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Autore: MaryS5    01/02/2018    13 recensioni
[ Dal testo ]: "Rose sapeva che non solo i bambini piangono, anche gli adulti lo fanno. Su questo nessuno poteva proprio contraddirla, non che ne parlasse in giro.(...) "
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Rose sapeva che non solo i bambini piangono, anche gli adulti lo fanno. Su questo nessuno poteva proprio contraddirla, non che ne parlasse in giro. Quello era un argomento molto delicato e non le sembrava giusto discuterne.
Anche i grandi piangono, proprio come i bambini, ma lo fanno in modo diverso, più silenziosamente ed emanano uno strano sentimento, simile al dolore. Rose, nella sua innocenza da bambina, l’aveva soprannominato “ dolore puro”.

Lei non aveva mai parlato di questo argomento, ma un giorno, nella sua classe di prima elementare, aveva sentito i suoi compagnetti discuterne. Un bambino diceva di aver visto la mamma piangere, per un motivo che non aveva afferrato, forse la scoperta che stava per arrivare un fratellino. Tuttavia il piccolo sembrava non appoggiare del tutto le idee di Rose. Ammetteva che le mamme piangono, molto raramente, ma sosteneva che i papà non piangono mai. Gli altri bambini annuivano, perché nessuno aveva visto i propri padri piangere, quindi nessuno ci credeva.
Rose non intervenne. Lei non approvava. Sapeva perfettamente che anche i papà piangono a volte, e non era solo una stupida supposizione, un pensiero leggero. Lei ne era certa perché l’aveva visto. Aveva visto suo padre piangere.

Rose aveva visto suo padre piangere, anche più di una volta. Lui era bravo a nasconderlo, forse perché non voleva infrangere quella credenza. Aspettava che la figlia fosse a letto da un po’ e poi si chiudeva in una stanza.
Non era stato molto attento però. Una notte la piccola era scivolata dal suo letto, silenziosa. Aveva percorso tutto il corridoio per andare a prendere un bicchiere d’acqua, voleva provare a procurarselo da sola, senza chiamare i suoi. Ma si era bloccata sentendo dei singhiozzi strozzati. Scostando una porta laterale aveva scorto Ron, accucciato ai piedi del divano a piangere. Lei era scappata subito via, ma la curiosità era troppo forte. Qualche volta la notte scendeva dal letto e raggiungeva la stanza, spesso le sue aspettative non erano vane.
Rose non capiva perché in padre si nascondesse da lei e dalla mamma, per arrotolarsi in un angolo, nascondendo il volto tra le braccia, lasciando intravedere solo i capelli rossicci, e piangere, piangere anche per ore.

Rose non sapeva perché facesse questo e si spaventava del suo comportamento. Non sapeva che Ron soffriva per la morte di un fratello tanto amato, che aveva riempito le giornate della sua infanzia e di cui risata non si sarebbe mai liberato. Questa gli riempiva le orecchie, in netto contrasto con l’immagine che spesso gli si presentava davanti; funerea, pallida e grigiastra del ragazzo a terra, senza vita. Lei non immaginava di quanto Ron si rammaricasse per quel natale di molti anni prima, che aveva passato da solo; consapevole di aver abbandonato ad un destino troppo crudele i suoi migliori amici. Era stato un traditore, proprio come il vecchio Minus lo era stato nei confronti dei coniugi Potter. Lui non era stato da meno. È vero, era ritornato sui suoi passi, ma la decisione che aveva preso, la promessa che aveva infranto, non smetteva di tormentarlo anche adesso che tutto era finito, che Voldemort era morto e che i suoi amici l’avevano perdonato. Solo lui non era riuscito ancora a perdonarsi. Solo lui si riteneva ancora un traditore. Aveva preso in giro Hermione, ormai la sua Hermione. Insieme avevano promesso di sostenere Harry, di proteggerlo, ad ogni costo, ma lui l’aveva lasciata sola. Lui aveva rotto la promessa. Lui li aveva traditi.
Ogni scena in quei momenti continuava a tormentarlo; il pianto della ragazza quella notte, la pioggia, le sue preghiere, la rabbia, il pentimento, la paura, il terrore di averli persi per sempre.
Rose non sapeva che suo padre piangeva per tutte le vittime che aveva conosciuto e visto morire davanti ai suoi occhi, per tutti i parenti straziati, per un’adolescenza sfuggita troppo in fretta. Per delle scelte intraprese, troppo grandi rispetto ai tre piccoli amici. Per i genitori di cui sguardo non sarebbe più stato lo stesso. Per i fratelli che provavano il suo stesso dolore. Per chi, come lui, era stato costretto a crescere troppo in fretta.
Rose non immaginava però che Ron piangesse anche di gratitudine. Di gratitudine perché aveva una famiglia stupenda, una figlia stupenda. Di gratitudine per Hermione che non smetteva mai di essere “semplicemente fantastica”. Per chi gli aveva dato una seconda possibilità. Per chi ancora continuava a sorridere nonostante tutto. Perché la vita aveva deciso che anche loro si meritavano un lieto fine.

Una cosa però Rose sapeva. Riusciva a leggere distintamente il dolore che vedeva negli occhi del padre mentre piangeva, così esposto in quei momenti, anche il giorno dopo, mentre scherzava e fingeva che non fosse successo nulla o mentre arrossiva perché non capiva qualcosa. Rose credeva che quel dolore non sarebbe mai andato via completamente, perché adesso era parte di lui. Lo scorgeva anche negli occhi della madre, degli zii, dei nonni. Sapeva però che non si ereditava con la nascita perché non lo intravedeva negli occhi di nessun bambino o nei suoi cugini.

Una notte, una delle prime in cui vedeva il padre in lacrime, si spaventò tanto che desiderò fare qualcosa, ma non si azzardava ad entrare. Corse davanti alla camera dei suoi genitori e diede un leggero calcio alla porta semi aperta, appena udibile. Fu abbastanza perché Hermione lo sentisse. Non vedendo il marito al suo fianco si affrettò a raggiungere la porta. Rose fu più veloce volando subito tra le lenzuola del suo lettino e fingendo di dormire.
Come aveva premeditato la madre si fermò a controllare se lei fosse dove doveva essere, poi si allontanò cercando Ron. La bambina raggiunse la porta appena in tempo per vedere la donna sgusciare velocemente al fianco dell’uomo e accovacciarsi alla sua altezza. La vide sussurrare il suo nome, visibilmente spaventata, prendergli il viso fra le mani asciugando le lacrime calde e lasciandogli, di tanto in tanto, baci delicati sulle guance e sul mento. Poi lo abbracciò stringendolo forte. Rose, per paura di essere vista, era subito corsa al suo posto, ma non riuscì più a cancellare dalla mente quel ricordo.

Una sera però vide il padre superare la sua stanza dirigendosi nel suo rifugio. Quella volta decise che non sarebbe rimasta a guardare.
Davanti alla porta non esitò un attimo. Entrò e abbracciò da dietro il suo papà. Ron aveva sussultato sulla sua guancia. Non l’aveva sentita arrivare. Poi si era girato appena, l’aveva afferrata tra le braccia morbide e l’aveva stretta a se lasciandole baci tra i capelli.La piccola era rimasta in silenzio provando a consolarlo, come lui faceva con lei quando cadeva e si faceva male.

Anche i grandi, come i bambini hanno bisogno di essere consolati. Perché anche i grandi piangono a volte.



















Salve a tutti!
Premetto che, notando gli alti livelli di fantasia e bravura in questo fandom, non avevo la minima intenzione di scrivere qualcosa sulla base di questa grande serie, tantomeno di pubblicare. Tuttavia è finita così, una scintilla, un’idea e ho fatto quello che non avrei mai pensato di fare … chiamatelo destino, fato, fortuna o MagiaOscura che mi ha tanto pregato di scrivere qualcosa su Harry Potter. Ecco a voi quindi questa … “cosa”. Non è tutto questo granché, non mi piace nemmeno tanto, ma ha il suo perché.
Grazie infinite a chi ha deciso ( spontaneamente o meno) di passare di qua. Grazie soprattutto a chi deciderà di lasciarmi un piccolo parere permettendomi di migliorare.
Arrivederci!
(anche se non credo scriverò più niente … mi dispiace MagiaOscura … ma non si sa mai …)
  
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