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Autore: Shainareth    02/02/2018    8 recensioni
Era un gioco idiota. Fu questo che pensò Adrien quando, alla fine dell’ora di ginnastica, i suoi compagni accettarono di prendervi parte. La loro giustificazione era semplice: era San Valentino e tutti loro volevano avere la possibilità di baciare almeno una ragazza, quel giorno. Per questa ragione, Kim aveva rubato il cappello di Nino e vi aveva lasciato cadere dentro otto bigliettini ripiegati, ciascuno contenente il nome di una delle loro compagne di classe. Due di loro sarebbero scampate alla tortura, ma le altre sei avrebbero dovuto fare i conti con la vivacità della parte maschile del gruppo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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SORTEGGIO




Era un gioco idiota. Fu questo che pensò Adrien quando, alla fine dell’ora di ginnastica, i suoi compagni accettarono di prendervi parte. La loro giustificazione era semplice: era San Valentino e tutti loro volevano avere la possibilità di baciare almeno una ragazza, quel giorno. Per questa ragione, Kim aveva rubato il cappello di Nino e vi aveva lasciato cadere dentro otto bigliettini ripiegati, ciascuno contenente il nome di una delle loro compagne di classe. Due di loro sarebbero scampate alla tortura, ma le altre sei avrebbero dovuto fare i conti con la vivacità della parte maschile del gruppo. Adrien ebbe l’impressione – per non dire sicurezza – che anche Ivan e Nino non gradissero quel sorteggio; dopotutto, anche i nomi di Mylène e Alya erano stati posti all’interno del cappello. Alla fine, per puro cameratismo, tutti avevano deciso di accettare.
   Adrien fissò il bigliettino che stringeva fra le dita. Non lo aveva ancora aperto e, in tutta onestà, aveva quasi paura a farlo. Non gli interessava baciare nessuno, quel giorno, a meno che non avesse avuto una maschera in volto ed una tutina rossa a pois neri. Quello sarebbe stato un sogno, ma… sapeva bene che Ladybug non sarebbe scesa dal cielo appositamente per lui – per farsi spupazzare un po’, oltretutto. Sospirando rassegnato, aprì il biglietto e lesse il nome di Chloé. Sbiancò.
   «Ti prego, facciamo cambio!»
   La voce di Kim gli arrivò da sopra la spalla e lo fece sobbalzare così tanto che per poco non gli mollò un cazzotto sul naso. I suoi riflessi non lo tradirono e lui fermò la mano a mezz’aria, passandola poi fra i capelli biondi in un gesto vanesio. «Chi ti è capitata?» indagò prima di accettare. Chloé era per una cara amica, ma non aveva per lei la benché minima attrazione; Kim invece sì, e avrebbe anche voluto aiutarlo se non avesse avuto il dubbio di scambiare Chloé per Sabrina. Sarebbe stata una catastrofe per l’amicizia delle due ragazze.
   «Alya», rispose Kim, facendogli vedere il biglietto. Adrien non ci pensò due volte e accettò. «Acqua in bocca», gli raccomandò l’altro. «Nessuno deve sapere che abbiamo barato. Sai, sono stato io a proporre il gioco e stabilire le regole…»
   «Sarò muto come un pesce», gli assicurò Adrien, guadagnandosi una pacca sulla spalla in segno di ringraziamento. Quando Kim si fu allontanato, anche lui si mosse e partì spedito verso Nino, arpionandolo per un braccio e portandolo in disparte. «Ho Alya», gli disse senza dargli tempo di realizzare cosa stesse accadendo. Vide l’amico strabuzzare gli occhi e spalancare la bocca in segno d’orrore. «Non ci penso nemmeno», lo rassicurò Adrien, mettendogli in mano il bigliettino che gli aveva dato Kim e appropriandosi di quello di lui.
   «Grazie davvero, fratello…» sospirò Nino, rilassando all’istante ogni fibra del proprio corpo. Aveva vissuto minuti di pura ansia al pensiero che qualcun altro potesse baciare la sua ragazza. Non che Alya glielo avrebbe permesso, figurarsi; però il suo orgoglio maschile e la sua gelosia si acquietarono comunque di colpo. «Farai lo stesso favore a Ivan?» domandò all’amico. Adrien corrucciò lo sguardo, non capendo. «Ora hai Mylène», gli fu spiegato.
   «E allora sì, per forza», ribatté con decisione, sentendosi una trottola e avviandosi subito in direzione dell’altro compagno di classe. «Ah, non dirlo a nessuno!» sussurrò a Nino prima di voltargli le spalle. «Ivan?» chiamò allora, avvicinandosi a lui e poggiando le spalle al muro contro il quale il giovane era accostato. Senza dire una parola, gli allungò il nome di Mylène.
   Ivan sollevò le sopracciglia scure e prese il bigliettino fra le dita tozze. «Ehi… grazie, sei un amico», disse soltanto, prima di concedergli un sorriso insieme al foglietto che aveva pescato lui. «Marinette, ti va bene?»
   «Cavolo, sì!» rispose con fin troppo entusiasmo Adrien, lasciandolo stupito. Solo quando si rese conto di quanto fosse equivoca la sua affermazione, il giovane arrossì e si allontanò con un saluto frettoloso, maledicendosi per quella reazione istintiva: adesso sicuramente Ivan doveva essere giunto alla conclusione che a lui piacesse Marinette. E benché in effetti lei non gli dispiacesse affatto, la verità era un’altra e di carattere più egoistico: Marinette non aveva un ragazzo e lui non avrebbe più dovuto preoccuparsi di fare torto a qualcuno e di scambiare il proprio biglietto con chicchessia.
   Non finì di pensarlo che subito la coscienza gli rimorse: forse Marinette non aveva un ragazzo, ma piaceva comunque a qualcuno. E se lui aveva fatto quel tipo di favore a Kim, perché non avrebbe dovuto farlo anche a Nathaniel? Sospirando rassegnato all’idea di dover di nuovo mettersi a trattare con uno dei suoi compagni, Adrien fece per avvicinarsi al giovane, che però in quel momento era già impegnato in una conversazione con Max. «A me è capitata Juleka», stava dicendo quest’ultimo senza reale entusiasmo. «Quanto diavolo è alta, quella ragazza?» Adrien si morse il labbro inferiore per non sorridere all’immagine che gli era balenata davanti agli occhi e che vedeva ritratto il piccolo Max che saliva sulla sedia per baciare la loro compagna di classe spilungona. «Tu chi hai?»
   «Sabrina», rispose Nathaniel, non riuscendo a nascondere la delusione nel tono della voce.
   Udendo quel nome, Adrien fece un passo indietro e sviò la propria traiettoria, raggiungendo in fretta l’uscita dello spogliatoio. Scambiare Marinette per Sabrina? No, non poteva farlo. Non perché avrebbe finito col rinunciare ad una ragazza carina per baciarne una meno attraente, quanto perché se Chloé fosse venuta a sapere che lui aveva limonato con la sua migliore amica… beh, sarebbe stata un’autentica catastrofe e probabilmente il tetto della scuola sarebbe caduto giù a causa delle sue urla. Avrebbe certamente scatenato un putiferio anche nel caso di Marinette, in effetti, ma almeno con lei Chloé ce l’aveva già a morte, pertanto Adrien non avrebbe corso il rischio di rovinare alcuna amicizia.
   Quando raggiunse il cortile interno e respirò l’aria fresca del pomeriggio, il giovane si sentì comunque in colpa per Nathaniel. Se gli avesse ceduto il biglietto con il nome di Marinette, si sarebbe sentito meglio? No, affatto. Marinette era una sua cara amica e a lui non andava di tramare alle sue spalle. Avrebbe deciso lei, si ripromise, scorgendola vicino alle scale.
   Facendosi coraggio, si mosse nella sua direzione e, forte del fatto che in quel momento fosse sola, la fermò e piantò gli occhi nei suoi. «Devo baciarti.» Il cervello di Marinette andò il tilt e, accorgendosi dello sguardo vitreo che lo stava fissando in quel momento, si affrettò a dire: «N-Non che io sia davvero obbligato a farlo… Solo che prima, nello spogliatoio, i ragazzi hanno fatto uno stupido gioco in cui…» La voce gli morì in gola quando vide l’amica barcollare e subito l’afferrò per un braccio aiutandola a scivolare a sedere su uno dei gradini. Era rossa in volto e sembrava respirare a fatica: la sconvolgeva tanto l’idea di baciarlo? Le faceva così schifo? Si passò la punta della lingua sulle labbra, fissando senza rendersene conto quelle rosa di lei e realizzando che a lui non sarebbe dispiaciuto poi troppo prendere davvero parte al gioco ideato da quel galletto di Kim.
   «A-Adrien…?» la sentì annaspare, gli occhi azzurri che rifuggivano i suoi e il corpo che tremava come una foglia.
   Lui si riscosse da quelle riflessioni così inappropriate per un gentiluomo e, pur avvertendo l’imbarazzo del momento, le sedette accanto e prese un grosso respiro per calmarsi. «Oggi è San Valentino.»
   Marinette inspirò a pieni polmoni, le mani sudate sulle ginocchia. «Sì, lo so», annuì con voce malferma, mentre la mente le volava al biglietto che gli aveva scritto e che non avrebbe mai avuto il coraggio di consegnargli. L’anno prima si era affidata alla fortuna, con quello a forma di cuore, ma non sapeva se a lui era mai arrivato, né si ricordava di averlo firmato; e poiché Adrien non ne aveva mai fatto cenno, la ragazza si era convinta che il servizio postale doveva aver smarrito il suo messaggio d’amore o, più probabilmente, quest’ultimo non recava il suo nome.
   «Nello spogliatoio, poco fa, Kim e gli altri ragionavano del fatto che solo due di noi hanno la ragazza», proseguì allora Adrien, cercando di organizzare un discorso sensato. «Perciò hanno inventato questo stupido gioco di mettere in un cappello dei bigliettini con i vostri nomi. Personalmente, l’ho trovato davvero offensivo. Per voi, intendo.» Insomma, le ragazze estratte non avevano forse voce in capitolo? «In soldoni, si tratta di una scommessa: chi non riesce a baciare la ragazza sorteggiata entro oggi, domani dovrà venire a scuola con la gonna.» Con la coda dell’occhio, vide Marinette volgere il capo nella sua direzione e guardarlo da sotto in su con espressione allibita. «Sì, lo so, noi maschi sappiamo essere dei veri cretini», ammise senza remore, riuscendo tuttavia a strapparle un sorriso imbarazzato. «E dobbiamo anche immortalare il momento con una foto che possa testimoniare la cosa», aggiunse suo malgrado. «Ora… la verità è che mi era capitata Chloé», continuò a spiegare, sentendosi un po’ più tranquillo. «Ma l’ho scambiata con Alya, così che Nino potesse baciare lei anziché un’altra. Alya, intendo, non Chloé.» Stava di nuovo facendo confusione, accidenti. «Insomma… ho ceduto Chloé a Kim, così ho avuto Alya da lui per passarla a Nino, che però aveva Mylène… e allora ho passato quest’ultima a Ivan.»
   «Sembra uno scambio di figurine…» si azzardò a fargli notare Marinette in tono stizzito, pur apprezzando la lealtà dell’amico.
   «Esatto!» esclamò lui in tono liberatorio. «E quando mi sei capitata tu fra le mani», riprese un istante dopo, facendola inavvertitamente irrigidire e arrossire fino alla punta delle orecchie per quella frase equivoca, «mi sono ricordato che tu piaci a Nathaniel.»
   «Ti prego, no!» soffiò d’istinto la ragazza, aggrappandosi al suo braccio e rivolgendogli un’espressione quasi disperata.
   Adrien la fissò esterrefatto: non credeva che Nathaniel fosse poi così male, perciò quella reazione gli parve un po’ esagerata. «Ecco…» riprese a quel punto, un po’ titubante per quello che stava per dire. «Ero venuto qui appunto per chiederti se preferivi Nathaniel a me. Vuoi che gli ceda il mio biglietto?»
   Quella domanda diretta scombussolò non poco i sentimenti di Marinette che tornò ad abbassare lo sguardo e si vergognò non poco di ammettere in un pigolio: «No, non voglio.»
   Senza che potesse farci nulla, Adrien si rese conto che quella risposta gli aveva tolto un peso non indifferente dal cuore. E no, non solo perché così avrebbe evitato di baciare Sabrina, lei non c’entrava nulla. Le sue labbra si incurvarono verso l’alto in un’espressione leggera e sollevata. «Beh… ok, allora.»
   «Grazie… per avermelo chiesto», mormorò Marinette, le mani ancora sul braccio di lui. Quel contatto, pelle contro pelle, sembrava farsi sempre più caldo sotto ai suoi palmi: dunque Adrien l’avrebbe baciata?
   «Grazie a te per la comprensione», disse lui, fissandola con affetto. «È chiaro che non ti obbligherò a baciarmi», aggiunse poi, tanto per essere sicuro non venire frainteso.
   «E… la scommessa?» gli ricordò Marinette, stringendo senza volerlo la presa attorno al suo braccio.
   Già, la scommessa. Adrien assottigliò le labbra. «Vorrà dire che domani faremo una gara su chi di noi due sia più stiloso», scherzò con voce malferma. Non voleva baciarla, quindi? O semplicemente aveva paura che lei gli dicesse di no? Ingoiò a vuoto e pose un’altra, fatidica domanda. «Però… nel caso tu volessi evitarmi questa tortura… sì, insomma, ti andrebb…» Non concluse la frase, perché, come una furia, Marinette si sporse nella sua direzione e incollò la bocca alla sua. Durò un attimo o poco più, quasi come uno schiaffo ma decisamente più piacevole. Rimasto rigido e fermo al suo posto, gli occhi sbarrati per la sorpresa, Adrien realizzò appieno ciò che era accaduto solo quando vide l’amica schizzare via da lì come un fulmine, sicuramente imbarazzata per ciò che aveva appena fatto. Lui però lo aveva apprezzato non poco e, riprendendo il controllo di sé, le fu subito dietro lungo la scalinata. «Marinette!» la chiamò ad alta voce, saltando i gradini due a due per raggiungerla e pararsi davanti a lei, così da obbligarla a fermarsi. Quando riuscì a farlo, si accorse che era rossa come non mai in volto e che non aveva il coraggio di incrociare di nuovo il suo sguardo. Tremava, forse temendo di aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto. «Ehm…» iniziò Adrien, cercando il modo migliore per farle sapere ciò che pensava davvero. «Grazie», disse infine d’un fiato, stupendola così tanto che finalmente lei alzò gli occhi sui suoi per ricevere in cambio un sorriso. «Voglio dire… è lusinghiero sapere che sei disposta a baciarmi pur di non farmi perdere una stupida scommessa», continuò il giovane, avvertendo dentro di sé un’inspiegabile allegria immotivata. «Però… avrei preferito che tu mi avvisassi, prima.»
   Marinette si mortificò. «Ti ho… fatto male?»
   «Cosa? No, no…» rise Adrien, prendendole affettuosamente la mano per rassicurarla. «Solo che… avrei dovuto scattare una foto, ricordi?»
   «Ah…» balbettò la ragazza, sentendosi più scema di prima. «Scusa.»
   «No, non importa… anzi… almeno ora ho la scusa per baciarti di nuovo», si lasciò scappare l’altro per tirarla su di morale. La vide sorridere imbarazzata e si sentì ancora meglio: Marinette riusciva a rasserenarlo tutte le volte che gli era accanto, perciò come poteva non gradire le sue attenzioni, di qualunque tipo fossero? «Ti… dispiace?» Lei scosse il capo con fare timido e lui salì di un gradino per fare le cose per bene, passandole un braccio attorno alla vita, l’altra mano sulla spalla. Quindi, senza aggiungere altro, si chinò su di lei e la baciò. Sentì le labbra di Marinette schiudersi come petali di rosa, morbide e gustose come mai avrebbe sperato che fossero. Ne rimase deliziato e turbato al contempo, ma decise di rimandare a dopo qualunque tipo di riflessione al riguardo. Compreso quella relativa al cellulare che era rimasto inutilizzato nella tasca dei jeans.












Questa mattina, al lavoro, ero ispiratissima per concludere il capitolo tredici di Limiti (sì, dopo aver finito il dodicesimo, ho scritto buona parte di quello successivo, e forse ce ne sarà un altro ancora), eppure appena tornata a casa mi sono messa a scrivere questa cosa qui. L'ho catalogata come what if? perché, come mi faceva notare Florence (leggete la sua long, è una delle fanfiction più belle in cui io mi sia imbattuta), non si sa se effettivamente fra i ragazzi della classe c'è davvero tutto 'sto cameratismo. E ho aggiunto anche l'avvertimento dell'OOC per il medesimo motivo. E anche perché non so se Adrien e Marinette accetterebbero realmente di baciarsi per una stupida scommessa. Ma le fanfiction esistono per questo, no?
Va beh, niente, oggi è andata così e non sono neanche certa che sia una shot valida, ma ormai c'è e la condivido con voi.
Vi ringrazio di tutto cuore per l'entusiasmo con cui avete accolto quella precedente (giuro, non me l'aspettavo per nulla) e vi auguro buon pomeriggio! ♥
Shainareth
N.B. Se volete leggere il seguito, andate a questo link: https://www.wattpad.com/532225007-secondo-estratto





  
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