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Autore: __roje    30/01/2018    1 recensioni
Ren Tomomi è popolare, è il capitano della squadra di calcio della Kuromiya e si è fatto un nome. E' conosciuto da tutti, ha degli amici fidati e vive la sua vita scolastica in maniera normale ma un giorno, finito il campionato interscolastico, incontra un ragazzo dal profumo buonissimo e ne diventa ossessionato, Nao, il quale sarà un suo nuovo compagno di classe. Ma la conoscenza tra i due sarà tutt' altro che semplice, proprio perchè Nao disprezza i ragazzi come Ren, essendo lui riservato e secchione, ma dovrà affrontare la tenacia di Ren che le proverà tutte per diventare suo amico.
違い [chigai] significa letteralmente differenze. La storia ruota appunto intorno alla differenze sociali nell'ambito scolastico, ma cosa accade se due mondi diversi, due caratteri all'opposto si incontrano?
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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違い [chigai]

L’arbitro aveva assegnato il terzo punto alla squadra della Kuromiya, e decretò che la partita era finita. Al fischio finale le grida dei spettatori investirono il campo. La vittoria segnava l’ingresso della squadra alle regionali, grande orgoglio per la scuola. Tutti erano in fermento, c’era aria di festa e tutti i complimenti erano per i ragazzi ma in particolare rivolti verso uno di loro.
Se si prestava ascolto alle loro urla si poteva distinguere un solo nome: Ren Tomomi. Il mio nome.
Attraversai il campo, andai sotto la platea per salutare chi era venuto a vederci ma anche per godermi quel momento. I miei compagni mi piombarono addosso per festeggiare, tra abbracci e pacche sulla spalla sentivo di aver finalmente raggiunto uno degli obiettivi che mi ero prefissato quell’estate prima delle vacanze estive. Potevo riposarmi col sorriso sulle labbra, consapevole che saremmo andati alle regionali.
Un po’ alla volta tutti andarono via. Allora anche io e miei compagni andammo dritti verso gli spogliatoi che erano compresi all’interno dell’edificio principale, ormai a quell’ora e in quel periodo dell’anno non c’era più nessuno in giro. Seguii i miei amici con la gioia nel cuore, percorrevo l’ampio corridoio della scuola vedendo le spalle dei miei compagni. Potevo leggere i loro numeri, e nel sentire le loro risate non riuscivo ancora a credere che ci eravamo riusciti per davvero.
Ero troppo preso della mia gioia quando un profumo molto dolce mi attraversò le narici stordendomi. Subito dopo una spalla quasi sfiorò la mia, mi andai a voltare appena per dare una sbirciata a chi apparteneva quel dolce odore e vidi la figura di un altro ragazzo che andava nella direzione opposta. Anche lui si era voltato appena, i nostri sguardi si incrociarono per un istante brevissimo. Il mio stupore fu tale per l’inespressività di quel ragazzo, che subito dopo continuò per la sua strada e io per la mia. Furono occhi così freddi che mi lasciarono perplesso, ma scacciai via quel pensiero ripensando alla gioia di quel momento.

Era giunto il periodo primaverile dei mie diciassette anni quando varcai per l’ultima volta i cancelli di quella scuola. Sapevo che quello sarebbe stato un anno grandioso per me e la mia squadra, volevo tutti si ricordassero in eterno di noi e del percorso che avevamo fatto vincendo le regionali, e ora puntavamo alla nazionale così da diventare letteralmente immortali, conosciuti come i mai sconfitti.
Quello era l’ultimo anno che indossavo la mia divisa scolastica, faceva così strano credere che quei tre anni erano volati così in fretta. La prima volta che avevo varcato quella soglia ero un ragazzino che non sapeva dove andava, non conosceva nessuno e ora era il capitano della squadra di calcio della Kuromiya.
“Ren! Buon inizio anno!”
“Cho che ci fai già qui? Sono solo le sette del mattino.”
Davanti a me si era palesata una mia compagna di classe, e amica da anni. Per un anno era stata anche la nostra manager, ma poi si era ritirata per concentrarsi nell studio. Quando poteva però era sempre pronta ad aiutarci come poteva, con me soprattutto si era sempre rivelata un ottimo sostegno nei momenti cruenti.
Era una ragazza piccolina, magra ma dal seno prosperoso e per questo motivo bersaglio di commenti sgradevoli che però non la ferivano affatto. Anzi, molto spesso avevo assistito a diverse scene di violenza nelle quali era lei a darle ai suoi molestatori. Era un tipetto vivace insomma.
Portava i capelli corti, che si poggiavano appena sulle spalle e da un po’ di tempo li tingeva di un colore tra il mogano scuro e il castano, aveva iniziato a seguire le bizzarre mode del momento. Naso e bocca erano minuti, le guanciotte rosate e gli occhi tondi, grossi a mandorla e le ciglia belle folte, che incorniciavano dei gradevoli occhi color acqua.
“Lo sai no, se non mi anticipo dopo non riuscirò a vedere in che classe sono stata assegnata vista la mia poca altezza. Aaah, la condanna di essere tappi.”
Ridacchiai per quell’autocritica. “Hai ragione, tra un po’ si creerà il caos.”
Ero proprio curioso di vedere in quale sezioni fossi capitato. Un po’ sperai che nulla fosse cambiato, che con me ci fossero ancora tutti i miei amici. L’inizio di un nuovo anno mi creava sempre tanta euforia, mi svegliavo sempre con l’ansia positiva di sapere cosa ci sarebbe stato di nuovo.
Seguii Cho fino ai tabelloni delle diverse classi, e come aveva previsto la mia amica alcuni ragazzi avevano già occupato la piazzola anticipandosi. La mia compagna sbuffò seccata nel vedere che anche altri avevano avuto la sua stessa idea, avanzò con passo pesante facendosi largo tra tutti, la guardai ridendo e trovai che fosse davvero un personaggio bizzarro.
Improvvisamente tutto si fece buio, qualcuno mi aveva coperto gli occhi con le sue mani. La cosa mi fece agitare nel tentativo di scoprire chi fosse, ma il mio burlone cercava di tenersi lontano per non farsi riconoscere e ridacchiava di nascosto senza farsi sentire.
“Yuuki piantala, lo so che sei tu.”
Le mani mi lasciarono andare e subito partì il classico lamento. Alle mie spalle comparve un ragazzetto minuto, più basso di me di almeno cinque centimetri e dalla corporatura esile. Portava i capelli decolorati, rasati ai lati e il ciuffo lasciato lungo davanti e al centro della testa. Ai lobi delle orecchi portava due orecchini, il viso di un angelo e gli occhi castano scuro dal taglio felino.
Si avvicinò anche Take lanciando un occhiata di biasimo verso il piccoletto, diversamente dal primo quest’ultimo era il nostro carrarmato vivente. In partita era l’anello chiave per intimorire gli avversari, era forte, grosso. Alto come minimo un metro e ottanta, le spalle larghe e muscoloso. All’apparenza una bestia, ma nel suo piccolo era un ragazzo davvero dolce e un amico fidato.
Take aveva i capelli neri, portati corti con una frangia che si fermata all’attaccatura della fronte. Li portava anche lui rasati ai lati della testa lasciando le orecchie scoperte. Aveva la pelle olivastra rispetto a noi, luccicava per qualche motivo al sole facendo risplendere ancora di più gli occhietti verde scuro. Gli zigomi erano pronunciati, il naso era un po’ a patate e la bocca era carnosa ma non troppo.
Entrambi erano miei amici dal primo giorno delle medie. Uno dei due, Take era anche mio compagno di squadra mentre Yuuki era un amico d’infanzia del primo, ed era praticamente la sua ombra anche se all’apparenza sembravano non andare affatto d’accordo.
“Come diavolo fai a riconoscermi sempre!”
“Sei l’unico imbecille che gli fa sempre questo scherzo.”
“Taci!”
Ecco che ricominciavano, come sempre del resto. “Siete venuti anche voi presto oggi.”
I due smisero di bisticciare e mi rivolsero la loro occhiata. Yuuki, come al solito mi si avvinghiò al braccio stringendosi ad esso. “Lo sapevamo che come sempre saresti venuto qui molto prima dell’inizio delle lezioni. Vero Take?”
L’altro annuì sorridendo, “Ti abbiamo raggiunto. Hai già dato un occhiata all’elenco?”
“In verità no.”
Fu in quel preciso momento che ricomparve Cho, sfatta e stanca. Yuuki la guardò perplesso, aveva la divisa in disordine e il suo occhio cadde come sempre sul prosperoso petto della ragazza.
“Mi hanno piazzato nell’altra classe quest’anno” piagnucolò.
La cosa ci stupì non poco visto che eravamo sempre stati insieme. A quel punto cominciai a preoccuparmi un po’ e mi fiondai verso i tabelloni facendomi largo tra le persone. Mi avvicinai abbastanza da vedere l’elenco dei nomi, lo lessi tutto scorrendo i vari nomi e nella nostra vecchia sezione lessi sia il nome di Yuuki che quello di Take. Lasciai andare un sospiro di sollievo quando lessi anche il mio. A quanto pare solo la povera Cho era stata piazzata in un altra sezione, e poteva sentirla lamentarsi in lontananza, povera.
Percepii una sensazione molto familiare in quel preciso momento, non dovetti ruotare di molto la testa per rendermi conto che a pochi passi da me c’era lo stesso ragazzo di quell’estate. Il ragazzo dal profumo dolcissimo, così lo avevo soprannominato visto che non ne conoscevo il nome e ora era di nuovo ad un passo da me. Proprio come l’altra volta quest’ultimo notò che lo stavo osservando e ricambiò con un occhiata veloce con quei suoi occhi neri come la pece, subito dopo andò via.
“Che tipo..” commentai ad alta voce con un sorriso. Avevo una strana curiosità di volerci parlare.
“Allora hai trovato i nostri nomi?”
Comparvero Yuuki e Take, e quell’incontro passò nuovamente al secondo posto. Continuavo però a chiedermi chi fosse, tutti a scuola sapevano chi ero e non c’era stata occasione in cui qualcuno non mi salutasse per incitare me e la squadra ma quel ragazzo era diverso, non mi aveva concesso nemmeno un occhiata completa ma solo di sfuggita, ignorandomi anche per la seconda volta.

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