lo dico io: una seccatura. Quattrocentoquarantaquattro mariti in quattromila anni sono poca cosa, e ho dovuto corteggiarli tutti come faccio con te prima di riuscire a sposarli, mai nessuno che fosse disposto a cose da una notte e via! Neppure mentire ai pedofili dicendo di avere undici anni funziona, non si interessano più a me quando tiro fuori code e ball gag!»
 
«… hai i nomi completi di questi pedofili?»
 
«Dossier completi di prove, foto e indirizzi sono arrivati nel tuo computer dieci secondi fa, e il tuo computer li ha appena spediti alla sede centrale dei Pride Troopers, i quali si stanno preparando alla partenza. Mi merito una zuccheratina sì o no? Toppuccio!» strillò, saltandogli addosso «Una zuccheratina! Una sola!»
 
Il guerriero se la staccò di dosso e la posò a terra. «No, né una zuccheratina né mezza, e a causa tua dovrò sbarazzarmi di tutti i pacchi di zucchero a velo che possiedo! A tutto il resto dei reati che hai commesso si è aggiunto anche l’hacking di dispositivi appartenenti a privati, un altro buon motivo per spedirti in prigione… se per stavolta non lo farò è soltanto perché ci hai dato modo di catturare gente molto peggiore di te».
 
«E perché sotto sotto la mia compagnia non ti dispiace. Se io ora fossi stata in prigione, come sarebbe stato il tuo ritorno a casa?»
 
«Normale e pacifico come chiunque lo vorrebbe!»
 
«Io avrei detto “triste e solitario”. Non c’è nessuno qui con te: niente Toppuccia, niente Toppuccini e Toppuccine, nemmeno una Mamma Toppa. La giustizia non ti abbraccia nel letto quando è notte, non cucina il tuo piatto preferito per farti felice, non ti bacia sulla guancia chiamandoti “papà”. È una donna che chiede tutto e non dà altrettanto… io invece»  tirò fuori da non si da dove un pacchetto di zucchero a velo «Mi accontento di questo!»
 
Il Pride Trooper, colto alla sprovvista da quel breve discorso che aveva dato voce ai vaghi pensieri avuti appena prima di rientrare, non riuscì a reagire immediatamente come faceva di solito, e rimase fermo e zitto qualche momento più del dovuto.
 
Shokkairai lasciò cadere a terra il pacchetto di zucchero. «Non è proprio serata, eh? Va beeene. Ci vediamo moltomoltomolto presto, mio Toppuccio adorato».
 
Le luci si spensero all’improvviso, il loft -o almeno quella stanza- entrò nella modalità “blindata” che ricopriva le finestre panoramiche con una lastra di spesso metallo, e Toppo non fu più in grado di vedere nulla.
 
«Che stai combinando?! SHOKKAIRAI!» urlò, alzandosi in piedi di scatto.
 
Quando le luci si riaccesero, e la lastra di metallo scorse verso l’altro scoprendo di nuovo le finestre, della Jakalopei non c’era più traccia: in teoria non doveva essere troppo lontana, ma in pratica invece Toppo non riusciva neppure ad avvertirne l’aura.
L’appartamento era tornato tranquillo e silenzioso come doveva essere, e Toppo avrebbe quasi potuto pensare di aver sognato tutto se non fosse stato per le manette -una delle quali era ancora al suo polso- e…
 
«Sempre peggio!» sbottò, vedendo il completino intimo di Shokkairai abbandonato sul pavimento «Non ha il minimo senso del pudore, spero per lei che avesse nascosto il suo cappotto da qualche parte, perché non può andarsene in giro nuda!»
 
Non poteva dar fuoco a lei, ma alla sua biancheria intima abbandonata sì, dunque la carbonizzò con un raggio energetico. Trovò quasi liberatorio quel gesto.
 
 
“Bip!
Bip!
Rilevato fumo! Rilevato fumo!
Attivazione impianto antincedio in corso!”
 
 
Si narra che Toppo, nel corso della doccia imprevista da parte dell’impianto antincedio, utilizzò termini e imprecazioni per le quali in seguito si auto rimproverò.









Credevate davvero che non avrei scritto qualcosa anche in fondo? :'D
Niente di che, stavolta è soltanto per darvi il link a un disegno di Shokkairai che ho pubblicato sulla mia pgina Facebook e non qui.

Alla prossima,
_Dracarys_

   
 
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