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Autore: Viridi    01/02/2018    0 recensioni
Dalla ricerca di un tesoro perduto verrą riscoperto un antico regno.
Prodi avventurieri dovranno percorrere un viaggio fisico e spirituale attraverso lande ghiacciate, distese di sabbia rovente e boschi dalle tonalitą smeraldine.
Un'avventura in cui desiderio di ricchezza e senso comune si scontrano duramente provocando un'adirata lotta nelle mente dei personaggi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
Eroe e Amico 
 
Erano in trappola.
Non sapevano esattamente cosa li aspettasse, o meglio cosa li stesse cacciando, avevano udito l’urlo ed erano spaventati; “muoviamoci a lasciare questa stanza, lungo quel corridoio muovetevi!”
disse con voce autoritaria Darg. Tutti e tre corsero lungo il corridoio giungendo ad una rampa di scale che scendeva ulteriormente nelle profondità della terra, la scala era ben intagliata nella roccia, vi erano torce su tutti i lati e in fondo si apriva una piccola apertura nella roccia dalla quale si accedeva ad una stanza adibita ai rituali; le pareti erano decorate da strane costruzioni in ferro, nessuna rappresentava qualcosa di a me riconoscibile, eccetto una, un grosso ragno, con undici zampe e due occhi rossi realizzati con dei rubini, giaceva sopra ad un piedistallo nell’angolo destro della sala.
Di fronte all’entrata vi era però uno strapiombo, i muri terminavano abbassandosi lungo una diagonale arrivando a livello del suolo, per poi lasciare spazio al nero del burrone, un piccolo ponte tibetano dalle corde sgualcite collegava le due parti del burrone, sotto di lui una distesa di fuoco liquido scorreva similmente ad un fiume illuminando la voragine. Sentirono un altro urlo, più forte ma anche più profondo, più simile ad un ruggito provocato da una profonda furia; senza alternative i nostri protagonisti dovettero incamminarsi sul ponte, il primo fu Zur che, incurante del pericolo, saltellò sulle assi giungendo rapidamente dall’altro lato, Viridi lo seguì ma passando sopra ad una tavola usurata la ruppe, scivolando ed incastrandosi con una gamba nel vuoto bloccata dalle corde attorcigliate lungo il polpaccio. Annaspava nel vano tentativo di risalire, ma ad ogni movimento la situazione diveniva sempre più critica, Darg, ricordandosi ciò che il giovane fece per salvarli, si fece coraggio e corse in suo aiuto, giunto vicino al ragazzo lo tirò su riuscendo a liberarlo dalla morsa ma non vi fu tempo per esultare.
La terra, il ponte, l’intera caverna prese a tremare, come scossa da un poderoso fendente.
Sotto i nostri eroi, nel fiume di lava, qualcosa si mosse, un dosso di dimensioni sempre maggiori si innalzava dal livello della distesa incandescente; iniziarono a delinearsi le spalle sormontate da un paio d’ali simili a quelle di un pipistrello di dimensioni notevoli, le braccia, muscolose e coperte di vene, erano scure come le ali e ricoperte da lievi scaglie trasparenti, le mani erano grosse sormontate da lunghi artigli; ai polsi vi erano due grossi bracciali di ferro dai quali pendevano due catene spezzate.
La creatura sollevò il volto verso l’alto vedendo Viridi e il nano, che, paralizzati dalla paura, rimasero immobili; aveva un volto cupo e mostruoso, lunghi capelli neri sporchi e aggrovigliati, inzuppati in quello che sembrava un liquido gelatinoso, due grosse zanne sporgevano dalla sua bocca ed infine due occhi rosso sangue, che brillando illuminavano lo scuro viso del mostro.
“Muovetevi, dobbiamo andarcene, non saremmo mai dovuti venire qui!” gridò Zur in preda alla disperazione, ma i suoi compagni erano immobili, fissavano la creatura negli occhi finché quest’ultima non emise un ferale urlo che fece risvegliare il nano e il giovane; si alzarono e barcollando fecero un passo quando la bestia, dandosi la spinta con le ali, saltò sul lato del burrone ove si trovava l’apertura dalla quale erano giunti i tre avventurieri.
Nelle vene non scorreva sangue, un liquido simile alla lava percorreva i sottili canali del suo corpo, ed in quel momento stava ribollendo per la rabbia o per lo sforzo appena compiuto; distese un braccio aprendo la mano e una piccola sfera di fuoco si creò sopra al suo palmo, chiuse poi la mano e, muovendola velocemente verso il basso, creò una lunga spada di fuoco. Mosse un passo verso il ponte e incominciò ad attraversarlo, ma era troppo pesante così decise di sfruttare il volo; Viridi che, dopo essersi ripreso e aver ritrovato la sua tipica freddezza, necessaria in situazioni critiche come questa, sapeva esattamente che quella creatura andava abbattuta.
Estrasse la spada, e, concentrando tutta l’energia rimastagli, creò intorno a sé un’aura dal colore dorato, due segni circolari color sangue apparvero sui suoi polsi e il contorno degli occhi si colorò della medesima tonalità; spiccò un salto inumano giungendo all’altezza del mostro e riuscendo a conficcare la sua spada nel braccio sinistro del nemico. Stupita la creatura vide il suo avversario riatterrare nel lato opposto del burrone, accanto al diavolo che guardava scioccato la scena;
dopo esseri tolto la lama dal braccio la lanciò nella lava, la quale non perse tempo a divorare l’arma. L’espressione di Viridi era blanda, non esprimeva nessuna emozione, tuttavia una grande furia si percepiva dall’aura che lo circondava, come quella che ci assale prima di uno scontro, un pericoloso miscuglio di adrenalina e rabbia, forse repressa per troppo tempo; il demone menò un fendente cercando di colpire il giovane che abilmente saltò e atterrò sulla mano che brandiva l’arma, dopodiché corse lungo tutto il braccio saltando, all’altezza della spalla, in cima al cranio.
Alzò le mani verso l’alto, sopra alla propria testa, e poi, accompagnando con un vigoroso urlo, le fece ricadere, facendo aderire con forza i palmi alla testa del mostro, quest’ultimo accusò il colpo perdendo significativamente quota. Cercava disperatamente di togliersi il piccolo omuncolo che sovrastava la sua testa, tuttavia Viridi era agile e non desiderava altro che eliminare la mostruosa creatura, lo scontro proseguì per diversi minuti, Darg nel mentre era giunto alla fine del ponte e si era affiancato a Zur, stupefatti dalla potenza con cui il giovane teneva testa a quella che il nano riconobbe come un Morgad, un antico demone nato dal fuoco, doveva essere il Dio venerato dai monaci, e probabilmente dopo averci attaccato hanno completato un rituale per liberarlo dalla prigionia. Non ebbero tempo di pensare a ciò in quanto il demone cadde sopra allo spiazzo che crollò sotto il suo peso, il giovane abilmente saltò giù dal cranio ma questa volta il nemico fu furbo, riuscì ad afferrargli una gamba e lo sbatté al suolo; crepe sempre più profonde si diramavano nello spiazzo ove avveniva lo scontro, “scappate, mettetevi in salvo” tuonò Viridi ai due mercenari che tuttavia si scambiarono un’occhiata ed, estraendo le armi, corsero verso il demone che nel frattempo era appeso solamente con le braccia al lato del burrone, “hai ancora il baule ragazzina, non pensare che rinunceremo facilmente a quel tesoro, ora vedi di fare del tuo meglio ed eliminiamo questo dannato mostro!” disse Darg con tono ironico, i tre quindi si avventarono sul mostro riuscendo a ferirlo gravemente, ma la presa non cedeva finché a Zur non venne in mente un piano, “ascoltatemi, ho con me un grosso esplosivo, farebbe ricadere il mostro nel fiume ma al contempo farebbe crollare l’intera grotta, voi correte all’uscita, io fermerò la creatura”, “Zur non fare l’eroe, siamo compagni io e te, non posso uscire se non al tuo fianco”, “lo sapevo che in fondo a quel cuore nanico vi era della dolcezza, ma è l’unico modo, vedete di aprire quel dannato forziere e di godervi le ricchezze, cedo a te, Darg la mia parte”, finita la frase spinse via il nano, Viridi lo raggiunse con un salto, in quanto nella lotta era salito di nuovo sul cranio del mostro, estrasse una grossa ampolla di vetro, pronunciò alcune parole nella sua lingua natia e lanciò il contenitore contro la faccia del demone.
Una grossa esplosione irruppe nella caverna, il demone cadde e con lui anche Zur, questa, fu la fine di Zur il diavolo mercenario, con un’azione eroica, rimediando ai torti fatti in una lunga vita da scellerato.
Il nano e Viridi uscirono poi dalla caverna, ritrovandosi fuori dalla montagna, di nuovo circondati dal verde e dal silenzio, un silenzio quasi assordante; il giovane, al quale erano spariti i segni color sangue, era disteso a terra stremato. Darg era in ginocchio fissando l’apertura nella montagna, amare lacrime rigavano il volto del guerriero, fra le mani stringeva con ferocia l’ascia, come a voler tornare nella caverna a recuperare l’amico, ma semplicemente si distese a terra, continuando il suo pianto silente.
Quando si svegliarono erano passate circa tre ore, dopo aver mangiato il rimanente delle provviste, notarono che attraverso i vari tunnel avevano oltrepassato la catena montuosa, quindi, almeno che non volessero rientrare nella grotta o scalare vette ben più alte di un gigante, il nostro duo dovrà cambiare meta, attraversando la foresta che li circondava puntando l’ago della bussola a Nord-Est.
Prima di rimettersi in cammino tuttavia Darg, con estremo stupore di Viridi, incise su di un pezzo di corteccia una scritta nella lingua runica antica, tradizionale del suo popolo, e vi scrisse “Nel buio della caverna giace Zur, diavolo, scienziato e amico, che cadde per salvarmi la vita”.
Appoggiò poi il messaggio contro la parete roccia e ci conficcò il pugnale di Zur, che nel combattimento contro il demone cadde e fu raccolto dal nano.
Si girarono, voltando le spalle alle montagne, e incamminandosi nella foresta non scambiarono nemmeno una parola, l’unico rumore era quello dei passi sulle foglie secche che coprivano il terreno; camminarono circa mezz’ora quando giunsero ad un bivio, l’ombra stava calando, quindi decisero di accamparsi, per riflettere sul da farsi.
Via Est o Via Ovest?
   
 
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