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Autore: Clayrendel    31/01/2018    1 recensioni
In qualche modo anche questa è un'equazione, non è vero Archimede?
Più che un'equazione, una formula. Sì, ecco una formula.
Magica.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Archimede Pitagorico, Magica De Spell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Avanti, Archimede, inventati qualcosa per uscire da qui!”
“Se sono sotto pressione, non riesco a ragionare come vorrei!”
“Oh, insomma, siamo intrappolati in questa stanza blindata, al buio, con l’ossigeno in esaurimento e i macchinari per il ricircolo dell’aria in black-out. Credo che ci rimangano qualcosa come cinque minuti, ma no, non voglio metterti “sotto pressione”!!!”
“Pensa, Archimede, pensa, pensa!”. L’inventore socchiuse gli occhi per concentrarsi meglio, ripetendo a sé stesso di trovare una soluzione. Quindi, improvvisamente, schioccò le dita. “Ci sono!” annunciò con entusiasmo “Amelia, ho bisogno del tuo aiuto. Quello che faremo, in mancanza di corrente nell’impianto aereo, sarà creare un campo elettromagnetico in movimento, che a sua volta indurrà una corrente e…”
“Come vuoi, Archimede, ma sbrigati!” tagliò corto la fattucchiera.
“Amelia, con un incantesimo saresti in grado di trasformare questa barra metallica in…una calamita?” chiese l’inventore porgendo alla strega un bastoncino di ferro estratto dalla scorta di attrezzi d’emergenza che portava sempre con sé.
“Niente di più semplice. Fortunatamente questo giochetto richiede pochissima energia magica; non potrei utilizzarne molta, in queste condizioni precarie” disse Amelia, dopodiché invocò una formula verso la barretta, che fu percorsa da un lampo magico.
“Fantastico! Grazie. Ora mi basterà collegare la bobina spenta all’impianto elettrico, poi muovere il magnete con una certa velocità, infine aspettare che…”
Furono sufficienti pochi secondi perché la luce si accendesse e l’aria di riserva riprendesse a soffiare. I due paperi respirarono a pieni polmoni e tirarono un sospiro di sollievo.
“Ha funzionato! Il campo magnetico ha prodotto una corrente che ha risolto il black-out!” gridò l’inventore.
“Archimede, odio ammetterlo ma sei un vero genio!” disse Amelia, incapace di nascondere la gioia.
Archimede sorrise: “E io detesto ammettere che senza la tua, ehm, magia” quest’ultima parola, la pronunciò quasi in un bisbiglio “non ce l’avrei mai fatta. Ora non ci resta che riattivare i sistemi di allarme dei sotterranei del Deposito e attendere che ci soccorrano”. L’inventore si guardò attorno, poi aggiunse, rivolgendosi alla strega “A proposito, si può sapere come ti è saltato in mente di scendere qua sotto? Nessuno conosce l’esistenza di queste segretissime camere di sicurezza!”.
“Chiamala sicurezza!! Hai già dimenticato che stavamo per morire soffocati appena trenta secondi fa?” gridò Amelia, furente “Comunque, nuove frontiere per ottenere ciò che desidero, e non aggiungerò altro. Tu, piuttosto? Cosa ci faceva un genio come te qua sotto, in piena notte, sentiamo”.
Archimede rispose: “Non appena si sono manifestati i primi segnali del black-out ho avuto l’idea di controllare che gli strumenti del Deposito non venissero danneggiati. Alcuni sono prototipi delicatissimi, sai?”
“Non ho dubbi” fece Amelia, sarcastica e glaciale.
“Beh, ora è proprio il caso di chiamare aiuto affinché ci tirino fuori di qui” l’inventore andò per premere l’interruttore dell’allarme, ma la strega lo fermò.
“Senti, non credi anche tu che se quelli della Sicurezza mi vedessero qua…insomma, è facilmente intuibile la reazione del loro principale. Non occorre essere un genio per capire che Paperone me la farebbe pagare”.
Archimede sorrise di nuovo, senza parlare, curioso di scoprire in che modo Amelia gli avrebbe chiesto di coprire il suo tentativo di rubare la Numero Uno.
La strega, indispettita, arrivò subito al nocciolo della questione.
“Quindi, Archimede, in nome di questa nostra occasionale collaborazione, che cosa ne diresti di aspettare che io mi sia resa invisibile, prima di chiamare i soccorsi? Ho giusto nella mia borsa una polverina che mi renderà trasparente abbastanza a lungo da non farmi vedere dai dipendenti di Paperone”.
Almeno è stata diretta senza tanti giri di parole, pensò Archimede, sopprimendo una risatina. Quella strega era veramente impossibile; tuttavia, in quel frangente si era rivelata indispensabile, per cui non le avrebbe negato il suo aiuto.
“In nome di questa nostra occasionale collaborazione, sei libera di scomparire” disse con galanteria.
Amelia estrasse dalla pochette un sacchetto contenente una strana sabbia azzurrina che agitò convulsamente prima di disperderla nell’aria. La polvere colorata si rapprese per qualche istante in una nuvoletta sospesa nel vuoto, per poi -PUF!- dissolversi senza lasciar traccia né di sé, né di Amelia.
Archimede, incredulo, avrebbe tanto voluto dare una spiegazione scientifica a quel fenomeno, perché la magia, l’alchimia, la trasfigurazione erano tutte cose che non lo convincevano affatto.
Ma non perse tempo. Si avvicinò al sistema di allarme, premette il bottone rosso e disse nell’altoparlante: “Archimede Pitagorico, sono bloccato nei sotterranei. Riuscite ad aprire gli ingressi?”
   
 
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