Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Merione    01/02/2018    3 recensioni
I Pooh sono stati uno tra i maggiori gruppi musicali italiani e nei loro 50 anni di carriera (1966-2016) ci hanno regalato centinaia di straordinarie canzoni. Da grande fan del gruppo, ho deciso di omaggiarli pubblicando (a cadenza irregolare) questa raccolta di brevi storie ispirate ai loro brani. Conterranno anche frasi tratte dai testi, integrate nella storia stessa e segnalate in grassetto. Per ogni storia, vengono indicati il titolo della canzone, l'album e l'anno di prima pubblicazione. L'autore sarà sempre Pooh.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
#1: "Notte a sorpresa" - Pooh, Viva (1979)

Guardo l'angolo del monitor in cerca dell'orologio. Sono le 18:45. Ho fatto anche troppo per oggi. Ho sempre trovato il mio lavoro stancante e ripetitivo, ma oggi, per qualche strano motivo, ho apprezzato il senso di relativa sicurezza che queste noiose azioni di routine mi hanno fatto provare. Mi alzo dalla scrivania, attraverso lentamente la stanza e raggiungo l'attaccapanni dov'è appeso il mio cappotto. Cinque passi buoni: non avevo mai prestato attenzione a quanto fosse largo il mio ufficio. Indosso il cappotto ed esco sul corridoio. Incrocio Anna, la mia collega e amica di sempre, ma non ho voglia di parlare. Le sorrido, sinceramente compiaciuto nel vederla, ma passo oltre. La discesa in ascensore avviene come al rallentatore, e la cosa non mi dispiace. Il mio corpo, costretto per qualche strana legge della fisica a seguire la cabina mentre scende nel vuoto pur non essendo fissato ad essa, sembra alleggerirsi e così liberarsi di tutte le angosce e le preoccupazioni. Raggiunto il parcheggio, vedo la mia auto, ferma dove l'avevo lasciata. Apro la portiera e mi siedo alla guida. Alla mia destra, il posto del passeggero. Quante volte ti ci sei seduta tu. Troppe per essere contate. Avevi quella fastidiosa abitudine di poggiare i piedi proprio sul fondo del vano, sporcandomi tutta la tappezzeria. Ma non ti ho mai detto nulla, e anzi quasi mi divertiva vedere quella tua piccola trasgressione, tu che sei sempre così attenta e precisa.

Accendo il motore ed esco in strada. C'è un po' di traffico e qualche pedone mi attraversa d'improvviso la strada, ma io non sto andando veloce e riesco a frenare senza problemi. Prendo la strada del centro, non ho fretta di tornare a casa. Stasera non rientro da te, ormai. Mi fermo davanti ad una bancarella ambulante, di quelle che vendono torroncini, caramelle e zucchero filato. Siamo sotto Natale e l'atmosfera si sta già colorando di allegria. Con una lingua di menta tra i denti, comincio una passeggiata per le viuzze del centro storico, i pensieri distanti da te, ormai. Mentre cammino, i passanti mi nugolano attorno, ognuno affaccendato nella propria vita. Come mi piacerebbe poter leggere le loro menti, curiosare nei loro pensieri, nei loro vissuti; è dissetante gustarsi la gente, tranquillamente così. I polmoni mi si riempiono d'aria fresca, mentre la notte cala sulla città, coprendone le storture e rivelando, attraverso luci e fanali, soltanto piccoli scorci, spesso i migliori, ma a volte malinconici, quasi poetici.

Il mio fantasticare mi porta a sbucare nella piazza principale. La notte continua ad inscurirsi, mentre l'ora si attarda, e la piazza, spazzata dal vento fresco invernale, si svuota, lentamente. Mi siedo su una panchina e mi guardo attorno. Una fontana si ostina a far zampillare acqua, anche quando non c'è nessuno a guardarla. La statua di qualche antico nobiluomo, austera, ma benevola, veglia sulla quiete che qui regna sovrana. Un gruppetto di ragazzini, nonostante l'ora tarda, si rincorre davanti alla chiesa, tutta l'attenzione puntata sul pallone che uno di loro tiene incollato al piede, dimostrando una certa abilità nel gioco, probabilmente acquisita dopo giorni e giorni di esperienza e di ginocchia sbucciate. La vista mi diverte, e mi rilassa, ma poi tu mi torni in mente. La tua scenata di ieri sera è stata pietosa. Dopo aver scoperto che mi tradivi, e da mesi, ho tentato di comprenderti, mi sono rivoltato come un calzino pur di capire dove avessi sbagliato, ma per quanto ci abbia provato, non sono stato capace di darmi una spiegazione. Ma sai cosa? Tutto sommato quest'introspezione mi è servita. Ho scoperto, o forse ri-scoperto, aspetti di me a lungo rimasti nascosti, a me innanzitutto. Ho finalmente capito che nonostante io mi sia sforzato di amarti in questi anni, l'amore vero non è quello che viene dalla mente, ma piuttosto dal cuore. Io non ti amavo. Non ti ho mai amata. Ho amato le nostre lunghe conversazioni, la tua intelligenza, la tua arguzia, il tuo senso dell'umorismo, sempre sottile e mai banale. Ma non amavo teIo sono contento di me, perché vivo, mi basto, mi spendo nel mondo. Anche senza di te, ormai. Cerco un altro tipo di amore, un amore che non assecondi le mie velleità intellettuali, ma che mi rigetti di peso nell'oceano delle passioni, di cui ormai non ricordo neanche più l'odore.

Si è fatto tardi. Mi alzo e ricomincio a camminare. La luna sorride tra nuvole rade, traccia le strade per meRespirerò tutta l'aria che c'è, fresca e rigenerante. Ne ho bisogno, ora che la mia vita sta per imboccare una nuova direzione. Mi è stata regalata questa notte a sorpresa, lontano da casa e non voglio sprecarla. Sarà la prima pagina di un nuovo capitolo. Ma intanto, come mi prende e mi dà questa grande città. Come una donna mi tenta, con le sue stradine e i suoi piccoli misteri, e diventa, qua e là, malinconia, poesia e fantasia. In una parola: emozione.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Merione