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Autore: Shikayuki    31/01/2018    1 recensioni
Lance sorrise ed allungò la mano, gli occhi sempre chiusi, e poteva vederla, la luna era davanti a lui, candida, fredda, della giusta grandezza e per una volta Lance non si sarebbe lamentato che non riusciva a vedere le sue stelle.
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Lance e i suoi pensieri.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: McClain Lance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono!

 

• Iniziativa: Questa storia partecipa al "COWT" di Lande di fandom

• Settimana: Terza

• Missione: -

• Prompt: -

• Numero Parole: 623

 

N.B.: mi dispiace, ma non è betata! Sorry not sorry, ma sotto cowt vale il "quantity over quality", verrà fixata prima o poi!

 

 

Nostalgia

 

Lance osservo le onde fermarsi a pochi centimetri dai suoi piedi, prima di ritirarsi trascinandosi dietro granellini di sabbia e lasciando alghe e legnetti sulla spiaggia. Era tutto immobile, non tirava vento, non un rumore, solo quel mare continuava a muoversi avanti e indietro, avanti e indietro, in un moto incessante ed infinito. La luna si rifletteva placida su quella distesa oscura e Lance ogni tanto si perdeva in quel riflesso luminoso, che gli ricordava tanto casa, ma che era di un colore tremendamente sbagliato per essere la stessa luna che tante volte si perdeva ad osservare dal porticato di casa sua.

Quella luna era grande, enorme e brillava di una sinistra luce verde. Forse in un altro momento l’avrebbe trovata esotica, bellissima, magnetica, ma non quella sera, in cui la nostalgia di casa era forte ed opprimente. Lasciò vagare di nuovo lo sguardo sull’orizzonte che ad una certa veniva inghiottito dal buio e ripensava a tutte le nottate passate su una spiaggia come quella, i capelli impiastricciati di salsedine dopo un’intera giornata passata a surfare, lo sguardo perso tra il cielo e l’ipnotico moto marino.

Lance sapeva che alla luce del giorno quel luogo non gli avrebbe dato la stessa nostalgia, con la vivida sabbia argentata e le acque di un rosso brillante, ma lui era sgattaiolato fuori dal Castello apposta, perché sapeva che con il buio avrebbe potuto tranquillamente far finta di essere di nuovo a casa, di aver vissuto solo un sogno, di essere ancora solo il Lance che di giorno faceva il surfista spaccone e di notte si perdeva a guardare le stelle.

Era andato tutto così bene però finché non era sorta lei, grande, verde, aliena. Lance si era perso in quell’acre luce verde, ricordando di quante volte si era lamentato che la luna brillava troppo, oscurandogli la visione delle sue amate stelle. Eppure adesso Lance avrebbe pagato per rivederla ancora una volta, con il colore latteo, le macchie più scure, la sua forma che cresceva e diminuiva, la sua luce argentea che sapeva di magia. L’avrebbe maledetta di nuovo per precludergli la vista degli altri oggetti celesti, ma poi avrebbe sorriso ed avrebbe allungato la mano, chiudendo gli occhi e sognando di poterla toccare, proprio come quando era bambino ed affascinato da storie di camminate lunari, storie che all’epoca trovava così a metà tra la fantasia e la realtà.

Lance chiuse gli occhi e provò ad immaginare il profumo della salsedine, anche se l’odore ferroso di quel pianeta non gli rendeva le cose facili. Provò ad immaginare la brezza marina che gli scompigliava i capelli, i gabbiani zampettare intorno a lui, battendo le ali ed mettendo versi striduli di quando in quando. Riusciva quasi a sentire le note di chitarra strimpellate al falò dietro la duna, le risate di chi come lui amava la spiaggia di notte, il rumore in lontananza di una barca che magari usciva per la pesca, il fragore delle onde sulla scogliera più in là. Si lasciò cadere all’indietro e all’improvviso non era più su una spiaggia di ematite di un pianeta sperduto in un qualche quadrante sconosciuto dell’universo, no. Lance era di nuovo a casa, nella spiaggia sulla quale era cresciuto ed aveva imparato a non piangere più quando cadeva o quando non riusciva a fare qualcosa che voleva. Era sulla spiaggia dove aveva dato il suo primo bacio, dove aveva conosciuto Hunk, dove per un paio di giorni era stato famoso per il suo perfetto trick sulla tavola da surf. Lance sorrise ed allungò la mano, gli occhi sempre chiusi, e poteva vederla, la luna era davanti a lui, candida, fredda, della giusta grandezza e per una volta Lance non si sarebbe lamentato che non riusciva a vedere le sue stelle.

  
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