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Autore: H a n a e    01/02/2018    5 recensioni
||Modern!AU ||
Si sa, una sigaretta tira l'altra e, una chiacchierata alle tre del mattino, fuori da un locale, porta a nuove ed intriganti conoscenze.
Un Natsu e una Lucy semi-presentati in una salsa completamente nuova.
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Aveva un’aria fresca, diversa da quella degli abitanti di Magnolia e sembrava talmente piena di vita che quella sigaretta tra le sue labbra stonava proprio, però la rendeva così dannatamente intrigante.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera! Chi non muore si rivede, ahah. So che mi odierete per non aver aggiornato per così tanto tempo ma cose personali a parte, questo capitolo è stato più di un parto gemellare. Ho avuto una specie di blocco in questo punto della storia in particolare e quindi ne ho approfittato per scrivere parti di prossimi capitoli. Non riuscivo proprio a scriverlo in nessun modo fino a quando, in preda alla disperazione più totale, non mi sono rivolta alla sola ed unica Midnight_1205 (che disturbo anche quando ha la febbre). Se non fosse stato per lei questo capitolo avrebbe ancora sì e no solo mezzo paragrafo scritto male. Tesoro, grazie mille per esserci sempre! ❤️
Ma tornando a noi: questo capitolo è più lungo del solito perché accadono molte cose, compresa l'entrata (o il ritorno?) di un nuovo personaggio (potete indovinare chi sarà mai?). Siccome queste note sono a inizio capitolo e non voglio fare spoiler, non perderò tempo a "spiegare" alcuni comportamenti dei personaggi, dato che lo farò nelle note del prossimo capitolo. Per il momento vi dico solo di prepararvi psicologicamente perché Natsu verrà ribaltato dalla sottoscritta! 
Buona lettura e non scordate di farmi sapere che cosa ne pensate che sono davvero curiosa!
Un bacio,
Hanae 





 








Capitolo 7 - Un Finale Inaspettato

 

Natsu sapeva solo che la sera prima aveva fatto tanto, tanto, ma proprio tanto sesso. Sesso sfrenato per di più, come mai nella sua vita.

La luce del sole che traspariva tra le fessure delle tapparelle abbastate lo fece svegliare. Le palpebre gli sembravano così pesanti da sollevare che quasi quasi si girava dall’altra parte e si rimetteva a dormire se solo la sua mente non fosse già in piena attività.

Un sorriso da ebete gli si dipinse sul volto ancora assonnato. Cazzo, Gray aveva ragione. Aveva finito per portasela veramente a letto e, a dirla tutta si sentiva orgoglioso e al settimo cielo. C’era qualcosa di quella ragazza che lo faceva sentire libero di mostrare lati nascosti e selvaggi di sé che nessun altro aveva mai visto e la cosa lo eccitava terribilmente.

Forse era il sapore delle proprie labbra a contatto con le sue, oppure la consistenza della sua pelle morbida sotto i polpastrelli, ma ogni parte di lei lo faceva andare in tilt.

Per non parlare di quel sorrisetto che le aveva visto stampato sul volto imperlato di sudore e con i capelli incollati sulla schiena e sul collo, mentre si abbassava su di lui per baciargli prima le labbra, il collo e poi il petto.

Con Lisanna quelle cose non accadevano da tanto. L’ultima volta che tra di loro c’era stata una connessione simile era l’ultimo anno di liceo, periodo in cui entrambi erano stati colpiti in pieno dagli ormoni. Lo facevano praticamente ogni volta che ne avevano l’opportunità. Rise al pensiero di quei tempi in cui credeva di essere pronto ad affrontare qualunque ostacolo avesse davanti e di realizzare il suo sogno di studiare ingegneria. Erano state tante le notti in cui si era arrampicato insieme alla Strauss sul tetto di casa di lei per guardare le stelle e fantasticare sul loro futuro. Aveva rischiato diverse volte di essere castrato a mani nude da Elfman, convinto che stesse attentato all’innocenza della sua povera sorellina, ma l’avrebbe rifatto all’infinito. Quelli erano probabilmente i momenti che gli mancavano di più di quegli anni così spensierati. Gli mancava anche il rapporto che aveva con Lisanna: il poter parlare liberamente di ogni cosa, la sua dolcezza e sensibilità e la sua immensa energia. La complicità che avevano instaurato in tutti quegli anni passati insieme avevano reso Lisanna una delle poche persone capaci di comprenderlo, dandogli anche una sensazione opprimente. Natsu aveva visto tante volte il mondo attraverso gli occhi della ragazza e per quanto ne fosse sempre rimasto affascinato sentiva che c’era qualcosa che mancava, come se quella luce che illuminava il proprio cammino fosse troppo piccola per lui. Forse era per quello che piano piano, con il passare degli anni lui e Lisanna erano finiti in quel modo; su due percorsi diversi.

Le mancava terribilmente certe volte, eppure quando stava con Lucy era come se Lisanna non ci fosse. Con lei sentiva che poteva esplorare luoghi ignoti senza avere paura di guardasi indietro e rimpiangere quello che si era lasciato alle spalle.

Con Lucy riusciva a vedere oltre, mentre con Lisanna vedeva solo la persona con cui era cresciuto; non che fosse meno importante, ovvio, ma in quella che nella sua mente immaginava come la lunga strada della vita vedeva la Strauss ferma dietro di sé. Una parte fondamentale della sua persona, del Natsu Dragneel di un tempo, ma non di quello che voleva ed aspirava a diventare. La mano che gli veniva tesa apparteneva ad un’altra persona, a qualcuno  di nuovo.

Sbuffò mettendosi a sedere sul letto. Era ancora a petto nudo e l’unica cosa che lo copriva era il piumone rosso del suo letto. Si grattò la nuca e cercò di capire che ora era: era mentalmente esausto, eppure così euforico che ancora non gli sembrava vero che aveva passato la notte con Lucy. Era stupido e forse immaturo da pensare alla sua età, ma si sentiva come se avesse vinto un qualche tipo di trofeo.

Si avviò in bagno per farsi una doccia, non prima però di aver salutato e dato da mangiare al piccolo Happy, che gli faceva le fusa allegro. Quasi gli dispiaceva lavarsi via la sensazione dell’odore di Lucy che aveva addosso; se si concentrava poteva ancora sentire le sue dita affusolate scorrere sulla schiena e sui muscoli contratti. Con il getto dell’acqua bollente che gli scrosciava sul corpo tutto quello a cui riusciva a pensare era all’avventura della notte prima. Le labbra di Lucy che tanto aveva bramato gli sembravano nettare degli dei e i suoi occhi brucianti di passione una fiamma che riaccendevano emozioni dormienti della sua anima. Sensazioni che aveva dimenticato di poter provare da tanto tempo. Era come se quella parte di sé, quegli istinti, si fossero piano piano affievoliti per lasciare spazio a qualcosa di più meccanico e innaturale, come se fosse più un bisogno fisico per sfogare le proprie frustrazioni di una giornata andata male che un momento di puro piacere e perdizione tra le braccia della persona amata.

Di quel ragazzo esuberante e all’apparenza invincibile era rimasto solo un guscio vuoto. La monotonia e la mancanza di obbiettivi avevano fatto lentamente appassire la sua vera essenza, lasciandolo ad essere un semplice spettatore della propria vita. Non riusciva più a provare gioia per le piccole cose che un tempo amava e i suoi sorrisi sempre luminosi erano andati a spegnersi. Però da quando aveva conosciuto Lucy sentiva che qualcosa era cambiato, un barlume di speranza si era riacceso e la forza di ricominciare e di ritornare ad essere lo stesso Natsu di un tempo era tornata perché con lei sentiva che qualunque istante passato insieme era un’avventura preziosa da custodire.

C’erano cose che con Lucy diventavano semplicemente più belle e la cosa lo destabilizzava a tal punto dall’arrivare a pensare che forse stava correndo troppo, perché in fondo, il Natsu di adesso aveva timore di fare qualcosa di nuovo. Il suo cuore urlava di andarsene e premeva per ritornare a battere come un tempo, ma la sua testa gli diceva che era irrazionale e che non era più un ragazzino che passava le sue nottate a guardare le stelle su uno stupido tetto. Ed il problema risiedeva proprio lì, in quel conflitto tra cuore e mente. Lui non riusciva a trovare un equilibrio tra le due cose. Aveva conosciuto il mondo degli adulti e per quanto gli avesse dato era anche riuscito a togliergli qualcosa di troppo importante per lui.

Uscì dalla doccia lasciando una scia di goccioline dietro di sé per dirigersi allo specchio appeso sopra il lavandino. Si guardò e notò subito tante piccole differenze tra il Natsu adulto e quello adolescente: i capelli che un tempo erano indomabili e lunghi ora erano corti e monotoni ed anche lo stravagante colore rosa gli sembrava più spento. Le fossette c’erano sempre per fortuna, proprio come quella cicatrice che aveva sia sulla guancia che sul collo. La mascella si era indurita e c’era anche un principio di barba che si ostinava a radere ogni mattina. Erano tutte piccole caratteristiche che gli facevano capire quanto velocemente fosse passato il tempo e di come le cose fossero cambiate. Scosse la testa, facendo arrivare le gocce d’acqua che erano nei capelli sul vetro appannato dello specchio. Forse stava vivendo troppo nel passato, rimpiangendo quello che c’era un tempo senza rendersi conto di quello che aveva davanti: del suo futuro.

In quel momento, davanti a quello specchio, l’unica cosa che gli venne naturale fare fu scrivere un messaggio ad una persona del suo passato, perché l’unico modo per andare avanti era chiudere i conti con quello che si era lasciato in sospeso.

 

Natsu: Ehi Lisanna, ho bisogno di parlarti… ti va di andare a prenderci un caffè insieme questo pomeriggio?

14:25

Un po’ titubante schiacciò il tasto di invio ed aspettò. C’erano così tante cose da dire che non sapeva se ci sarebbe riuscito.

La vibrazione del cellulare lo distolse dai suoi pensieri.
 

Lisanna: Certo! Mi farebbe molto piacere ;) facciamo tra un’oretta?

14:27

Natsu: Okay. Al solito posto?

14:28

 

Lisanna: Aye! ;)

14:28

 

 

Il Fairy Tail era il punto di ritrovo. Quel locale per Natsu significava la sua prima birra, la sua prima sbronza e il suo primo bacio. Infinite erano le ore che aveva passato tra i tavoli di quel locali tra libri di scuola e bottiglie di birra con i suoi amici. Conosceva quel posto come le sue tasche ed era la sua seconda casa, il suo piccolo rifugio in cui andava quando aveva bisogno di pensare, o di prendere qualche decisione importante. Aveva bisogno di coraggio e il Fairy Tail ne era intriso. Sapeva che quelle mura lo avrebbero fatto sentire al sicuro.

Era un po’ in anticipo, ma d’altronde lui e Lisanna non si erano dati un orario preciso, quindi in fin dei conti non era ne arrivato prima ne dopo.

Nel momento in cui mise piede all’interno un odore di cannella misto a legno lo avvolse, facendogli venire un brivido lungo la schiena. Salutò il vecchio Makarov, che se ne stava sul bancone a bere e a leggere il registro del locale. Mira era al bar a servire quei pochi clienti che frequentavano il Fairy Tail all’ora di pranzo e non appena lo vide lo salutò calorosamente, facendogli cenno di dirigersi al piano di sopra. Sorrise al pensiero che lì dentro il tempo sembrava essersi fermato.

Già dal terzultimo gradino poteva intravedere due codini argentati. Per un momento sentì le gambe molli e deglutì il groppo che aveva alla gola. Da quanto non la vedeva? Aveva completamente dimenticato la sua figura minuta china sullo schermo del cellulare a giocare a chissà quale gioco. Con fatica salì anche l’ultimo gradino. Per un secondo provò la tentazione di fare dietro front e tornarsene a casa, ma nel momento in cui vide il sorriso di Lisanna e i suoi occhi luminosi corrergli incontro con le braccia aperte, non potè fare a meno di lasciarsi andare e sorridere anche lui.

«Natsu! Oh mio Dio Natsu. É un’eternità che non ci vediamo!» la ragazza gli era saltata letteralmente al collo stringendolo in un abbraccio soffocante che non riuscì a fare a meno di ricambiare.

«Hai un’aria stanca, va tutto bene? Vuoi che ti faccio portare una tisana da Mira?»

Ed eccola lì, che anche senza volerlo riusciva in qualche modo a decifrare i suoi comportamenti.

«No, tranquilla» Natsu declinò l’offerta molto gentilmente, un po’ infastidito ma allo stesso tempo contento della reazione della ragazza. Di certo quel suo comportamento così espansivo e apprensivo non lo aiutava nel suo intento, anche se allo stesso tempo gli faceva piacere che lei fosse felice di rivederlo.

«Allora, di cosa volevi parlarmi?» domandò la Strauss dando un morso al suo biscotto.

Lisanna adottava sempre quel comportamento un po’ infantile ed espansivo per affrontare momenti imbarazzanti come quelli. L’aveva sempre fatto, anche quando stavano insieme e le cose tra di loro andavano bene. Credeva sempre che facendo in quel modo dimostrava che per lei era già tutto risolto, che le cose potevano tornare come erano un tempo, cercando di non mettere in imbarazzo la persona davanti a lei, perché sennò calde lacrime avrebbero iniziato a sgorgare dai suoi occhi blu. Solo che per Natsu le cose non potevano tornare come prima. Per quanto avesse cercato di capire, di dimenticare il loro periodo di “pausa” e Lisanna e Bixlow non ci riusciva. E poi c’era Lucy; da quando lei era entrata nella sua vita aveva preso ogni piccolo spazio disponibile della sua mente e del suo cuore.

«Di noi» disse Natsu, alternando lo sguardo dagli occhi di Lisanna alle sue dita che continuavano a torturare un filo del maglione. Sapeva di averla messa a disagio, ma era certo che quello fosse l’unico modo per ottenere delle risposte da lei.

«Di noi?» ripeté la Strauss, probabilmente rimpiangendo la propria domanda di poco prima.

«Esatto»

Gli occhi di Lisanna guizzarono prima sul viso di Natsu e poi finirono per concentrarsi sul fondo della tazza di caffè che aveva davanti.

Era palesemente nervosa, ma non per questo si lasciò mettere all’angolo. Lei voleva a tutti i costi evitare quel discorso e avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per far si che non cadesse nella trappola di Natsu.

«Effettivamente è tanto che non ci vediamo» disse alzando gli occhi al cielo, come se non riuscisse a ricordare l’ultima volta che avevano parlato in quel modo.

Natsu la guardò e per un momento la sua volontà vacillò. Lei non sembrava affatto pronta ad affrontare l’argomento e forse nemmeno lui lo era. Il rivederla lo aveva emozionato e anche destabilizzato. Non aveva previsto quella reazione e aveva fatto di tutto per evitare che quella parte di sé prendesse il sopravvento. Era venuto lì con lo scopo di risolvere le cose tra loro, di dirsi tutte le cose non dette e non di rimanere allo stesso punto di partenza.

Però non se la sentiva di vedere il suo viso incupirsi e le sue mani torturarsi mentre lui faceva la parte del cattivo. Lisanna non meritava di certo quello.

Alla fine le sorrise, assecondando il volere della ragazza di non parlare di loro due in quel contesto e semplicemente di godersi quel momento con una persona a lui cara.

Lisanna, in un silenzioso gesto di ringraziamento gli toccò la mano e Natsu percepì anche dell’altro, tanto che gli sembrò che si stesse scottando a quel contatto. Sicuramente quella piccola mano sopra la propria significava ben altro, ma il ragazzo preferì non leggere tra quelle sottili righe che sapevano di un sentimento troppo nostalgico per quel momento.

Rimasero a parlare e a ridere per diverse ore, di tutto e di più e per un momento Natsu riuscì perfino a scordarsi della loro situazione ed onestamente non sapeva se era un male oppure un bene. Ad un certo punto Mira era salita per ricordare alla sorella minore che doveva passare in tintoria.

Una volta fuori dal Fairy Tail Lisanna gli afferrò un braccio e lo costrinse a guardarla dritta negli occhi blu che sbucavano lucenti tra gli strati di lana di sciarpa e cappello.

«Sono stata molto bene questo pomeriggio» disse.

Natsu boccheggiò, avrebbe voluto dire la stessa cosa ma non ci riusciva, era come se la lingua fosse troppo pesante per muoversi.

Lisanna non gli diede tempo di fare nulla, perché in un attimo aveva accorciato le distanze e aveva appoggiato le proprie labbra su quelle del ragazzo in un bacio veloce. Una volta che aveva riappoggiato i talloni per terra gli accarezzò la guancia e poi, con la stessa rapidità di prima sparì, lasciando Natsu in mezzo al marciapiede, completamente immobile.

Gli occhi e la bocca spalancati, incapace di metabolizzare quanto appena accaduto.

Avvenne tutto così velocemente. Non aveva ottenuto le risposte che cercava, non era riuscito a chiedere quello che gli premeva realmente sapere e, se possibile, era riuscito anche a peggiorare ancora di più le cose.

Fosse stato per lui, quel bacio non ci sarebbe mai dovuto essere perché quell’incontro non avrebbe dovuto avere quel tipo di fine. Quel contatto lo aveva stranito e sentiva che era stato un enorme sbaglio lasciare che tutto ciò avvenisse. Fosse stato per lui avrebbe cancellato quel bacio, a maggior ragione venendo a scoprire, un giorno, che due occhi avevano registrato proprio quell’attimo rubato.











 
 
 
   
 
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