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Autore: Ronnie the Fox    29/01/2018    1 recensioni
Dopo settimane di attenta pianificazione e infiniti preparativi, il giorno era finalmente arrivato.
E Gopher stava avendo un maledetto attacco di panico.
[art thieves!AU |crack | accenni Justin/Giriko e Noah/Gopher]
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Giriko, Gopher, Justin Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Random trivia - Il titolo è parte di una citazione di Malcom McLaren in cui mi sono imbattuta casualmente mentre cazzeggiavo su internet ("Stealing things is a glorious occupation, particularly in the art world").



MISTERIOSA CATENA DI FURTI D'ARTE ANCORA IRRISOLTA
BOSTON - Sono mesi ormai che dipinti e opere d'arte continuano a sparire dai più celebri musei d'Europa e degli Stati Uniti, ma le autorità brancolano ancora nel buio.
Il panico si diffonde in fretta mentre un po' ovunque vengono adottare nuove misure di sicurezza, perchè a questo punto nessuno sembra essere al sicuro dalle razzie ad opera di una misteriosa banda di ladri d'arte che colpisce in modo rapido e imprevedibile. 
Nonostante uno dei malviventi sia presumibilmente rimasto ferito durante la fuga  a seguito del loro più recente furto al Museum of Fine Arts di Boston, la polizia non è comunque riuscita ad arrestarli, nè a fornire un identikit che possa portare alla loro identificazione.
Quel che è certo è che, se la banda vorrà mantenere alta la sua reputazione, sentiremo presto parlare ancora di loro!





Dopo settimane di attenta pianificazione e infiniti preparativi, il giorno era finalmente arrivato.
E Gopher stava avendo un maledetto attacco di panico.
«Non funzionerà mai!» gemette, con le guance pallide e l'aspetto di qualcuno sul punto di svenire da un momento all'altro «Non senza Noah!»
«Ti dico che funzionerà, invece.» replicò Giriko, gettando a terra quello che rimaneva della sigaretta e spegnendo il mozzicone con il tacco della scarpa. Lanciò al ragazzino un'occhiata che avrebbe benissimo potuto ucciderlo sul posto, ma tutto quello che ricevette in cambio fu un'espressione che non sarebbe stata facile da vedere sulla faccia di un bambino di quattro anni a cui è appena stato negato un gelato. Su quella di un quindicenne affiliato da tempo ad una banda di rapinatori, tuttavia, era semplicemente ridicola nonchè, per quando lo riguardava, estremamente irritante.
«No, invece! Finiremo tutti in prigione e poi...»
Giriko imprecò tra i denti un'altra volta, l'ennesima, e cercò di reprimere la voglia di mollargli un pugno dritto sul setto nasale. Era un piano che prevedeva tre persone, quello che avevano congegnato, e disgraziatamente avevano ancora bisogno di lui almeno per qualche ora.
In cerca di supporto, volse lo sguardo in direzione di Justin che, seduto sul cofano della macchina, cartina stradale aperta sulle ginocchia e cuffiette infilate nelle orecchie, stava ripassando il percorso che avevano stabilito come via di fuga, canticchiando sottovoce il motivo di qualsiasi fosse la canzone che stava ascoltando al momento. Forse sentendo di essere osservato, il ragazzo alzò la testa e ricambiò per un momento il suo sguardo, prima di rivolgergli una scrollata di spalle come a dire "non è un problema mio, io devo solo guidare".
Per tutta risposta, lui sillabò chiaramente un "fottiti" in sua direzione, così che se anche la musica gli avesse imedito di udirlo, certamente non avrebbe avuto difficoltà a leggere l'insulto sulle sue labbra. Poi, voltatosi nuovamente per fronteggiare Gopher che nel frattempo non sembrava avere minimamente intenzione di concludere l'elenco di tutto ciò che sarebbe potuto andare storto, lo afferrò per entrambe le spalle e lo spinse con la schiena contro il fianco metallico della macchina, ignorando completamente le lamentele dell'autista.
«Ascoltami bene, moccioso.» sibilò, a distanza irrisoria dal suo viso «Non è colpa mia se Noah si sta ancora riprendendo dal proiettile che si è beccato l'ultima volta e tu hai dovuto prendere il suo posto, ma io non mi sto lamentando e non dovresti farlo nemmeno tu! Tra cinque minuti le porte del museo si chiuderanno, noi entreremo, e usciremo in meno di un quarto d'ora con quella statuetta del cazzo. Se sei davvero così desideroso di metterti in mostra davanti a quell'idiota che chiami "padrone", la smetterai immediatamente di comportarti da stronzo e farai tutto quello che ti dico o giuro, giuro che ti annego nel fiume e a Noah dico che è stato un incidente! Mi hai capito?»
Dopo quella che sembrò un'eternità di perfetto silenzio (con l'unica eccezione della musica proveniente dalle cuffiette dell'autista), Gopher annuì lentamente.
A qualche metro di distanza, Justin gli fece segno di approvazione con entrambi i pollici in su.


Salire in macchina con Justin era un'autentica esperienza di premorte.
Giriko continuava a ripetersi che ci avrebbe fatto l'abitudine, prima o poi, ma allo stesso tempo non poteva impedire al proprio cuore di perdere un battito ogni volta che rischiavano di schiantarsi contro un lampione o che dovevano fare una brusca inversione per evitare di collidere con la macchina che veniva loro incontro dall'altra parte della carreggiata. In fondo, esisteva forse un modo per abituarsi a qualcuno che guidava come un folle, sostenendo con perfetta tranquillità di avere tutto sotto controllo anche quando avevano appena evitato per un soffio di finire nel fiume, macchina e tutto il resto?
Per di più, non rispondeva nemmeno alla creativa serie di insulti che gli rivolgeva ad ogni catastrofe evitata per il rotto della cuffia cosa che, già di per se, era terribilmente fastidiosa. Oltre al danno anche la beffa.
Soltanto quando si erano ormai lasciati alle spalle il traffico cittadino imboccando una stretta strada di campagna e non si udiva già più il suono martellante delle sirene della polizia, Giriko potè tirare un lungo sospiro di sollievo.
Era andata bene.
Certo, sarebbe potuta andare meglio, concesse nell'avvertire un'acuta fitta di dolore alle costole, nel punto su cui si era abbattuto il manganello della guardia che lo aveva inseguito mentre lui cercava contemporaneamente di filarsela dalla scala antincendio e allo stesso tempo assicurarsi che Gopher non avesse fatto niente di stupido nei pochi istanti in cui lo aveva perso di vista.
Ma, ehy, non soltanto erano riusciti ad impadronirsi della statuetta (o di qualsiasi altra cosa si trattasse) nonostante le infauste premesse, ma aveva perfino avuto occasione di spaccare qualche osso alle guardie che erano sopraggiunte nel tentativo di fermarli. Una doppia vittoria, insomma.
Passò qualche tempo prima che si azzardasse a voltarsi in direzione dei sedili posteriori per controllare lo stato del più giovane membro della banda e, soprattutto, del prezioso manufatto che erano riusciti a trafugare. Pallido come un cencio, Gopher stringeva convulsamente in entrambe le mani la valigetta in cui era stato riposto l'oggetto in questione, come se da quella presa dipendesse la sua stessa vita. E, considerata la smisurata devozione che il ragazzino mostrava nei confronti del loro leader, forse era veramente così.
Tutto sommato, si trattava di una scena piuttosto divertente.
«Credo proprio che questo sarà il suo primo e ultimo colpo.» commentò Justin, senza staccare gli occhi dalla strada.
Per quanto detestasse trovarsi d'accordo con lui, questa volta dovette ammettere che aveva pienamente ragione.


Si accorse di essersi addormentato soltanto quando fu svegliato di nuovo, dal suono tremendamente fastidioso di una voce fin troppo familiare.
«Avanti Bella Addormentata, cento anni sono passati ed è ora che tu apra gli occhi!»
La prima cosa ad invadere il suo campo visivo ancora leggermente sfuocato, fu il viso del biondo, sul quale era stampato un sorriso decisamente divertito.
«Vaffanculo.» borbottò, passandosi una mano tra i capelli nel fallimentare tentativo di dar loro una parvenza di ordine.
L'autista, per nulla turbato, gli porse quello che ad un ispezione più accurata si rivelò essere un bicchierino di plastica con dentro poco più di due dita di caffè. Giriko restò ad osservare il liquido scuro per qualche minuto, come se fissandolo abbastanza a lungo vi avesse potuto scorgere il senso della vita, prima di alzare nuovamente gli occhi sul collega.
«Immagino che sarebbe stato inutile chiederti di portarmi qualcosa di alcolico.»
«Mi spiace, ma hai perso il diritto di fare richieste quando ti sei addormentato e mi hai lasciato a guidare per centocinquanta chlometri senza nemmeno un po' di compagnia.» rispose semplicemente il ragazzo.
Ancora troppo stanco per replicare, Giriko buttò giù il caffè in un unico sorso e gettò il bicchiere vuoto fuori dal finestrino.
«E poi,» continuò Justin, aggiungendo un'ombra di malizia al suo sorrisetto «mi piaci molto di più quando sei sobrio.»
 Le implicazioni di quel commento lo raggiunsero nel momento esatto in cui buona parte del liquido che aveva appena bevuto si trovava ancora a metà strada nella sua gola, risultando in un accesso di tosse che gli spezzò il respiro per un tempo paurosamente lungo. Il tutto sotto lo sguardo compiaciuto del collega più giovane.
«Anzi che fare il simpatico, vuoi dirmi perchè cazzo ci siamo fermati?!» riuscì a rantolare, quando finalmente fu in grado di prendere aria senza il rischio di strozzarsi.
«Avevo bisogno di un caffè e di sgranchirmi un po' le gambe. Ripartiamo tra mezz'ora, se vuoi puoi anche restare in macchina.»
Detto ciò, aprì la portiera e si dileguò.
La sua intenzione era esattamente quella di restare in macchina. Una rapida occhiata fuori dal finestrino gli aveva confermato che si trovavano praticamente in mezzo al nulla, ormai si era fatto buio e l'unica luce oltre a quella dei lampioni era quella proveniente dall'insegna al neon di uno squallido bar sull'altro dell'autostrada. Un secondo sguardo, questa volta gettato alle proprie spalle, gli confermò che Gopher, rannicchiato sui sedili posteriori, stava dormendo profondamente con la valigetta in cui era contenuta la refurtiva stretta tra le braccia.
Sì, chiudere gli occhi e riaprirli soltanto quando fossero arrivati all'aeroporto e montati sull'aereo che li avrebbe finalmente portati lontano da lì sarebbe stata senza dubbio la scelta migliore.
Peccato che, per quanto ci provasse, il sonno non sembrava concedergli la grazia di tornare e lui cominciava a sospettare che bere il caffè che gli era stato offerto non fosse stata poi una grande idea.
Dopo circa un quarto d'ora trascorso a fissare il proprio riflesso sul finestrino maledicendo il dolore al fianco, non certo alleviato dal suo improvvisato sonnellino sul sedile della macchina, si decise a desistere. Tanto valeva scendere e prendere un po' d'aria. E magari fumarsi anche una sigaretta, quella sì che era un'idea.
Appena uscito dalla macchina, fu accolto da una folata di aria gelida che gli fece ricadere una ciocca di capelli sul viso e lo costrinse a stringersi nel cappotto, mormorando come suo solito un'imprecazione tra i denti. 
Poco lontano, Justin se ne stava fermo ad osservare la strada, come se riuscisse a vedere qualcosa di molto più interessante delle macchine che di tanto in tanto passavano sfrecciando e illuminando per un momento la semi oscurità con i loro abbaglianti.
«Hey, stronzetto.» lo apostrofò, cercando nello stesso tempo di convincere il suo vecchio accendino a produrre più di una misera scintilla, ma come avrebbe potuto prevedere non ricevette alcuna risposta.
Aggrottò le sopracciglia e prese nervosamente una prima boccata di fumo.
Se c'era qualcosa in grado di fargli perdere le staffe più velocemente di quanto non accadesse di solito, era la sensazione di essere ignorato e, purtroppo per lui, quella di fingere disinteresse per tutto ciò che gli accadeva intorno -colleghi infuriati che ti coprono di insulti compresi- con perfetta nonchalance era un arte in cui Justin eccelleva.
Avvicinatosi ancora un po', non aspettò un momento di più prima di strappargli letteralmente le cuffiette dalle orecchie, il che ebbe l'immediato effetto di fargli ottenere un'occhiata inizialmente confusa e poi decisamente infastidita da parte del ragazzo.
Finalmente una reazione umanamente accettabile, grazie tante biondino!
«Usare un po' di educazione ogni tanto non ti ucciderebbe, sai?»
Poco importava che Justin avesse usato il solito tono saccente che di solito lo faceva subito incazzare, per questa volta Giriko decise di accontentarsi della propria piccola vittoria e farsi piuttosto una bella risata a sue spese. 
Lasciò che l'aria fresca della sera spazzasse via i resti della stanchezza, mentre poco a poco la sigaretta si consumava, producendo pigre volute di fumo ed esaurendosi in cenere che finiva per cadere a terra, accumulandosi sul selciato.
«Certo che la vita è strana.» borbottò quando fu infine costretto a gettare la sigaretta ormai spenta a terra «Chi l'avrebbe mai detto che un giorno sarei finito a rubare opere d'arte per un collezionista svitato, eh?»
Impreparato com'era a ricevere una risposta dall'altro ragazzo, quasi sobbalzò quando udì la sua voce.
«Infatti continuo a chiedermi perchè tu abbia accettato la mia proposta di unirti alla banda di Noah. Quando ti ho trovato mezzo morto di fame in quel vicolo non pensavo che l'avresti fatto. Mi hai stupito, davvero.»
Giriko sbuffò e distolse lo sguardo, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Bah, tanto per cominciare non è che avessi molta scelta. La donna per cui lavoravo era appena morta, gli altri membri della mia vecchia banda erano già in prigione, la polizia mi stava col fiato sul collo e tornare in quello schifoso villaggio da cui ero venuto non era nemmeno un'opzione da considerare. Poi sei arrivato tu,» si lasciò sfuggire un sorriso amaro al ricordo «con quel tuo schifoso sorrisetto e quel tuo "ho una proposta da farle, signore" e credimi, avrei tanto voluto mandarti a farti fottere e andarmene, ma cos'avevo da perdere?»
«Beh, tanto per cominciare avrei potuto essere un poliziotto sotto copertura pronto ad arrestarti alla prima occasione.»
«Stronzate, l'ho capito fin dal primo momento che con quella faccia non potevi essere uno sbirro!» 
«Mh, forse hai ragione.» concordò inaspettatamente il collega, alzando gli occhi su di lui.
"Forse hai ragione".
Questa era nuova.
Era raro che si trovassero d'accordo su qualsiasi cosa e, anzi, sembrava che entrambi si ponessero quasi deliberatamente in disaccordo l'uno con l'altro anche nel discutere le decisioni più semplici. All'essere in disaccordo seguivano presto gli insulti, le battute pungenti ben piazzate con l'intento di far infuriare l'altro ancora di più e a quel punto, per la disperazione del loro datore di lavoro, non c'era più argomentazione in grado di dissuaderli dal passare alle mani.
Ma ora che guardava il suo tanto odiato rivale sotto la luce debole dei lampioni a bordo strada, Giriko si accorgeva che non era poi così male. Fisicamente parlando, si intende. Per il carattere, purtroppo, si poteva fare ben poco.
Con i capelli biondi appena scompigliati a causa della brezza, le luci lontane che si riflettevano debolmente nei suoi occhi azzurri e le labbra incurvate in un sorriso che -miracolo!- non era un sorrisetto di autocompiacimento, ma semplicemente una piccola smorfia divertita, il ragazzo acquistava ai suoi occhi tutto un altro aspetto.
E allora non potè impedire al proprio cervello di fare una serie di calcoli che, seppur affrettati, lo portarono a convincersi che se Justin fosse sempre stato così non sarebbe stato poi tanto spiacevole doverci avere a che fare dalla mattina alla sera, anzi, avrebbe quasi potuto cominciare ad apprezzare davvero la sua compagnia, e allora forse avrebbero anche potuto...
Fu sul punto di insinuare un commento in quella direzione, per il solo gusto di vedere la sua reazione, quando una voce proveniente da qualche metro più in là lo distrasse improvvisamente dal suo proposito.
«Hey, voi due! Noah non vi paga per fare i piccioncini!»
Justin alzò gli occhi al cielo, abbandonandosi ad un profondo sospiro.
«Signore, dammi la forza...» gli sembrò che mormorasse, mentre si infilava nuovamente gli auricolari nelle orecchie e si incamminava, con Giriko al fianco, verso la macchina parcheggiata.
«Sai,» si trovò ad ammettere questi, passandogli un braccio intorno alle spalle in un inaudito gesto di cameratismo «Quando vuoi puoi essere proprio un gran bastardo e quella tua aria strafottente di ma fa venir voglia di prenderti a calci, ma una cosa posso concedertela: sei molto meno irritante di quel moccioso seduto lì dietro.»
«E' forse un complimento? Cos'hai, non ti senti bene?»
«Ah, ma sta' zitto!»


Gopher aveva ovviamente reclamato il diritto di consegnare di persona il manufatto al suo padrone, dichiarazione alla quale nessuno degli altri due si era opposto, ma che avevano lasciato correre, Justin con una scrollata di spalle e Giriko con un "Basta che alla fine mi paghi, sai quanto me ne frega".
Così il ragazzino era sparito oltre la porta che conduceva all'ufficio del Grande Capo in persona, lasciandoli soli nel corridoio in attesa di ulteriori disposizioni. 
Per una volta, Giriko trovava piuttosto piacevole lanciare qualche occhiata in direzione del collega, che se ne stava seduto accanto a lui tutto concentrato sulla musica proveniente dai suoi amati auricolari. Certo, non bastava a rendere l'attesa più facilmente sopportabile per qualcuno con il suo temperamento, ma se non altro aveva qualcosa da fare oltre a pensare a quanto aveva bisogno di un drink ad alto contenuto di alcol, dopo tutto quello che era stato costretto a sopportare negli ultimi giorni.
«Ah, finalmente!» sbottò non appena Gopher fece la sua comparsa svariati minuti dopo, alzandosi con talmente tanta enfasi dalla propria sedia da rischiare di capovolgerla  «Cos'hai fatto in tutto 'sto tempo, ti sei inginocchiato davanti a lui e--»
«Giriko, per favore.» sospirò Justin in tono di rimprovero ma, con la coda dell'occhio, Giriko lo vide sorridere impercettibilmente.
Gopher, da parte sua, si portò le mani sui fianchi e li squadrò entrambi con aria severa.
«Il manufatto è stato danneggiato durante il trasporto, Noah non ne è affatto contento.»
«E tu cosa gli hai detto?» intervenne il biondo, senza lasciare al collega il tempo di inveirgli contro come tanto avrebbe desiderato.
«Semplice, ho dato tutta la colpa a voi, così Noah ha deciso che il vostro compenso sarà dimezzato.»
Il silenzio cadde sulla stanza con la pesantezza del piombo.
Fu soltanto dopo quelli che parvero secoli trascorsi in un'atmosfera carica di tensione, che Giriko fece un passo verso il ragazzino e dichiarò, con calma inquietante: «...Ora gli spacco la faccia.»
Con rapidità altrettanto impressionante, Justin saltò in piedi e appoggiò con decisione una mano sulla spalla del collega, prima ancora che questi potesse mettere in atto quanto appena annunciato.
«Aspetta un atti--»
Giriko si scrollò via bruscamente di dosso la presa dell'altro «E tu non azzardarti a rifilarmi il tuo solito  "la violenza non è la risposta a tutti problemi"!»
«Eh?» il ragazzo inarcò un sopracciglio e gli rivolse uno sguardo perplesso  «No, volevo solo dirti che se vuoi lo tengo fermo, così puoi picchiarlo più forte.»




BANDA DI LADRI DI OPERE D'ARTE COLPISCE ANCORA!
LONDRA - Ieri sera, poco dopo l'orario di chiusura, un prezioso manufatto di epoca babilonese è stato trafugato da una delle sale del British Museum.
Impreparati di fronte a un attacco così improvviso, i guardiani del museo sono riusciti soltanto a rallentare i due rapinatori, che con l'aiuto di uno o forse più complici si sono dileguati nel giro di qualche minuto con il prezioso manufatto. Gli agenti di polizia sono subito intervenuti sul luogo per condurre indagini e accertamenti anche se, per il momento, l'identità dei criminali rimane sconosciuta e si presume che abbiano già abbandonato il paese con la refurtiva.
Riusciranno le autorità ad interrompere questa interminabile scia di furti e catturare i colpevoli?







Note dell'autrice: Heyyy!
Dopo una sessione d'esame a dir poco estenuante, avevo voglia di scrivere qualcosa di divertente e magari anche un po' scemo quindi ho rimesso mano a questa AU, di cui avevo buttato giù il primo paragrafo quest'estate e che avevo poi lasciato a marcire nei meandri del mio pc fino a un paio di giorni fa. A questo punto non ricordo nemmeno come cavolo mi sia venuta l'idea, ma sospetto sia stata in gran parte colpa di quei polizieschi un po' trash che danno in tv intorno all'ora di pranzo, quando fa troppo caldo anche per alzarsi dal divano, prendere il telecomando e cambiare canale.
In ogni caso, grazie a chi ha letto e doppio grazie a chi vorrà lasciare una recensione! 
Alla prossima! ~

-Ronnie 
  
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