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Autore: the angel among demons    03/02/2018    1 recensioni
Mi chiamo Claire, Claire Myers. Sono sempre stata una ragazza tranquilla e di famiglia molto benestante, anzi...si può anche dire ricca.
I miei genitori sono sempre stati premurosi con me e mia sorella più piccola Mary. Il mio futuro era già stato segnato, sarei andata ad Harvad o Yale, avrei viaggiato il mondo lavorando e avuto la famiglia perfetta.
Andava tutto bene, era tutto perfetto.
Finché una sera, una sola sera, ha mandato in aria tutto quanto. Per meglio dire, un ragazzo.
Quel Leonardo ha scombussolato tutto.
Il mio cuore per primo.
Tra tutti, dovevo proprio innamorarmi di un gangstar?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leonardo DiCaprio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leo pov.

Erik apre la porta con un calcio secco. Avevamo scelto 'la locanda antica' apposta, per via della sua porta di legno facile da aprire con un solo colpo forte. Volevamo qualcosa di non troppo complicato quella sera. 
Io, Erik e Nicolas, vestiti di passa montagna e armati di pistola ciascuno, entriamo senza pensarci due volte.
"Allora, non vogliamo allungare troppo le cose...perció, senza vane tentazioni di fermarci o chiamare la polizia...mettete tutto quello che avete nel sacco del mio amico qui" dice Erik a voce alta scandendo ogni parola e rivolto al signore anziano che stava dietro la cassa.
Ormai é da manuale, Erik fa le 'presentazioni', successivamente Nicolas intasca tutto nel sacco e Io, controllo che i clienti se ne stanno buoni.
Ci sono solamente quattro clienti, due stavano giocando a carte, uno leggeva il giornale e l'altro ancora beveva il suo rum in pace, almeno fino a quando non siamo arrivati noi. 
L'espressione di terrore che hanno sul volto mi diverte.
"In questi casi dovreste stare con le mani in alto" dico in tono ironico. 
Ma loro, niente. Continuano solo a guardarmi con quegli occhi sgranati. Tiro il carrello della pistola all'indietro.
"Non fatemelo ripetere due volte per favore..." detto fatto, immediatamente alzano le mani all'unisono. "Ecco, bravi". Mi avvicino a quei due che giocavano a carte, era evidentemente una partita a poker. 
"Oh... il tuo amico qua ti stava battendo" dico indicando il giocatore alla mia sinistra. "Se permettete però questi soldi li prendo io" così mi infilo i soldi al centro del tavolo in tasca. "Vi rifarete a un altra partita a poker amici miei, ma per questa volta ho vinto io".
Quando Nicolas ha finito di prendere tutto il malloppo Erik fa un inchino, é sempre stato molto teatrale...
"Au revoir" dice, chiudendosi poi dietro la porta.
Ridiamo sonoramente e iniziamo a correre tra i vicoli stretti per essere visibili il meno possibile.
"Leo, ti diverti proprio a far paura alla gente eh" ride Nicolas, "Non si fa scappare l'occasione" continua Erik.
"Che posso dire...mi istigano!" Rispondo mettendo la pistola dentro il sacco, i miei due compagni fanno lo stesso. "No, semplicemente ti piace far vedere chi comanda" mi da una spinta amichevole. 
Un forte tuono ci fa sobbalzare interrompendo la corsa. Mi giro rabbiosamente contro Nicolas "Questa sera non doveva piovere eh. Menomale che avevi guardato il meteo". 
"Eh scusate mi saró sbagliato, ma ora sbrighiamoci ad arrivare alla macchina o i soldi si inzupperanno".  Dopo aver messo anche i passamontagna dentro il sacco ricominciamo a correre, e le prime gocce d'acqua iniziano a scendere, prima piano, poi sempre più forti nel giro di pochi minuti. Automaticamente iniziamo a correre sempre più veloci, evitando i bidoni dell'immondizia e quant'altro in quei vicoli stampati nella mente come una mappa.
Arriviamo a una strada, la macchina si trova nel quartiere dopo. I miei due amici mi superano, e quando sto per attraversare quella carreggiata loro sono già dall'altra parte. Per non rimanere indietro supero me stesso andando al massimo della velocità che posso, non faccio caso a chi passa.
Madornale errore.
É quasi mezzanotte e a quest'ora non circola mai nessuno, di solito.
Ma un capriccio del destino ha fatto in modo che una macchina, una bella porche dell'ultimo modello, mi arrivasse addosso.
Non mi investe, non del tutto almeno, ma mi fa cadere a terra, sbattendo la testa. 
Dopo, vedo tutto sfocato, percependo solo le gocce feroci che si scagliano sulla mia faccia. Sento la portiera che si apre, successivamente una voce.
Non ho il tempo di distinguere quella voce e tanto meno la figura che si sta avvicinando a me, che sento il corpo e mente abbandonarmi.
Ora ce solo buio.

Claire pov.

Aumento la funzione dei tergicristalli al massimo, la pioggia ha iniziato davvero a essere insistente.

Continuo a canticchiare felice, i miei genitori sono via per una commissione di lavoro, tornano domani verso l'ora di cena, e si sono portati con se anche la mia sorellina Mary, per il semplice fatto che al ritorno sarebbero passati a Disney World siccome l'avrebbero passato per strada, e loro sanno quanto ci tenesse ad andare. Ormai so a memoria tutti i film d'animazione della Disney, specialmente quelli delle principesse. Mary insiste che prima di dormire io devo vedermi uno di questi cartoni con lei nel letto. Ovviamente io voglio farla contenta, e per fortuna si addormenta quasi sempre a neanche metà del cartone animato.
Capita spesso che i miei se ne vanno per affari, ma raramente rimango da sola, solitamente resta anche Mary con la badante, perché io avendo altri impegni, con la scuola soprattutto, non posso occuparmi di lei completamente.
Ma questa sera é tutta per me, permettindomi per una volta di non studiare visto che anche quando c'é la badante si raccomanda che io stia tutto il tempo col naso sui libri, a grande richiesta dei miei ovviamente.

Faccio un sospiro di felicità, già mi immagino con i pop corn sul divano a vedere la tv o farmi un bagno rilassante, potrei chiamare la mia migliore amica Grace anche se me ne sono appena andata da casa sua per finire una ricerca che avevamo insieme, ma mi spiace per lei ho bisogno di stare completamente sola, la sentirò domani per farci un giro da qualche parte, anche lei ha bisogno di svagarsi un po, magari a berci una birra in città o fare shopping, é da un po che non lo facciamo ora che ci penso.

La strada davanti a me é libera, be infondo abito in un piccolo paese, e a quest'ora non c'é mai molta gente, anzi ora non c'é proprio anima viva. Decido di aumentare un po la velocità, sono sempre stata una fifona per quanto riguarda la guida e sono sempre andata come una lumaca ma adesso non c'era bisogno di esserlo.
Madornale errore.

Accelero pian piano sempre di più, non mi rendo conto della figura che si sta letteralmente buttando in strada. Ho appena il tempo di frenare di colpo, che sento il rumore di qualcuno che cade a terra.
Rimango per qualche secondo sola con il rumore della pioggia e dei tergicristalli attivi, le mani serrate sul volante e gli occhi spalancati dalla paura.
Poco dopo inizio a rendermi conto di quello che é successo. Tutto a un tratto torno in me.
"Oddio...oddio oddio" slaccio la cintura con le mani trenolanti e apro la portiera scendendo dalla macchina, la pioggia mi innonda in un batter d'occhio. Mi scaravento su quella persona, ma rimango di nuovo bloccata appena lo vedo.
É un ragazzo giovane, avrà più o meno la mia età. Capelli biondi un po sul lungo, magro, vestito di giacca di pelle e jeans strappati. 
Il dettaglio che mi ha fatti rimanere di nuovo paralizzata, sono gli occhi.
Chiusi. Ha gli occhi chiusi. 
"No no no..." mi inginocchio a terra e lo scuoto.
Ho ucciso un ragazzo, io...ho ucciso un ragazzo. Cosa ne sarebbe stato di me, sarei stata rovinata, e la sua famiglia, non potevo immaginare come si sarebbe sentita. Avrei rovinato la vita dei suoi genitori e amici e fratelli o sorelle se ne aveva...
"Ti prego svegliati..." inizio a piangere, le lacrime calde che scendono in viso tra le gocce di pioggia fredda, sembrano bruciare.
Tra l'ansia e il panico metto il mio indice sotto il suo naso.
Sento calore: respira.
Le lacrime diventano di felicità.
Mi poso le mani al cuore che sembrava stesse uscendo dal petto "Grazie al cielo...".
Ora che mi sono assicurata che lui é vivo, cerco di tranquillizzarmi per vedere cosa fare passo per passo.
Prima di tutto controllo se c'é sangue da qualche parte, e a grande sollievo non noto nessuna macchia rossa.
Questo vuol dire che é solo svenuto. 
L'ospedale più vicino é a più di mezz'ora da dove siamo adesso, mentre casa mia é a quindici minuti da qui. Penso che la cosa più importante ora sia metterlo al riparo e disinfettare le ferite superficiali, dopo avrei chiamato l'ambulanza.

Con un piccolo sforzo lo alzo mettendogli un braccio attorno alle mie spalle, mi conforto accorgendomi che non é poi così pesante come temevo.
A piccoli passi mi avvio alla portiera posteriore, la apro e lo metto seduto, dopo essermi assicurata di avergli allacciato la cintura in modo che non cadesse o sballottasse ovunque, chiudo la portiera e mi metto al posto del conducente.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. Mi dico che andrà tutto bene. Deve andare tutto bene. 
Metto in moto la macchina, e mentre sento il rombo del motore accendersi lancio un'occhiata veloce al ragazzo dallo specchietto. Mi viene da ridere. E io che volevo passare una sera tra me e me.

Dopo un quarto d'ora arriviamo a casa mia, me lo rimetto in spalla e apro la porta di casa. 
Quando si entra c'è un corridoio con attaccapanni e scarpiera vicino all'ingresso. Un po più avanti sulla destra ci sono due porte, una della cucina e l'altra del bagno, davanti invece il grande soggiorno e a sinistra la scala che ti porta di sopra.
Appena chiudo la porta dietro di me accendo la luce, mi tolgo le scarpe inzuppate e spoche di terra del mio giardino, successivamente facendolo sdraiare delicatamente a terra le tolgo anche a lui, poi poso entrambe le paia di scarpe sulla scarpiera.
La parte un po più impegnativa sono le scale...gradino per gradino mi aggrappo con una mano al mancorrente e con l'altra lo tengo. A metà scala, per via del suo giubbotto ancora fradicio, mi scivola e cade giu per tre gradini.
"Non ci voglio credere" lo riprendo subito e stavolta con una presa ben più stretta. "Per fortuna non lo saprà mai".
Il secondo piano é costituito da un altro corridoio, più piccolo dell'altro, a destra le due stanze da letto per me e Mary, a sinistra c'è il secondo bagno che solitamente usiamo solo io e mia sorella.
Continuando le scale di sopra, c'é la stanza dei miei con un altro bagno più la loro 'sala da ufficio' che usano per lavorare quando sono in casa.
La mia camera é la seconda porta, il mio letto da una piazza e mezza si trova sulla sinistra con la testiera appoggiata al muro, sulla parete destra uno specchio con la postazione trucco, davanti una grande finestra con sotto un termosifone e l'armadio a fianco, e una scrivania sul lato della porta.

Entro, accendo anche lí la luce e lo poso subito sul mio letto. Non vedevo l'ora di farlo. Mi siedo un attimo a terra esausta, stava iniziando a diventate pesante. Dopo che i miei respiri diventano di nuovo regolari mi rialzo e mi siedo vicino a lui.
Gli sposto i ciuffi che sono finiti davanti ai suoi occhi. Senza che me ne accorgo lo fisso, lo scruto, lo studio... 
Mi chiedo perché un ragazzo corresse così veloce a quell'ora di notte e soprattutto perché non l'ho mai visto prima d'ora, in questo paese si conoscono sempre tutti. Evidentemente non é di qui.
Gli alzo il busto per toglierli la giacchetta di pelle che avrei messo sul termosifone. Sotto ha una maglia grigiastra a maniche corte. Quella almeno è asciutta. 
Sulle mani e polsi ha dei graffi provocati dall'asfalto. Poso la sua giacca e mi direggo in bagno per prendere disinfettante, dischi di cotone e qualche eventuale cerotto.
Torno da lui e inizio a curare quelle piccole ferite. Solo un graffio é un po più aperto degli altri, esce anche un po di sangue, ma ci metto un cerotto ed é apposto. 
Controllo che non ci sia qualche altra parte da disinfettare e torno in bagno a posare quello che ho preso.
Ora bisogna solo chiamare l'ambulanza. 
Vado in camera e inizio a digitate il numero sul telefono, ma mi fermo subito dopo.
"Mmm..." fa un lamento.
Oddio, non sono preparata, cosa gli dico? Come faccio a spiegargli la situazione senza che entro nel panico? O che lui entra nel panico...dopo tutto si sta risvegliando in un posto che non conosce con una sconosciuta. 
Non so cosa pensare, non so cosa fare, se avvicinarmi a lui o rimanere dove sono, se sorrigergli o fare la seria.
Ma ecco che sta aprendo gli occhi. Poco Poco, solo un quarto... a metà...fino ad aprirli del tutto.

Merda.

Ha lo sguardo fisso sul soffitto, fa un'espressione enormemente confusa, di scatto si alza col busto e fissa gli occhi su di me, con un sopracciglio alzato.
"Ehm..." okay Claire, fagli un sorriso amichevole e spiega tutto con calma.
Così faccio. Gli sorrido "Ciao, so che ora sei.."
"Chi cazzo sei tu? E dove cazzo sono io?" mi interrompe. Il suo tono era arrabbiato.
"Be non mi sembra il modo questo! Capisco che sei preoccupato e confuso ma sto cercando di spiegarti tutto" dico alzando le braccia in segno di finta arresa. 
Lui sbatte un po le palpebre, all'improvviso fa una faccia strana, quasi stupita. 
Alza il dito contro di me "ora ricordo...tu mi hai investito non é vero?".

Deglutisco.

"Tectinamente...si, ma mi sono fermata per vedere se stavi bene e ti ho portato a casa mia per metterti al sicuro dalla pioggia e stavo giusto per chiamare l'ambulanza" gli faccio notare mostrandogli il cellulare che tengo ancora in mano.
Sbuffa "dio che casino, non ci voleva".
"Senti...so che non é il massimo svegliarsi a casa di una persona che non conosci e che potresti avere paura di me ma.."
Mi interrompe di nuovo facendo una grossa risata.
"E chi ti dice che non sei tu che dovresti avere paura di me?" Mi lancia uno sguardo cattivo. Inizia a mettermi in soggezione, e mi fa anche preoccupare. Mi invento qualcosa.
"Be sei un mio coetaneo mi sembra quindi cosa potresti farmi?" Lo sfido, non mi piacciono le minacce.
"Oh tu non ne hai idea..." scuote la testa ridendo.
"Vattene, prendi la tua roba e vattene" dico secca. Quella persona non mi piace per niente.
"Ma sentitela, mi investi e fai pure così? Potrei denunciarti per l'accaduto di stasera lo sai?" Rabbrividisco. Non sono i soldi che avrei speso per questa causa a preoccuparmi ma la mia reputazione, e delusione che avrei dato alla mia famiglia. Per di più non sarei mai potuta entrare ad Harvard o Yale con una denuncia nel mio trascorso.
"Allora cosa vuoi che faccia?" sbotto.
Si alza dal letto e viene verso di me. 
"La cucciolina é spaventata..." 
"Non sono una cucciolina ne niente di simile" 
Mi arriva vicino, troppo vicino, riesco a distinguere ogni sfumatura azzurra dei suoi occhi.
"Davvero?" sussurra con voce ammiccante.
Lo odio, non lo conosco e già lo odio, presuntuoso e antipatico...eppure non riesco a non guardarlo. Non so cosa di lui mi attrae, però é così, e per un momento avrei scommesso che intorno a noi non c'era nulla, se non solo i nostri sguardi. Il mio cuore salta un battito e per un attimo mi manca il respiro. 
A un tratto, ride, allontanandosi da me.
"Lo sapevo, già ti piaccio".
Ora basta. 
"Non ti sopporto, ti stai prendendo gioco di me?" urlo.
"Ehi ma che ti urli...guarda che sono qui. Tranquilla non me ne vado" mi fa l'occhiolino.
"Ma chi ti credi di essere? Il mondo non gira intorno a te, sei presuntuoso e maleducato! Molto maleducato!" mentre mi fiondo su di lui con le parole, vedo che inizia a vacillare e a tenersi la testa con la mano, per un attimo penso che faccia finta, ma poi inizio a preoccuparmi davvero.
"Cos'hai?" chiedo.
"N-nient-e..." cade, ma io sono più veloce e lo afferro. Si lascia a peso morto. Lo rimetto sdraiato sul letto e gli poso la mano sulla fronte.
"Ma tu scotti..." corro a prendere il termometro, in seguito glielo metto sotto il braccio.
"Come ti preoccupi subito mammina..." il tono era stanco.
"Puoi smetterla di dire stronzate anche quando stai male?" sorride.
Il termometro suona, spalanco gli occhi alla vista del numero.
"Hai 38 e 2 di febbre... come hai fatto a fare lo spavaldo fino adesso?"
"Trucchi del mestiere" risponde ad occhi chiusi.
"Ma smettila...piuttosto, cosa facciamo? Dovrai rimanere per forza qua stanotte oppure chiamo l'ambulanza, potresti avere qualche danno all'interno".
"No" dice secco "nessuna ambulanza, domani me ne andrò appena mi sveglio" 
"Mh, come vuoi, ma dovresti farti una doccia calda, oltre ad essere ancora bagnato dalla pioggia fredda sei anche sporco essendo caduto a terra".
Mi guarda "anche tu sei ancora bagnata, ci facciamo la doccia insieme?".
"Se non stessi male ti avrei già tirato un pugno. Vado a prepararti la doccia e prendere un accappatoglio per te, io me la farò dopo".

Leo pov.

Merda.
Solo io posso mettermi in queste condizioni. Già immagino la faccia di Erik e Nicolas appena gli racconterò sta storia. Tra l'altro chissà cosa stanno pensando di me adesso, non penso siano preoccupati, perché sanno che so come cavarmela in quasi tutte le situazioni.

Apro il rubinetto della doccia. Appena sento l'acqua calda sulla mia pelle gelida sento uno di quei forti momenti di sollievo che raramente provo. 
Quando inizio a insaponarmi noto un cerotto nella mia mano destra. Non so perché sorrido. Deve essere stata lei...
Chissà perché ha fatto tutto questo per me. Io, fossi stato al suo posto, me ne sarei andato lasciando chiunque avessi investito lì dov'era. 
Be forse é stato meglio che non sia come me, o adesso mi troverei ancora sull'asfalto con altro che la febbre a 38 e 2...
Questo non cambia che é solo una ragazzina viziata, poi ha dato a me del presuntuoso quando lei pensava subito che a me piacesse, l'ho visto subito dalla sua faccia appena mi sono avvicinato a lei.
Pff...
Però...é carina. I suoi lunghi capelli neri lo sono, e anche i suoi occhi nocciola chiaro, e la sua bassezza, e le labbra carnose, il suo nasino leggermente all'insù, le guance paffute e...
"Ou, fermati Leonardo" mi dico rinsavendo un attimo.
É carina si, ma niente di più. 

Esco dalla doccia e dopo essermi asciugato mi metto un pigiama che mi diete quella ragazzina, probabilmente é uno di quelli del padre. La maglia mi sta larghissima e il pantalone devo allacciarlo bene con l'apposito cordino alla vita o mi cadono.
Mi sento ancora male e con qualche giramento di testa ma, ora mi sento davvero molto meglio. 

Esco dal bagno con i miei vestiti e vado in camera sua, la trovo seduta sul letto, ancora bagnata, con il cambio in mano.
"Metti il pantalone ad asciugare sul termosine insieme alla tua giacca di pelle" dice, e senza aggiungere altro va diretta in bagno.
"Va bene piccola" sento la porta sbattere, infastidita da come l'ho chiamata, e io non posso che ridere.

Dopo di che, mi infilo sotto le coperte, con l'insana curiosità di scoprire dove avrebbe dormito lei.
   
 
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